Thom Brennan (che aveva iniziato nel 1982 accanto a Steve Roach)
è il meno fortunato dei pionieri
californiani della new age elettronica. Benché il suo stile anticipasse le suite della new age
elettronica e costituisse di fatto il trait d'union con lo sperimentalismo californiano di Terry Riley e
Morton Subotnick, le sue opere autoprodotte non vennero mai diffuse su larga scala. Una sua
composizione di venti minuti, In The Heat Of Venus, figura nell'edizione originale di
Western Spaces.
Mountains, registrato nel 1987, uscirà su CD soltanto sei
anni dopo. Opera imponente, ispirata dalla natura selvaggia di un'isola tropicale, mette in luce fonti che
datano dal Medioevo, dai canti gregoriani, e scendono fino al minimalismo orientaleggiante di Terry
Riley, agli affreschi cosmici di Klaus Schulze, all'impressionismo ambientale di Brian Eno.
Nella monumentale Mountains (quasi mezz'ora) le figure
melodiche sono appena abbozzate, si dissolvono in un labirinto di echi. Il poliritmo incalzante dei
sequencer, quasi meccanico, sovrapposto a un "drone" bassissimo di sottofondo, e a folate di accordi di
violini, si stempera in vortice lontanissimo di campanelli e cori angelici, e, proprio quando sembra essersi
perduto per sempre, ritorna in un crescendo minaccioso. Il cambiamento avviene per variazioni
minutissime, mimetizzato nei cicli infiniti che sembrano ripetersi sempre identici e che in realtà
sono sempre diversi. L'ispirazione di Brennan è d'altronde tutta contenuta fra quadri astratti come
Green River Passage e lentissimi crescendo sinfonici, che assomigliano ad "om" trascendenti,
come Incense And Rain. La ricchezza cromatica si accoppia alla stasi drammatica per conferire
pathos e mistero alla cornucopia di linee melodiche, frequenze intermittenti e dissonanze robotiche.
La varietà di minimalismo per cui propende Brennan è un
ondulare dolcissimo, continuo, a passo cerimoniale, di sequenze tonali. Suite come Habu Valley
sono pervase da un'eleganza leggiadra e conservano sempre una dimessa qualità liturgica. Come
un fuoco che bruci piano piano, estinguendosi poco alla volta, senza fiammate, crogiolandosi nel proprio
crepitio. Priva di svolgimento narrativo, di spessore sinfonico, di dettagli pittorici, l'elettronica di Brennan
è distante tanto dai poemi tardo-romantici di Klaus Schulze quanto dalle ponderose elucubrazioni
di Steve Roach.
Monsoon, composta nel 1993, è una suite più
movimentata, pullulante di suoni nervosi, con un dichiarato intento pittorico. Le percussioni "legnose"
rappresentano il mondo esotico, le dissonanze metalliche rendono il senso della forza del monsone, e
così via.
Dopo otto anni di inattività discografica, Brennan, ritiratosi nella
California settentrionale a fare tutt'altro, viene convinto da Steve Roach a mettere insieme i frammenti che
ha composto nel tempo libero. Lo stile del mini-album
The Path Not Taken è poliritmico e ipnotico,
in parte frutto di una maggiore consapevolezza del potere illusionista dell'elettronica.
Su Amplexus (Projekt, 1995) viene pubblicata la suite The Path Not Taken
di quasi venti minuti, uno dei suoi excursus piu` concettuali.
Fantasioso scenografo di musica elettronica, Brennan inventa un universo e
poi, con immensa pazienza, vi gira un documentario.
Beneath Clouds (Arya, 1996) contains two lengthy tracks (31 and
41 minutes respectively) of textural tonal music that mimick Steve Roach.
Live studio improvisations yielded the material of his post-millenium
(and Seattle-based)
releases, all of them characterized by hypnotic, ambient, impressionistic
stances: Vibrant Water (mp3.com, 2000), which contains three lengthy
tracks,
Mist (Space for Music, 2001), which contains four tracks,
Shimmer (mp3.com, 2001), which contains five tracks including the
30-minute two-part title-track,
The Secret Faith Of Salamanders (mp3.com, 2002), which contains four tracks,
the introspective Satori (Zero, 2002), which is one 71-minute composition,
Signals In Moonlight (Peacework, 2002),
and the sequencer-driven Silver (2005).
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