Neil Diamond appartiene alla categoria dei cantanti di "musica leggera", ma e` uno dei piu` acuti della sua era. Nelle sue canzoni il clima spensierato degli anni '60 viene rielaborato con un'intelligenza musicale che ha pochi eguali (Donovan in Inghilterra). Diamond scrisse uno dei classici del reggae nel 1968, quando ben pochi musicisti bianchi ne conoscevano l'esistenza. I suoi hit si avvalgono spesso di riff di chitarra che erano due anni in anticipo sull'hard-rock. Il talento melodico, poi, e` innegabile. Piaccia o non piaccia, Neil Diamond merito` i fasti che gli vennero tributati dal pubblico. A differenza di musicisti da classifica dell'epoca come Beatles e Four Seasons, Diamond il talento ce l'aveva davvero.

Neil Diamond, veterano del Brill Building, esordi` come folk-singer melodioso e romantico, influenzato dal gospel e dalle armonie vocali bianche, con Kentucky Woman (1965), Cherry Cherry (1966), You Got To Me (1966). Per toccare vertici piu` alti di epos e malinconia, aggiunse un sottofondo orchestrale a Solitary Man (1967), volgarizzazione del mito del menestrello solitario. Thank The Lord (1967) coniugo` lo spirito festoso del gospel (coro incalzante, baritono gentile, battito di mani) con un ritornello beat, un riff epidermico e un'orchestra leggera. Su quella falsariga scrisse la canzone piu` famosa dei Monkees, I'm A Believer. Poi si diede alla canzone sentimentale, cogliendo successi mondiali con Red Red Wine (1968), Sweet Caroline (1969), Cracklin' Rosie (1970), I Am I Said (1971) e soprattutto Song Sung Blue (1972). Prima di diventare il modello del cantante MOR, Diamond fu il modello del cantante melodico dell'era del riflusso: un modesta esuberanza, un ritornello orecchiabile, una cadenza ballabile, un arrangiamento sentimentale. Grazie a questa strategia, fu lui a sterilizzare il folk-rock.

Classics (CBS, 1983) (copre fino al 1968)
12 Greatest Hits (MCA, 1973)