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Gli Alter Natives (di Richmond) eseguirono fra il 1984 e il
1989 un punk-rock strumentale guidato dal sassofono (quello, sovente gioviale
e talvolta atonale, di Eric Ungar) e quasi interamente improvvisato.
Su Hold Your Tongue (SST, 1986) a rubare la scena sono
Sunset e 701, House Of Tofu e Living On Starch,
nei quali la fanfara di Ungar si leva su ritmo e schitarrate
un po' clownesche di hardcore.
Ungar prova anche il flauto in Over The Counter Culture e Out Of My Brain.
Il chitarrista Greg Ottinger trascina invece le acrobazie spettacolari di
Blood On The Highway, Circular Motion e Firewater, all'insegna di
un febbricitante country-punk, come un piccolo Joe Satriani di provincia.
Su Group Therapy del 1988 il quartetto si prende piu` sul serio.
Bozo Bimbo Baby er Poindexter esplodono con massima energia la loro fusione
di hardcore, jazz e psichedelia. Ripe avanza con cadenze panzer alla Melvins.
Neurotic Envoy presenta invece il quartetto nei panni dei nuovi Lounge
flauto in stile Jethro Tull.
La musica s'inalbera quando, in Mayo Bridge To Cuba, Ungar mette mano al
Lizards, ormai del tutto fuori dal chiasso del punk.
Le stesse dimensioni dei brani parlano da sole: invece di sedici brevi
scudisciate il disco contiene otto lunghe tracce. L'improvvisazione, non
il ritmo, domina le armonie. E` il capolavoro del gruppo, e una delle pietre
miliari del rock strumentale dopo il punk.
L'ultimo album, Buzz, senza Ungar, si avvicino` alle atmosfere incendiare dei
Blind Idiot God.
I loro sono dischi difficili, ma fondamentali per il rinnovamento strumentale
dell'hardcore, degni complementi di Universal Congress e Gone.
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