Plasticland


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Plasticland (1985), 7/10
Wonder Wonderful Wonderland (1985), 6.5/10
Salon (1987), 6.5/10
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If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me. I Plasticland nacquero dalle ceneri dei leggendari Arousing Polaris, il complesso che lancio` il punk-rock a Milwaukee. Per alcuni anni incisero nell'anonimato piu` assoluto diversi 45 giri ed Ep di eccellente fattura: Pop Op Drops (Scadillac, 1982), con riff "duro" alla Kinks/Who, dissonanza elettronica alla Byrds dello space-rock e filastrocca Merseybeat; Euphoric Trapdoor Shoes (1983) che, fondendo arrangiamenti mistici, distorsioni lisergiche e melodie graffianti da garage, anticipa tutte le loro tematiche future; il suo retro Rattail Comb, che imita il Barrett piu` onirico.

Su Plasticland (Pink Dust, 1985) Glenn Rehse (canto) e John Frankovic (basso), compongono altri brani perfettamente inseriti nel clima della "british invasion" (Her Decay), del flower-power (Glove), del garage-rock (Sipping The Bitterness, Posing For Pictures), dei club al technicolor (l'orgia tribale Garden In Pain, l'apice del disco), con incursioni nell'hard rock psichedelico piu` rovente (Elongations degna dei Blue Cheer, un altro apice) e citazioni a bizzeffe dai primi Pink Floyd "spaziali" (Wallflowers) e dagli Stones di She's Like A Rainbow.

Il successivo Wonder Wonderful Wonderland (Pink Dust, 1985) continua l'orgia necrofila con litanie intrise di folk-rock (Flowerscene), raga-rock (Fairytale Hysteria, Gloria Knight, No Shine For The Shoes) e brani allucinogeni nei quali gli ascendenti dei Doors (Transparencies Friends) e del Syd Barrett piu` eccentrico (Grassland Of Reeds And Things) sono ancor piu` tangibili. I Plasticland si specializzano in una trascrizione meccanica di fuzz marziali, coretti in dissolvenza, melodie epiche e jingle jangle ipnotici che, resa attraverso il registro "barrettiano" di Rehse, e` la versione "accademica" di tutto il revival psichedelico.

La perfetta padronanza degli idiomi della swinging London consentono in Salon (Pink Dust, 1987) di inoltrarsi nelle maglie del Merseybeat "minore", quello che sperimentava con i primi mellotron (A Quick Commentary On Wax Museums) che giocava con la novelty psichedelica (Don't Antagonize Me) o flirtava con il blues di Chicago (It's A Dog's Life, Abcessed Words To Climb, e soprattutto Go A Go-go Time, uno dei loro capolavori).

Il complesso si sciolse dopo l'EP Let's Play Pollyanna (Repulsion, 1990), la cui title-track va annoverata fra i loro capolavori. Rehse formera` i Fabulon Triptometer di Padded Lounge (Midnight, 1991) e Frankovic i Gothics di Monsters (Susstones, 1993). Di John Frankovic usciranno gli album Frank-O-Fest (Father Yod, 1995), improvvisato in una chiesa, e Under The Water Lily (Midnight, 1993), la cui title-track e` uno sterminato (mezz'ora) collage di suoni, mentre le canzoni sfiorano raga, gotico e ambientale in uno stile piu` zen che psichedelico (e arrangiamenti di sitar, bouzouki, trombone e organo).

Dapper Snappings (Repulsion, 1995) segno` il rientro dei Plasticland, ma soltanto Craved Blue Memorandum sembra all'altezza del repertorio classico.

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