Raincoats
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Raincoats, 7/10
Odyshape, 6.5/10
Moving, 7/10
Looking In The Shadows , 5/10
Hangovers: Slow Dirty Tears , 6/10
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Le Raincoats vennero alla ribalta durante il boom creativo della new wave, ma suonavano a Londra, dove in quegli anni imperversavano punk-rock, dark-punk e similia. La loro era musica intelligente e sofisticata, consapevole di classica e jazz, che affrontava temi femministi. L'arte delle Raincoats era soprattutto un'arte vocale, un'arte delicata e raffinata che si rifaceva ai cori a cappella di voci bianche della liturgia gregoriana, ma che era intrisa di un "weltanschauung" da cabaret espressionista. Il senso di tragedia incombente, di fatalismo rassegnato, di disperata impotenza, e` parte integrante del loro messaggio pessimista sulla condizione femminile.

La formazione classica sfoggiava la chitarrista Ana Da Silva, la violinista Vicky Aspinall, la bassista Gina Birch e la batterista Palmolive (Paloma Romero). Cominciarono a suonare nel 1976, ispirate dal punk-rock, ma se ne distanziarono subito, anche se ne conserveranno sempre lo spirito indipendente e oltraggioso.

Esordirono sotto l'egida di Mayo Thompson con l'album Raincoats (Rough Trade, 1979), una raccolta di soavi favole morali come Fairytale In The Supermarket e di anthem femministi come Adventures Close To Home.
In realta` queste femministe angeliche proponevano una "toy music", musica giocattolo semplice, curiosa e inventiva. Versione colta delle Roche, le Raincoats stravolgevano i concetti di unita` di ritmo e melodia alternando all'interno dello stesso brano tempi diversi e scivolando per melismi da una melodia a un'altra.

Chiuse in un sound arrangiato in modo volutamente povero (i bisbigli sfumati, gli eterei contralto folk, gli scampanellii di flamenco, gli strimpelli atonali, i rulli di bacchetta), le loro canzoni costituiscono il piu` geniale tentativo di rifondare il rock progressivo inglese.

Si presentarono piu` raffinate e nei panni di folksinger multistrumentaliste (violino, cello, cimbali, kalimba) sul secondo album, Odyshape (RoughTrade, 1981), piu` vicino alla scuola di Canterbury: la cantilena mediorientale a passo di flamenco della title-track, la minacciosa filastrocca cadenzata di Baby Song (con poliritmi caraibici e coro gregoriano), il vortice di ululati, tribalismi e violino tzigano di Shouting Out Loud, le rarefatte armonie di vocalizzi liberi e riff incalzanti di And Then It Is Okay, persino un ritmo di orologi e rubinetto, che crea una malinconia sconfinata (Only Loved At Night); per culminare nel solenne raga per soprano indiana a passo reggae-cosacco di Dancing In My Head.

La loro avventura si concluse con una eclettica fusion etnica (il singolo Animal Rhapsody del 1983, all'insegna di un afro-funk goliardico in stile Rip Rig Panic) e una raccolta di lied folk-jazz piu` maturi, Moving (RoughTrade, 1984), che spazia dal teatro "brechtiano" alla Boheme esotica con una serie praticamente infinita di trucchi: solfeggi corali a ritmo caraibico (Honey Mad Woman), disco music con mosse arabe (Balloon), jazz-rock per cantante raga (Overheard) o per solfeggi hare krishna (The Body); con vertici di pathos romantico nella struggente melodia cosacca di Dreaming In The Past, nell'ipnotica cantilena orientale di Ooh Ooh La La La, nella filastrocca atonale a passo di reel I Saw A Hill e nella surreale fanfara reggae-funk di Avidoso.

Il primo album e` esuberante ed eccentrico, Odyshape e` un disco di sperimentazione naive, Moving e` corrotto da un umore anemico. Tutti e tre sono incantevoli, ma su diversi piani.

Fairytales (Tim Kerr, 1995) e` un'antologia dei tre album.

Birch reformed the band with Silva, violinist Anne Wood and drummer Heather Dunn of Tiger Trap and recorded Looking In The Shadows (Geffen, 1996), a much more accessible work. Don't Be Mean, Baby Dog, 57 Ways and Pretty simply sell the Raincoats' skewed pop to a larger audience in an age when they suddenly sound like imitators.

Birch then formed a new band, the Hangovers, whose album Slow Dirty Tears (Kill Rock Stars, 1998) is far more sophisticated than anything the Raincoats ever recorded. The sound mixes jazz, blues, reggae, dance, pop and garage-rock, while the production spreads a thin layer of samples, keyboards and found noises throughout. Birch is now a "voice", a spectacular performer instead of a profound intellectual. Monster and I'm Glad I'm Me Today showcase the best combination of the two.

At the age of 55, Ana DaSilva released her first solo album, The Lighthouse (Chicks On Speed, 2004).

(Translation by/ Tradotto da Andrea Salacone)

Birch ha riformato il gruppo con Silva, con la violinista Anne Wood e la batterista Heather Dunn dei Tiger Trape, e ha registrato Looking In The Shadows (Geffen, 1996), un'opera molto più accessibile. Don't Be Mean, Baby Dog, 57 Ways e Pretty vendono semplicemente il pop obliquo delle Raincoats a un pubblico più vasto, in un periodo in cui, inaspettatamente, esse sembrano delle imitatrici. Birch ha poi formato una nuova band, gli Hangovers, il cui Slow Dirty Tears (Kill Rock Stars, 1998) è di gran lunga più sofisticato di qualunque cosa mai registrata dalle Raincoats. Il sound mischia jazz, blues, reggae, dance, pop e garage-rock, mentre la produzione stende uno strato leggero di campionamenti, tastiere e rumori in tutto il disco. Birch adesso è una "voce", una esecutrice straordinaria, piuttosto che una intellettuale radicale. Monster e I'm Glad I'm Me Today mettono in mostra la combinazione migliore di questi due aspetti.

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