Babe The Blue Ox
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Babe The Blue Ox , 6.5/10
Je M'Appelle Babe, 7/10 (EP)
Color Me Babe , 6/10
People , 5/10
The Way We Were, 5/10
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I Babe The Blue Ox sono umili artigiani del pop che sanno continuamente reinventare il genere da prospettive creative.

I Babe The Blue Ox dei coniugi Tim Thomas (chitarra) e Rose Thompson (basso) e di Hanna Fox (batteria) esordiscono nel 1991 con il singolo con There Is Always Room For One More Honey e Elephant.

Con Babe The Blue Ox (Homestead, 1993) il trio introduce nella canzone pop una serie di bizzarrie armoniche che si ispirano tanto alle stecche scientifiche di Arto Lindsay quanto al canto rocambolesco di Captain Beefheart, ma senza mai infierire piu' di tanto e riuscendo sempre ad infilare da qualche parte il ritornello vincente. Home e' forse il capolavoro di questa acrobatica e dottissima forma di arrangiamento; mentre Chicken Head Bone Sucker ne rappresenta la versione comica, nella linea degli scherzi vocali e strumentali di Zappa. Nel campo del funk il trio pennella brani surreali come Spatula, in cui Thomas si limita a bisbigliare come un fanatico che reciti una preghiera su un sottofondo di accordi liberi che esplodono improvvisamente nel piu' truce heavymetal. Le partiture strumentali spaziano in effetti, con assoluta imperizia, da un jamming un po' jazzato al rock piu' veemente.

L'orecchiabilita' aumentera' sull'EP Je M'Appelle Babe (Homestead, 1993), ma il loro marchio di fabbrica rimarra' l'imprevedibilita'. Tanto le dissolvenze psichedeliche (nel "raga" dimesso di Tattoos e nelle dissonanze caotiche di Mansion) quanto le combinazioni astruse (Agent 6950, con il suo delicato equilibrio di bisbigli sensuali, rombanti riff di basso e arpeggi di chitarra acustica) servono a dimostrare che il loro e' il pop piu' originale delle ultime generazioni. Il futuro potrebbe peraltro essere indicato dai brani che arrancano sferzati dalla loro sbilenca grinta, come il funkrock di S'Good.

Color Me Babe (Homestead, 1994) perde buona parte di quel fascino nel tentativo di normalizzare del tutto il sound, conservando soltanto in pochi momenti il fascino delle sue atmosfere terrorizzate. Dall'hard-rock di Ego Pimps alla ballata folk di King Of The Rain a imperare sono le mode del rock radiofonico.

People (RCA, 1996) comincia bene, con il vigoroso garage-rock di Can't Stand Up, intriso di spezie country e rhythm and blues, condotto da una chitarra quasi grunge e inalberato da una favolosa impennata d'organo; ma il gruppo e` ancora alla ricerca del successo con Breathe e I'm Wrong, canzoni insipide che si compromettono sempre piu` con il suono medio dell'AOR. Un cuore country batte dietro molte delle canzoni (Beat You To It), ma le uniche emozioni le regala il funk mutante di Family Picnic e Just Checking.

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(Translation by/ Tradotto da xxx)

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The Way We Were (RCA, 1998) is as carefully composed as the previous ones, but does not benefit from the eccessive eclectism of the trio.
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