Black Crowes


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Shake Your Money Maker , 7/10
The Southern Harmony And Musical Companion , 6/10
Amorica , 6/10
Three Snakes And One Charm, 5/10
By Your Side , 5/10
Lions , 5/10
Warpaint , 6/10
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If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me. I Black Crowes, formati ad Atlanta alla fine degli anni '80 da un gruppo di tardi hippie innamorati degli REM, furono protagonisti di un effimero revival del blues-rock degli anni '70. Come gli Aerosmith avevano copiato Rolling Stones, Free e Faces, i Black Crowes copiarono gli Aerosmith. Il loro revival del blues-rock fu la quintessenza della reazione all'hardcore.

L'album Shake Your Money Maker (Def American, 1990) desto` sensazione e Atlanta: i Black Crowes. Il loro sound era il vecchio soul-rock di matrice britannica degli anni '70: il canto rauco e intenso di Chris Robinson, che ha studiato il "phrasing" di Rod Stewart, di Joe Cocker, di Steve Tyler e di Mick Jagger, ma non imita direttamente nessuno di loro; le chitarre ruvide e adorne di Rich Robinson e Jeff Cease, che hanno mandato a memoria Keith Richard e Duane Allman; la batteria di Steve Gorman e il basso di Johnny Colt, robusti e chiassosi come si conviene a un complesso del Sud, spesso coadiuvati dall'organo di Chuck Leavell (Allman Brothers). Nati come Mr Crowe's Garden, quando i Robinson erano ancora minorenni, hanno fatto tutta la gavetta del caso.
Le loro canzoni, peccando di melodie memorabili, devono reggersi soltanto sugli arrangiamenti, i quali non sono altro che valanghe di citazioni. Dal coro soul di Twice As Hard al piano barrelhouse di Jealous Again (fra le righe del cui pentagramma si ascoltano il ritmo di Honky Tonk Women e il riff di Street Fighting Man) e` una parata di banalita` ben confezionate. Dal loro cilindro escono fuori tutti i trucchi del genere, dal "jump blues" sgangherato e fragoroso di Thick N'Thin al boogie sguaiato di Could I've Been So Blind, sprofondando spesso nel prediletto gospel (la commovente She Talks To Angels, Sister Luck, con tanto di organo alla Band, o Seeing Things, con tanto di coriste alla Leon Russell), per terminare con la quadriglia isterica di Stare It Cold. Il modello piua abusato e` quello dei Rolling Stones, dei quali sembra di ripercorrere la carriera da Buttons a Exile.
Nel solo primo anno l'album vendera` tre milioni di copie, per nulla danneggato dalle colorite disavventure del quintetto (espulsi da un tour e arrestati in un negozio), e lancera` su grande scala il revival degli anni '70 che complessi come Raging Slab avevano avviato in sordina.

Se il rhythm and blues Britannico degli anni '60 era stato l'ispirazione per il primo album, il boogie sudista degli anni '70 e` il riferimento del secondo, The Southern Harmony And Musical Companion (Def American, 1992). Il sound e` piu` grintoso grazie anche a una formazione piu` compatta che ha sostituito Cease con il piu` esperto Marc Ford (ex Burning Tree) e Leavell con un organista permanente, Eddie Hawriysch ("Harsch"). Come il precedente, l'album non offre un solo secondo di originalita`, ma l'efficacia e` persino maggiore, vuoi per gli arrangiamenti piu` curati, vuoi per canzoni che vivono dei propri meriti e non soltanto del baccano strumentale, vuoi per il tono spirituale del cantante. Con immutato cinismo e necrofilia, i Robinson scavano fra le macerie del blues-rock piu` roccioso con Remedy (con solenne coro femminile) e Sting Me, sfiorando il grottesco nelle canzoni piu` emotive, come Sometime Salvation. Come il precedente, il disco fa soprattutto leva sul fascino della nostalgia, rispolverando i fantasmi di Rod Stewart (My Morning Song), Rolling Stones (Hotel Illness), e Jeff Beck (No Speak No Slave). Il sound ha indubbiamente raggiunto un suggestivo grado di dettaglio atmosferico (Black Moon Creeping, Thorn In My Pride).
Gelosi custodi di un ghetto musicale, piu` che di un genere musicale, i Black Crowes non sono altro (e non vogliono essere altro) che cloni degli Free e dei Faces, peraltro spesso superiori agli originali (il che' dice molto sul valore degli originali).

Amorica (American, 1994) vorrebbe essere il loro album sperimentale. Le canzoni sono effettivamente un po' piu' elaborate, ma il risultato e' soltanto di penalizzare l'unica dota del sestetto: l'arroccarsi roccioso attorno a un tema lineare. Cambi di ritmo, spunti discreti delle tastiere ed evocazioni esotiche affogano le power ballad Cursed Diamond e Non Fiction in ambizioni che sono forse fuori dalla portata del sestetto. Se il trattamento riesce a impreziosire il rude boogie di Gone e a pennellare l'intricata ritmica latina di High Head Blues, e a rinnovare le musiche delle "radici" iniettate a forti dosi in P. 25 London e Downtown Money Waster, la vocazione del gruppo rimane quella di A Conspiracy (ritornello romantico e cadenza sincopata alla Faces) e di She Gave Good Sunflower (melodia ariosa su un rozzo country-rock da saloon) E' in questo formato senza fronzoli che eccellono i pigri duelli fra Rich Robinson e Ford, nonche' il rullo sciatto di Gorman. Con questo album il gruppo si emancipa parzialmente dal "riff", che era stato la colonna portante del loro sound (ma che finiva inevitabilmente per ricordare i Rolling Stones) a favore della dinamica della canzone, avvicinandosi in tal modo al soul di Memphis.

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With Three Snakes And One Charm (American, 1996) the Black Crowes continue the progression or regression that flew them back from England to Georgia. The Rolling Stones are but a memory, and the present sounds a lot like vintage Allman Brothers. The best numbers here (Under A Mountain, Good Friday) are soulful and tough, without being heavy or mean. The band flirts with psychedelic jams (live versions of the songs will be even longer and more free-form). Too many songs, though, sound like mere imitations of the steretotypes of southern rock, whether hard (Nebekanezer) or soft (Bring On Bring On).

Go Faster and Go Tell The Congregation, the standout tracks on By Your Side (American, 1998), mark a return to their hard blues roots: Chris Robinson's soul crooning, plus Rich Robinson's blues guitar, plus Stax-soul organ grooves, plus Dirty Dozen horns, plus female gospel singers. The only problem is that the band sounds old and tired.

Live At The Greek (Musicmaker.com, 1999) is a live album with Led Zeppelin's Jimmy Page on guitar.

Lions (V2, 2001) is not much of an improvement. Midnight From The Inside Out, Losing My Mind and Lay It All On Me are middle-of-the-road blues-rock for retired hippies. The Black Crowes are respectful worshippers of the rock tradition, but one wonders who needs a replica of the original when the original is still around.

After replacing Ford with Luther Dickinson, the band dusted off its credentials as the true heirs to the southern rock of the 1970s with Warpaint (2008), a charming and occasionally earth-shaking collection highlighted by Goodbye Daughters of the Revolution and Whoa Mule.

Before the Frost (2009) is a live album. Croweology (2010) contains rarities.

Black Crowes' keyboardist Eddie Harsch died in 2016.

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