Janitors Of Tomorrow, 7/10
Integrity Technology And Service, 7/10 One Inch Masters, 5/10 The Inhuman Ordeal Of Special Agent, 6/10 Just Beautiful Music, 5/10 | Links: |
Il chitarrista Tom Price era in circolazione a Seattle da quasi dieci anni
con gli U-men, sorta di Magma o Gong del punkrock che dedicavano le loro musiche
a temi di fantascienza, e poi con i Kings Of Rock.
Con il cantante Matt Wright diede vita verso
la fine degli anni '80 ai Gas Huffer. Price e Wright sembrano aver raccolto
le ultime riserve di tradizione e di comicita' rimaste nella zona: i Gas Huffer
sono punk-clown della peggior specie, senza rispetto per nulla e per nessuno.
Dopo una serie di spassosi singoli, fra cui Firebug/ Jesus Was My Only Friend
e Psycho Devil Girl, e l'EP Ethyl (Black, 1991),
con I Want To Kiss You e
Eat You Whole, il quartetto balzo' prepotentemente alla ribalta del
"contro-rock" con l'irresistibile rock and roll dell'album
Janitors Of Tomorrow (Empty, 1991),
una raccolta di nonsense lirici e di scorribande musicali
da far invidia ai primi Ramones.
Aprendo le danze con lo strumentale Nisqually, un pow-wow demenziale che
riporta alla memoria le deliranti ouverture dei Fleshtones, il gruppo mescola
scriteriatamente, e sempre a passo di corsa, generi come l'hardcore, il
bluegrass, l'honkytonk e il rockabilly per mettere in pista scenette comiche
come Night Train To Spokane, Dangerous Drifter e
All That Guff (tre capolavori di revival degli anni '50);
ma capace anche di incorporare le accenti inquietanti delle paludi (a` la Gun
Club) per la supersonica Lizard Hunt.
Dopo un'altra accozzaglia di singoli (Road Runnah, Mole/ Body Buzz, Hotcakes/Caveman), vede la luce il secondo album, Integrity Technology And Service (Empty, 1992), un altro abnorme salto indietro nel tempo fra rock and roll spericolati (Sandfleas, sigillo e apice dell'opera), swamp-blues truculenti (Bad Vibes) e ragtime sferraglianti (Remove The Shoe), un'altra galleria di farse del dopolavoro (vedi l'anthem alla Clash dedicato ai Piano Movers), sempre all'insegna di un'ovvia parodia da goliardi recidivi. Che le loro origini siano punk, che il loro retroterra sia quello dei teppisti depravati e oltraggiosi, lo rivelano le tracce di thrash sgolato e affannato lasciate qua e la` (soprattutto in George Washington e In The Grass, due dei loro classici da manicomio). Appena meno fresco e spontaneo dell'esordio, meno travolgente nella sua sequenza di follie, il disco consacra comunque un'altra istituzione del rock demenziale, accanto a Cramps e pochi altri, che promette di durare altrettanto nel tempo. L'EP Shrill Beeps Of Shrimp accoppia il solito piglio ribelle a un'arte compositiva che sta maturando di disco in disco. One Inch Masters (Epitaph, 1994) completa la trasformazione in compassati rocker di mezz'eta', contesi fra l'hard-rock melodico di Crooked Bird (con un riff stentoreo alla Guess Who) e la ballata comica Appendix Gone. Il gruppo ritrova la rotta con qualche numero a rotta di collo come Stay In Your House e Walla Walla Bang Bang, ma sono pochi i momenti di autentico delirio. La classe emerge semmai dal rhythm and blues alla Bo Diddley di Chicken Foot e da un blues di palude come Goat No Have. Nulla che si possa paragonare a Lizard Hunt e Sandfleas.
Con The Inhuman Ordeal Of Special Agent (Epitaph, 1996)
i massimi mattacchioni del rock and roll compiono un'altra scorreria dai
loro boschi del Washington. Ho perso il conto dei singoli e degli EP usciti
fra il disco precedente e questo, per cui non so stimare quanto l'album sia
un compendio di questi ultimi due anni e quanto sia materiale interamente
nuovo.
La verve di You Are Not Your Job,
il tribalismo di Fall Of The Kingfish, l'effervescenza
da cartone animato di Sixty Three Hours,
le galoppate thrash di Mosquito Stomp e Plant You Now,
sono comunque sempre quelle storiche: fulminanti, sgolate, oltraggiose.
In piu` i Gas Huffer recuperano ora il rude sarcasmo del boogie sudista
(Carolina Hot Foot), ora la carica epica/epilettica degli Heartbreakers
(Smile No More), dimostrando di dominare l'intero spettro della musica
di rapido movimento.
Con Just Beautiful Music (Epitaph, 1998), quinto album, questa blasonata formazione di Seattle decide di adottare pose piu` professionali, forse nella convenzione di valere almeno tanto quanto i Mudhoney e di essersi giocata il successo semplicemente per colpa del proprio atteggiamento clownesco e teppista. La nuova carriera vorrebbe essere quella di un gruppo di rock and roll, a meta` strada fra gli Heartbreakers e il boogie sudista, come strilla Rotten Egg. Ma dietro la facciata si celano i punk-rocker di sempre (Beware Of Vikings, Old Man Winter) che sono a loro agio soprattutto nelle satire sprezzanti (Is That For Me) e nelle comiche (Don't Panic). Il gruppo ha sempre avuto i suoi pregi, ma Tom Price (chitarra) e Matt Wright (canto) peccano di una certa mediocrita` al rispettivo strumento. La produzione commerciale finisce soltanto per far risaltare i limiti. E` il peggiore album della loro carriera. |
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