Jon Spencer Blues Explosion


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Boss Hog: Cold Hands, 7/10
I (1992), 7.5/10
Extra Width (1993), 7/10
Orange (1994), 7.5/10
Boss Hog '95, 6/10
Now I Got Worry (1996), 6.5/10
Acme (1998), 6.5/10
Boss Hog:White Out, 6.5/10
Sideways Soul, 6/10
Plastic Fang , 5/10
Damage (2004), 5/10
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Summary.
Like Pussy Galore, the Jon Spencer Blues Explosion was a bass-less trio playing careless, amateurish, skeletal and grotesque blues. The difference is that Spencer had dispensed with the "punk-rock" factor. A stylist of bad taste, Spencer carried out a postmodernist deconstruction of the blues, first on the cacophonous Jon Spencer Blues Explosion (1992), which was virtually an insult to the great bluesmen of the past, then with the childish Extra Width (1993), and finally with the streamlined Orange (1994), which was in many ways his most accomplished collection. These works contained psychotic rave-ups, demented jamming and scary vocals, but represented a "hip" kind of party-music. The sophisticated sloppiness of Now I Got Worry (1996) and Acme (1998), the first Spencer album that featured a bass, further diluted the original outrage and presented a more civilized (i.e. less beastly) con-man.
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Jon Spencer era stato il leader dei Pussy Galore, e fu anche colui che ne decreto` la fine. Prima dell'uscita dell'ultimo album, Spencer aveva gia` dato vita con sua moglie Cristina Martinez ai Boss Hog. Del gruppo facevano parte anche il bassista Jerry Teel degli Honeymoon Killers (nei quali Martinez aveva suonato brevemente) e il batterista Charlie Ondras degli Unsane. La musica dell'EP Drinkin' Lechin' & Lyin' (Amphetamine Reptile, 1989), un blues-punk nello stile di Birthday Party e Gun Club (Trigger Man, Spanish Fly), era suonata come se fosse stata composta cinque minuti prima fra una birra e l'altra. Un paio di brani erano del tutto sconclusionati, degni della "no wave" di dieci anni prima (Sugan Bunny, Fix Me). L'EP fece epoca piu` che altro per la foto di Martinez nuda in copertina.
Martinez prese i Boss Hog sul serio a partire dall'album Cold Hands (Amphetamine Reptile, 1990). Emancipatasi dal marito, la cantante prese le redini dell'operazione in canzoni piu` accessibili come Gerard, Eddy e Pop Catastrophe. Il rhythm'n'blues di Pete Shore e Duchess suonavano ancora come richiami per licantropi (Spencer piu` che Martinez), ma gli strumentali Bug Purr e Red Bull, forse i veri manifesti del demenziale garage-blues del complesso, erano quanto di meno Pussy Galore questa comunita` avesse mai prodotto.

Assorbiti nella formazione anche Bob Bert (Sonic Youth) e Foetus, il quartetto registro` il doppio singolo Action Box (Amphetamine Reptile, 1991), con le diaboliche danze di Bunny Fly e Not Guilty e con le moine di lascivia di Big Fish e Black Throat.
L'EP Girl+ (Amphetamine Reptile, 1993), con il lounge-rock alla Lydia Lunch di Ruby e l'incalzante The Black Betty, segnarono forse il culmine della parabola di Martinez verso un sound meno apocalittico. La batterista Hollis Queens aveva sostituito Charlie Ondras, defunto nel 1992.

Dopo la parentesi dei Boss Hog, e fugaci collaborazioni a Honeymoon Killers e Gibson Brothers, Jon Spencer varo` la Jon Spencer Blues Explosion, di nuovo (come negli ultimi Pussy Galore) un trio senza basso alla Hound Dog Taylor: lui e Judah Bauer alle chitarre e Russell Simins (degli Honeymoon Killers) alla batteria.

Le prime registrazioni apparvero prima su A Reverse Willie Horton (Public Pop Can, 1992), a tiratura limitata, poi su Crypt Style (Crypt, 1992), e Spencer ripudio` questa versione americana. Il disco d'esordio ufficiale, omonimo (Caroline, 1992), riprende quel repertorio. Con il suo nuovo gruppo Spencer puo' finalmente dar libero sfogo alla sua mania di ricopiare riff e melodie degli anni '50. Lo spirito con cui sono stati composti, eseguiti e registrati i brani e' lo stesso (sbruffone, strafottente, provocatorio) dei dischi dei Pussy Galore. La novita' e' un "punk-blues" spericolatissimo, che ha assimilato le lezioni dei Cramps e dei Sonic Youth: tanto il "lento" Like A Hawk, letteralmente "ululato", quanto lo sferragliante The Feeling Of Love sono blues soltanto per modo di dire.
Spencer si diverte, saltando da un rockabilly forsennato come '78 Style a un "rave-up" di rhythm and blues come Kill-A-Man, dal ballo psicotico di Rachel al baccanale "Beefheartiano" di Twentynine, cercando persino di inventare una nuova danza con il Chicken Walk. Il "divertimento" intellettuale riesce, anche se non dimostra nulla che gia' non si sapesse di Spencer.

Extra Width (Matador, 1993), e la sua appendice di "scarti" Mo Width (Au-go-go, 1994), sono tributi altrettanto irriverenti e grotteschi ai suoni geretriaci del blues del Delta (History Of Lies) e del soul di Memphis (Afro e Soul Typecast, due dei suoi capolavori di de-costruzione). Fra un'imitazione e l'altra Spencer da' anche lezioni di voodoobilly ai Cramps (Back Slider e Pant Leg) e di boogie a B.B. King (Big Road); nonche' di lascivia a Lydia Lunch nel gran finale erotomane di The World Of Sex.

La capacita' di rivisitare queste musiche e' sconvolgente, sa di scoperchiamento di tombe e di necrofilia insistita. Spencer dilaga come un vampiro che succhi la linfa vitale dalle radici del rock e lasci alle sue spalle soltanto avanzi scheletrici. E' soprattutto lo spirito ad essere stato trasformato: Spencer inietta la sua metafisica nichilista dentro le strutture armoniche degli altri. L'esecuzione da spastici e' soltanto la ciliegina sulla torta: basterebbe il piglio della sua voce a definire l'Inferno della musica rock, nel quale il blues si riduce a un coacervo di gemiti (Soul Letter) e il funk a uno strimpellio indistinto (Inside The World). Bauer e Simins interpretano a meraviglia la parte di Luciferi aggiunti. Per evitare qualunque accusa di intellettualismo, Spencer getta nella mischia persino il theremin, uno degli strumenti meno suonabili che esistano.

Orange (Matador, 1994) e` ancor piu` "primale", a scapito sempre piu` della musicalita`. Il disco comincia in maniera grottesca, con un brano (Bellbottoms) che incolla una jam spericolata a un soul orchestrale degli anni '70. Piu' avanti (la lunga Flavor, un duetto con Beck) l'esperimento verra' ripetuto con un paio di intermezzi funky. Spencer, insomma, mette subito in chiaro che non ha nessuna intenzione di redimersi.
Poi Spencer, Simins e Bauer si mettono a suonare il blues (Dang, Dissect) in quel modo che e' al tempo stesso infantile e primordiale. Del loro metodo e' sempre piu' efficace la maniera (apparentemente) approssimativa e distratta con cui gli artigli di quei riff e di quei versi (Orange) si conficcano nella psiche. Nulla sa resuscitare la visceralita' del blues come certe loro strascicate performance (Sweat e Blues X Man). Con il suo registro da lupo mannaro in incognito Spencer sbaraglia i codici del genere. Ha ormai messo a punto una tecnica infallibile, per cui puo' esprimere sensazioni concentrandosi su un elemento in maniera maniacale e trascurando tutto il resto (l'anelito lascivo di Brenda).
La ciliegina sulla torta e' lo strumentale conclusivo, Greyhound, improntato agli stessi principi esecutivi. Spencer e Judah Bauer (l'altro chitarrista) hanno preso a modello la band di Hound Dog Taylor, ma hanno usato quel trampolino per tuffarsi nel mare magnum della musica nera (soul, funk, rap).

Cristina Martinez era stata piu` che altro la pinup dei gruppi del marito ma con Boss Hog (Geffen, 1995) affermo` decisamente la sua personalita` artistica. I boogie di Winn Coma e What The Fuck, e il blues-rock dissoluto (cantato da lui sui vagiti di lei) di Beehive portano ancora il marchio di Spencer, ma Martinez prende il controllo quando canta roca il funky sensuale di White Sand, strilla come Patti Smith nella tribale Ski Bunny, o intona spettrale il lied da camera di Texas. L'album comunque, atteso spasmodicamente dalla critica intellettuale, si rivela la prima delusione della carriera della coppia. Alla fine dell'anno al gruppo si aggiunge anche il tastierista Mark Boyce (ex Goats).

Jon Spencer e` ufficialmente uno dei musicisti piu` recensiti e intervistati del suo tempo. Ogni suo disco ha il raro pregio di mandare in delirio la critica e al tempo stesso divertire il pubblico. Gli Experimental Remixes (Matador, 1995) hanno persino riproposto la sua musica in vesti professionali.
Now I Got Worry (Matador, 1996) presenta la solita baldanza irriverente e il solito orecchio per la decostruzione della tradizione rock. I duetti chitarristici sono ormai raffinatissimi nella loro sgangheratezza. I cambi di tempo (o i "fuori tempo") sono spettacolari. L'album vive quasi interamente di questo essere e non essere cio` che l'ascoltatore sente.
Il disco si apre con un urlo animalesco alla James Brown. Skunk e` un brano relativamente innocuo, visto cio` che segue. E lo sferragliante hardcore di Identify e` altrettanto fuorviante. Il portavoce ideale di questo disco potrebbe essere, sul fronte piu` commerciale, 2 Kindsa Love, persino orecchiabile e trascinante. Il cuore rhythm and blues batte ancora in Dynamite Lover, l'ennesima revisione dei Rolling Stones, questa volta in versione quasi disco, in Firefly Child e in Chicken Dog (Rufus Thomas al canto), due brani in cui si avvertono tracce di Jimi Hendrix. Poi vengono le variazioni sul Rockabilly: Wail al limite del voodoobilly dei Cramps, Love All Of Me che parodizza Presley, o, ancor meglio, Hot Shot, con addosso la febbre demoniaca dei Gun Club. Infine le jam senza canto: il semi-strumentale Can't Stop (strimpellio di pianoforte honky-tonk, drone d'organo gospel e crepitio marziale di riff di chitarra) e lo strumentale B.L. Got Soul (un incrocio fra Allman Brothers e Booker T & Mg's), entrambi caricati di un'energia demoniaca e di un piglio anarchico.

Finalmente Spencer decide di usare anche il basso: su Acme (Matador, 1998) Bauer suona il basso in meta` dei brani, lasciando la chitarra interamente al leader. Il disco, che sara` seguito da un'appendice di inediti e "scarti", Xtra Acme (Matador, 1999), si riallaccia a Orange: battito lineare, quasi meccanico; un recitato melodico che non si affatica mai; spigolosita` limate, come se il gruppo avesse finalmente registrato un disco senza essere sotto l'influenza delle droghe. La produzione si e` aggiornata all'hip hop, attenuando le irregolarita` delle chitarre e arrotondando i timbri di tutti gli strumenti e della voce.
Spencer apre il disco con i gemiti rauchi alla Wilson Picket di Calvin, subito sfregiati da riff sincopati di chitarra nello stile del Jimi Hendrix piu` trascendente, e dissacrati da un coro gospel che si disfa in voci comuni. Il resto del disco non fa altro che espandere questo tema.
Il sound piu` sparano e i climi quasi malinconici lasciano l'impressione che si tratti del loro disco meno selvaggio, ma in realta` chitarre animalesche e cadenze pesanti abbondano (Do You Wanna Get Heavy, con il suo riff sporco e il suo canto feroce, e` l'equivalente di una Wild Thing al rallentatore), e orge dissolute come Talk About The Blues comprimono tanta violenza quanto gli scatti irrazionali del disco precedente (con l'aggiunta di rap, sincopi "industriali", disturbi elettronici).
Le armonie vocali sono un rompicapo, per quanto si ispirino come mai alla tradizione nera (Do You Wanna Get Heavy mescola le armonie dei "barbieri", quelle del doo-wop, quelle del gospel, gli "shout" del rhythm and blues e un po' di rap). Spencer, avendo incorporato anche il lascivo soul di Memphis, e` all'apice del suo mestiere canoro, come dimostrano il crooning minaccioso di I Wanna Make It All Right, immerso in un'atmosfera non solo violenta ma anche sinistra, o il cambio di registri di Blue Green Olga (ora funk, ora blues, ora soul, ora pop). Give Me A Chance lambisce la memoria di Elvis Presley pur nel registro di Mick Jagger. Torture e` un altro capolavoro di interpretazione, con il registro che cambia in continuazione (dal tenore di Presley al baritono di Orbison al guaito di Iggy Pop alla raucedine di Tom Waits) e che contrappunta gli accordi sgangherati del piano e della chitarra.
I tributi ai loro maestri sono diventati molto piu` raffinati. Le imitazioni degli Stones, in particolare, non sono mai state cosi` oblique: High Gear diventa una ballata all'incrocio fra Meat Loaf e Stooges; Magical Colors snatura in un affranto gospel con lamenti d'organo e canto agonizzante; E Lovin' Machine scopiazza in maniera superba un pezzo di Jimi Hendrix e un pezzo di Sly Stone.
In realta` su tutti i brani domina un senso mai cosi` bestialmente fiero del blues. Al tempo stesso Spencer riesce abilmente a infilare in questi brani le melodie migliori della sua carriera. Insomma, un esperimento geniale di decostruzione del blues, e in particolare di decostruzione del proprio blues-punk.
Spencer e` arrivato a un passo dall'inventare il blues "industriale" del prossimo secolo.

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The Blues Explosion's next project was an album with Calvin Johnson's Dub Narcotic Sound , Sideways Soul (K, 1999), that contains the demented 10-minute dance-craze Fudgy The Whale.

Boss Hog's White Out (In The Red, 2000) finds Martinez in top form. The album updates the band's sound to dance music without sacrificing their garage-blues roots. Martinez has listened to a lot of drum loops and has matured as a songwriter and performer. The convergence of such favorable signs yields songs that are both for the body and the brain, intellectual exercises while party-ready. Jon Spencer's de-voluted blues permeates White Out, and Spencer himself lends a hand on Chocolate and Jaguar, two fragrant additions to the garage canon. Slowly one starts appreciating the postmodern show that Martinez has set up: there are snippets of oldies in every song, and the record as a whole sounds like a collection of covers, even if no song is a cover itself. The smooth easy listening of Nursery Rhyme, the psychedelic refrain of Sterolight, the funky-soul number Fear For You, the girl-group anthem Trouble hark back to the 1960s, but are propelled by a steady beat while derailed by dirty guitar work. Get It While You Wait has the brio of a Tamla ditty and the passion of a Alanis Morissette hit and embodies the quest for nostalgic/modernistic balance of this record. Itchy & Scratchy, nailed down by a syncopated funky groove and pierced by an "acid" organ solo, serves an even more fascinating blend of the two worlds. Jens Jurgensen on bass and Hollis Queens on drums interpret Martinez's vision with manic agility, and Mark Boyce on keyboards gives a soul to that restless body. The guitars work magic with their trademark dirty riffs. Boss Hog may have just reinvented party music for the new generation the same way Pussy Galore did for the punk generation and the Blues Explosion did for the college-rock generation.

Russell Simins, after playing in Butter 08 (Grand Royal, 1996), recorded his first solo album, Public Places (Grand Royal, 2000), where he indulges in hip-hop and funk rhythms, but not in Spencer's trademark blues. He sounds rather like a cross between Beck and Bob Mould (Feel The Emotion).

Judah Bauer formed 20 Miles which released RL Boyce (Fat Possum, 1997) and Keep It Coming (Fat Possum, 2002).

Plastic Fang (Matador, 2002) was a relatively subdued and linear album for the Jon Spencer Blues Explosion, one that never really matches the manic bitterness of the early albums. Sweet 'N' Sour is the lead-off track, and representative of Spencer's new direction, a polite and respectful reprise of funk and soul and rhythm and blues stereotypes (Money Rock And Roll, Killer Wolf). Only towards the end does he return to his deconstructionist folly, with Mean Heart.

Produced by the likes of Dan Nakamura, DJ Shadow and David Holmes, Damage (Sanctuary, 2004) fails to rejuvinate the Blues Explosion. The conversion to hip-hop production techniques is not convincing (despite the sensation of hearing James Chance's saxophone roast Fed Up And Low Down), More convincing are the usual numbers, but even the best ones (Damage, Crunchy, Burn It Off, Spoiled, the instrumental Rivals) sound like pale copies of their classics.

Spencer Dickinson was a collaboration between Jon Spencer and Cody Dickinson The Man Who Lives For Love (2001 - Yep Roc, 2006)

Jukebox Explosion (In the Red, 2007) collects Blues Explosion singles.

Heavy Trash is the duo of Jon Spencer and guitarist Matt Verta-Ray. They debuted with the trite garage-blues of Heavy Trash (2005). Going Way Out With Heavy Trash (2007) was mostly a gritty form of rockabilly with the usual pervented bluesy overtones (They Were Kings, Crazy Pritty Baby, Pure Gold). The more accessible and varied Midnight Soul Serenade (2009) offered charming reconstructions of the 1950s such as Gee I Really Love You, the instrumental Pimento and Bedevilment.

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