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"La musica è innanzitutto melodia" è uno di quei motti semplici che hanno avuto un impatto enorme sul corso della storia della musica.
William Ackerman e` uno dei padri fondatori della musica new age.
Figlio di accademici, avviato allo studio di Inglese e Storia alla prestigiosa
università di Stanford in California, ma privo di formazione musicale,
Ackerman ebbe però la fortuna di vivere per anni a stretto contatto con uno dei grandi virtuosi
della chitarra folk, Robbie Basho, dal quale apprese quello che sarebbe diventato il principio fondamentale
della new age: esprimere tramite melodie semplici quelle che altrimenti sarebbero emozioni troppo
complesse da spiegare a parole.
La musica, insomma, come massima metafora che la civiltà umana
abbia mai inventato. Siccome la melodia è il modo in cui un musicista cattura un'emozione sotto
forma di suoni, la musica deve essere soprattutto melodia. Su questa colonna ideologica poggia la sua
intera opera.
Ackerman iniziò a scrivere musica quasi per caso, durante la
convalescenza da un infortunio sul lavoro, come dilettante del tutto profano delle tecniche strumentali e
delle regole armoniche. Visto il gradimento degli amici, decise di promuovere la propria musica con una
società ad hoc, e non fece altro che riciclare il nome della sua società edile, la Windham
Hill Builders. Nacque così (nel 1975 a Palo Alto) la Windham Hill.
La sua fortuna è dovuta in parte al fatto di aver sempre usato
accordature banali, che i dotti considerano volgari, e che invece sono diventate il marchio di fabbrica di
molta new age chitarristica. In realtà la rivoluzione di Ackerman consisteva nel voler cercare ogni
volta l'accordatura che meglio rifletteva il suo umore, piuttosto che il suo virtuosismo tecnico,
l'accordatura che meglio poteva far risuonare le corde con il suo stato d'animo. Definito quell'obiettivo,
Ackerman aveva di fatto coniato la new age.
L'improvvisazione, al tempo stesso, diventava un fatto prestabilito a
tavolino: l'improvvisazione consisteva nel correre dietro all'ispirazione nel momento in cui la musica
veniva composta, non quando veniva eseguita. Esaltando il momento della concezione, Ackerman si
concedeva una libertà simile a quella dei poeti romantici e si poneva all'estremo opposto
dell'avanguardia (sia classica, impegnata a scrivere musiche come se fossero teoremi matematici da
dimostrare, sia jazz, che anteponeva la tecnica all'emozione).
Non a caso il primo disco per pianoforte pubblicato dalla Windham Hill fu
un disco di musiche di Eric Satie: meno colto e meno austero di Debussy e Ravel, Satie fu non di meno
più originale e creativo, determinato a trasdurre in suoni le sue emozioni, e non le sue teorie sulla
musica.
La scuola del folk progressivo di Takoma, quella capitanata da John Fahey
e alla quale si può ricondurre anche lo stesso Basho, fu un'altra influenza fondamentale, in
particolare per il suo modo di interpretare in modo molto personale, intimo e introspettivo fino al flusso di
coscienza, la musica folk tradizionale. Le lunghe divagazioni di Fahey, improntate allo spiritualismo
orientale, e l'ambizione di Basho di inventare una disciplina classica per la chitarra acustica, sempre
partendo dalla musica indiana, esercitarono un'influenza enorme su tutti i chitarristi acustici degli anni
'70. Ackerman adottò la stessa tecnica di Basho, quell'emulare il cromatismo tonale e i "drone"
della musica indiana..
Al tempo stesso nella musica di Ackerman entrarono gli elementi
più spettacolari della musica commerciale, in particolare il modo molto arioso e caldo in cui
suonava Dave Guard del Kingston Trio, il gruppo che negli anni '50 diede il via al "folk revival".
Ackerman concepì di fatto la new age come un passo quasi naturale
nell'evoluzione della musica popolare per strumento solista. La sua non fu una rivoluzione, ma una
semplice sintesi. Il cardine del suo progetto armonico era l'emozione, non la tecnica, non la teoria, e su
quel cardine poggia tuttora il castello della new age. Il suo metodo consisteva nel trovare la propria vera
voce, a prescindere dal suo valore storico-critico, e questo sarebbe rimasto il metodo di ogni musicista new
age. Indirettamente, in effetti, Ackerman lanciò una "rivoluzione", una rivolta pacifica contro i
pedanti della musica, che dall'inizio del secolo avevano preso la cattiva abitudine di vivisezionare le
composizioni e/o le esecuzioni.
Liberatosi della Windham Hill e ritiratosi nel suo nuovo studio di
registrazione del Vermont, Ackerman ha poi dato vita con una nuova società, la Gang Of Seven, a
una serie di registrazioni e video di monologhi liberi di diversi personaggi, per lo più gente
normale di cittadine sperdute nel mezzo dell'America che narrano storie vere di vita quoditiana.
Il primo album rigorosamente acustico e solista fu In Search Of The
Turtle's Nave (1970), ancora nell'ottica dei bozzetti sentimentali e provinciali di Leo Kottke, e pertanto
molto più umile delle saghe trascendentali di Fahey. Dagli honky-tonk a rotta di collo di The
Pink Chiffon Tricycle Queen e The Second Great Tortion Bar Overland alle ballate pensose
di Barbara's Song e Ely è di nuovo di scena la nostalgia per i "good old times" e
per la vita semplice dell'America rurale.
It Takes A Year (1977) portò alla perfezione quel suono
disinibito e spartano, trovando il giusto equilibrio fra filosofia e fotografia, fra meditazione e
contemplazione. Se qui si accende il ritratto struggente e cristallino di Bricklayer's Beautiful
Daughter, là si spegne la riflessione autunnale di It Takes A Year. Il clima viene
stemperato da un paio di pause briose alla Kottke, in Townshend Shuffle e Rediscovery Of Big
Bug Creek. Il disco si avventura anche nelle lande magiche di Fahey e Basho con i racconti pacati di
Impending Death Of The Virgin Spirit e The Search For The Turtle Navel, laddove lo
spirito fiabesco e il "picking" sincopato prendono il sopravvento.
Dopo il malinconico e interlocutorio Childhood And Memory (1979),
Ackerman registrò Passage (1981) con un ensemble di violini, violoncello e corno inglese,
sperimentando così una nuova via al pathos del quotidiano.
Fu la prova generale per Conferring With The Moon (1986), una serie di
romanze altamente suggestive per piccolo ensemble da camera: la melodia chitarristica della title-track
è cullata in una nuvola di echi di accordi di lyricon (Chuck Greenberg degli Shadowfax), violino
(Charles Bisharat) e basso (Michael Manring); e in Climbing In Geometry sono il violino e il
pianoforte (Ira Stein) ad alternarsi alla melodia principale, con la chitarra e il basso a strimpellare in
secondo piano, così come è il violino il protagonista del canto glorioso di Shape Of
The Land.
Lo schema si presta per toccare nuovi vertici di sentimentalismo nella
delicata serenata di Big Thing In The Sky, con il contrappunto di un corno inglese (Bob
Hubbard), e nel tenero acquerello di The Last Day At The Beach, con un sottofondo di pianoforte
(Philip Aaberg) e violoncello (Eugene Friesen). Ackerman non tenterà mai orchestrazioni
più ambiziose di queste, come uno chef tradizionale che sia ostile alle ricette estroverse e
sospettoso di tutti gli ingredienti esotici.
Gli ultimi dischi, il bucolico Imaginary Roads (1988) e l'eclettico
Opening Of Doors (1992), hanno chiuso in maniera decorosa la carriera di un musicista ormai votato al
business. Il secondo vive ormai soltanto di visioni liriche come A Happy Home In Katmandu e
A Movie Of A Placid Lake, molto meno della profondità metafisica della title-track.
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