Con l'album Mosaic Richard Burmer si rivelò bozzettista
"cosmico" della scuola di Schulze, popolarizzatore delle caratteristiche progressioni di sequencer.
Fin dall'inizio, comunque, la sua arte si distinse per l'accortezza degli
arrangiamenti, che all'elettronica monolitica del maestro tedesco sapeva aggiungere suggestivi voli di
sassofono nel nulla (Solarsex), sibili di flauto in stasi eterne (Winter On The Wind), passi
di danza rinascimentale (Lamento di Tristan), voci, cornamuse e percussioni in climi esotico-
ritualisti (Ave Pladaelio). Abile propinatore di sensazionalismi da "Star Wars" (Physics) e
di temi atmosferici (Ela-A), Burmer non aveva però un decimo dell'ambizione di uno
Steve Roach.
Con una produzione più moderna e professionale, Bhakti
Point ampliò gli orizzonti verso la world-music (la title-track, A Book Upon The
Crossroad), anche se il forte di Burmer rimangono sempre le piece puramente elettroniche di
Nightland e Closer Than Love, ambientate nei grandi spazi siderali; solo che Burmer
sembra ora servirsi di questo genere per coniare una nuova forma di ballata strumentale domestica, parte
sonata romantica e parte meditazione zen, con un nuovo afflato lirico e una nuova sensibilità
timbrica che eleva la space music a musica da camera (Willow Song, Little Dreamer).
Capolavoro dell'album (e dell'intera sua carriera) rimane però Reunion, che fonde un tema
cantabile, un cadenzato accompagnamento rinascimentale, versi di uccelli e una romanticissima apoteosi
orchestrale in uno dei più angelici inni alla Natura.
Sfruttando la perfetta padronanza degli arrangiamenti elettronici che ha
raggiunto, Burmer registra un disco molto più commerciale, On The Third Extreme,
dedicato a temi melodici reminescenti di Kitaro (Turning To You, The Forgotten Seasons)
e impressionismi esotici violentemente elettrici (l'incalzante Magellano, la martellante The
Art Of Spirit Bending). Burmer riesce comunque a replicare l'atmosfera estatica di Reunion
nel sinfonismo struggente e magniloquente di Waking The Icons.
Invention è più raffinato, lirico, celestiale,
soprattutto Walking Summer To Sleep e Settle Near The Sunset, con Landing a
suggerire orizzonti più lontani e gli esperimenti jazz di Inventor a proporre una new age
più ardita.
Indubbiamente molto dotato sia nelle melodie sia negli arrangiamenti (o,
meglio, nella regia cinematica del suono), Burmer ha però disperso il suo talento elettronico in
diverse direzioni, senza riuscire ancora a definire una chiara personalità artisitica. Burmer
è comunque un compositore molto nostalgico, romantico, che avrebbe potuto benissimo vivere e
comporre musica duecento anni fa.
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