Michael Hedges
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Breakfast In The Field (Windham Hill, 1981) ***
Aerial Boundaries (Windham Hill, 1984) ****
Watching My Life Go By (Open Air, 1985) *
Live On The Double Planet (Windham Hill, 1987) **
Strings On Steel (Windham Hill, 1988) *** anthology
Taproot (Windham Hill, 1990) ***
Road To Return (Windham Hill, 1994) *
Oracle (Windham Hill, 1996) *
Torched (Windham Hill, 1999) *
Beyond Boundaries: Guitar Solos (Windham Hill, 2001) *
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Michael Hedges va ormai annoverato fra i più grandi virtuosi e innovatori della chitarra new age.

Sul primo disco, Breakfast In The Field, Hedges esegue assoli alla chitarra nella tradizione del suo padrino Ackerman, ma che si avvalgono di uno stile "organistico" simile a quello di Stanley Jordan. Si tratta di scherzi ragtime (The Funky Avocado), di ballate honkytonk (Layover), di scorribande di picking a rotta di collo (Peg Leg Speed King), di vignette liriche e sognanti (Happy Couple), di filastrocche melodiche per l'infanzia (Eleven Small Roaches).

Hedges vi sfoggia un sound che rimanda spesso ad entità impalpabili, immaginarie, soprannaturali, capace anche di sprofondare in cadenze e rintocchi "lisergici" (la title-track). In due brani suona anche in duo con il bassista Michael Manring (Two Days Old) e con il pianista George Winston (Lennono), cesellando armonie più jazzate e intense, sempre sostenute da belle melodie. La sua arte si situa al confine fra quella campagnola e realista di Leo Kottke e quella nobile e fantastica di David Crosby.

L'album successivo, Aerial Boundaries, perfeziona quello stile naif e picaresco, giungendo al capolavoro nell'incalzante e sincopata title-track. Il suo picking di tocchi discreti (all'orientale) eppure squisitamente melodico in Bensusan, gli intricati passi di danza mediorientali di Ragamuffin, il raga minimalista di Spare Change scaturiscono da una perfetta simbiosi con lo strumento e da una sensibilità sempre più mistica. E brani rarefatti come Rickover's Dream, che lascia cadere accordi qua e là senza una logica predefinita, o il trio jazzato con flauto e basso di Menage A Trois, puntano verso soluzioni ancor più ardite.

Dopo una prova vocale poco riuscita, Watching My Life Go By, Hedges rimase ai margini del circuito discografico per cinque anni. Il ritorno, Taproot, costituisce un significativo passo in avanti, il seguito tanto atteso di Aerial Boundaries.

Disco di un'intensità quasi zen, Taproot è un mito autobiografico raccontato in musica che si serve di tecniche ultramoderne allo strumento (come l'assolo violentissimo di Rootwitch), che si adagia in atmosfere pastorali quando la chitarra cede il passo al clarinetto (The Jade Stalk) o al flauto (Song Of The Spirit Farmer), e s'impenna nelle quadriglie sincopate di Ritual Dance e First Cutting.

Il bisogno di esprimere i pensieri più profondi, di esporre le parti più nascoste del suo animo, è quello del cantautore. E al canto Hedges ritorna infatti con Road To Return, il disco più pop della sua carriera.

Il suo stile (da lui stesso definito "savage myth guitar") è uno dei più complessi della chitarra moderna. Un professore di musica ha vivisezionato le sue composizioni: per trascriverle ha dovuto inventare una nuova notazione e per eseguirle ha dovuto impiegare una piccola orchestra di chitarristi.

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