Nato a Los Angeles ma cresciuto in Oregon, di formazione classica, il bassista
Patrick O'Hearn ha militato in numerosi complessi jazz (più illustre il
Group 87 con
Mark Isham e
Peter Maunu) e rock (più famosi i Missing
Persons e
Frank Zappa),
prima di avviare la sua carriera solista.
Ancient Dreams (Private, 1985), sua opera d'esordio, si avvale soltanto del
sintetizzatore, della tromba di Mark Isham e di un percussionista. Ciò nonostante le atmosfere
sono dense e intense, ricche di spunti elettronici, di pause sinistre, di cadenze esotiche, di timbri eleganti.
Dalla più drammatica Beauty In Darkness alla più serena At First Sight,
dal ritmo ballabile di Unusual Climate al crescendo melodico di Ancient Dreams la
musica scorre semplice e arcana, gradevole e insolita, senza stordire e senza annoiare. Tutti i brani sono
costruiti a partire dai ritmi: sullo strato di percussioni e basso vengono sovrapposti altri strati di suoni. La
tecnica è semplice, ma le sue potenzialità sono enormi.
Between Two Worlds (Private, 1987), suonato interamente da solo, si fregia di
composizioni più neutre e atmosferiche, colorate da forti tinte elettroniche, che attingono al
folklore del terzo mondo (Journey To Yoruba, 87 Dreams), ma in maniera subdola e non
puramente innovativa, e che non disdegnano le cadenze più facili e le melodie più
orecchiabili (Rain Maker, Forever The Optimist). Maestro nel creare un senso di mistero
con una frase ripetuta all'infinito e qualche tenue dissonanza (Dimension D, Cape Perpetual),
O'Hearn trionfa laddove, come nella title-track e in Fire Ritual, trova il perfetto equilibrio fra
forma (elettronica e percussioni) e contenuto (una specie di weltanschauung positiva e ottimista).
La sua ispirazione si è spostata a partire da
Rivers Gonna Rise (Private, 1988)
verso esuberanti bozzetti strumentali poli-etnici, venati di jazz-rock, deragliati da
improvvisazioni e dissonanze, e immersi nelle atmosfere meditative della new age, come Glory For
Tomorrow, Acadia, April Fool e Reunion. Il fuoco dell'opera di O'Hearn è adesso
l'armonia occidentale, il recupero del concetto di struttura e la costruzione del brano a partire da un tema.
Con la semplicità di Ancient Dreams si è forse perso anche un pezzo della sua
personalità.
La lirica melodia persiana di Black Delilah, accompagnata con
austerità classica dal violino struggente di Farid Farjad e dal selvaggio canto arabico di Shala
Sarshar, è il vertice di questo periodo, e in particolare di
Eldorado (Private, 1989); ma nel resto del
disco O'Hearn si perde in cumuli di stereotipi commerciali come l'Amazon Waltz e il Nepalese
Tango, o si crogiola in sterili esercizi di armonie etniche come Hear Our Prayer. Meglio, tutto
sommato, il pop senza pretese di Chattahoochee Field Day. Purtroppo O'Hearn non approfondisce
le poche intuizioni davvero geniali: l'etereo salmo di Delicate, la suspence sinfonica di
Eldorado.
Il suo diventerà un jazz-rock di classe, ma talvolta piuttosto
spersonalizzato.
L'estrema raffinatezza di Devil's Lake e Upon The Wings Of Night, o
l'eccentricità esibizionista di Ringmaster's Dream, "sono" tutto ciò
che Indigo (Private, 1991) ha da offrire.
O'Hearn indulges in new age stereotypes with Devil's Lake
and lapses into bad taste with the soft electronic jazz of Coba
and the exotic shuffle of Desire.
He succeeds in painting the haunted soundscape of
Upon the Wings of Night and penning the funereal melody of Ringmaster's Dream.
But most of the "sophistication" is truly annoying.
|
If English is your first language and you could translate this text, please contact me.
Scroll down for recent reviews in english.
|