Oregon were an offshoot of Paul Winter's Consort, featuring four of Winter's best discoveries: acoustic guitarist Ralph Towner (also on piano), bassist Glen Moore (also on flute), percussionist Collin Walcott (tabla, sitar) and oboe player Paul McCandless (also on English horn).
Oregon (named after Towner's and Moore's home state) basically continued
Winter's mystical exploration of ethnic styles but shifting the emphasis on
textures and timbres, and, ultimately, on chamber music.
Their sophisticated interplay of improvisation and composition, jazz and
classical music, world and folk music secreted the metaphysical miniatures of
Music Of Another Present Era (1972) and the complex spiritual journeys
of Distant Hills (july 1973). The latter showed the members maturing also
as composers, not only soundsculptors, notably with Mi Chinita Suite
and Towner's Aurora and Distant Hills.
Towner rapidly became the main composer of the group, specializing in
chromatic kaleidoscopes that incorporated elements of jazz, raga, flamenco,
classical music and medieval dance:
Tide Pool e Ghost Beads on Winter Light (august 1974),
Le Vin and Brujo on Together (january 1976), a collaboration with veteran drummer Elvin Jones,
Interstate on Friends (1976),
Raven's Wood on Violin (1977), that also contained the (unusual for them) group improvisation Violin with Polish violinist Zbigniew
Seifert,
Yellow Bell and Waterwheel on Out Of The Woods (april 1978),
Vessel on Roots In The Sky (december 1979).
The basic medium remained the same: baroque calligraphy, lyrical longing and
austere composure.
A touch of electronics (from Towner's synthesizer) and jazzier overtones (from McCandless' saxophone) displayed the influence of Pat Metheny and accounted
for the introspective and hermetic sound of Oregon (february 1983), with Towner's The Rapids.
McCandless was the main composer on Crossing (october 1984), thanks to his exquisite Queen Of Sydney and Amaryllis.
In 1984 Collin Walcott died and was replaced by Indian percussionist Trilok Gurtu for Ecotopia (march 1987), with Towner's Twice Around The Sun.
After the mediocre 45th Parallel (september 1988) and Always Never And Forever (1992), Gurtu left and the survivin trio recorded the rather pointless
Troika (november 1993) and Beyond Words (march 1995).
The members of Oregon were all brilliant solo artists.
Oregon's percussionist Collin Walcott was in fact one of the most innovative percussionists of the era, exploring his personal brand of Indian jazz-rock on Cloud Dance (march 1975), featuring guitarist John Abercrombie, bassist Dave Holland and drummer Jack DeJohnette, and on Grazing Dreams (february 1977), featuring Don Cherry and Abercrombie besides bass and percussion.
Oregon's guitarist Ralph Towner (1940), who had already been Oregon's main
composer, was not much of a a virtuoso, but had few rivals in crafting
seductive atmospheres.
Towner introduced the acoustic twelve-string guitar to jazz.
Diary (april 1973), a milestone of introspective and meditational jazz,
ran the gamut from Dark Spirit, a neoclassical sonata for guitar and piano (both played by Towner), to the jazzy saraband of Ogden Road.
After the mediocre Matchbook (july 1974) with vibraphonist Gary Burton,
Towner reach a zenith of magic and bliss on
Solstice (december 1974), in a quartet with saxophonist Jan Garbarek,
bassist Eberhard Weber and drummer Jon Christensen, weaving the
oneiric filigrees of Drifting Petals, intoning the exuberant Oceanus and riding the sax-flute dances of Nimbus.
After the evanescent Sargasso Sea (may 1976) with guitarist John Abercrombie,
Towner refined his format on the second Solstice album, Sound And Shadows (february 1977), a set of five lengthy pieces, each one shimmering melancholy from the haunting Balance Beam to the feathery Arion to the quasi-psychedelic Songs of the Shadows and to Oregon's Distant Hills.
Towner's compositional skills peaked with Batik (january 1978), in a trio with bassist Eddie Gomez and drummer Jack DeJohnette, boasting the 16-minute jazz-rock juggernaut Batik, as well as the fragile Trellis and the lively Waterwheel.
After another jazzy effort, Old Friends New Friends (july 1979), featuring trumpeter Kenny Wheeler, cellist David Darling, bassist Eddie Gomez and drummer Michael DiPasqua, and containing the catchy Beneath An Evening Sky, Towner adopted a simpler language for Solo Concert (october 1979), spinning colloquial, folkish proto-ballads (Chelsea Courtyard) and wordless fairy tales (Spirit Lake).
Five Years Later (1981) was another collaboration with John Abercrombie.
Towner played synthesizer, horns, guitar and percussion on Blue Sun (1983).
Slide Show (1985) was another collaboration with Gary Burton.
City Of Eyes (1988) featured a quintet with McCandless, brass player Markus Stockhausen. bassist Gary Peacock and percussionist Jerry Granelli.
Open Letter (1992) was a collaboration with drummer Peter Erskine.
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Gli Oregon costituirono una tappa fondamentale lungo la strada che ha
portato dal jazz acustico alle sonorità apolidi della new age.
Nell'ambito dei musicisti che, a partire dagli anni '70, hanno rivalutato
la forma rispetto al contenuto e hanno progressivamente abbattuto
ogni barriera geografica e temporale, gli Oregon furono fra i primi e i più influenti.
Il chitarrista Ralph Towner e il bassista Glen Moore (entrambi del 1940) si
conobbero nel 1960 all'Università dell'Oregon, dove diedero vita a un trio modellato su quello di
Bill Evans.
Nel 1968 si trasferirono a New York, e nel 1969 non si lasciarono sfuggire l'occasione di
accompagnare il cantante Tim Hardin al festival di Woodstock. Avevano già suonato con il
Consort itinerante di Paul Winter e nel gennaio dell'anno successivo decisero di entrare a farne parte
stabilmente.
Era il periodo in cui Paul Winter stava elaborando la sua world-music
mistica, con uno stile musicale che mutuava prassi e valori tanto dal jazz quanto dalla classica. Oltre al
duo dell'Oregon, il Consort sfoggiava così il percussionista Collin Walcott, che testimoniava
l'influenza del folk africano, e Paul Mc Candless, che suonava l'oboe e rappresentava l'anima classica
dell'ensemble.
Da Winter quei giovani musicisti appresero i segreti di un sound in bilico
fra mondi musicali così diversi: Terzo Mondo e Occidente, improvvisazione e composizione, jazz
e classica. Towner, imparò anche a suonare la dodici corde e compose anche la sigla del Consort,
Icarus. Tutti misero a punto uno stile estremamente personale al proprio strumento.
Quando Towner, Moore, Walcott e McCandless fondarono gli Oregon non
si proponevano altro che continuare sulla strada del maestro. Anche la loro musica doveva fondere
improvvisazione e composizione, jazz e classica, e ispirarsi alle tradizioni asiatiche e africane.
L'attrazione principale era rappresentata dalla strumentazione, unica nell'accostare l'oboe della musica
classica alle percussioni indiane, la chitarra folk al contrabbasso jazz.
La musica annunciata dal primo album, che si intitola programmaticamente
Music Of Another Present Era, è delicatamente impressionista e visionaria:
l'attraversano il respiro della natura, lo spirito della vita, l'incedere dell'universo. Con la loro pioggerella
di accordi vellutati e cristallini gli strumenti pennellano teneri acquerelli sospesi nel nulla. E' un disco d
bisbigli, di fitti dialoghi sottovoce, di flussi di emozioni semplici.
Duetti surreali di basso e mridangam (Spring Is Really Coming) o
di chitarra e pianoforte (Land Of Heart's Desire) rimandano a una sorta di bozzettismo metafico.
Dal fosco, abulico, confuso brusio di North Star alla festosa fanfara brasiliana di Sail, dal
raga ipnotico di Opening al cicaleccio dissonante di Baku The Dream Eater, dall'aria
struggente di The Swan al jazz-rock manieristico di Touchstone, il disco traccia un
complesso caleidoscopio di luoghi sonori, mettendo a punto un linguaggio umilmente acustico che a una
rigogliosa vena poetica associa strutture narrative articolate e sofisticate.
Quella raffinata ricerca dentro il suono, di timbri e di cadenze, di armonie e
di contrasti, si sublima sull'album successivo, Distant Hills. Towner ne è il padrone
assoluto. Oltre a levigare ulteriormente il sound, Towner allunga i tempi delle composizioni, e di
conseguenza ne complica la struttura. Tanto intimista quanto anonima, tanto fresca quanto fragile, tanto
elegante quanto ambigua, tanto tenue quanto ripetitiva, tanto lirica quanto fiacca, la musica degli Oregon
indulge nelle proprie contraddizioni, senza mai tentare una vera sintesi dei vari costituenti fondamentali.
E proprio in queste sue contraddizioni trova il proprio valore.
L'ouverture romanticissima di Aurora (destinata a rimanere uno dei
loro temi più celebri), il raga flamenco di Dark Spirit, la serenata classicheggiante di
Distant Hills, la vibrante sarabanda di Canyon Song, il tenero duetto di contrabbasso e
chitarra di Song For A Friend sono tipici dell'umore irreale, crepuscolare, esistenziale che pervade
il jazz esotico da camera del gruppo.
Calligrafico fino al paradosso, Winter Light mescola e confonde
ancor più le sorgenti d'ispirazione del loro sound, accentuando al tempo stesso il senso di mistero.
I tempi si dilatano ulteriormente, le note sono ancor più centellinate, la strumentazione sempre
più studiata. Il disco è soprattutto più cantabile (la melodia avvolgente di oboe in
Fond Librè, l'incalzante ritornello pianistico di Rainmaker) e più ritmato
(Poesia, Marguerite). I brani cardine, Tide Pool e Ghost Beads, sono sempre di
Towner, e sono anche quelli in cui risultano più evidenti i debiti verso rinascimento e barocco
(soprattutto nel modo in cui la chitarra di Towner gestisce il contrappunto e il ritmo). Tutto si svolge
all'insegna della perfezione formale: ogni minimo gesto musicale è calcolato in funzione di una
suggestione e un effettismo globali. Con questi dischi il sound degli Oregon si afferma definitivamente
come un classico della sua epoca e stabilisce un precedente con cui si misurano decine di altri ensemble
acustici.
A salutare la raggiunta maturità è In Concert (april 1975),
più vivace e colorato di quelli in studio. Il Together (january 1976) con Elvin Jones risulta invece
soffocato dalla forte personalità dell'ospite. Anche Friends, l'album che ritorna al loro
suono tradizionale, non riesce a replicare le atmosfere magiche degli esordi: è una ballata forbita
come Grazing Dreams, e non la lunga (e dispersiva) Interstate, a salvare il disco.
Se gli Oregon si erano affermati come un incrocio "serio" fra Third Ear
Band e Weather Report, ora si sono adagiati in un freddo formalismo da musica classica, ma senza averne
la statura compositiva. Violin, con il violinista Zbigniew Seifert e una lunga improvvisazione
collettiva (la title-track), non offre alternative a un percorso musicale che si sta rivelando sempre
più sterile (il brano più stuzzicante è forse Raven's Wood, che è
anche il meno pretenzioso).
Si susseguono così, con scadenza annuale, gli album Out Of
The Woods, uno dei loro vertici lirici, Roots In The Sky, Moon And Mind. Il quartetto è ormai
riconosciuto come precursore di un genere di jazz estetizzante, da meditazione trascendentale. Le
capacità di composizione e arrangiamento sono certamente all'apice: anche i brani più
insulsi vengono nobilitati da partiture di classe e da splendide esecuzioni. E l'impressionismo esotico degli
Oregon trova ancora modo di speculare sul fascino dell'esotico (Yellow Bell
da Out Of The Woods, Vessel da Roots,
la title-track di McCandless, e The Elk da
Moon).
Nel frattempo tutti i membri del quartetto sono diventati abbastanza famosi
da potersi permettere delle avventure soliste. Il più fortunato è Towner, che incide a
proprio nome fin dal 1973.
Passano tre anni prima che esca Oregon, il primo album del
gruppo per la ECM, un po' per le difficoltà che il gruppo incontrava a trovare un contratto, un po'
per i problemi familiari di Walcott, un po' per il successo solista di Towner.
Gli Oregon erano stati precursori del jazz raffinato di cui l'ECM è
fautrice. Il matrimonio viene celebrato all'insegna di diverse novità concettuali. Come già
nel solo di Towner, il sound è modernizzato dall'uso del sintetizzatore; ma, soprattutto, gran parte
della musica del disco è improvvisata, e secondo le linee dell'avanguardia contemporanea.
Towner e compagni hanno pertanto abbandonato lo stile "rinascimentale",
prevalentemente melodico e piuttosto geometrico, che consentiva una facile comunicazione con
l'ascoltatore, a favore di una più austera forma di musica da camera. Svettano su tutte l'epica
fanfara di Rapids e soprattutto il commosso adagio di Arianna. Ancor più ardue,
benché meno emozionanti, le partiture di There Was No Moon That Night e
Impending Bloom.
Risultati ancor più maturi si ottengono in Crossing,
soprattutto in Queen Of Sydney (lungo flusso di suoni senza capo né coda immerso in una
delle loro atmosfere più magiche), Amaryllis (quintessenza del classicismo cantabile di
McCandless) e Glide (brano swingante che mette a nudo l'anima jazz di Towner). Introspettivo,
meticoloso, lirico, ermetico, il nuovo sound degli Oregon non rinnega il passato ma vi edifica sopra una
poetica più profonda. L'indirizzo è quello sempre più elettronico di Towner, che
guida saldamente la truppa.
Nel 1984, però, Collin Walcott muore in un incidente d'auto e il
suo posto viene preso dall'indiano
Trilok Gurtu, suonatore di tabla che aveva accompagnato Lou Reed
nella Everyman Band per poi immergersi nell'ambiente del nuovo jazz (Don Cherry, Barre Phillips, Paul
Bley). E' così che per la prima volta in quattordici anni la formazione degli Oregon cambia.
Ecotopia, pur confermando la direzione di Crossing,
adatta le loro sofisticate jam allo stile ben più jazz e ben più aggressivo del nuovo
percussionista. Su 45th Parallel il sintetizzatore di Towner domina le sonorità di ballate
come Pageant, King Font, Hand In Hand. Per la prima volta compare anche una cantante: Nancy
King.
Always Never And Forever, tre anni dopo il precedente, e` una prova
piu` acustica (Towner rinuncia per lo piu` al sintetizzatore e ritorna alla
chitarra e al piano) e forse per questo piu` teneramente sofisticata.
Troika significa che Gurtu ha abbandonato McCandless, Towner e Moore alla loro
incipiente senilità.
Se gli ultimi dischi degli Oregon non hanno costituito dei salienti eventi
musicali, il gruppo rimane una pietra miliare dell'evoluzione che ha portato la musica verso un suono
eterogeneo, introspettivo e meditativo. La loro tecnica di ritmo, arrangiamento e composizione ha creato
un "folk-jazz barocco" che ha fatto centinaia di proseliti, dichiarati o non.
McCandless, Moore and Ralph Towner reformed Oregon for
Beyond Words (Chesky, 1996).
Jade Muse (2000) is a career retrospective.
Laureato in etmomusicologia alla UCLA di Los Angeles e avviato al sitar
da Shankar, Collin Walcott ha rappresentavato l'anima africana del Paul Winter Consort.
Cloud Dance, il suo primo album solista, è un disco assai
meno entusiasmante di quelli solisti del compagno Towner. Walcott, benché sia contornato da una
formazione stellare con Abercrombie, Holland e DeJohnette, rivela tutti i limiti del suo indianismo.
Soltanto la title-track riesce ad intrattenere senza scadere negli stereotipi del genere.
Il successivo Grazing Dreams (con Don Cherry, Abercrombie, un
percussionista brasiliano e un bassista svedese), per effetto di un miglior bilanciamento dei registri e dei
timbri, ottiene risultati assai più suggestivi. Sulla prima facciata lo struggente lamento di Song
Of The Morrow, pregno di spleen esistenziale, di dolore e di senso della natura, l'esuberante Gold
Sun, arioso tema bebop a ritmo di una danza quasi hare krishna, l'esperimento di The Swarm,
in cui il raga diventa un rumore ipnotico e stordente di "api", si susseguono senza soluzione di
continuità come movimenti di un'unica suite. Né con gli Oregon né da solo
Walcott riuscirà più a toccare questi apici espressivi.
Sulla scia di questa esperienza Walcott forma poi il trio Codona, con
Cherry alla tromba e Nana Vasconcelos alle percussioni. Il loro jazz etnico, conteso fra l'africanismo di
Cherry, l'indianismo di Walcott e il brasilianismo di Vasconcelos, non riesce a coagulare in una sintesi
davvero originale. Nel primo (e migliore) dei tre dischi a dominare è proprio lui, Walcott, autore
della tribale Mumakata, del raga ipnotico di New Light e della sinistra Like That Of
Sky.
Walcott si distinse anche come accompagnatore abituale della cantante
d'avanguardia Meredith Monk.
Nel 1984 Walcott e` morto in un incidente d'auto.
Paul McCandless è l'oboe degli Oregon e ne ha impersonato
l'anima classica. Navigator, con David Samuels (Spyrogyra) alle percussioni, Steve Rodby (Pat
Metheny) al basso, Ross Traut alla chitarra e Jay Clayton (Steve Reich) al canto, è il disco che
meglio lo rappresenta.
Glen Moore è il bassista degli Oregon. May 24, 1976
è la registrazione di un'improvvisazione con il pianista Larry Karush. In seguito Moore ha
collaborato anche con David Friesen.
La chitarra degli Oregon inizia la sua carriera in proprio senza discostarsi
troppo dal sound che lo ha reso famoso: gli acquerelli della prima raccolta a suo nome sono da imputarsi
ancora al lavoro di gruppo, soprattutto Brujo.
Diary è invece una pietra miliare del jazz introspettivo e
meditativo. Uno stile classico alla dodici corde e una tecnica compositiva flessibile e creativa sottostanno a
una logica espressiva molto personale. Nel disco Towner si alterna a tutti gli strumenti: il tema solare di
Icarus ruba lo show a tutti i brani, ma Images, con le sue sinistre risonanze orientali,
Dark Spirit, sonata classicheggiante per chitarra e pianoforte, Mon Enfant, assolo magico
di chitarra, l'incalzante sarabanda jazz di Ogden Road indicano strade ancor più
avventurose e suggestive.
Con Gary Burton al vibrafono Towner incide Matchbook, un
album che è un tripudio di sonorità cristalline, estatiche, corporali, dall'ouverture
esuberante di Drifting Petals alla swingante title-track (tutte sue composizioni, che vanno ad
aggiungersi alle solite Icarus e Aurora). Poi con l'altro chitarrista John Abercrombie
registra Sargasso Sea, opera molto più evanescente e impalpabile, sospesa nei climi
fiabeschi del partner. Towner contribuisce l'indemoniato flamenco di Staircase e l'acquerello
impressionista di Parasol.
Più dubbia l'esperienza con i Solstice, ovvero il norvegese Jan
Garbarek (sassofoni), il tedesco Eberhard Weber (contrabbasso e violoncello) e il danese Jon Christensen
(percussioni), i cui dischi sono fortemente segnati dalla personalità di Garbarek ed esibiscono
narcisisticamente una calligrafia jazz-rock fine all'effettismo a se stante. L'esuberante Oceanus e
soprattutto la bucolica Nimbus, sul primo disco dell'ensemble, nonché l'atmosferica
Balance Beam, l'ariosa Arion e soprattutto la stralunata Song Of The Shadows sul
secondo, sono le composizioni più suggestive che Towner regala al gruppo.
Batik, con Eddie Gomez al basso e Jack DeJohnette alla batteria,
è forse il suo album "jazz-rock" per eccellenza, dalla briosa Waterwheel alla delicata
Trellis, per culminare nell'opus magnum della sua carriera, la title-track.
Il lirismo sempre più pretenzioso di Old Friends New
Friends, con Kenny Wheeler, alterna ballate melodiche a travolgenti piece jazzate con una
strumentazione più varia. Su tutto svetta Beneath An Evening Sky, uno dei suoi temi
più celebri.
Il ritorno alla semplicità di Solo Concert costituisce una
boccata d'aria fresca: Spirit Lake, Zoetrope, Chelsea Courtyard e tutte le altre ballate
senza parole, forti di uno stile colloquiale e descrittivo prima ancora che virtuoso, si spingono leggiadre e
funamboliche in un territorio di confine con il folk, là dove dimorano personaggi come John
Fahey e Leo Kottke. Towner non ha mai comunicato in maniera così spontanea e immediata con
il suo pubblico e tocca qui l'apice romantico della sua avventura musicale.
Se in molti di questi dischi Towner sembra (troppo spesso) rifare il verso a
Moors, il celebre brano dei Weather Report a cui collaborò, la grande novità di
Blue Sun (terzo disco interamente solista) sarà invece il sintetizzatore, che domina
accanto ai fiati, alle chitarre e alle percussioni (tutti suonati da Towner) con il suo registro atmosferico.
L'effetto catartico di Solo Concert, album per sola chitarra, si avverte ancora nelle tenere melodie di Blue Sun,
nelle trame fiabesche di The Prince And The Sage, negli intrecci incalzanti di Wedding Of
The Streams, nella danza festosa di Shadow Fountain.
Album molto equilibrato e sapientemente arrangiato, Blue Sun
esprime appieno le doti del musicista fondendo in maniera armoniosa le diverse anime della sua
carriera.
Slide Show, di nuovo con Burton al vibrafono, aggiornerà
felicemente il sound di Matchbook. E City Of Eyes ritornerà alla forma-ballata
di Old Friends (in particolare nella commovente Far Cry).
Open Letter è un'opera un po' svagata, condizionata dalla
presenza ingombrante di Peter Erskine.
Se la musica degli Oregon appartiene sempre meno al jazz e sempre
più al barocco, altrettanto non si può dire di Towner, che nei dischi in proprio rivela
un'anima decisamente jazz. Tutto sommato la lezione decisiva per Towner è stata quella di Bill
Evans, ovvero quella di un melodismo pacato e lirico.
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