Michael Stearns (cresciuto a Tucson in Arizona, ma trasferitosi dal 1972 a
Los Angeles per aderire alla religione sufi e lavorare con una compagnia di danza) è passato alla
storia come uno dei tre iniziatori della new age elettronica di Los Angeles (con Kevin Braheny e Steve
Roach), ma dei tre è sempre stato il meno fedele all'assunto. Fin dall'inizio le sue composizioni
"sembravano" suite elettroniche, ma erano tutt'altro, perché erano generate dai suoni delle
percussioni, per quanto manipolati in studio.
La sua specialità erano partiture pittoriche di grandi dimensioni,
orchestrate per elettronica e strumenti di sua invenzione. Le sue suite non avevano però nulla in
comune con il sensazionalismo dei tedeschi. Erano semmai studi ascetici sulle proprietà acustiche
degli oggetti. Di conseguenza i suoni che finivano su disco erano risonanze lunghissime, rombi quasi
impercettibili, scale microtonali. Talvolta passano dieci minuti prima che succeda qualcosa, e quel
qualcosa può essere un semplice ronzio. In una lentissimo e armonioso altalena di estasi e di
paura quelle suite costituivano la colonna sonora ideale per un planetarium.
All'inizio per i suoi "balletti" Stearns pensò di ancorare l'armonia a
grandi tubi metallici in configurazioni da vibrafono. Da quelle idee nacquero i primi dischi:
Ancient Leaves,
with Ancient Leaves reminiscent of
Luigi Nono's and Karlheinz Stockhausen's electronic-vocal poems,
the sinister drones of Elysian E,
Sustaining Cylinders (con campanelli e oceano),
Jewel (con suoni della natura come nell'"om"
galattico di Morning, oppure cori di monaci come nella preghiera
estatica di Jewel).
Il passo successivo fu quello di costruire sculture sonore: Lyra,
un'idra di 156 fili metallici tesi in giro per la stanza
(i droni fantasmi di Subterranean Ambience, le vertigini e distorsioni
di The Dragon's Dream World,
la musique concrete percussiva di Rivers Of Rhythm);
e Chronos, uno strumento mostruoso fatto
di corde di pianoforte e pezzi di aeroplano. Ciò nonostante la sua "musica", rallentata, diluita e
rarefatta fino a perdere qualunque connotato musicale, risultava atmosferica e ambientale, tanto che
Chronos venne utilizzata come colonna sonora e sarebbe rimasta la sua opera più
celebre.
Con Planetary Unfolding, ispirato dall'idea che l'universo
è fatto di suono, non di materia, Stearns si convertì a una musica per sintetizzatori
più convenzionale, ma lo fece sempre conservando la predilezione per i toni lunghi e gravi (e un
gusto quanto meno bizzarro per i titoli).
Nel primo movimento, In The Beginning, una nebulosa di accordi
prende corpo poco a poco. Un nugolo di sibili e ronzii intergalattici attraversa da parte a parte Toto
I've A Feeling We're Not In Kansas Anymore e finalmente, con Wherever Two Or More Are
Gathered, gli accordi cominciano a condensarsi in figure melodiche che sfarfallano per un po'
liberamente e poi si dissolvono nel nulla. Dopo tante sonorità morbide e statiche l'atmosfera
tenebrosa e la tonalità rombante di Life In The Gravity Well e il crescendo percussivo di
Something's Moving vengono quasi come un sollievo. In mezzo c'è l'unico pezzo dotato di
un minimo di poesia, The Earth Kissed The Moon. Stearns è impeccabile nella sua opera
di macchiaiolo degli spazi interstellari, anche se il suo dilungarsi negli effetti che propone è una
forma di narcisistico manierismo.
La sua musica cosmica non indulge né in apoteosi wagneriane
né in facili ritornelli, ma semmai in sentimenti di timida soggezione.
Chronos rappresenta il vertice di questi concetti. La sinfonia
cosmica inizia (Corridors Of Time) all'insegna di una vibrazione cupa e minacciosa che cresce
piano piano. Man mano che cresce ci si rende conto che non si tratta di una vibrazione unica e statica, ma
di un intreccio di "droni", ciascuno con un suo svolgimento (per quanto lento). Quello più
melodico (Essence And The Ancients), una salmo da organo a canne, prende il sopravvento, con i
suoi riverberi quasi subacquei, e continua a gonfiarsi in un crescendo marziale. La musica si abbassa in un
bisbiglio paradisiaco (Angels Bells And Pastorale), poi decolla e va a posarsi in un silenzio
percosso da quelli che sembrano rintocchi distorti di enormi campane. All'improvviso spunta un motivetto
quasi barocco (Portraits) tintinnato furiosamente fino a disintegrarsi (Ride) nelle
vastità del cosmo.
Attraverso Lightplay (o M'Ocean) e
Plunge
Stearns cominciò a moderare le sue aspirazioni al colossal cosmico.
Lightplay è
un esempio supremo di musica ambientale che è densamente tragica invece che dolcemente
ineffabile, di musica cosmica che è liricamente statica invece che in movimento turbolento. Le
fasce sonore che si avvitano dentro l'armonia di Sirens,
i tintinnii cristalline e i cori di monaci di Vicki's Dance,
la lunga e angosciante attesa di
Marriage Chords,
i luccichii abbaglianti di Lightplay raffinano un'arte di raccontare
senza trama.
I maestosi e luccicanti cavalloni di M'Ocean reinventano i poemi sinfonici di Listz, il balletto
minimalista di Fireflies' Delight aggiorna i passaggi di Cajkovsky.
Plunge contains inferior versions of Stearns' art, such as
the sinister, symphonic poem Dark Passage,
the psychedelic/eastern Bell Tear,
the percussive world-music of Penguins on Mars,
the percussive melodic novelty Whoosh,
the guitar-driven melody Space Grass.
It is a poppier and relatively light affair for Stearns.
L'ars nova di Stearns è
leggiadra e profonda, colta e naif, poetica e cerebrale. Di questo passo Stearns abbandonò la forma
suite a favore della vignetta impressionista e la sua musica divenne drammatica, opulenta e cromatica.
The space ballads of Floating Whispers constitute a significant
step forward: the fibrillating distortion of A Moment Before,
the renaissance aria The Reflecting Heart,
the collage of natural sounds of Night Currents,
the quiet ambience of At the Bath
the electronic tide of Spanish Twilight.
Encounter, suite in dieci parti che racconta di un UFO e del suo
viaggio fra le galassie, contiene alcuni dei suoi impasti elettronici più seducenti, quasi
"barocchi" nel loro tentativo di rendere gli spazi siderali (come nei "droni" elusivi della title-track).
A Desert Solitaire Stearns regalò un paio dei suoi
quadretti migliori, Labyrinth e Shiprock.
Sacred Site è una raccolta di musiche per film degli ultimi
dieci anni, fra cui spiccano Genesis Voice e Bakara, le più tragiche.
Negli anni '90 l'artista, ritornato a vivere nel deserto dell'Arizona e
ossessionato da antiche leggende che narrano di "pietre cantanti", prima ha costruito strumenti elettronici
che dovrebbero renderne l'idea, e poi si è anche messo a raccogliere pietre risonanti.
Su Singing Stones, aiutato da musicisti Cheyenne, ha composto
dodici canzoni per pietre, piccolo ensemble e coro pellerossa. Come successo con Micus, le risonanze delle
pietre sono accuratamente mimetizzate nel magma di accordi in maniera da fornire soltanto una
vibrazione di sottofondo a cui tutto il resto deve accordarsi. Stone People, Ringing Desert
e soprattutto Subterranean Garden vengono fatti oscillare ipnoticamente fra materia inanimata e
animo umano, fra pietra e cuore, fra atomi e pensiero. I mondi inanimati e quelli animati vengono messi
in diretta corrispondenza, come se fra i due la differenza consistesse soltanto nella frequenza della
vibrazione, non nella provenienza di quella vibrazione.
In Ghost Dance il ronzio extraterrestre delle pietre viene sposato a
un andamento ritualistico, in Night Rocks alle voci della notte. Le possibilità sono
praticamente infinite e Stearns esplora soltanto alcune combinazioni armoniche. Con un flauto "nativo" e
un po' di sonagliere Ringing Desert va a situarsi fra Steve Roach e Carlos Nakai. La vibrazione di
Honoring Stone Magic è un "drone" cupo e cavernoso che si spalanca all'improvviso in
una moltitudine di suoni luminosi, e sposta la ricerca di Stearns al confine con l'avanguardia di
Stockhausen.
Stearns è un maestro dell'ambiente sonico, delle tecniche di
registrazione, dotato di una sensibilità sovrumana per la disposizione spaziale dei suoni.
The Lost World cambia completamente scenario: dalle pietre del
deserto dell'Arizona ai "tepui" del Venezuela. Stearns si improvvisa insomma pittore e psicologo. Un
crescente ricorso al canto (Lost World Theme), alle percussioni etniche (Imu Paru), ai
campionamenti (Maripak) e ai suoni naturali (Volcano, St Francis) non giova alle sue
partiture elettroniche, che hanno bisogno di spazio e tempo per trasmettere la sensazione
dell'immensità.
Quella di Stearns è una musica di calcolati trucchi, di assenze, di
allusioni, di suspence, di indecifrabili infiniti. La musica diventa silenzio, il silenzio musica.
|
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
Scroll down for recent reviews in english.
|