Glen Velez (nato a Dallas, laureato in composizione classica) è un
pirotecnico percussionista che si mise in vista collaborando con il compositore minimalista Steve Reich
(dal 1972) e il Consort di Paul Winter (dal 1983). La sua specialità è il tamburello e in
generale tutte le percussioni della sua famiglia che si suonano con le mani.
Nei suoi dischi solisti impiega tamburi arabi, indiani, africani e caraibici.
In realtà ben poco rimane delle culture che hanno inventato quegli strumenti: Velez si impossessa
delle loro sonorità e le plasma in lunghe suite che sono l'analogo delle jam improvvisate del
jazz.
Le composizioni soliste di Internal Combustion (may 1985), in particolare
Bodhran (per l'omonimo strumento irlandese) e Rain (per un tamburello mediorientale),
sono soltanto esplorazioni degli universi sonori resi possibili da quegli strumenti. La title-track,
ispirandosi alle musiche indiane e arabe (nonché a Reich), consente di improvvisare attorno a uno
scheletro predefinito (con la differenza però che l'improvvisazione non è guidata da una
parte melodica).
I duetti con Layne Redmond, invece, si spingono oltre: la title-track
presenta geometria e forza che ne fanno qualcosa di più di un semplice esercizio teorico, e
Bendir, che mescola un canto per sovratoni (tempo lentissimo) a un tribalismo delle percussioni
africane (tempo frenetico), trova un ispirato equilibrio di timbri e poliritmi.
Seven Heaven (may 1986) aumenta il duo con i fluati di Steve Gorn. Sono
prominenti gli accenti mediorientali, in particolare nelle spirali arabe di Amulet Of Bes. I bansuri
(flauti di bamboo) rubano un po' la scena alle percussioni, che talvolta rimangono nulla più che un
fitto trepestio di sottofondo. C'è indubbiamente molta più vita nella danza festosa di
Ramana e nella lunga processione "hare krishna" del brano eponimo. C'è anche
più profondità di significato: l'impasto di timbri afoni, soprattutto in Sweet
Season, favorisce immersioni psico-etniche alla Jon Hassell.
Proseguendo nella progressione verso una musica sempre meno ardua, su
Assyrian Rose (june 1989) i suoi vertiginosi assoli sono al servizio di intricate armonie per piccolo ensemble
(bansuri, corno francese, armonica). L'altra novità è rappresentata dalla riabilitazione
della melodia: i motivi sono per lo più malinconici e dimessi, ma, a differenza del bansuri di
Seven Heaven, sono sviluppati fino in fondo. Il nuovo formato si presta per suggestive escursioni
"primitive" come Assyrian Rose, contrassegnate da una stralunata polifonia in cui collidono non
solo molteplici ritmi ma anche molteplici linee melodiche (i cui tempi, lenti, non sono quelli, rapidissimi,
delle percussioni).
Il quintetto perviene forse alla sintesi più suggestiva con quel
surreale incrocio fra fanfara caraibica, tema swing e blues di piantagione che è Blue
Castle. La sognante Drala e l'esuberante Amazonas sospingono decisamente Velez
nell'agone della world-music.
Dopo la prova piu` solista di Ramana, con la magica
polifonia di Elemental Triad fra tre tamburelli accordati, Velez ha registrato il più vario
Doctrine Of Signatures (december 1990), la cui title-track è un pezzo di quarantacinque minuti per cinque
percussionisti da suonarsi camminando in tondo (per facilitare il sincronismo) ed è una delle sue
opere più sperimentali. L'altra composizione del disco, White-Throated Sparrow è
orchestrata per due percussioni e un flauto di bambù bansuri ed è simile alle cose
precedenti di Velez.
Border States (december 1992), con Howard Levy all'armonica e Randy Crafton
alle percussioni, sperimenta con una cornucopia di stili, dal pop etnico alle stasi minimaliste.
Al cospetto di queste opere austere Pan Eros (october 1992) è una
parentesi leggera: ammicando al jazz-rock più atmosferico (Madrepora) e alla world-
music più colorita (A Different World), Velez ha modo di dimostrare che le sue
percussioni non sono fini soltanto al virtuosismo.
Insegnante musicale a New York, Velez è un personaggio semplice
e modesto che ha prodotto alcuni dei dischi per percussioni più geniali di sempre.
Mokave è un trio formato dal bassista Glen Moore (ex Oregon), dal
percussionista Glen Velez e dal pianista Larry Karush (questi due ultimi si erano conosciuti nell'ensemble
del compositore minimalista Steve Reich ai tempi della Music For 18 Musicians e hanno poi
suonato nel Consort di Paul Winter).
Karush è la forza della natura che guida il doppio album (july 1991).
Song
For A New City è l'ode che corona il suo tour de force.
Lo stile di Afrique (september 1993) è ispirato in egual misura dalla world-
music di Paul Winter e dal jazz del trio di Bill Evans. Il protagonista è Karush, che in Africa
3/2 e nella title-track dà saggi di africanismi alla Dollar Brand e in Country compete
con le meditazioni di Keith Jarrett. Le ritmiche ossessive di Velez e Moore servono soltanto a rendere un
po' misterioso lo sfondo su cui si svolgono le acrobazie stilistiche del pianoforte.
Trio Globo (january 1994) è Glen Velez (percussioni), Howard Levy (pianoforte) e
Eugene Friesen (violocello), che qui eseguono un jazz molto più etnico.
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