Jean Epstein
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6.5 Coeur Fidéle (1923)
7.0 The Three-Sided Mirror (1927)
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Filosofo del cinema, il polacco Jean Epstein (ex segretario di Lumiére) scrisse diversi saggi sulla settima arte e diresse una serie di film finemente impressionisti, in cui tentava di creare col reale un'atmosfera irreale. Il suo microcinema, un'osservazione prolungata e minuziosa della realtà che finisce per conferirle un senso onirico e metaforico, è al tempo stesso scienza ed arte (ispirato rispettivamente da Painlevé e Edgar Allan Poe).

Epstein cercava il meraviglioso nel paesaggio e la realtà nella vita del popolo: anticipò così il realismo poetico (Coeur Fidéle, 1923, rissa nella periferia marsigliese per amore di una donna, e La Belle Nivernaise/ The Beauty from Nivernais , 1924, storia senza ritmo di barcaioli fluviali) e il neorealismo italiano (Finis Terræ, 1929, dramma a lieto fine in una comunità di poveri pescatori e L'Or des Mers, 1932, favola d'amore in ambiente analogo). La sua arte fotografica e la sua celebrazione della natura giunsero quasi alla perfezione con Mor Vran (1931).

Epstein è il miglior cinematografico dei pittori impressionisti. Il suo scopo è filmare la bellezza ascetica, la poesia fluida, dei paesaggi e delle comunità. I suoi impalpabili cortometraggi erano densi di sensazioni.

Da un lato Coeur Fidéle, La Belle Nivernaise, Finis Terræ tendono a presentare con crescente semplicità e spontaneità la vita di ogni giorno, al limite del documentario, mentre dall'altro lato film come L'Auberge Rouge (1923) e Le Lion des Mogols (1924) tendono a una crescente artificiosità, a immagini sempre più lambiccate e pittoriche.

He also directed Le Double Amour/ Double Love (1925) and Six et Demi Onze/ Six and One Half Times Eleven (1927), as well as several literary adaptations like Mauprat (1926), mainly notable because the young Luis Bunuel worked as an assistant.

La Glace a Trois Faces/ The Three-Sided Mirror (1927, per soli 40 minuti) è il gioiello sperimentale in cui convergono entrambe le tendenze. La storia di una corsa in auto finita in uno schianto è raccontata in ordine non cronologico, sovrapponendo scene artificiose e scene documentarie, con i primi piani interni e irreali degli oggetti e delle facce, a ritmo discontinuo.

Black star Josephine Baker, who had exploded on Paris' caberet scene in 1921, made her film debut in La Sirene des Tropiques/ Siren of the Tropics (1927).

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