Heinosuke Gosho
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Heinosuke Gosho, figlio di una geisha d'alto bordo ed
erede della fortuna paterna, si laureò a Tokyo manifestando precocemente il suo interesse per il
cinema; dopo alcuni anni di apprendistato nell'equipe di Shimazu, iniziò la carriera registica
collocandosi subito nel filone contemporaneo. Negli anni Trenta, grazie anche all'avvento del sonoro,
matura uno stile comico e patetico al tempo stesso, nella tradizione di Chaplin e di Lubitsch, per esempio
in Madamu to Nyobo (1931) il primo film sonoro Giapponese di grande successo. Nel giro di pochi anni però prende piede uno stile
più quotidiano che, senza rinunciare al partecipe umanesimo delle precedenti commedie, si
concentra sull'ambiente domestico; brave ragazze e umili impiegati sono al centro di vicende semplici e
comuni, sulla scia questa volta di de Sica: Jinsei no onimotsu (1935).
Servendosi spesso di soggetti tratti da romanzi contemporanei di alto valore
artistico, in contrasto quindi con la diffusa tendenza ad adattare libri popolari e commerciali, Gosho
dipinge nel dopoguerra alcuni possenti affeschi sulla vita degli umili. Entutsu no mieru
basho (1953) mette in scena una coppia che vive nel sobborgo operaio di Tokyo e che ospita due
giovani sposi; un neonato abbandonato alla loro porta rompe la monotonia della vita di fabbrica, mettendo
in luce l'umanità dei loro sentimenti e acuendo il senso di soffocamento provocato dalla foresta di
ciminiere: l'uomo tenta persino di uccidersi a causa delle incomprensioni dei vicini. La stessa allucinante
vita urbana domina Aitoshi no tanima (1954) e i film successivi, ma il più delle
volte pecca di # : enuncia una tesi e poi la svolge diligentemente. Salvo rifugiarsi nel fantastico in opere
comiche come Ayako (1967), dove una prostituta (venduta dai genitori a un bordello) deve
essere esorcizzata perché causa la morte di tutti i suoi clienti.
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