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7.3 The Birth of a Nation (1915) 7.5 Intolerance (1916) 6.0 Hearts of The World (1918) 7.0 Broken Blossoms (1919) 6.5 Way Down East (1929) 6.0 Orphans Of The Storm (1921) | Links: |
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David Griffith nacque nel 1879 in una famiglia sudista rovinata dalla
guerra civile e cercò dapprima la sua strada nel teatro, e come attore e come autore; raggiunta una
discreta fama, esordì nel cinema nel 1907 recitando per Porter.
Nel 1908 è regista a New York per la Biograph, cominciando con il breve The Adventures of Dollie (1908), ed apprende velocemente le tecniche inventate dai pionieri; diventa così il primo grande del cinema che non ne sia un pioniere. Due anni dopo si sposto` in California e diresse il primo film di Hollywood, In Old California (1910). Le tecniche messe a punto dai pionieri francesi (la verità), italiani (le grandi messe in scena) e americani (l'inseguimento) (il montaggio) sono per Griffith i segni naturali mediante i quali si esprime il linguaggio filmico, necessariamente diversi da quelli del teatro. Completò il suo bagaglio tecnico lavorando in modo consapevole sui tempi (azioni parallele, flashback), sulle inquadrature (primo piano, campo lungo, dettaglio, carrellata) e sul montaggio (soprattutto nei finali, dove il ritmo sempre più serrato con cui si susseguono le inquadrature provoca la tensione emotiva dello spettatore). Per tutta la durata della sua carriera Griffith continuò ad affinare la tecnica, apportando ritocchi ora all'illuminazione ora alla profondità di campo. A differenza dei pionieri, autodidatti e dilettanti, Griffith è sì ancora autodidatta, ma già professionista del cinema, serio e ambizioso,nobile e tenace, che lavora e fa lavorare con estrema cura e disciplina. Per quel che concerne i soggetti, Griffith si assunse il compito di far compiere al cinema un balzo di secoli, divorando tutto ciò che le altre arti avevano già assimilato; attinse a piene mani dal patrimonio letterario internazionale e sviluppò in un certo senso tutte le trame possibili, in fatto di narrativa popolare. Se forse con Griffith il cinema non diventa ancora pienamente un arte, certo diventa cultura: Griffith trasse il cinema novecentesco dal romanzo ottocentesco. I suoi film furono così film romantici e realisti, film a tesi, e film di idee, sostanzialmente il modo novecentesco di esporre e proporre idee. La sua strategia è sovente puerile e primitiva (contrapposizione di bene e male, minuziosa riproduzione della realtà, scene brutali per accrescere l'emozione della tragedia, idealizzazione delle adolescenti e del paesaggio rurale), ma affronta in tutta la sua portata il problema della caratterizzazione dei personaggi e dell'espressione dei sentimenti, sia per quel che concerne la recitazione degli attori e fu il primo a selezionare accuratamente i protagonisti e a guidarne le mosse, sia per quanto riguarda la parte della macchina da presa. strumento per scandagliare uomini natura e oggetti. Dalla dissolvenza al flashback Griffith mise a punto quelli che sarebbero stati i ferri del mestiere di tutti i cineasti. Dal 1908 al 1913 diresse centinaia di film minori in cui peraltro compaiono già i germi dei suoi capolavori; erano cortometraggi dei generi più svariati: giallo (The Lonely Villa),western (The Red Man and the Child, 1908; The Girl and the Outlaw, 1908; The Last Drop of Water, 1911; The Massacre, 1912), leggero (The New York hat), storico (Judith of Bethulia), melodramma realista (A Corner in Wheat), e persino un noir ante-litteram (In the Watches of the Night, 1909), la cui durata e complessità tendevano via via ad aumentare. The Country Doctor (1909)
Una parte importante della sua prima produzione hanno i film dedicati agli immigrati, che trattano i temi dell'emarginazione e del disadattamento, particolarmente sentiti da una larga fascia di pubblico che viveva in quegli anni i problemi dell'inserimento; l'amore fra due persone appartenenti a diversi gruppi etnici è in genere il trucco che mette in moto la trama. A questo genere si possono assimilare i film di argomento razziale, in cui l'emarginazione è quella della colonia indiana o messicana. Al centro dei suoi film sono i sogni della borghesia puritana e il suo spirito orgogliosamente sudista (selvaggio e visionario): la sua America è un prodotto dell'immaginario collettivo, mentre i suoi personaggi sono frutto del suo subconscio. I suoi soggetti, per quanto complessi, poggiano sempre su una visione semplicistica del mondo: la lotta fra le forze del bene e quelle del male. Griffith rimase sempre legato all'ideologia reazionaria del Sud. Nel 1915 realizzò il primo lungometraggio e kolossal storico americano, The Birth Of A Nation (quasi tre ore di proiezione) ed è anche uno dei più biechi atti di propaganda razzista e la prima epica nazionale in forma di film; Griffith, da sempre ossessionato dal mito della famiglia (un'isola di sicurezza) e dal terrore dei negri (fonte di disunioni, perché causa della guerra), si sforza di convincere il pubblico che i negri schiavi significano stabilità e pace, mentre i negri liberi significano il crollo della società e dei suoi connotati, in particolare del puritanesimo che gli sta tanto a cuore. Il film comincia con la descrizione della felicità familiare prima della guerra; ma alla fine della guerra i negri hanno preso il potere e vessano la popolazione bianca, difesa dal Ku-klux-klan. I bianchi ritrovano la felicità quando un doppio matrimonio sancisce la riconciliazione fra nord e sud. Esaltando l'opera di questi giustizieri bianchi, Griffith voleva esaltare la nuova nazione, nata sulle rovine della secessione. Il film espone i due simboli principali della poetica griffithiana: le giovani rappresentano il bene, i negri il male; i negri tentano due volte di violentare una giovane; la guerra libera orde di negri feroci come demoni a caccia di anime, la guerra è il peccato che ha dannato i bianchi. Il sincero orrore di Griffith per la guerra è una prova della sua mentalità generalmente progressista, a parte le questioni razziali. Le scene brutali, quelle commoventi e quella grandiosa dell'incendio di Atlanta furono alla base dello straordinario successo del film; ma ovunque si ebbero manifestazioni di protesta, e in alcuni paesi europei il film fu proibito. Basta capovolgere le parti di bianchi e neri e si scopre un capolavoro di cinema storico-realista.
Dalla storia americana Griffith passò con Intolerance (1916)
alla storia mondiale. Il tema e` quello della lotta fra odio e amore.
I quattro episodi (ambientati nell'America contemporanea,
nella Francia delle guerre di religione, in Palestina ai tempi di Cristo
e nell'antica Babilonia) costituiscono una sorta di compendio
dell'intolleranza nei secoli: lo sfruttamento operaio,
la strage degli ugonotti, la passione di Gesù, e
la caduta di Babilonia.
Nelle parti storiche Griffith, per quanto abile a manipolare colossali messinscene, non può sfruttare le sue doti più efficaci, il melodramma e l'intimismo familiare, e finisce per affogare fra i costumi e le scenografie. Intolerance è un'opera in cui più di tutto conta il montaggio; è il montaggio a dare un senso, combinandoli, ai quattro episodi, a scandire i tempi, a creare la suspense. Il film costato moltissimo, ebbe scarso successo, anche per l'entrata in guerra degli Stati Uniti, e Griffith ne fu praticamente rovinato. Dopo un melodramma patriottico piuttosto convenzionale diretto in Europa, Hearts of The World (1918), Griffith realizzò Broken Blossoms, finalmente il dramma intimista che più si adattava alla sua personalità, centrato sul tema vittoriano dell'innocenza. Un cinese consola una giovane maltrattata oppressa dal padre, e quando questi l'ammazza di botte gli spara e poi si sopprime. Il quartiere popolare è il vero protagonista del film: un angolo di tuguri miserabili che si affacciano su un vicolo immerso nella nebbia. Il ristretto numero di personaggi e la successione di quasi soli interni ne fanno una tragedia classica, rispettosa delle tre unità. Griffith scarica tutte le sue conoscenze filmiche in un piccolo angolo di mondo: può così montare con una minuzia e una raffinatezza che non eguaglierà mai e approfondire, dando sfoggio di eccezionale sensibilità, le tre personalità (il boxeur ubriacone, l'inerme adolescente nella quale il terrore è connaturato, il predicatore cinese che alla fine vede fallire la sua filosofia dell'amore). Il finale è un capolavoro nel capolavoro, quando la bambina si nasconde in un armadio, che il padre inferocito sfonda a colpi d'ascia. Ancora un'adolescente vittima della brutalità, un idillio schiacciato, una famiglia a pezzi; i risvolti mistici e sociali danno alle sofferenze della giovane il crisma del martirio (il suo sorriso malinconico e il suo sguardo spaurito escono dai bassifondi per simboleggiare l'intera visione griffithiana della società Ma questa volta Griffith ha scoperto il pathos. Capolavoro di estrema stilizzazione, Broken blossoms è anche il film in cui trapelano più evidenti le angosce esistenziali di Griffith, un uomo amante e al tempo stesso tormentato dalla solitudine, che si sentiva attratto nella società dalle giovani (affettuose e innocenti), ma temeva di doversi misurare con la sua violenza. The Sorrows of Satan (1926) is an adaptation of Marie Corelli's horror novel "The Sorrows of Satan" (1895).
Lilian Gish è l'interprete preferita di Griffith nel ruolo
dell'adolescente inerme.
Interpreta anche True Heart Susie, raffinata ma troppo patetica
storia sentimentale di una ragazza abbandonata dal suo fidanzato,
e soprattutto Way Down East (1929), in cui
una povera ragazza,
sedotta e abbandonata, e perseguitata dai pettegolezzi
dei puritani, decide di buttarsi nel fiume, ma all'ultimo momento viene
salvata da un bravo giovane che la ama e che vuole sposarla.
Con questo film, tratto come gli altri due capolavori intimisti, da opere letterarie contemporanee,
Griffith esaurì il filone vittoriano della sua opera.
Raggiunta la perfezione nel dirigere gli attori e
l'operatore (Billy Bitzer), e nel montare i finali mozzafiato, con la scena della fallita suicida che,
aggrappata a una lastra di ghiaccio, viene trascinata verso le cascate, mentre il suo salvatore la raggiunge
saltando di lastra in lastra, Griffith può ambientare il film con eguale successo nella città
o nella campagna, dargli un finale tragico o lieto.
Il melodramma storico Orphans Of The Storm (1921) compie un passo indietro, dal romanzo vittoriano al romanzo storico. Durante il viaggio fanno la conoscenza di un marchese privo di scrupoli che s'innamora subito di Henriette e ordina ai suoi scagnozzi di rapirla. Il marchese riprende il viaggio e, quando la sua carrozza travolge e uccide una ragazza del popolo, si limita a dare qualche spicciolo alla madre. Mentre il marchese presenzia a un banchetto lussuoso e flirta con una nobile, le due innocenti provinciali arrivano nella grande citta` e vengono aggredite dai suoi uomini. Henriette viene rapita e Louise, rimasta sola, viene soccorsa da un povero giovane di buon cuore, figlio di una megera accattona. Il party del marchese si e` trasformato in un'orgia colossale quando gli viene recapitata la sventurata Henriette. La salva pero` il cavaliere, che e` fra gli ospiti e ferisce il marchese a duello. Il cavaliere le procura anche un alloggio, di fianco a un povero avvocato, Robespierre. Intanto Louise e` stata costretta dalla megera a diventare una mendicante. Un buon dottore ha rivelato alla megera che potrebbe guarire, ma la megera le ha fatto credere che invece non ci siano speranze. Il cavaliere, fidanzato contro la sua volonta` a una nobile, rivela allo zio conte di essere innamorato della plebea Henriette e lo zio va su tutte le furie. Henriette salva la vita a Danton, inseguito dalle guardie. Il cavaliere convince la contessa ad andare a la sua amata Henriette e la contessa scopre cosi`, dal racconto di Henriette, che quella Louise e` la sua Louise. Proprio in quel momento Henriette ode la voce di Louise che mendica in strada e si precipita giu`, ma il conte e` venuto a farla arrestare e la megera ha cosi` modo di riportarsi via Louise. Il cavaliere viene esiliato per tenerlo lontano da Henriette. Scoppia la rivoluzione. Fra i caporioni c'e` anche Jacques, che medita sempre la vendetta contro l'odiato conte. Luoise, liberata dai rivoluzionari, corre a cercare la megera, ma questa le fa credere che Henriette sia perita. Louise non puo` chiedere aiuto alla polizia perche' in citta` regna l'anarchia. Il cavaliere rischia la vita per andare a trovarla, travestito da plebeo. E infatti il vendicativo Jacques lo riconosce e lo fa arrestare. Vengono entrambi giudicati in pubblico e proprio davanti al tribunale Louise ritrova Henriette. Ma ancora una volta non riesce a riabbracciarla, perche' le guardie le separano. Il cavaliere viene condannato alla ghigliottina, ma Louise viene salvata da Danton all'ultimo momento e puo` finalmente ricongiungersi con la sorella. In pochi anni Griffith divenne anacronistico, e il sonoro lo spazzò via senza pietà; diresse l'ultimo film nel 1930. Della sua ultima produzione, tecnicamente impeccabile, fanno parte Isn't life wonderful (1924) sulla miseria del dopoguerra tedesco, e Abraham Lincoln (1930), dedicato al martire della causa antischiavista; il sentimentalismo liberale che, fuso con la tipica crudeltà sudista (sesso violenza, appena oltre le adolescenti e i bruti griffithiani, sono gli ingredienti anche della narrativa sudista), fu l'origine della sua grande arte, andava con l'età abbracciando settori sempre più ampi della vita contemporanea. Se dal contrasto fra i due opposti paradigmi (sentimentalismo di stampo vittoriano e l'asprezza di stampo sudista) nacquero i suoi capolavori, dall'acuirsi di questa contraddizione sarebbe probabilmente derivato un cinema di introspezione psicologica, con al centro l'uomo e la sua lotta per la sopravvivenza, morale e fisica nella società. Fanciulle e bruti configuravano infatti un mondo di innocenti e di dannati, dove le prime dovevano lottare pur di non essere sopraffatte dai secondi. E' in fondo l'eterna lotta fra il bene e il male, che fin dall'antichità l'intolleranza ha fatto pendere dalla parte del male. Il Dickens del cinema era tormentato da visioni e complessi inconsci (l'Europa sempre vista come teatro di orrori; razzismo e puritanesimo manifestazioni di un primitivo istinto di conservazione; un mondo di poveri totalmente distinto da quello dei ricchi. L'importanza di Griffith è più evidente nell'evoluzione dello stile di regia. La sua narrativa è resa infatti fluente dal processo di editing. Un fattore determinante nell'aumentare l'emozionalità e l'espressività del cinema. |
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