Il georgiano Otar Iosseliani, allievo di Dovzenko, si
laureò nel 1954 a Mosca, ma soltanto sette anni dopo diresse il suo
primo film, Aprile (1961), pièce surreale: due amanti sono felici in una stanza vuota
finchè non irrompono gli oggetti a guastare la loro felicità. Il film fu censurato e il regista
fece per un po' di anni l'operaio metalmeccanico.
Torna a dirigere con Listo pad (1967), commedia satirica di costume che
si vale della presa diretta nel narrare le peripezie di un giovane svagato alla ricerca del primo impiego: lo
trova in una fabbrica fallimentare, dove il direttore bara sui bilanci e nessuno ha voglia di lavorare, ma lui
riesce a rimetterla in sesto. Il film è polivalente: tratteggia la figura di un giovane, colto nel
momento di passaggio dall'adolescenza alla maturità, deride l'ottusità e l'inefficienza
della burocrazia statale, ritrae affettuosamente la vita minuta dei georgiani.
Iko Shashvi Mgalobeli/ There Once Was a Singing Blackbird (1970)
Zily pevcy drozd (1973) ripropone l'ironica figura del giovane solitario e
individualista alle prese con una società monolitica e opprimente: il giovane suonatore di timpani
di una grande orchestra ha un sacco di tempo libero e lo impiega nelle attività più inutili;
oltretutto è un po' svagato, arriva sempre in ritardo ai concerti (ma in tempo a dare i suoi due
unici colpi di timpano) e si dimentica degli appuntamenti galanti; vaga fra il vecchio negozio di orologi,
dove faceva da commesso, la biblioteca, un laboratorio universitario, i bagni pubblici ... ma tutto senza
uno scopo chiaro, anzi con l'unico obiettivo di non lavorare; tutti lo rimproverano, si preoccupano per il
suo comportamento, gli raccomandano di trovarsi un'occupazione come gli altri; un giorno, attraversando
la strada, viene schiacciato da un camion. Modellato sui simpatici giovinastri di Truffaut, Forman e
Jukin, il ragazzo di Joseliani gode però di una predestinazione fatale: la sua innata carica
eversiva è inesorabilmente destinata a soccombere sotto le macine del sistema (durante tutto il
film continua a rischiare la vita per gli accidenti più buffi, dalla botola del palcoscenico al vaso da
fiori, come se una forza occulta cercasse in ogni modo di eliminarlo). Il suo rifiuto di essere normale, pur
non essendo un ribelle o un artista, fà di lui un ribelle e un artista, che realizza i suoi momenti di
massima creatività a zonzo per le vie di Tbilisi. Tutti gli altri, dall'ottuso direttore d'orchestra alla
madre che il giovane scruta col telescopio, costituiscono un gigantesco ingranaggio, quello che sommerge
il cadavere stritolato alla fine del film, particolare di un vecchio orologio che l'orologiaio è
finalmente riuscito a rimettere in moto. Il conflitto fra individuo e società si risolve
nell'impossibilità di non crescere, di fermare il tempo. Il simbolismo dell'apologo, la caricatura
della società, l'autobiografismo latente rendono polivalente anche questo film.
Ljetov derjevne (1976) è la cronaca assurda di un quartetto
d'archi che si reca in ritiro per preparare la nuova stagione; accentua la tendenza al documentarismo.
Les favoris de la lune (1984) è una commedia leggera ad
inseguimento dedicata ai ladri di Parigi, un girotondo senza trama di furfanti donnaioli, di criminali
internazionali, di borghesi frustrati e vagabondi anarchici, tutte macchiette prive di spessore psicologico.
Il commissario che smaschera tutti viene alla fine ucciso da un terrorista arabo. Un ingranaggio spietato
nella jungla metropolitana scatena mostri di avidità e di cinismo.
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