Neorealismo Italiano

See also the Best Italian Films of All Time

neorealismo 1942- 1952 commedia all'italiana 1945-1962

1. CAMERINI 1932 de Sicarosa/Realborg DON CAMILLO

[commedia anni 1930,

[mastrocinque

 

2. BLASETTI - BONNARD 1942 Zavattini/Realborg TOTÒ (PALERMI, BRAGA [GLIA, MATTOLI) 1952

 

3. ZAVATTINI Zavattini BONNARD

 

4. DE SICA 1943 Zavattini MACARIO, PETROLINI (BLA [SETTI, Nerone, 1930) 1939

 

5. CASTELLANI 1952 SOLDATI Poggioli MATARAZZO 1940

 

6. LATTUADA 1960 calligrafismo MONICELLI 1951

 

7. MAGNANI STENO

 

8. ROSSELLINI 1945 doc. storico 8. COMENCINI

 

9. VISCONTI 1942 ALESSANDRINI Crimen 1960

 

10. ZAMPA 1952 denuncia RISI

 

11. DESANTIS 1952 denuncia BRUSATI Manfredi

 

VERGANO 1949 denuncia LOY

 

PONTECORVO 1966 doc. storico FRANCO FRANCHI

 

ROSI 1961 denuncia SORDI BLASETTI Peccato1955

 

LIZZANI 1954 denuncia GERMI ZAMPA Anniruge 1962

 

ANTONIONI CAMPANILE Aldeair 1956

 

FELLINI - MASELLI 1960 CASTELLANO - PIPOLO

Bello 1971

PIETRANGELI Medico 1968

 

BOLOGNINI SALCE

 

PASOLINI Mitologico

 

ZURLINI MACISTE

 

VANCINI COTTAFAVI

 

FERRERI 1970 BLASETTI Corona di ferro 1942

 

MAGNI Western 1968-1980

 

OLMI LEONE

 

TAVIANI Horror

 

BERTOLUCCI BAVA

 

BELLOCCHIO ARGENTO

 

PETRI Comico

 

SCOLA NICHETTI

 

CAVANI MORETTI

 

WERTMÜLLER VERDONE

 

BRASS TROISI

 

BENE Erotico

 

MONTALDO SAMPERI

 

Animazione

 

BOZZETTO

  Il periodo buio della dittatura fascista fu segnato, oltre che dalle iniquinate scelte politiche del "duce" Benito Mussolini (invasione dell'Etiopia nel 1935, Patto d'Acciaio con la Germania nel 1939, dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna), dall'avvento di una fiera generazione di intellettuali, equamente spartiti fra liberal-cattolici (raccolti attorno alla vecchia bandiera di Benedetto Croce) e socialcomunisti (assestati sulle linee di lotta clandestina tracciate da Antonio Gramsci). I gerarchi, gli squadristi e gli agenti della polizia segreta (O.V.R.A.) applicano metodi violenti per estirpare l'opposizione, ma nonostante la repressione l'intelligentia antifascista prolifera, soprattutto in campo letterario.

Lo sbarco americano, lo sbandamento dell'esercito e la "Lotta per la Liberazione" dei partigiani nelle zone occupate dai tedeschi, creano un clima di confusione e di entusiasmo, di miseria e di eroismo e di terrore, un breve Medioevo con tanto di improvvisati Comuni (le Repubbliche Partigiane dichiarate nei territori liberati) e di barbari saccheggi (le rappresaglie naziste che trucidarono interi villaggi).

La ricostruzione nella neonata Repubblica avviene sotto l'egìda del partito cattolico, che fin dal principio conquista la maggioranza dei suffragi, e con l'aiuto dei nuovi alleati americani, i quali rappresentano il mito del consumismo e del capitalismo. "Borsa Nera" e banditismo (Salvatore Giuliano) oltre a qualche rigurgito nostalgico (attentato a Togliatti), non impediscono che in breve tempo la macchina economica si riprenda, con una rapida e decisiva industrializzazione del Paese. La quale però avviene in modo da trascurare vaste zone, soprattutto del Meridione, da un lato provocando una massiccia emigrazione verso le metropoli settentrionali, dall'altro favorendo la sopravvivenza nelle campagne del Sud di forme arcaiche di potere quali la "Mafia".

Il cinema fu rilanciato da diversi fenomeni:

 

- il protezionismo attuato dall'Istituto LUCE a partire dal 1934 ;

 

- l'inaugurazione di Cinecittà, la Hollywood di Roma, nel 1937 ;

 

- l'apertura nel 1939 del Centro Sperimentale ;

 

- l'istituzione della Mostra Cinematografica di Venezia nel 1932, annuale a partire dal 1935;

 

- la propaganda bellica.

 

 

Al di là del cinema di chiara marca fascista, fin dagli anni del muto si era registrato un crescente interesse per l'ambiente piccolo borghese e per l'approccio realista: Sperduti nel buio (1914) di Martoglio, Assunta Spina (1915) con la Bertini, e i contributi di Pirandello, pur fra condizionamenti imposti dalle mode vigenti, rappresentano i primissimi sintomi di un cambiamento.

Negli anni Trenta i più attenti sostenitori di questa direttrice, Blasetti e Camerini, e poco i calligrafici (formalisti di formazione letteraria), cioè Castellani, Poggioli [Addio giovinezza (1940)], Soldati [Piccolo mondo antico (1941)] e Lattuada, ruppero definitivamente con il cinema dei telefoni bianchi, con i kolossal storici e con i film di propaganda.

l'atmosfera neorealista si completò durante la guerra. In quel clima di totale distruzione, con i teatri di posa inagibili e le compagnie disperse, con la penuria di mezzi tecnici, di costumi, di scenari, i cineasti italiani misero all'opera il secolare metodo di arrangiarsi, che tradotto in citazioni sonanti voleva dire riprendere teorie dell'avanguardia impressionista e futurista. Lo stile neorealista scaturì pertanto da una teoria cinematografica quanto alle precarie condizioni di lavoro, e fu caratterizzato dalla povertà in tutti i sensi: povertà nella qualità tecnica dei film (niente travestimenti storici, niente scenografie, ma personaggi con i panni umili di tutti i giorni, riprese all'aperto) e nella gente trattata (il proletariato, i contadini, i disoccupati, i baraccati); questi ultimi non tanto perché rappresentassero il ceto contemporaneo più interessante quanto perché gli attori stessi, ridotti spesso sul lastrico, vi appartenevano.

Quando la caduta del regime fascista ebbe allentato del tutto le maglie della censura, esplosero i de Sica (già celeberrimo come attore brillante), i Zavattini, i Rossellini, i Visconti, Zampa, de Santis, Magnani, emersero dal sottobosco imponendo il nuovo stile a tutto il mondo. Un cinema di macchiette tragicomiche, di ambienti sordidi, di miseria cupa.

La rottura con il cinema degli anni Trenta fu favorita dal generale clima di rinnovamento che aveva preso impulso dal movimento resistenziale; la rapida diffusione fu fomentata dalla ricostruzione. Ma il boom economico cambiò anche la faccia dell'Italia populista, rendendo anacronistico il Neorealismo, non più sostenuto dall'ambiente, dal clima, dall'atmosfera che l'avevano generato.

l'unico elemento teorico comune a tutti era una generica spinta morale verso ideali antifascisti, egualitari e libertari, cristiani e comunisti. Le circostanze imposero il carattere popolare, con il corredo dialettale e quotidiano e il taglio cronachistico. Ma il Neorealismo nacque dal cinema italiano degli anni Trenta, quello del regime e dei telefoni bianchi, ne conservò lo stile retorico e l'afflato sentimentale .

Equivoco e non ideologico, il Neorealismo ebbe senso finchè i suoi protagonisti ne furono anche (indiretti) soggetti.

La crisi del Neorealismo sfocerà nel bozzettismo # e nel figurativismo, o, nel caso migliore, nel cinema di denuncia.

Il tema dominante della Resistenza contagiò Roma città aperta di Rossellini e Il sole sorge ancora (1946) di Vergano (scene di diserzione, guerriglia e rappresaglie).

La civiltà americana (soprattutto derivata dal romanzo americano) appare in Ossessione e Paisà.

Fra gli attori Anna Magnani, Aldo Fabrizi e Vittorio de Sica; fra gli sceneggiatori Cesare Zavattini, Vitaliano Brancati e Mario Soldati; ma il Neorealismo nella sua ultima fase lanciò anche la nuova generazione di dive italiane: Silvana Mangano, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale e Virna Lisi.

A livello mondiale il Neorealismo è una pietra miliare del movimento di opposizione a Hollywood: la realtà del dopoguerra italiano è l'esatto opposto dell'edulcorato sogno rooseveltiano (il reale contro l'immaginario). Più precisamente l'epica americana viene umanizzata (metropoli/baraccopoli, autostrada/vicolo, prateria/prato, cavallo/asino, slang/dialetto) e la sua struttura portante, la trama, disinnescata.


Mario Camerini
Alessandro Blasetti
Cesare Zavattini
Vittorio DeSica
Renato Castellani
Alberto Lattuada
Anna Magnani

La romana Anna Magnani fu negli anni trenta una delle colonne degli spettacoli di varieta` della capitale, cantante e attrice in mezzo ai tanti commedianti che divertivano il pubblico meno abbiente nelle sale scalcinate dei quartieri piu` popolari. Formatasi a, quella scuola di avventurieri e di talenti naturali del teatro, ebbe modo di mettere in luce le sue doti di recitazione tesa appassionata, da vera popolana, emergendo gia` allora a simbolo positivo dei ceti poveri, quelli abituati da sempre a sopravvivere "arrangiandosi" e a sopportare con rassegnazione i rovesci del destino, ma capaci anche di strenue, improbe, coraggiose risoluzioni.

A partire dal 1939 mise il suo temperamento al servizio del cinema, in particolare a fianco dell'altro attore romano per eccellenza, Aldo Fabrizi (per esempio in Campo di fiori, di Bonnard, lei umile onesta laboriosa affettuosa e apprensiva zitella, lui vanitoso cuor d'oro che si prende una cotta per una raffinata cittadina ma che alla fine capisce dove sta il vero sentimento). Alla liberazione di Roma venne coinvolta da Rossellini nel progetto impossibile di fare un film senza mezzi, con il modesto finanziamento di una contessa che vuol commemorare un sacerdote torturato e trucidato dai nazisti; il soggetto venne ricavato da articoli di giornale e da ricordi di fatti realmente avventi in quegli anni. Mentre Rossellini cerca disperatamente soldi, vendendo tutto il vendibile e persino adescando un pastore arricchito o un commerciante di stoffe, i divi strapagati Magnani e Fabrizi si adattano al clima d'improvvisazione e, scesi dal loro piedistallo, si appassionano a quell'impresa che prende forma giorno dopo giorno sotto i loro occhi, senza un piano prestabilito, seguendo le bizze del destino che impedisce certe cose (il clima e` ancora quello bellico) ma ne favorisce altre (la scenografia e` di Roma cosi` com'e`), senza la possibilita` di provare prima le scene perche` la pellicola scarseggia, e utilizzando come popolani dei popolani dei quartieri, e come tedeschi dai tedeschi presi dal campo di prigionia americano. L'emotiva Magnani trova in questa cornice naturale la sua dimensione ideale, abbandona le arie da diva anni venti, vestita da cenci, con le occhiaie fonde, la parlata dialettale, crea il prototipo della diva italiana del dopoguerra, capace di sorrisi celestiali ma anche di risate viscerali, di sfasci morali e di collere veementi. Tanta sofferta interpretazione lancio` il volto "umano" e commovente della Magnani in tutto il mondo. La stessa corda, toccata in L'onorevole Angelina (1947, Zampa) e Bellissima (1961, Visconti), confermo` le sue straordinarie qualita` drammatiche, mentre un infelice vita privata mitizzava la donna agli occhi delle connazionali.


Roberto Rossellini
Luchino Visconti
Luigi Zampa
Giuseppe DeSantis