Kanetu Shindo
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Figlio di umili contadini di Hiroshima, Kanetu Shindo entrò nel mondo del cinema come assistente di Mizoguchi, al cui fianco rimase fino ai due capolavori del 1952. Dopo aver lavorato anche con Naruse e Kinoshita, si dedicò alle sceneggiature per i film del socio Yoshimma e alle prime regie in proprio.

Queste risentono dell'influenza di Mizoguchi, soprattutto Onna no issho (1953) e Kavashimi wa onna dake ni (1955), e dal trauma atomico che colpì la sua città. Genbaku no ko (1952) in particolare esprime il dolore mai sopito per l'immane eccidio e descrive la rassegnata paziente ricostruzione;

una maestra che fa ritorno a Hiroshima dopo anni di lontananza incontra i pochi conoscenti sopravvissuti, allievi e colleghe, tutte più o meno marchiate a vita dalla tremenda esplosione;

 

l'evocazione del fatidico giorno si limita a pochi flashback istantanei e al rombo finale di un bombardiere, che, contrastando con l'esposizione piana e dimessa della vicenda, rendono il senso di angoscia in cui vive, o sopravvive, la popolazione.

La celebrità arriva comunque con Hadaka No Shima/ Island/ Isola Nuda (1961), film calligrafico senza dialoghi nel quale rievoca il mondo poverissimo della sua infanzia;

è la storia di due contadini che coltivano con fatica l'isoletta dove sono nati e cresciuti; il lavoro è massacrante e monotono, oltre che arido di soddisfazioni: una pesca fortunata permette sì di trascorrere un giorno a Tokyo, ma una febbre improvvisa uccide uno dei loro bambini prima che il padre abbia fatto in tempo a chiamare il medico; non c19è neppure il tempo per piangere: la estenuante lotta contro la natura continua.

 

Giustamente il film è senza dialoghi: il dolore, la rassegnazione, la fatica, sono mute; il silenzio è la più commossa testimonianza di quella vita logorante, che ha senso soltanto nell'economia globale della natura. Lo stesso riserbo del film su Hiroshima produce lo stesso effetto commovente.

Dal truculento Onibaba (1965) in poi Shindo viene attratto dall'horror film, ovvero da situazioni più macabre ed erotiche;

 

qui una vedova di guerra se la fa con l'ex-camerata del marito sotto gli occhi della suocera, la quale, inferocita, tenta in ogni modo di porre fine alla blasfema relazione, prima offrendosi al reduce, poi spaventando l'infedele cammuffata da demone; la giovane però non sa resistere alla tentazione, e continua finchè l'orgia di sesso diventa un'orgia di morte.

 

Honno (1966) descrive la tragica umiliante condizione di un uomo che ha perduto la virilità in seguito all'esplosione atomica e che trova comprensione e aiuto nella fedele domestica; la poetica e grottesca relazione culmina nel sacrificio della donna, che muore di parto. Questo film fonde mirabilmente l'intimismo delicato delle prime opere con il sensualismo debordante di Onibaba; scavo psicologico e morale filosofica sull'infelicità umana si compenetrano in una vicenda tanto grottesca quanto umana; e in fondo, vincendo la sterilità, questa coppia non fa che esorcizzare lo spavento dell'atomica.

Se Kuroneko (1967) affonda in gratuite scene erotico-macabro- perverse, Kagedo (1969) tratta con finezza psicologica un rapporto anormale come può l'iniziazione sessuale di una madre sul figlio; pur indulgendo nelle solite raffinate scene erotiche, Shindo sfoggia un realismo crudo e tagliente fra i più lucidi della sua generazione, diretto progenitore del sensismo. Così fino a Kosatsu (1979), dove il figlio è conteso dalla madre e dalla ragazza che ama.

Shindo rappresenta in effetti l'anello di congiunzione fra il cinema classico di Mizoguchi, profondamente radicato nella tradizione, e il cinema filooccidentale dei giovani registi; una sutura che si compie sotto l'egida nefasta dell'olocausto atomico, il quale d'altronde è l'evento che ha sancito la fine dell'isolamento culturale nipponico.

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