L'AIDS domina le cronache degli anni '90. Esploso alla fine del decennio precedente, ma rimasto circoscritto ad omosessuali e tossicodipendenti, l'AIDS era stato a lungo soltanto un tema di discussione, ma non una vera e propria pestilenza. Negli anni '90 diventa un'epidemia senza confini.
La progressione della malattia e' impressionante: soltanto nel 1981 ci fu il primo rapporto in cui si segnalavano casi di un tipo di malattia che colpiva soprattutto la civilta' gay e soltanto nel 1984 venne scoperto il virus dell'HIV. Otto anni dopo, nel gennaio 1992, venne raggiunto il numero di 200.000 casi di AIDS (quasi uno ogni mille abitanti). Benche' il numero fosse infinitamente inferiore alle previsioni catastrofiche di qualche anno prima, era comunque una strage senza precedenti nell'epoca moderna. Per arrivare ai primi centomila casi ci vollero sette anni, per aggiungerne altri centomila ce ne vollero soltanto due. Centotrentasette nuovi casi al giorni, uno ogni dieci minuti.
(E non si tratta soltanto di AIDS. Nel 1993 un'altra drammatica statistica scuote l'America: un abitante su cinque, ovvero 56 milioni di persone, e' affetto da un qualche morbo che si trasmette per via sessuale, sia l'herpes o l'epatite B, sia la gonorrea o, appunto, l'AIDS).
In breve le speranze di far sopravvivere la razza a questa calamita' vengono riposte quasi esclusivamente nel preservativo. Per la diffusione capillare del vitale strumento di protezione vengono costituiti comitati e intraprese campagne pubblicitarie. Nei licei il sermone sull'uso del preservativo diventa tanto comune e frequente quanto l'inno nazionale.
A cambiare il modo in cui viene visto l'AIDS dalle autorita' e dai media e' stato soprattutto Magic Johnson, il fuoriclasse nero di pallacanestro che annuncia pubblicamente il proprio ritiro nel 1991 a causa dell'AIDS. E' la prima personalita' celebre (fuori dal mondo peccaminoso dello spettacolo e dagli ambienti gay) a contrarre il morbo. Lo scalpore suscitato dalla notizia e' tale che Johnson diventera' un simbolo della lotta contro l'AIDS, al punto da essere assunto dal governo di Washington. Johnson trasforma un problema limitato a un settore o due della popolazione in un problema che puo' colpire chiunque.
Nei sondaggi nazionali l'AIDS sorpassa per la prima volta la guerra alla droga come problema sociale numero uno.
Il primo effetto dell'AIDS e' stato certamente quello di redimere molti peccatori. L'unica forma di sesso sicura e' quella con un partner unico e di vecchia data, proprio cio' che i moralisti hanno sempre predicato. La contro-rivoluzione sessuale ha inizio da qua.
Un altro effetto, meno tangibile agli inizi, e' stato quello di emarginare ulteriormente gli omosessuali (benche' l'AIDS non discrimini piu' contro nessuno). Non e' un caso che in un referendum del 1992 gli elettori del Colorado votino a favore della discriminazione nei confronti degli omosessuali (e la sensazione e' che esistano stati ancor piu' ostili agli omosessuali, per cui quel referendum potrebbe generare una reazione a catena). Consciamente o inconsciamente, l'America li ritiene colpevoli della grande pestilenza degli anni '80, la piu' grande dei tempi moderni, e non vede l'ora di liberarsene.
Emblematico del cinismo subentrato all'idealismo degli anni '60, e' invece il fenomeno dello sfruttamento economico dell'AIDS. Nel 1988 sono nate le prime societa' che "comprano" assicurazioni sulla vita a malati di AIDS. Un malato di AIDS che sa di dover morire fra cinque anni puo' vendere la propria assicurazione sulla vita a una di queste societa' per meta' del suo valore: il malato ha il vantaggio di potersi godere i soldi finche' e' vivo, mentre la societa' guadagnera' una fortuna alla sua morte. Le migliaia di persone che scoprono di essere contagiate e che hanno un'assicurazione sulla vita costituiscono una miniera di soldi facili.
Nel 1994 negli USA sono morte 41,930 persone di AIDS. L'AIDS e' adesso la principale causa di morte per gli americani di eta' compresa fra i 25 e i 44 anni.