Riot grrrls


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Il movimento "Riot Grrrls!" nacque nell'estate del 1991 quando migliaia di ragazze "arrabbiate" invasero Olympia, presso Seattle, al grido di "Revolution Girl Style Now!".

Il manifesto del movimento predica l'aiuto reciproco per sopravvivere in una societa' in cui le donne sono penalizzate alla nascita, in un mondo in cui si sentono indifese e abbandonate. In particolare le donne devono parlare degli abusi che hanno subito, devono confessare apertamente le proprie pene, in maniera che loro e le altre diventino piu' forti e necessitino meno della protezione maschile.

Il modo in cui si vestono e parlano non e' del tutto punk, anzi: spesso le ragazze arrabbiate esibiscono un atteggiamento di parodia nei confronti delle "nerd", delle "L7" (borghese, mediocre, obsoleto), di cio' che dovrebbero essere e non sono. Cosi' possono vestire con gonnellino bianco da educanda, ma accoppiato a stivali di cuoio da "headbanger"; rossetto sexy, ma un fermaglio nelle narici; e cosi' via. E' comune anche portare incise o dipinte sulle vesti parole come "RAPE" e "INCEST", come se volessero auto-marchiarsi dei soprusi di cui sono state vittime. Invece che denunciare gli stereotipi negativi degli sciovinisti, queste ragazze li esagerano e se ne vantano: talvolta il tatuaggio sull'addome e' uno "SLUT" ("puttanella").

La loro relazione con le vecchie femministe e' nulla; spesso le ridicolizzano. Sono innanzitutto ragazze (eta' media sui vent'anni), non donne; e non stanno difendendo la loro indipendenza, ma la loro dignita'. Sono a favore del sesso, non contro; e tendenzialmente monogame. A una marcia in favore dell'aborto hanno scandalizzato le femministe, che stavano recitando il loro rosario di slogan pedanti, mettendosi a strillare come delle invasate e facendo baccano con tutti gli oggetti a disposizione: e' il loro modo di farsi sentire.

Non sanno (ancora) nulla del mondo del lavoro, della famiglia, dei diritti all'eguaglianza; sanno soltanto cio' che sa una ragazza di vent'anni. Abbastanza da voler formare una "girl culture".

In fondo riflettono uno scenario culturale in rapido cambiamento, che ha rimesso in discussione tutti i dogmi del femminismo e del post-femminismo . L'ispirazione viene semmai dai metodi di ACT UP (malati di AIDS) e "Queer Nation" (omosessuali): non parlare, agire.

Fra le prime "angry young girls" fu Molly Neuman, che all'Universita' dell'Oregon insieme alla compagna Allison Wolfe diede vita alla fanzine "Girl germs", che divenne uno dei primi mezzi di comunicazione alternativo per le ragazze dei college americani.

Nel frattempo (febbraio 1991) Kathleen Hanna, stripper di un night club di Olympia, si pose alla guida del movimento "foxcore", il rock per complessi di sole ragazze. In breve i complessi si moltiplicarono in tutti gli USA.

E cosi' le "fanzine": "My Super Secret" di Nikki McClure ancora all'Evergreen State College di Olympia, "Action Teen" di Erin Smith (all'epoca quindicenne), "Jigsaw", "Sister Nobody", "Chainsaw" di Donna Dresch, "Bikini Kill".

Le redattrici di queste fanzine erano molto giovani, sotto i vent'anni: Jessica Hopper, fondatrice e capo-redattrice di "Hit It or Quit It", aveva sedici anni (e a dodici aveva gia' fondato un movimento a favore dell'aborto). La distribuzione delle fanzine su scala nazionale non sarebbe stata possibile senza sfruttare delle infrastrutture preesistenti: in questo caso furono vitali le reti del punk e quelle dell'"homocore" (l'hardcore omosessuale), in particolare quella di G.B. Jones, la lesbica che da Toronto diede il via al fenomeno nel 1985.

A favorire la diffusione delle "girlzine" fu anche la rivista per ragazze "Sassy", diretta da Christina Kelly, nata nel 1987 contrapponendosi con il suo realismo anche brutale alle piu' convenzionali riviste per adolescenti femminili tipo "Teen" e "Seventeen" (oggi vanta un milione di avide lettrici). "Sassy" accetta le "lipstick feminist", le femministe scomunicate a cui piace il sesso, ma in ogni caso non ne fa un argomento di discussione.

Ogni "girlzine" (rivista per ragazze) funziona come una lavagna su cui le ragazze sono libere di scrivere cio' che ritengono importante. Qualcuno paragona questo sistema a quello usato nei bagni di molti college americani, sulle pareti dei quali le ragazze scrivono i nomi dei compagni che le hanno violentate in modo che tutte le altre ragazze lo sappiano. E' uno spazio segreto, limitato alle sole ragazze, che gli uomini non possono penetrare.

Molte grrrrls sono state vittime di incesti o di stupri, sono cresciute in compagnie di punk, sono state precoci consumatrici di droghe e a vent'anni sono gia' sfinite. Non e' un caso che molte grrrrls adottino l'etica "straight edge": niente droghe, niente carne, niente alcool.

Nelle girlzine si leggono lettere in cui le ragazze raccontano come sono state violentate dal padre quando avevano tredici anni oppure descrivono gli incubi erotici che le tormentano da quando sono state picchiate dal ragazzo. E' come se volessero replicare l'abuso sessuale di cui sono state vittima all'infinito, finche' sia stato compiuto cosi' tante volte che non fa piu' male. Giustamente, la loro e' stata anche chiamata "rape culture".

L'artista Stella Marrs e' tipica dell'humus culturale di Olympia: le sue "sculture" e le sue performance vertono attorno a residui della femminilita', come tacchi alti, vestiti da esordiente, mutandine sporche di sangue, e cosi' via. Queste ragazze rivivono i loro traumi, ma li rivivono in compagnia di cento, mille, milioni di altre ragazze che le possono capire meglio di qualsiasi psicanalista.

In effetti il "sexual harassment" diventa un po' il tema dominante della nuova rivoluzione sessuale degli anni '90, al punto che presto inizieranno anche i processi contro uomini rei soltanto di aver espresso apprezzamenti per il corpo di una donna. "Backlash: the undeclared war against women" di Susan Faludi, che esamina le conseguenze sociali ed economiche del "sexual harassment", diventa subito un bestseller. Le ragazze sono stanche di doversi difendere dalla violenza maschile e di doversi prostituire per ottenere favori, di essere molestate per la strada e di essere violentate dai familiari. (Negli stati meridionali una celebre battuta dice "l'unica vergine e' una bambina che sa correre piu' veloce dei suoi fratelli").

In un certo senso queste ragazze sono l'alter ego delle "Valley girls" nell'era del realismo. Se le Valley girls, cresciute nel boom economico e nell'era spensierata di Reagan, impersonavano soltanto gli aspetti positivi dell'essere donna", le "grrrrls", tipiche esponenti della recessione e pertanto dei "piedi per terra", ne enfatizzano soltanto gli aspetti negativi.

Olympia e' rimasto il centro storico del movimento, anche se ogni settimana si tengono riunioni di "riot girl" in citta' diverse degli States. Hanna ha aperto una filiale a Washington, la capitale, dove il movimento punk "Positive Force" ha messo a disposizione i suoi muscoli contro-informativi. A Washington pero' il successo del movimento e' venuto soprattutto dai licei, e pertanto le ragazze sono ancora piu' giovani. Mentre Olympia e' diventata piu' politicizzata, piu' vicina alle istanze tradizionali delle femministe, Washington e' rimasta piu' legata allo spirito originale delle "grrrrls", all'aspetto di confessione e di conforto.

La rete delle "riot girl" si amplia di settimana in settimana e i complessi del foxcore sono una delle strutture portanti. Il movimento e' nato e cresciuto nei locali punkrock di Olympia, e si propaga alla stessa maniera. Queste ragazze non hanno altri divi e modelli che se stesse. Courtney Love (futura moglie e vedova di Kurt Cobain), in particolare, e' considerata da molte la santa patrona del movimento.

Negli USA ogni giorno vengono violentate 1871 donne, di cui il 61% sono minorenni. L'eroina delle grrrrls non e' terribile: e' terrorizzata.


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