Le street gang


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Il fenomeno delle "gang" data almeno dal Dopoguerra, ma soltanto in era recente ha assunto l'aspetto di un conflitto armato fra piccoli eserciti rivali. Finanziato dagli ingenti profitti del traffico dell'eroina, il fenomeno ha trasformato intere zone delle grandi metropoli (e Los Angeles in particolare) in confederazioni di "territori" liberi, ciascuno dominato e "protetto" da una gang.

Se una volta la sfera di influenza della gang era soltanto l'isolato, il quartiere, il rione, adesso, con l'aumentare vertiginoso dei proventi della droga , la gang e' diventata una corporation i cui tentacoli si estendono su zone molto estese. Tanto la sua struttura interna quanto la sua brutale efficienza sono cresciute in parallelo.

Ogni gang ha un nome, una divisa e un gesto simbolico di riconoscimento (che funge un po' da bandiera e un po' da motto). Dalla fine degli anni '80 le "bandana" (ovvero uno straccio colorato legato attorno alla fronte o al collo) e' diventato il distintivo piu' comune (tanto da essere bandita da scuole, centri commerciali, stadi e cosi' via): sfoggiare una bandana del colore sbagliato nel posto sbagliato equivale a morte certa. I membri delle gang girano armati e sfidano quotidianamente la morte.

Ciascuno di loro e' cresciuto sapendo di poter essere ucciso da un istante all'altro. Per loro il valore della vita e' ormai cosi' basso da giustificare appena le precauzioni del caso; per loro l'omicidio non e' un crimine atroce ed estremo, ma un "incidente" come un altro. Per questa ragione riescono ad uccidere con disinvoltura gli innocenti che attraversano involontariamente la loro strada. Una volta arrestati, i ragazzini delle gang non esitano a confessare i propri crimini, per lo piu' con indifferenza, talvolta con orgoglio; ma mai tradiscono i propri compagni.

Gran parte degli omicidi non sono neppure in relazione con il traffico di droga: uno studio di Chicago rivelo' che su 288 omicidi attribuiti alle gang soltanto otto erano dovuti a fatti di droga. Le gang di ispanici, poi, sono raramente coinvolte nel narcotraffico, che e' ormai dominio esclusivo dei neri, ma cio' non toglie che siano almeno altrettanto feroci.

In realta', se tutti i membri sono pronti a uccidere per la causa comune, sono relativamente pochi quelli che lo fanno di frequente: sono i "gangbangers", i "duri" che passano tutto il tempo a pattugliare il proprio territorio e a sfidare i rivali. E' di loro che si riempiono le cronache leggendarie dei quartieri poveri. Per loro la gang non e' un'organizzazione mafiosa a scopo di profitto, e' lo scopo della loro vita.

Il fatto piu' raccapricciante e' che l'eta' media di questi moderni barbari continua a scendere di anno in anno. Gran parte delle nuove reclute sono ragazzini fra i tredici e i quindici anni. Non solo: le gang non hanno bisogno di reclutarli con la forza, sono loro a offrirsi volontari, desiderosi di avere anche loro uno scopo per cui vivere (e morire). Tutte le altre istituzioni (famiglia, chiesa, scuola) sono a pezzi. Se non la gang, cosa?

Il profilo tipico e' quello di un ragazzo allevato da un solo genitore, spesso alcoolizzato, disoccupato o tossicodipendente. Forse il problema non e' quello che sono in aumento i membri delle gang, e' quello che sono in aumento genitori come questi.

A Los Angeles le gang riflettono il frazionamento etnico della metropoli. Se le piu' famose sono quelle dei neri (non fosse altro che perche' sono in circolazione da piu' tempo), non mancano esempi in altri settori della citta'. In tutto sarebbero circa 130.000 i membri delle gang, rei di 18.000 sparatorie e 700 omicidi all'anno. E le gang sarebbero quasi mille. Il 95% dei suoi membri non vanno a scuola e il 90% e' gia' stato in carcere una volta prima dei diciott'anni.

"Bloods" e "Crips" sono le due gang nere piu' folte e feroci (sono nate entrambe nel 1968 e si contendono South Central L.A.), ma gli ispanici costituiscono i due terzi dei gangster della metropoli (come gli "East Side Longos"), forti del retroterra degli oratori cattolici, e i cambogiani (reduci da una guerra vera) vantano alcune delle formazioni piu' efficienti nell'estorsione, i "Tiny Rascals", i "Lazy Boys" e gli "Asian Boyz". Nell'ottobre 1989 per la prima volta i cambogiani uccisero un messicano: nel giro di due anni le sparatorie fra i due gruppi causarono piu' di cinquanta morti.

La polizia di Los Angeles, nonostante la sua reputazione di brutalita', non e' in grado di penetrare queste rocche della malavita e lascia pertanto che "si ammazzino fra di loro", concentrandosi unicamente nell'impedire che le gang varchino i confini delle zone residenziali. In tal modo anche coloro che vorrebbero rompere quel circolo vizioso di violenza e abbandonare la vita di strada si ritrovano senza una vera alternativa. Per di piu' molti di questi giovani e di queste giovani sono gia' padri e madri di una nuova generazione, una generazione che fin dalla piu' tenera eta' li accompagna nelle strade a vendere eroina con il fucile sottobraccio.

Kody Scott, uno dei leader leggendari dei Crips, oggi detenuto in un carcere di massima sicurezza, ha scritto un'autobiografia, "Monster", in cui racconta come gran parte degli omicidi commessi dalle gang siano dovuti a motivi futili (scrive che "non combattiamo per uno scopo specifico, ma soltanto per la distruzione di individui"). Al tempo stesso il giro di dollari e' allucinante. L'F.B.I. stima che Bloods e Crips da soli controllino un terzo del mercato della "crack" (il derivato piu' rozzo della cocaina).

Chicago e' in realta' piu' infestata di qualunque altra metropoli. I membri di "El Rukns" furono responsabili di centinaia di omicidi e di un giro di droga del valore di miliardi. Oggi la citta' e' in gran parte contesa dai "Gangster Disciples" e dai "Vice Lords", entrambi neri. Poi ci sono le gang ispaniche, i "Latin Kings" e i "Latin Disciples".

Tutte e quattro sono in circolazione fin dai primi anni '70, ma soltanto verso la fine degli '80 hanno cominciato a dominare la vita criminale della citta'. A un certo punto si formarono due grandi alleanze, i "Folk" (ovvero le gang che hanno "Disciples" nel nome) e i "People", che si diedero battaglia senza pieta' per le strade del South Side.

La polizia stima che le gang di Chicago dispongano di circa cinquantamila membri armati fino ai denti, un esercito degno di quello serbo-bosniaco. Nel 1993 una gigantesca battaglia e' esplosa nelle Robert Taylor Homes, un quartiere popolare, lasciando nelle strade i corpi di tredici ragazzi (non e' noto il numero dei feriti, ne' si e' mai saputa la ragione della battaglia).

Un membro dei "Gangster Disciples" ha confessato che la gang guadagna circa trecento milioni di dollari all'anno dalla droga (in gran parte cocaina) e ha ormai un ventimila membri sparsi in piu' di sessanta citta' in piu' di venti stati: una vera e propria corporation. Il giro di affari viene diretto da Larry Hoover, detto "Chairman", dalla cella in cui sta scontando la condanna a duecento anni di carcere, e ricicla i soldi sporchi tramite associazioni umanitarie ad hoc come "Save The Children" (il cui statuto proclama, con un certo senso dello humour, di voler tenere i ragazzi dei quartieri poveri alla larga dalle gang)

Nel 1994 Robert Sandifer ebbe il privilegio (postumo) di salire agli onori delle cronache nazionali. Sandifer, membro stagionato dei Gangster Disciples, aveva sparato su una folla di adolescenti, uccidendo una ragazzina. Pochi giorni dopo era stato a sua volta ammazzato. Cio' che lo rese celebre fu l'eta': aveva undici anni.

Un altro "eroe" di Chicago e' emblematico di come sia cambiata anche la "moralita'" all'interno di questi gruppi. I "Four Corner Hustlers" vennero fondati da Walter Wheat, detto "The King". Per anni dominarono un pezzo di Chicago. Rubarono, uccisero, terrorizzarono. Ma non torsero un capello a un bambino o a una donna, e nessuno tradi' mai il capo. Le gang che sono venute dopo non hanno piu' questi scrupoli. E Wheat e' stato ucciso nel 1994. Il romanticismo di un tempo e' stato sostituito dal fascino della crudelta' fine a se stessa.

E' soprattutto nelle strade dei quartieri poveri che si compie la tragedia di tanti adolescenti senza famiglia.

Nella gang il teenager trova una sua identita' e un suo senso d'essere, proprio le cose che la societa' gli ha tolto fin da piccolo. E' significativo che "gang" si formino un po' in tutti i settori, persino nel mondo dei computer, con i "cyberpunk" e gli "hacker" .

Se negli anni '60 la gang era un fenomeno prevalentemente "nero", adesso e' un fenomeno generale che si sta estendendo non solo alle altre etnie (compresa quella bianca) ma anche al di fuori delle metropoli, nelle cittadine di provincia. In un certo senso la gang viene a rimpiazzare il ruolo tradizionalmente svolto dalla famiglia: allo sgretolarsi di questa, aumenta il legame emotivo con quella, aumenta il valore di sicurezza e protezione offerto dalle gang.

Nel 1995 tre bambini vengono assassinati a Little Rock, Arkansaw, con un'esecuzione di stile mafioso. Gli assassini sono tutti giovanissimi, e uno di loro e' persino parente di una delle vittime. Appartengono agli "East End Players", una specie di succursale dei "Bloods" di Los Angeles. Dalle "crews" di Washington alle "posse" della North Carolina il fenomeno non ha piu' confini.

Un rapporto del "National Institute of Justice" nel 1992 elenca cinquemila gang con 250.000 membri, sparse in 79 citta'.


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