Storia della Musica Rock: 1976-89Generi e musicisti del periodo 1976-89Storia del Rock | 1955-66 | 1967-69 | 1970-75 | 1976-89 | Anni '90 | 2000 Musicisti del 1955-66 | 1967-69 | 1970-76 | 1977-89 | Anni '90 US | Anni '90 non-US | Anni 2000 Torna alla pagina di musica - Per acquistare il libro (Copyright © 2002 Piero Scaruffi) - Traduzione di Massimiliano Osini L'età dell'oro dell'heavy-metal: 1976-89I pionieri L'heavy-metal negli anni '70 era rappresentato da gruppi come Blue Oyster Cult, Aerosmith, Kiss, AC/DC, Journey, Boston, Rush, ed era il più teatrale tra i generi rock. Non era facile ricondurre questo genere all'etica anti-eroica del periodo punk. Sembrava addirittura impossibile rivitalizzare una musica che stava lentamente soccombendo sotto la spinta di valori che erano l'esatto opposto del machismo che essa proponeva. Tuttavia anche l'heavy-metal seppe sfruttare a proprio vantaggio il fenomeno delle etichette indipendenti facendo coincidere la propria rinascita con il periodo new-wave. Il merito va in gran parte al contingente britannico, le cui band realizzarono come fosse possibile lanciare una new-wave dell'heavy-metal negli anni della new-wave della musica rock. I Motorhead (1), formati dall'ex bassista degli Hawkwind Ian "Lemmy" Kilminster, furono il ponte naturale tra l'heavy-metal, gli Stooges/MC5 e il punk-rock. Essi suonavano un rock'n'roll infernale lanciato a velocità supersonica: Iron Horse (1977), Metropolis (1979), Bomber (1979), Jailbait (1980), Iron Fist (1982), etc. Kilminster impiegò dieci anni per trovare la giusta formazione e il giusto equilibrio, ma infine produsse l'album a cui i Motorhead erano destinati: Orgasmatron (1986). Gli altri pionieri della new-wave dell'heavy-metal inglese furono i Judas Priest (1), i quali riscoprirono l'iconografia malvagia e i toni gotici di Blue Oyster Cult e Black Sabbath sul loro secondo album, Sad Wings of Destiny (1976), raggiungendo il successo solo negli anni '80, quando cominciarono a sfoggiare un abbigliamento futurista e sadomaso e iniziarono a comporre power-ballad melodiche e magniloquenti. Il primo album degli Iron Maiden (1), Iron Maiden (1980), fu un'altra tellurica sintesi di stili classici, dai Deep Purple agli High Tide, dai Led Zeppelin ai Rush, al tempo stesso solenne e aggressiva. Fu sufficiente l'entrata in formazione del cantante Bruce Dickinson per scalare le classifiche con dischi quali The Number of the Beast (1982) o l'articolato Powerslave (1984), ai limiti del prog-rock. I Diamond Head (1), guidati dal chitarrista Brian Tatler e dal cantante Sean Harris, registrarono uno degli album più originali dell'heavy-metal britannico, Lightning to the Nations (1980), che sposò Black Sabbath e King Crimson. Questi complessi precorsero il revival dell'heavy-metal, ma tutti quanti dovettero aspettare la metà degli anni '80 prima di raccogliere i proventi commerciali della loro opera. Prima di allora, fu una nuova generazione di metallari a sconvolgere le classifiche. Tra le proposte di più grande successo, i Def Leppard (1) furono maestri di ardore chitarristico, cambi di tempo e contrappunti angolari, ma cominciarono ad aggiungere arrangiamenti elettronici su Pyromania (1983) e trasformarono sussulti sismici quali Pour Some Sugar on Me in artifici barocchi su Hysteria (1987). Negli Stati Uniti coloro che più di altri fusero la new-wave con l'heavy-metal furono i Van Halen (1), destinati a diventare il primo gruppo metal a sfondare le classifiche di vendita. Formati a Los Angeles dal virtuoso chitarrista olandese Eddie Van Halen (un acrobata di assolo martellanti, estenuanti vibrati, riff melodici e glissando "hendrixiani") e dal cantante sex-symbol David Lee Roth, ripulirono il genere su Van Halen (1978), rendendolo più appetibile al ragazzo qualunque. In seguito introdussero il sintetizzatore, ridefinendo il loro stile per un pubblico anche più largo e raggiungendo la notorietà planetaria con il singolo Jump (1984). A quel tempo l'heavy-metal era già diventato uno dei generi più popolari al mondo. Black-metal Tra il 1982 e il 1985 prese piede un fenomeno veramente internazionale. L'accezione gotica dell'heavy-metal divenne un genere a sé stante, prendendo il nome di "black-metal" e prefigurando il cosiddetto "death-metal". In Inghilterra i Venom (1) posero le basi per un genere più veloce e fragoroso con Black Metal (1982), allargando al tempo stesso gli orizzonti con la suite At War with Satan (1983). In Danimarca, i Mercyful Fate (1) di King Diamond si concentrarono sui temi macabri di Melissa (1983). In Svizzera i Celtic Frost (1) aggiunsero arrangiamenti sinfonici, batterie elettroniche, campionamenti e una voce soprano su album quali Into the Pandemonium (1987). In Germania gli Helloween (1) trovarono un denominatore comune tra heavy-metal, Amon Duul e le opere di Wagner: le epiche e diaboliche ouverture di Walls of Jericho (1986) abusano di toni melodrammatici e marziali, per non parlare dei tempi cingolati e delle scariche di riff. Il black-metal ebbe successo soprattutto in Scandinavia, dove band quali Bathory, Mayhem e Candlemass assicurarono che il rock gotico dominasse il resto del decennio. Pop-metal L'idea fu corrotta quasi immediatamente della cosiddetta scena "shock-rock" (o "glam-metal"), i cui componenti si ispiravano più ad Alice Cooper e Kiss che a Deep Purple e Led Zeppelin: i Twisted Sister di New York, autori di inni degni degli Who quali Bad Boys of Rock and Roll (1981) e We`re Not Gonna Take It (1984), i Motley Crue di Los Angeles, i cui Live Wire (1982), Shout at the Devil (1983), Wild Side (1987) e Kickstart My Heart (1989) erano, per quanto orecchiabili, sermoni depravati sulla vita di strada e gli Gwar sarebbero stati l'insuperata personificazione di quell'idea. Joan Jett, ex prodigio delle Runaways, si creò un'immagine di donna ribelle, arrabbiata e selvaggia. Cori viscerali e solenni quali Bad Reputation (1981) non erano particolarmente originali, essendo sostanzialmente un hard-rock con orecchiabili ritornelli pop, ma fecero della Jett una leader carismatica del movimento che avrebbe preso il nome di "riot grrrrls". In ogni caso, l'heavy-metal americano degli anni '80 sarebbe rimasto soprattutto una sorta di "pop-metal", un genere che avrebbe toccato i suoi vertici a metà del decennio con i Bon Jovi dal New Jersey, guidati dall'urlatore melodrammatico Jon Bongiovi e dall'acrobatico chitarrista Richie Sambora. Quella band elaborò uno stile magniloquente con You Give Love a Bad Name (1986), Living on a Prayer (1986), Bad Medicine (1988), Lay Your Hands on Me (1988) e Blaze of Glory (1990), sfruttando al tempo stesso stereotipi sentimentali nelle ballate Wanted Dead or Alive (1986), I'll Be There for You (1988), Bed of Roses (1992) e Always (1994). Tra i primi ad esprimere un'accezione originale di hard-rock melodico furono i Savatage (1), dalla Florida: il loro Power of the Night (1985) è al tempo stesso un'esperienza straziante e un incubo stilistico. Pomp e doom Altri eccentrici gruppi heavy-metal perseguirono temi pomposi e futuristici. A New York, alcuni componenti dei Dictators cambiarono nome in Manowar (1), elaborando un heavy-metal specializzato in atmosfere glaciali, maestose visioni medievali, mitologia germanica, esaltazione "wagneriana", arrangiamenti art-rock e, ultimo ma non meno importante, fumetti di Conan. Non sorprende quindi che gli echi di Blue Oyster Cult e Rush popolino Battle Hymns (1982). In Canada, i Voivod (2) furono anche più espliciti nella loro imitazione di Conan il barbaro, ma anche più originali nel costruirsi uno stile cerebrale e claustrofobico. War and Pain (1984) e, in misura minore, Rrroooaaarrr (1986) elaborarono attentamente un modo spasmodico per raccontare storie epiche. I Voivod raggiunsero infine una sintesi originale di gerghi heavy-metal con Killing Technology (1987). Dopo aver incorporato gli strumenti elettronici con Dimension Hatross (1988), essi raggiunsero il loro vertice artistico con Nothingface (1989). I Saint Vitus di Los Angeles ebbero l'idea che avrebbe procurato una carriera a una nuova generazione di gruppi heavy-metal: prendere i riff più lenti e cupi dei Black Sabbath e replicarli all'infinito. Dischi quali Hallow's Victim (1985) non sono altro che ossessive ripetizioni degli stereotipi dei Black Sabbath. Qualche anno più tardi, questa musica sarebbe stata ribattezzata "doom-metal". Il doom fu inoltre precorso dai Pentagram del Maryland su album quali Relentless (1985). Speed-metal L'ambiente "di strada" di Los Angeles favorì l'unione tra l'hardcore (Bad Brains, Black Flag) e l'heavy-metal. Lo "speed-metal" fu inventato dai Metallica (23) i quali, sviluppando un'intuizione degli umili D.R.I., esordirono sotto gli auspici della disperazione punk, cui diedero voce con le prove epilettiche di Kill 'Em All (1983). Le urla gutturali (James Hetfield), le incursioni di chitarre (Kirk Hammett, che aveva preso il posto del membro originario Dave Mustaine, e la chitarra ritmica di Hetfield), il ritmo sfrenato (il batterista danese Lars Ulrich, il bassista Cliff Burton) crearono un senso di asfissia che si faceva più estremo lungo la prosecuzione dell'album, da Hit the Lights a Metal Militia. Nel mezzo si dipanavano infiniti tour de force stilistici, memori dei Diamond Head e celati in canzoni quali Pulling Teeth e Seek & Destroy, mentre la solenne Four Horsemen apparteneva già ad un altro genere. L'epoca fu ufficialmente inaugurata da Ride the Lightning (1984), un lavoro che documentava la metamorfosi del "thrash-metal" (in cui tutti gli strumenti vengono percossi con nessuna attenzione per il dettaglio o per l'armonia) nello "speed-metal" (nel quale a prevalere sono la melodia, gli assolo di chitarra, i cambi di tempo e le dinamiche armoniche). Di lì a poco, le estese ed intricate composizioni di Master of Puppets (1986) esibirono un'elegante sonorità patinata che era molto più consona alla musica classica che al rock'n'roll. L'equilibrio tra tecnica strumentale, ingenuità narrativa e urgenza romantica raggiunto dai Metallica ha pochi precedenti e, peraltro, in ambito prog-rock. La costante evoluzione della band portò al pretenzioso e austero And Justice for All (1988) e all'elegante pop-metal di Metallica (1991), un lavoro serioso che introdusse ballate in tempi medi, archi da camera e che coronò, con Enter Sandman, la loro ricerca per le atmosfere più grevi. Nel frattempo, sempre a Los Angeles, le scariche dei Megadeth (2) di Dave Mustaine non furono meno terrificanti sul loro primo album, Killing Is My Business (1985). L'iper-realismo di Peace Sells (1986) aprì nuove strade per il genere, mentre un nuova e versatile formazione confezionò Rust in Peace (1990), lo zenit emotivo di Mustaine, così come il pretenzioso Countdown to Extinction (1992). Gli Slayer (1) furono il terzo esponente della triade speed-metal, ma, soprattutto, l'anello di congiunzione tra il black-metal dei Venom e il death-metal dei Death, attraverso una pietra miliare come Reign in Blood (1986). Un altro gruppo va citato tra i progenitori dello speed-metal: i canadesi Exciter (1), i quali contribuirono a fondare il genere con l'esplosivo Heavy Metal Maniac (1983). San Francisco vantò a una vera e propria orda di estrosi gruppi speed-metal che esordirono tra il 1985 e il 1986: i Death Angel con Ultra Violence (1986); gli Exodus con Bonded by Blood (1985); i Vicious Rumour, con Soldiers of the Night (1985); i Testament con The Legacy (1987). New York ne ospitò due dei migliori. Gli Anthrax (1) produssero qualche classico: Spreading the Disease (1985), il loro sovversivo tributo all'hardcore maniacale, Among the Living (1987), un modello di elegante incandescenza, Persistence of Time (1990), da un certo punto di vista un concept apocalittico. I White Zombie (2) avevano iniziato con Soul Crusher (1987) e con sonorità proto-grunge che erano al tempo stesso abominevoli e formidabili nella tradizione di MC5 e Blue Cheer, ma si convertirono allo speed-metal sul poco originale Make Them Die Slowly (1989). In seguito distorsero il genere per produrre il melodramma horror-spazzatura di La Sexorcisto (1992). Un'attitudine più seria, accoppiata con una produzione futurista e numerosi cliché di grunge e metal industriale alla moda, fece capolino su Astro-Creep: 2000 (1995). La seconda generazione speed-metal incluse due band dall'Arizona, Flotsam & Jetsam e Sacred Reich. A trasformare lo speed-metal in un linguaggio universale furono i Sepultura (12). Formati in Brasile dal cantante e chitarrista Max Cavalera, essi iniziarono la loro avventura nello speed-metal americano con Morbid Visions (1986), una viva profezia di decadimento morale, ma cominciarono a sviluppare uno stile originale a partire dal loro terzo album Beneath the Remains (1989). Arise (1992) completò la loro missione storica, ovvero fondere il maestoso virtuosismo dei Metallica con le atrocità del nascente death-metal. In seguito i Sepultura ambirono al successo commerciale, moderando la ferocia e aggiungendo un tocco di musica brasiliana su Chaos A.D. (1993), il loro disco meno originale, per quanto il più venduto. Il loro capolavoro, Roots (1996), fu un incontro di entrambi i mondi, un più audace tentativo di azzerare le distanze tra l'avanguardia e il mainstream attraverso una cornucopia di suoni promiscui (orge tribali e stravaganze horror, assolo psichedelici e campionamenti poco ortodossi, tiritere orecchiabili e riff cingolati). Grindcore Sotto la spinta dall'hardcore, il ritmo dell'heavy-metal si fece sempre più veloce. A metà degli anni '80, i Nuclear Assault (1) di New York, nati da una scissione degli Anthrax, inventarono il "grindcore" con Game Over (1986) e lo perfezionarono con Survive (1988). Il genere divenne immediatamente popolare in Gran Bretagna, dove non fece altro che seguire i passi di Crass e Discharge. I Napalm Death (1), guidati dal fenomenale trio composto dal delirante lunatico Lee Dorrian, dal batterista epilettico Mick Harris e dal chitarrista kamikaze Justin Broadrick, definirono un nuovo standard in fatto di ritmi supersonici e melodie frammentate su Scum (1987), elevandolo a un muro di rumore disperato sulla loro pietra miliare, From Enslavement to Obliteration (1988). Le culture del grindcore e del death-metal si incontrarono quando i Carcass (1) realizzarono Reek of Putrefaction (1988), un incubo terrificante raccontato da uno zombie, al cui confronto il termine "magniloquente" sembra una patetica sotto stima. Dopo aver incorporato un briciolo di musicalità su Symphony of Sickness (1989), essi rifondarono il genere con i brani estesi (una contraddizione di termini) di Necroticism: Descanting the Insalubrious (1991). I Bolt Thrower (1) esordirono col concentrato di stereotipi grindcore, In Battle There Is No Law (1988), ma il loro secondo album, il "fanta-macabro" concept Realm of Chaos (1989), fu uno dei lavori più originali della scuola. Death-metal Nel frattempo, sotto la stessa spinta di una frenesia crescente, il "black-metal" si stava trasformando in "death-metal", un genere nato dalla fusione dello speed-metal degli Slayer, dal black-metal degli Helloween e dal grindcore dei Napalm Death. Il termine fu coniato dai Possessed di San Francisco per descrivere il loro Seven Churches (1985), ma la culla del genere fu in realtà la Florida, che avrebbe presto annoverato diversi complessi viziosi, truculenti e brutali. I Death (1) aprirono le danze con Scream Bloody Gore (1987), ma la loro fantasia più compiuta fu Leprosy (1988). Anche più serrato e oscuro fu Deicide (1990), sebbene i Deicide (1) non avrebbero mai più uguagliato la sua ferocia. Altars of Madness (1989) dei Morbid Angel e Slowly We Rot (1989) degli Obituary furono più prevedibili. In rapporto al canone elementare dei gruppi dalla Florida, gli album dei Sadus (1) di San Francisco, ad esempio Illusions (1988), furono articolati e, relativamente, barocchi. Progressive-metal L'heavy-metal negli anni '80 non fu solo frenesia e rumore. Altre band sperimentavano infatti con ogni sorta di incrocio e di ibrido. Gli eclettici Living Colour (1) di New York, un gruppo di afro-americani che includeva il chitarrista "hedrixiano" Vernon Reid e il batterista William Calhoun, offrì un miscuglio sofisticato di blues, hard-rock, funk e jazz su Vivid (1988). I 24-7 Spyz, provenienti dalle stesse radici culturali, fusero le sonorità della gioventù bianca violenta (hardcore e heavy-metal) con le sonorità della gioventù nera violenta (rap, funk, reggae). Un altro esempio di fusione bianco/nera fu il progetto multirazziale Dan Reed Network dall'Oregon. Il prog-metal fiorì appieno a Seattle, dove i Queensryche (1) produssero uno dei suoi capolavori, il concept album e psicodramma Operation: Mindcrime (1988). Altri intricati e solenni dischi metal furono registrati nella zona di Seattle dai Sanctuary, soprattutto Refuge Denied (1987), e dal tastierista Greg Giuffria, la cui lunga carriera trovò il suo vertice con House of Lords (1988). I Fates Warning dell'Ohio furono i principali discepoli dei Queensryche, soprattutto con No Exit (1988). In Texas, i King's X (1) perseguirono un tipo di prog-metal simile a quello dei Rush con Gretchen Goes to Nebraska (1989). Al tempo stesso, i Pantera (1), i quali avevano suonato un pop-glam-metal per l'intero decennio, cambiarono stile e inventarono qualcosa di nuovo con il granitico Cowboys from Hell (1990). Alcuni chitarristi ignorarono il fascino del divismo di gruppo e si concentrarono sul loro stile personale. Joe Satriani (1) guidò le fila con l'accorato impressionismo di Surfing with the Alien (1987). Fu tuttavia Eric Johnson (1) a sondare nuovi campi con Tones (1986), un'impressionante esibizione di virtuosismo esecutivo, sebbene a renderlo famoso fu la più convenzionale Cliffs of Dover (1990). Suoni di strada Il decennio si concluse a Los Angeles con le sonorità epiche della "street scene", un hard-rock violento e selvaggio che era intriso di iper-realismo, nichilismo, rabbia e disperazione: la colonna sonora per eccellenza dell'alienazione urbana. Nella tradizione di Rolling Stones e Sex Pistols, i Guns'n'Roses (11) furono un gruppo di psicopatici, delinquenti, maniaci sessuali, alcolisti e tossicomani che amavano esibire visivamente e musicalmente queste loro caratteristiche. Appetite for Destruction (1987) fu un'esperienza altrettanto straziante dell'essere catapultati in un vicolo oscuro del peggior quartiere di Los Angeles. Le sgradevoli, offensive ed anti-eroiche acrobazie vocali di William "Axl Rose" Bailey paravano i colpi del doppio attacco di chitarra di Saul "Slash" Hudson e Jeff "Izzy Stradlin" Isabell, i quali indulgevano in sfrenati concerti di riff stridenti e temerari. Il rumore, l'energia ed i testi trasformavano ogni canzone in un combattimento a sangue. Use Your Illusion (1991) aggiunse pretenziosità artistica allo spirito ribelle delle loro esibizioni e, in un certo senso, dichiarò la missione della band come impossibile. I Jane's Addiction (1) furono una delle band più sopravvalutate del periodo e il favore a loro accordato al tempo fu ingiustificato. L'isterico cantante Perry Farrell e il luciferino chitarrista David Navarro conferirono a Nothing's Shocking (1988) lo stato di potente affresco del decadimento e dell'insicurezza morale, sfruttando urla espressioniste, fragori heavy-metal e vertigini psichedeliche. Le pretese artistiche del gruppo, però, non furono supportate da doti adeguate e Ritual De Lo Habitual (1990) suonò come una versione infantile dei Led Zeppelin. I Faster Pussycat (1) ricordarono le oltraggiose stravaganze di Rolling Stones, Aerosmith e New York Dolls su Faster Pussycat (1987) e soprattutto su Wake Me When It's Over (1989). Gli LA Guns furono i meno teatrali e violenti tra i padri fondatori. Non tutte le band metal di L.A. erano dedite al glam: i Big F (1) di Big F (1989), guidati da John "Shreve" Crawford (che aveva scritto i successi dei Berlin), suonavano una miscela originale di blues-rock e heavy-metal. >Funk-metal Una delle grandi idee di "fusione" degli anni '80 fu l'idea di integrare i brutali stili ritmici e canori delle musiche funk e rap con il brutale stile di chitarra dell'heavy-metal. I dischi premonitori dei Red Hot Chili Peppers (2), Red Hot Chili Peppers (1984) e Freaky Styley (1985), scoprirono nella sostanza ciò che George Clinton e Jello Biafra avevano in comune. L'impeto punk di questi album fu in gran parte dovuto all'ipnotizzante stile dell'ex bassista dei Fear, Michael "Flea" Balzary, ma anche al retroterra (sotto)culturale dell'intero complesso, ovvero la scena decadente, istrionica e irriverente di Hollywood. Gli eccessivi toni heavy-metal di The Uplift Mofo Party Plan (1987) non furono del tutto convincenti e, quando John Frusciante rimpiazzò il chitarrista Hillel Slovak dopo la morte di quest'ultimo per overdose, il gruppo adottò sonorità di più facile ascolto. Mother's Milk (1989) e Blood Sugar Sex Magik (1991) si lasciarono alle spalle la rabbia e il sarcasmo, un altro segno che l'intera scena di Los Angeles stava attraversando un doloroso programma di riabilitazione. Un approccio più amabile e satirico alla fusione funk-ska-soul-rock fu proposto dai Fishbone (2), il cui stile frenetico, esuberante ed esilarante fu tramandato al meglio dal loro EP di debutto, Fishbone (1985). Il gruppo continuò una tradizione che datava ai tempi dei Coasters ed era sopravvissuta attraverso i Madness. La musica da party modellata sugli scherzi goliardici, divenne una forma di arte su Truth and Soul (1988) e ottenne una formidabile sintesi di antico e moderno, di bianco e nero, di arte "bassa" e "alta" su Reality of My Surroundings (1991), un album che fu al tempo stesso ambizioso e divertente. San Francisco dilatò l'idea con il lavoro creativo e satirico di due delle più grandi band dei tardi anni '80. I Faith No More (12) crearono un ibrido stilistico che era al tempo stesso inventivo, dinamico, coinvolgente e orecchiabile. We Care a Lot (1985) tentò una fusione/fissione di generi che erano virtualmente in opposizione, quali punk-rock, funk, prog-rock, hip-hop, heavy-metal, music-hall. Lo spaventoso trio del tastierista Roddy Bottum, del cantante Chuck Mosley e del chitarrista Jim Martin perfezionò il proprio contrappunto con Introduce Yourself (1987), un calderone di riff memorabili, solenni melodie, eccentrici effetti sonori, partiture elaborate ed infiammati suoni elettronici. Il gruppo brillò attraverso un repertorio che spaziava dall'ingenuo e romantico, al freddo e sinfonico. Il cantante dei Mr Bungle, Michael Patton, prese la guida della band su Real Thing (1989), che non cambiò per niente direzione, nonostante l'aumentato fascino commerciale. Lo stesso equilibrio di elementi contrari (tenebre e luce, etereo ed aggressivo) caratterizzò le versatili canzoni di Angel Dust (1992). D'altro canto, lo spericolato incrocio stilistico dei Victim's Family, partendo dal loro album d'esordio Voltage and Violets (1986), rievocava l'obliquo jazzcore dei Minutemen, malgrado le pose del chitarrista Ralph Spight. Il primo divo di questo nuovo incrocio di stili fu Lenny Kravitz, il quale, su Let Love Rule (1989), riciclò la fusione di soul, funk e rock precorsa da Jimi Hendrix, Sly Stone e Prince. Grunge New York fu testimone di un revival dell'hard-rock dalle forti tinte blues con Raging Slab e Masters of Reality, ma l'hard-rock fece il suo grande ritorno a Seattle. L'influenza delle nuove formazioni di Seattle sarebbe stata più grande di quanto anche l'appassionato più ottimista avrebbe potuto immaginare al tempo. I gruppi che iniziarono la loro carriera nella seconda metà degli anni '80 definirono uno stile di hard-rock psichedelico che sarebbe diventato uno degli eventi più sensazionali del decennio seguente. I Green River (1) si formarono per iniziativa del cantante Mark "Arm" McLaughlin, del bassista Jeff Ament e dei chitarristi Steve Turner e Stone Gossard e il grunge nacque fondamentalmente con il loro EP di debutto, Come on Down (1985). L'EP Dry as a Bone (1987) e l'unico album, Rehab Doll (1988), svilupparono la loro passione per Led Zeppelin, Black Sabbath e garage-rock degli anni '60. Quando i Green River si sciolsero, Gossard e Ament formarono i Mother Love Bone e i Pearl Jam, mentre Arm e Turner formarono i Mudhoney. Gli Skin Yard di Jack Endino suonavano un heavy-metal freddo, frigido e disumano, influenzato da Swans e Black Sabbath, ad esempio su Skin Yard (1986). Gli Screaming Trees (2), guidati dal cantante Mark Lanegan, sposarono folk-rock, hard-rock e rock psichedelico sui loro primi album, soprattutto Even If and Especially When (1987). Essi progredironoda una miscela punk di garage-rock, power-pop e roots-rock ad uno stile unicamente etereo che raggiunse la maestosa trascendenza di Sweet Oblivion (1992), un ambizioso tentativo che spaziava dai Blind Faith a Neil Young. Dust (1996) fu invece un disco in gran parte atmosferico, i cui arrangiamenti erano quasi sinfonici. I Melvins (2) riscoprirono lo "stoner-rock" estremizzando le cadenze lente, pesanti e oscure di Blue Cheer e Black Sabbath. Buzz Osbourne (voce e chitarra), Dale Crover (batteria) e Matt Lukin (basso) iniziarono con l'abbozzare l'idea su Gluey Porch Treatments (1987). Dopo che Lukin si unì ai Mudhoney, Osbourne, Crover e il nuovo bassista Lori Black svilupparono pienamente l'idea con Ozma (1989), disco in cui le canzoni sono monoliti di accordi orripilanti, ripetitivi e massicci, dilatati su proporzioni titaniche, una sorta di meditazione tibetana all'inferno. I loro capolavori sono infatti pezzi ossessivi, estesi, monotoniche si collocano tra un flusso di coscienza e l'incedere lento di un dinosauro: Boris, da Bullhead (1991); Charmicarmicat, dall'EP Eggnog (1991); Hung Bunny, dal mini-album Lysol (1992). Il trio abbandonò quella mania patologica su Houdini (1993) e Stoner Witch (1994), che raccoglievano "canzoni" e non solo pesanti dosi di sgradevoli riff. In seguito i Melvins divennero probabili candidati al titolo di gruppo più auto indulgente del mondo. I fondatori dei Green River, Stone Gossard e Jeff Ament, formarono i Mother Love Bone, intraprendendo una nuova carriera con Apple (1990), un album che suona come una raccolta di scarti dei Led Zeppelin. Quando il loro cantante, Andrew Wood, morì di un'overdose, i due formarono un'altra band, i Pearl Jam (2), destinata a diventare una delle icone del grunge. I Pearl Jam inventarono (o reinventarono) un suono hard-rock che cambiò il mondo e stabilì un nuovo standard di etica professionale. Guidati dall'ex surf-punk di San Diego, Eddie Vedder, essi lasciarono da parte ogni pretesa intellettuale e si concentrarono esclusivamente sui riff di chitarra. Si potrebbe addirittura dire che la loro intera opera consista in un'unica idea melodica e in un'unica idea ritmica. Con questi due spunti i Pearl Jam trasformarono l'obsolescenza in un ideologia. Ten (1991) è un disco maestoso e teatrale, il cui pregio maggiore è quello di rappresentare una strada intermedia tra la violenza estrema dell'hardcore e le invenzioni musicali del rock alternativo. Il successo di quell'album fu confermato da Vs (1993) che stabilì il record di copie vendute nella prima settimana di pubblicazione. Al tempo stesso più malinconico e più melodico, Vitalogy (1994) mostrò l'esistenza di un'anima sotto gli stereotipi. Viceversa, i Mudhoney (2) di Mark "Arm" McLaughlin e Steve Turner furono veri e propri garage-rocker. Il suono incendiario ed elementare, inaugurato con il singolo Touch Me I'm Sick (1988), l'EP Superfuzz Bigmuff (1988) e l'album Mudhoney (1989), fu un'entusiasmante fusione di stereotipi garage-rock (distorsioni viscerali, riff trasandati, melodie solenni) e hardcore (ritmi frenetici, voci epilettiche, tiritere dementi). Every Good Boy Deserves Fudge (1991) mise ordine al caos e liberò i miasmi. < >Nella sostanza, però, i Mudhoney non fecero altro che replicare insistentemente la stessa canzone. Il riff divenne un totem con i Soundgarden (2), guidati da Chris Cornell, uno dei pochi cantanti che poteva essere al tempo stesso enfatico e monotono all'interno della stessa canzone. Ad accompagnarlo erano la sezione ritmica imponente del bassista Hiro Yamamoto e del batterista Matt Cameron, nonché il chitarrista Kim Thayil, uno dei più grandi discepoli di Tony Iommi e Jimmy Page. Ultramega OK (1988) e Louder Than Love (1989) replicò il classico suono di Black Sabbath e Led Zeppelin, potenziandolo, almeno nel primo caso, con un pizzico di furia punk e di tensione metal. Quelle sonorità furono accolte positivamente dal grande pubblico e il gruppo iniziò quindi a ripetersi e a svendersi, arrivando al successo di massa con Badmotorfinger (1991), sebbene Temple of the Dog (1991), uno sforzo congiunto di Pearl Jam e Soundgarden, fosse probabilmente più sincero e originale. L'ambiguità dei Soundgarden consisteva nel suonare in modo molto prevedibile, ma nel riuscire ugualmente a produrre l'hard-rock più barocco di sempre. Il tour de force di Superunknown (1994) non fu solo lo zenit del loro manierismo, ma probabilmente anche il canto del cigno del grunge. Altri esempi di proto-grunge furono lo stile potente e volgare dei Tad (Tad Doyle's band) e quello frenetico e un po' blues dei Voodoo Gearshift. Seattle divenne una miniera d'oro con i Nirvana (2), formati dal cantante/chitarrista Kurt Cobain e dal bassista Krist "Chris" Novoselic. Anch'essi suonavano hard-rock, ma lo facevano con una carica di emotività e con un fiuto melodico che surclassava quello degli altri gruppi giunge. Bleach (1989) fu un disco al tempo stesso rudimentale, selvaggio e fragile. Nevermind (1991) vide l'entrata in formazione del batterista Dave Grohl (già negli Scream) e incrementò il fattore melodico, trovando un equilibrio anche più insolito tra pathos e disgusto, rabbia e tenerezza, malinconia e ribellione, assurgendo a manifesto di un'epoca. Il brutale In Utero (1994) fu viceversa l'odissea personale dello stesso Cobain. Suonando come l'alter ego timido di Neil Young, i Nirvana incarnarono l'umore della loro generazione (il "teen spirit"), fornendo la colonna sonora ai suoi esaurimenti nervosi, in misura ancora maggiore quando Cobain si suicidò nel 1994. |
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