Ci puo` riassumere la sua carriera?
"Sono cresciuto nel Michigan e presi
lezioni di pianoforte durante tutta la mia infanzia.
All'universita` studiai architettura per due anni, ma presto
capii che la musica era la mia vera vocazione.
Decisi allora di prendere una laurea in musica. Dal 1985 al 1991 guidai anche
un complesso elettrico chiamato Separate Checks, che suonava principalmente i
brani famosi dell'epoca e che aveva un certo seguito in Michigan.
Mi divertivo un mondo: di giorno studiavo teoria musicale e di sera suonavo
jazz sui palcoscenici.
Nel 1991 un amico che lavorava alla Roland mi trovo` un posto come artista
alla Roland di Los Angeles, dove vivo tuttora."
Quali sono state le principali influenze sulla sua formazione musicale?
"Prima di tutto metto il jazz contemporaneo, che e` la fonte principale di
tutte le mie musiche. Poi citerei i
cantautori che scrivono grandi melodie: Kenny Loggins, James Taylor, Michael
McDonald (il tastierista dei Doobie Brothers).
Ci sono naturalmente centinaia di musicisti che ascolto e che mi piacciono,
ma questi sono quelli che hanno influenzato il mio stile.
Il lavoro alla Roland mi ha consentito di sperimentare con gli strumenti,
forse a un livello superiore di quanto possano fare gli altri musicisti.
Essere "dentro" alla tecnologia ti offre sempre la possibilita` di vedere
le cose da una prospettiva piu` tecnica. Prima impari tutto dello strumento,
lo fai diventare il tuo miglior amico, ne esplori i lati piu` reconditi,
e soltanto quando sei diventato un maestro lo usi per esprimere le tue
emozioni.
E` un lavoro che mi ha consentito di incontrare cosi` tanti musicisti e mi ha
insegnato cosi` tanto dell'industria musicale. Per cui indirettamente ha
contribuito enormemente ad ampliare i miei orizzonti musicali, a darmi idee
per la mia carriera, a fornirmi le basi per comporre, arrangiare, produrre
un brano di musica ai massimi livelli professionali."
Come nasce una canzone?
"E` diverso per ciascuna canzone. E` difficile descrivere il processo
compositivo perche' ci sono cosi` tanti elementi che contribuiscono e di
volta in volta i ruoli e la cronologia sono diversi.
Quasi sempre il tema melodico guida il processo, ma alcune canzoni nacquero
come un concetto armonico (una certa progressione di accordi) e la melodia
prese forma da li`.
Le tastiere elettroniche sono sempre protagoniste. Passo ovviamente molto
tempo a rifinire il suono delle tastiere elettroniche. Quello che chiamo
"sound design" consiste nello scegliere i timbri giusti, il che` implica
provare e riprovare. E` molto piu` difficile di quanto sembri.
E talvolta finisco per scegliere semplicemente il pianoforte a coda.
Il pianoforte rimane tuttora il mio strumento preferito.
Naturalmente la canzone non finisce con la melodia e l'arrangiamento
elettronico. Mi sono circondato di grandi musicisti e il lavoro d'ensemble
ha contribuito significativamente allo sviluppo delle canzoni.
Essere nello studio con gente come John Patitucci e Paul Jackson fa una
differenza enorme. Ogni loro intervento e` un atto geniale, e` esattamente
quello che ci vuole per quel suono. E` incredibile che in certi casi questi
musicisti hanno suonato le loro parti dopo aver ascoltato la base melodica
una sola volta. Gli assoli sono improvvisati. Le uniche cose che ho scritto
sono le melodie. Ho "diretto" gli arrangiamenti, ma tutto il resto e`
piu` o meno improvvisato dall'ensemble.
La batteria fu l'ultimo elemento ad essere aggiunto. Durante tutto il
processo di composizione e registrazione avevamo usato ritmi elettronici.
Penso che sia merito di tutti questi elementi se l'album organico e` venuto
cosi` organico."
E` difficile trovare un tema unitario in questa raccolta. Si passa dalla
travolgente galoppata funky di Sporty
alla tenera nostalgia di Home Again,
dalla swingante e giocosa Sailcats
al boogie cadenzato Chasing The Dream,
dalla fanfara esuberante di Those
alla delicata serenata di Song For Shari,
dalla frenetica ed elettrica Poolside
alla fantasia sincopata di Water Balloons.
Soltanto Nothing Yet rispetta le convenzioni del "soft-jazz".
E Reverie sembra un brano dei pianisti acustici di musica new age.
"Le canzoni sono state composte nell'arco di dieci anni.
E un secondo album e` gia` pronto, e spero di rimanere sempre un album
avanti rispetto a cio` che ho pubblicato. Spero di poter sempre selezionare
le canzoni migliori che ho e offrire il meglio di me.
La varieta` stilistica e` pero` uno dei miei principi di vita.
In futuro cerchero` di ottenere gli stessi risultati. Mi piace l'idea che
l'ascoltatore sia sorpreso da ogni brano. I dischi che mi piacciono di piu`
sono quelli in cui il musicista ti tiene costantemente sveglio, non quelli
in cui smetti di ascoltare perche' e` sempre lo stesso stile."
Alcuni di questi brani strumentali sono praticamente "cantati" dalle
tastiere, per esempio Rivertown
"La melodia costituisce la parte piu` importante della mia musica. Non so
se "cantare" sia il termine giusto, ma le tastiere conducono la melodia,
attorno a cui si sviluppa tutto il resto. Non c'e` musica senza melodia."
Come si e` sviluppato il tuo stile chitarristico dai tempi del movimento folk
agli ultimi dischi solisti?
"Per la verita` anche quando suonavo folk mi piacevano soprattutto il blues e
il jazz. Si dava semplicemente il caso che io fossi un musicista bianco, e
a quei tempi tutti si aspettavano che un chitarrista bianco suonasse il folk
e non il blues. Ma io passavo le serate ad ascoltare dal vivo gente come
John Coltrane, Miles Davis, B.B. King. La mia formazione eclettica fu eclettica
perche' i miei gusti erano eclettici. La massima influenza fu forse quella del
chitarrista jazz Jim Hall. Ero un musicista folk, ma sentivo dentro di me il
bisogno di espandere il mio stile al di la` della musica folk.
Negli anni Ottanta numerosi chitarristi acustici sentirono lo stesso bisogno.
Cito per tutti Tony Rice, che ha suonato anche con David Grisman e registrato
numerosi album solisti. Poi scopersi i chitarristi brasiliani. Tutti questi
elementi contribuirono a spingermi in direzioni sempre piu` creative."
Il nuovo album,
Meeting With Remarkable Friends (Narada, 1998), sfoggia collaborazioni
con personaggi come Band, Tony Levin.
Com'e` nata l'idea di un disco di collaborazioni e come sono stati selezionati
i collaboratori?
"E` gente che ammiro da tantissimi anni. Alcuni di loro mi hanno profondamente
influenzato, altri sono semplicemente dei modelli di riferimento.
Conosco molta gente nell'ambiente musicale. Ho provato a pensare ai migliori
musicisti strumentali che fossero anche degli amici.
Questo album e` per me molto personale, e` un album molto emotivo.
Volevo stare con amici, comporre in un modo rilassato e intimo."
Il nuovo album e` tanto vario quanto raffinato. Si passa dalla
dolente rapsodia tzigana di Catskill Thunder
alla bossanova felpata di Serpa, dalla
complessita` armonica di Long Journey
alla sognante melodia di 14 Turtles.
Traum si ricorda del
blues in Swing Shift (uno show virtuosistico per sola
chitarra) e in Yankee Swamp.
Gli arrangiamenti si avvalgono di armonica, violino, mandolino...
"Ho deciso io tutti gli arrangiamenti, ma questo genere di personaggi si
presenta in studio con delle idee, per cui alla fine tutte le canzoni sono
state riviste, e in gran parte improvvisate in studio.
Sono stato condizionato dai miei ospiti anche a un altro livello: ho voluto
comporre cio` che poteva interessare loro suonare. Mentre componevo le canzoni,
pensavo a chi le avrebbe suonate. Sono tutti personaggi con una storia alle
spalle. Il pianista di Long Journey
fu direttore musicale degli Steely Dan (e pertanto il brano e` molto jazzato).
14 Turtles e` un duetto con John Sebastian, a cui piace la musica
tradizionale americana (e pertanto ho scritto una parte per chitarra che
andrebbe bene in una "jugband" degli anni venti). Per
Catskill Thunder ho dovuto scrivere una parte per il violino di Jay
Unger. Su Serpa suona Tony Levin (quello dei King Crimson) e infine
su Yankee Swamp c'e` la gloriosa Band (che si e` recentemente
ricostituita senza Robbie Robertson).
Lei ha sempre preferito il formato del breve brano strumentale. Ha mai
pensato a comporre suite?
"E` vero che la mia musica si presta a continuare per piu` di quattro/cinque
minuti. In teoria potrei continuare a improvvisare. Direi che la ragione
principale per cui prediligo i brani corti e` che il formato breve e` piu`
facile. Richiede meno sviluppo melodico di un pezzo lungo. Per comporre un
pezzo lungo, devi avere una melodia e sottomelodie, devi studiare
l'armonia a un livello molto piu` complesso. Poi non dimentichiamo che io
vengo dalla musica folk e pop, non ho esperienza con composizioni ambiziose.
Le mie sono in fondo canzoni senza parole. Pensa a come compongo.
Mi siedo alla chitarra in salotto e suono idee e riff. Il piu` delle volte
mi fermo perche' mi rendo conto che sto riciclando un cliche`. Allora provo
a innestare accordi piu` interessanti. Sperimento nuove idee di continuo.
Non c'e` canzone che non sia nata da un sacco di sperimentazione.
La tecnica chitarristica in se' non mi interessa piu` di tanto. Mi interessa
molto di piu` l'armonia di un pezzo, mi interessa scovare accordi interessanti.
In tutto questo processo l'idea di comporre un brano lungo non sarebbe
molto naturale."
E il futuro?
"Vorrei poter fare un altro disco di collaborazioni, piu` o meno con lo
stesso stile. Mi piacerebbe mettere insieme altri dieci musicisti, e penso a
gente come Tony Rice e Alex De Grassi e qualche jazzista di grido."