Risposte
In questa pagina non accogli nessuna critica.
Non fai in tempo a creare una pagina di critiche (sperando che i lettori
apprezzino) e c'e` subito qualche lettore maligno che ti strilla
"ma come, non accetti nessuna delle critiche che ti vengono poste!"
Questa pagina contiene soltanto le critiche che non
accolgo (a cui ho qualcosa da rispondere). Le critiche che sono state
accolte ovviamente sono gia` state incorporate nei miei testi.
Se gli ho dato ragione, significa che non avevo nulla
da rispondere: ho preso atto, e compiuto le correzioni del caso.
E` vero che sono molte piu` le lettere a cui non ho dato ragione. Gran parte di
coloro che mi scrivono non sono precisamente degli enciclopedisti del rock,
hanno ascoltato pochi dischi e pochi musicisti e se la prendono per qualcosa
che ho scritto a riguardo di quei pochi.
Non avrei proprio tempo di tenere una discussione per ogni persona che
mi manda una email, soprattutto quando la discussione si ridurrebbe a
educare quella persona sulla storia del rock: per quello ho messo a
disposizione (gratuitamente) circa duemila pagine di musica, compresi
centinaia di link a website altrui.
Non accetti le critiche.
Il fatto che pieroscaruffi sia uno che accetta le critiche o meno
dipende esclusivamente dal fatto che ti dia ragione o meno.
Coloro a cui ho dato ragione mi ritengono un modello di apertura mentale.
Coloro a cui non ho dato ragione mi ritengono un modello di chiusura mentale.
(Questa pagina doveva servire a dimostrare l'opposto ma evidentemente non
funziona).
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Nelle tue risposte sembri avercela in particolare con il pubblico italiano...
Questa pagina contiene le risposte ai lettori italiani che mi hanno inviato
critiche. Contiene risposte a quelle domande, nulla piu`.
A me sembra ovvio che molte di queste domande derivino da fattori particolari
dell'Italia (presenti o passati). Immagino che lettori olandesi farebbero
domande piu` o meno relative a cio` che si ascolta in Olanda.
Gran parte delle email che ricevo dall'Italia sono di complimenti,
ringraziamenti o semplici richieste di informazione. Le critiche sono circa
il 10%. Pertanto al massimo parlerei male del 10% di pubblico italiano che
mi ha mandato queste critiche.
Ammesso e non concesso che io parli bene dei pubblici degli altri paesi :-)
A mio modesto avviso (e anche di gran parte degli altri critici) i miei libri e
questo website hanno avuto successo presso il pubblico italiano non perche'
io sia particolarmente bravo (anzi) ma semplicemente perche' i miei libri e
questo website colmavano gravi lacune nell'informazione musicale italiana.
(Cio` e` sempre meno vero visto che gran parte delle riviste italiane
adesso tratta la stessa musica di cui tratto io e qualche nuova rivista
e` specializzata proprio nelle cose di cui una volta, a detta dei lettori,
scrivevo quasi soltanto io).
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Come ti venne l'idea di questo website?
L'inizio degli anni '80 e` il periodo in cui l'Internet divenne un fattore
determinante nella trasmissione di informazione "alternativa" (per una storia
dell'Internet vedi il mio libro
Il Terzo Secolo ).
A quei tempi la World Wide Web non esisteva ancora, e non esisteva pertanto
il concetto di "website". Il progenitore del "website" fu l'archivio online.
A quei tempi quasi tutti i computer collegati dall'Internet avevano il
sistema operativo Unix e pertanto i comandi che si utilizzavano per gestire
gli archivi online erano quelli dello Unix.
Gli archivi online erano archivi costruiti da volontari che mettevano a
disposizione di tutta la rete le informazioni di cui erano a disposizione.
Gli altri potevano copiarle usando il comando "ftp".
Nel campo musicale l'archivio piu` leggendario era quello di Dave Datta
all'Universita` del Wisconsin, raggiungibile tramite l'indirizzo
ftp.uwp.edu.
Migliaia di ragazzi come me passarono giornate a curiosare su
ftp.uwp.edu. C'erano principalmente liriche e discografie.
Io creai il mio (modestissimo) archivio online su un server dell'Olivetti,
societa` per cui lavoravo ai tempi.
Un tipo di archivio particolare era quello dei "newsgroup", che esistono
ancora. I newsgroup facevano parte di quella che veniva chiamata "Usenet"
e si accedevano tramite il comando Unix "read news" (rn) e "post news" (pn).
Inizialmente ce n'erano soltanto un centinaio, oggi ce ne sono
migliaia. Un newsgroup e` sostanzialmente una lavagna su cui chi ha informazioni
o ha bisogno di informazioni puo` lasciare messaggi per tutti gli altri
lettori del newsgroup. (Oggi i newsgroup sono spesso utilizzati per fare
discussioni, ma non era questo lo spirito originale: lo spirito originale
era di trasmettere informazione).
In tal modo, l'Internet creo` una grande comunita' elettronica, distribuita in
tutto il mondo, di appassionati di musica rock.
I newsgroup furono per tutti gli anni '80 la mia principale fonte
d'informazione. La mia Storia del Rock deve tantissimo a quei newsgroup.
Non avrei mai conosciuto tanti gruppi alternativi se non ci fossero stati
i newsgroup in cui se ne parlava.
La nascita di alt.music.alternative, in particolare, e` uno dei
fenomeni piu` sottovalutati di quel periodo: nessuna rivista aveva la
diffusione di quel newsgroup.
Presto nacquero newsgroup per ogni genere musicale, e persino newsgroup
specializzati in gruppi e musicisti.
Lo strumento piu` usato su Internet era (ed e` ancor oggi) l'email. Grazie
all'email era facile scambiarsi messaggi. Non so chi inizio`, ma cominciarono
a circolare le prime fanzine spedite via email. Invece di pubblicarle su carta
e distribuirle a scuola, i "tipografi" la scrivevano interamente in un file
che poi veniva spedito via email agli interessati.
Nel 1992 cominciai a lavorare alla mia fanzine elettronica, intitolata Musica.
Per molti anni l'Internet rimase al di sopra del business. Era nata come
uno strumento per i centri di ricerca governativi e poi privati e nessuno
aveva idea che ci si potesse anche fare soldi.
La World Wide Web venne costruita sull'infrastruttura di Internet a partire
dal 1991. Negli anni successivi circolarono decine di browser che consentivano
di navigare le "webpage".
Nel 1993 Mosaic sgomino` tutti gli altri browser. L'autore di Mosaic fondo`
Netscape e nel 1995 usci` il browser di Netscape. All'inizio di quell'anno io
creai il mio primo website a
Stanford.
Con l'avvento della World Wide Web, i vecchi archivi online vennero presto
sostituiti da website.
Quello di Datta, per esempio, nel 1997 divenne il Lyrics Server (www.lyrics.ch).
Verra` chiuso nel 1999 per minacce legali dell'industria discografica, che non
gradiva la quantita` di materiale distribuito gratuitamente da Datta.
Quello di Piero Scaruffi divenne www.scaruffi.com.
Devo dire che fino al 1998 c'era pochissimo traffico (rispetto al traffico di
oggi). I visitatori erano pochi (studiosi, critici, gente di altri website).
E soltanto nel 1999 cominciai a ricevere email dall'Italia (che non fossero
di gente che mi conosceva di persona).
Nel frattempo i browser avevano cominciato a diffondersi anche su Windows,
il sistema operativo piu` usato dai personal computer, e quindi improvvisamente
milioni di persone scoprirono il tutto.
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Perche` non riediti tutta la Storia del Rock facendola
filtrare da specialisti dei vari generi?
Ci sono innumerevoli ragioni. Te ne faccio un breve sunto, mettendo insieme
email gia` scambiate su questo tema con altri .
- Gli specialisti, per definizione di "specialista", tendono ad essere
molto ignoranti: sanno tutto del genere di cui sono specialisti, ma nulla
di tutto il resto. Molte delle loro opinioni sono determinate dal fatto di
non conoscere nulla di tutto il resto. Personalmente, mi interessa maggiormente
l'opinione sull'arte rinascimentale di uno che s'intende di arte greca e
romana ma non molto di arte rinascimentale che non quella di uno specialista
che sa tutto di arte rinascimentale ma pochissimo di arte greca e romana.
Il secondo sapra` tutto di arte rinascimentale, ma rischia di attribuirle
meriti che non ha.
- I peggiori storici sono gli specialisti. Quasi tutte le storie
letterarie, cinematografiche, etc. che contano sono state scritte
da un individuo solo (il quale chiaramente non era l'esperto di tutto).
Tutte sono state ferocemente criticate dagli "specialisti".
Quelle compilate in comunione
da team di specialisti le leggono soltanto quegli specialisti
e gli studenti che devono fare la tesi con uno di quegli
specialisti (la battuta non e` mia, e` di Metella Rovero,
direttrice libri di La Stampa).
- Non e` chiaro chi sia uno "specialista".
Chi conosce tutti i 45 giri pubblicati dai Red Crayola? Mah... secondo
me c'e` una grossa differenza fra un collezionista (che tipicamente ha
una conoscenza puramente superficiale del genere che colleziona,
copertine, anni di uscita, trivia) e un saggista.
E l'ultima persona a cui affiderei un mio libro e` un pedante
che mi riempie il libro di pedanti parentesi
e note a pie' di pagina (la meta` dedicate alla data di pubblicazione
di un album)
- In Italia, dal calcio alla politica, la regola e` semplice:
specialisti
sono tutti e 60 milioni. Tutti convinti di saperne piu` dell'allenatore
della nazionale e del presidente del consiglio.
- Chi decide chi sono gli specialisti da invitare alla revisione?
Ci serve un gruppo di specialisti per decidere chi sono gli
specialisti?
Se il libro e` stato revisionato
da un team di "esperti", dio scampi e liberi: tutti quelli che
non sono stati inclusi nel novero degli "esperti" ti faranno terra
bruciata attorno per il resto della tua vita.
- In Italia la mia esperienza personale mi dice che i veri specialisti sono
i fans, non i critici. A giudicare dalle lettere e email che ricevo,
il fan medio si rende conto che non ho reso giustizia ai dischi degli Squirrel
Bait o dei Parson Sound, mentre il critico medio si rende soltanto conto
che manca
un disco nel capitolo di Siouxsie o che una data e` sbagliata, o, peggio,
mi elenca duemila complessi fra cui gli Squirrel Bait e i Parson Sound,
ma senza capire che l'omissione di quei due e` grave e gli altri duemila
non lo sono.
- Io non scrivo libri per i critici, ma per i lettori.
- Dulcis in fundo, buona meta` dei complimenti che ricevo dai lettori sono
quasi sempre dello stesso tipo: i lettori apprezzano i miei libri
perche' sono insoddisfatti degli altri critici.
- Se gli specialisti hanno voglia di lavorare gratis, sono sempre
benvenuti a fornire le loro opinioni. Se vogliono essere pagati,
allora sta all'editore decidere se vale la pena di investire quei soldi.
L'editore ha generalmente ritenuto che far rivedere un libro a
"esperti del settore" non fa aumentare la qualita` del libro:
fa soltanto aumentare il tempo che ci vuole a finire il libro.
- I libri come insieme di saggi specialistici sono un'usanza molto latina
(francese e italiana in particolare). Nei paesi anglosassoni un libro
e` un fatto prima di tutto omogeneo, quindi raramente raccoglie contributi
di persone diverse, che per definizione disturbano il flusso.
La ragione e` che sono due modi diversi di
concepire l'enciclopedismo. Gli anglosassoni vogliono comunicare il massimo
di conoscenza con il minimo dei mezzi, e quindi tengono a essere "semplici".
Per gli Europei (latini in particolare) si tratta invece di creare un'opera
d'arte. Leggevo recentemente la Storia delle Donne in Occidente scritta da una
dozzina di intellettuali francesi: alla fine di quei tomi uno non ha imparato
assolutamente nulla. Ha certamente letto migliaia di riferimenti alla cultura
di oggi, ma alla domanda banale "come vivevano le donne nell'impero romano"
secondo me non sa rispondere. Semplicemente ciascuno di quegli intellettuali
francesi ha dato sfoggio della sua conoscenza dei dibattiti e del linguaggio
della nostra epoca (che, per inciso, diventeranno rapidamente obsoleti) ma
ha raccontato proprio poco del tema del libro.
In compenso, due libri umili come
"Women in Classical Antiquity" di Sarah Pomeroy e
"Women's Life in Greece and Rome" di Lefkowitz & Fant" mi avevano fatto
sentire di vivere fisicamente nelle case dei greci e dei romani.
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Perche' nella Storia del Rock consigli antologie invece dei dischi originali?
Queste sono le domande che mi fanno cascare le braccia. I critici jazz forse
consigliano i dischi originali di Louis Armstrong? Cosa capita di male
se uno compra un disco di Ellington che contiene tre delle sue suite?
E cosa capita di male se uno compra l'antologia di un poeta?
E cosa capita di male se uno compra un disco con soltanto tre concerti di
Vivaldi e non gli altri nove con cui vennero originariamente pubblicati?
Lo specialista, lo storiografo, il fanatico se li vorra` ascoltare tutti,
ma secondo me gran parte della popolazione umana si annoierebbe semplicemente
a morte, e semplicemente perche' gli altri nove non valgono gran che'.
L'album (un'invenzione recente, per chi non lo sapesse, Beethoven non
aveva idea di come i posteri avrebbero impacchettato le sue sonate)
e` un fatto commerciale/industriale: un modo per vendere un prodotto
musicale a un pubblico.
Ci fosse una tecnologia diversa che consenta di guadagnare di piu` sulla
musica di un'artista, si farebbe qualcos'altro. Se l'Internet
fosse nata prima del vinile, l'album non sarebbe mai esistito: semplicemente
i musicisti metterebbero a disposizione i loro brani man mano che vengono
composti. Causa i limiti tecnologici e soprattutto l'avidita` dell'industria
musicale, torna comodo confezionare album e singoli.
Mi sfugge il puritanesimo di chi considera
l'antologia un fatto riprovevole.
Al contrario. Gran parte dei dischi di musica rock sono zeppi di brani inutili,
inclusi soltanto per raggiungere il minutaggio giusto.
Sono gli album originari a essere riprovevoli.
Secondo me chi ce l'ha con le antologie e` semplicemente un collezionista
accanito a cui interessa pochissimo la musica: gli interessa piu` che altro
vantarsi con gli altri dei dischi "rarissimi" della sua collezione.
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Ho trovato diversi errori nei sei volumi della Storia del Rock.
Centinaia di persone mi hanno segnalato errori e omissioni. Gli "errori",
purtroppo, si riducono spesso a opinioni (tipo "hai sbagliato a mettere
Rod Stewart nel rock progressivo, hai sottovalutato questo o quel musicista").
Ed e` sempre un po' inquietante che qualcuno definisca "errori" le opinioni che
non sono identiche alle sue.
Quando sono fatti, la gente si dimentica spesso di citare le fonti.
Io ricordo in genere le mie fonti, che spesso sono persone che c'erano.
Visto che ne' io ne' loro eravamo a Londra o Los Angeles in quegli anni,
naturalmente la questione non e` come calcisticamente la mettono alcuni:
se abbia ragione lui o io.
La questione e` se sia piu` attendibile la sua fonte (spesso un altro libro)
o la fonte di pieroscaruffi (che, come detto, spesso e` uno che c'era).
Per esempio, esistono centinaia di libri sulla psichedelia, e pochissimi
sono stati scritti da persone che c'erano. Io ho conosciuto
tanti di coloro che
ai "live in" ci andarono di persona. Un libro non rappresenta necessariamente
una fonte piu` attendibile (come dimostrano i miei libri :-).
In molti casi, poi, e` dubbia la rilevanza del dettaglio. Qualcuno mi
ha segnalato che avrei usato un indirizzo dell'UFO Club a Londra errato,
Non sono sicuro quanto cio` sia rilevante per la storia del rock... e
di conseguenza non sono disposto a perdere troppo tempo per
chiarire il dilemma.
(Per la cronaca, questa stessa persona mi ha fornito a distanza di due/tre
email due diversi indirizzi dell'UFO club).
Un altro mi citava "il terzo della classe di Fripp".
A me viene il dubbio che, se uno e` arrivato ad occuparsi del terzo della
classe di Fripp, forse vuol dire che e` arrivato a un livello esagerato
di dettaglio di un genere musicale e ha trascurato il 99% del resto
della musica che conta.
E forse il terzo della classe di Billy Gibbons e` altrettanto importante
(o altrettanto non importante).
E cosi` il quinto della classe di letteratura di Dylan.
Temo che, come spesso accade, ci sia un confine molto labile fra ignoranza
e sapienza: se conosci molto bene un fenomeno specifico ma sei crassamente
ignorante del resto dell'universo, ti autoconvinci che sei un genio incompreso
e che gli altri sono degli idioti a non sapere cio` che sai tu. Ma forse alcune
delle tue opinioni sono dovute proprio ad essere
ignorante del resto dell'universo.
Hai sistematicamente sbagliato le date di pubblicazione dei dischi.
Questa storia delle date sbagliate e` una di quelle che mi ha dato piu`
fastidio. Molte date sono "sbagliate" semplicemente perche'
io, quando faccio una recensione, mi appunto nel file la data in cui l'ho
fatta. Tutti i dischi che mi arrivano dalla casa discografica verso la fine
dell'anno 3045 vengono da me datati 3045. Alcuni usciranno nel gennaio o
febbraio del 3046, e porteranno la data 3046, ma io non lo posso sapere perche'
la mia copia "promo" non ha spesso alcuna data.
Altre date sono "sbagliate"
perche' io riconosco la data del compositore, non quella della casa
discografica. Se i Lubricated Goat mi dicono che un certo disco l'hanno fatto
tre anni prima che venisse pubblicato, io uso quella data.
Infine ci sono (banalmente) degli errori (pensa te)
sui dischi. Il piu` comico (voluto, naturalmente) e` quello di un disco di
LMNOP uscito parecchi anni fa, che portava l'anno domine 1999. Fino al 1998
non c'erano problemi, era chiaro a tutti che si erano trattato di uno scherzo
del simpatico LMNOP. Ma i pignoli che lo prenderanno in mano dopo il
1999 mi scriveranno che ho sbagliato la data di quel disco, e sprecheranno
mari di inchiostro per spiegare come io sbaglio date in maniera madornale.
(Nota del luglio 2001: puntualmente mi e` arrivata un messaggio pieno
di insulti di un lettore italiano che ha acquistato quel disco nel 2001).
Un altro po' di errori ci sono semplicemente perche' ho il difetto di non
essere perfetto e talvolta commetto errori quando trascrivo un numero sulla
tastiere del computer.
Secondo me pero` il lettore che si e` scandalizzato per aver trovato un mio
"1892" a proposito di un disco degli anni '80 (era ovviamente un 1982) non ha
un quoziente d'intelligenza molto elevato.
Detto cio`, mi fa molto piacere quando qualcuno mi segnala un errore.
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Sei prevenuto contro... per questo ne parli male.
Non rispondo piu` a lettere che mi accusano di essere prevenuto contro
questo o quello. Ricevo messaggi che, in riferimento a qualche mia stroncatura,
mi accusano di essere prevenuto contro il rock
britannico, Seattle, il techno, l'heavy metal, il jungle, la melodia, il jazz,
il blues, il punk-rock, le star, gli omosessuali, le donne, il folk europeo,
il rock italiano, i complessi
i cui nomi cominciano con "S" (giuro!) e, dulcis in fundo, il rock americano.
Ti lascio immaginare quanto mi interessa leggere contro cosa sono prevenuto
secondo te. E quanta crediblita` puo` avere una lettera che si limita a
dirmi "sei prevenuto". Se e` tutto cio` che sai dire in difesa dei tuoi
beniamini, ti sei risposto da solo.
Una risposta che avevo dato tempo fa e che va ancora bene:
se parlo male del tuo beniamino, significa che
sono prevenuto contro quel gruppo, o contro quel genere, o contro
quell'intera nazione. Parlo male dei Beatles perche' sono prevenuto
contro la Gran Bretagna (parlo bene dei Rolling Stones, ma questo non
conta). Se parlo male dei Soundgarden, sono prevenuto contro Seattle
(parlo bene di Earth, Pelt Melt, Sky Cries Mary, etc, ma questo non
conta).
E cosi` via all'infinito. Siccome ho parlato male almeno una volta
di tutti i musicisti rock, sono prevenuto contro tutti i musicisti,
contro tutti i generi e contro tutte le nazionalita`. Lo ammetto.
Perche' sei prevenuto contro... glam-rock, synth-pop, dark-punk, etc?
Stronchi quasi tutti gli esponenti del genere...
Prima di tutto, dipende da come definisci questi generi.
Se Reed e Fowley fanno glam-rock, sono un fanatico di glam-rock.
Se glam-rock significa Bowie e Glitter, allora non sono un fanatico.
Se i PIL fanno dark-punk, sono un fanatico di dark-punk.
Se per dark-punk intendi Siouxsie, allora non lo sono.
A naso sospetto che tu di ogni genere musicale scegli come esponenti
soltanto i piu` commerciali e ignori i piu` artisti. Poi trai giudizi
basandoti sul mio stroncare i musicisti commerciali di quel genere.
Ma forse non sto stroncando quel genere, sto stroncando la musica
commerciale.
Come dire che siccome non mi piace la Coca Cola allora non mi piacciono
le bibite.
Secondo, non hai contato quanti ne salvo dei folksinger degli anni '60,
dei complessi progressivi, dei complessi country-rock, dei complessi
psichedelici, del noise-rock, della disco-music, della musica industriale,
del blues-rock, etc etc.
Se tu fossi un appassionato di grunge invece che di dark-punk, avresti letto
la scheda sui Pearl Jam invece che quella su Siouxsie e mi avresti accusato
di essere prevenuto contro il grunge; e viceversa.
Quantomeno potresti elencare un altro 30/40 generi, non soltanto quei tre,
dei quali ho criticato la maggioranza degli esponenti.
A quel punto probabilmente ti risponderei semplicemente che hai ragione:
sono prevenuto contro tutti i generi musicali.
Forse in tutti i generi cerco di mettere in chiaro che ci sono soltanto
1-2 geni e poi tanti mediocri e poi tantisssimi prodotti di consumo?
Hai semplicemente preso i generi che piacciono a te, e alcuni
musicisti particolarmente commerciali di quei generi, e
hai cercato una spiegazione subliminale al perche' uno come me ne parli male.
Terzo, ricevo email giornaliere di questo tipo. I generi che vengo accusato di
"discriminare" cambiano a seconda dei gusti di chi scrive, e vanno dal punk-rock
al grunge, dal Merseybeat al country-rock, dalla disco-music all'hard-rock.
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Nella tua Storia del rock mi sembra che vi sia un
eccesso di nomi (nel senso che hai comunque recensito anche gli artisti
che hai stroncato nonche' quelli a cui dato uno spazio minimo di
una/due pagine, il che nuoce un po' alla fluidita` dell'opera,
soprattutto negli ultimi due volumi).
Hai mai pensato a riscrivere l'opera in maniera piu` succinta?
Si`, la tentazione c'e` stata, e c'era anche un mezzo progetto abortito in
Arcana di pubblicare un sunto della Storia del Rock.
Personalmente, ho l'impressione che l'utilita` della mia Storia del Rock
stia soprattutto nel fatto di essere piu` completa e aggiornata delle altre
in circolazione, quindi, nel momento in cui ne faccio un sunto, rischio di
perdere la ragione stessa per cui la scrissi.
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C'e` qualcosa di cui ti penti, che vorresti non aver fatto?
Di aver fornito indicazioni discografiche. E` veramente imbarazzante che una
storia del rock fornisca fra parentesi il nome della casa discografica presso
cui e` uscito il disco. Hai mai visto una storia della letteratura che indica
l'editore originale (nonche' le ristampe) dei "Promessi Sposi" o della "Divina
Commedia"? Hai mai visto un critico cinematografico citare fra parentesi la
casa cinematografica per cui e` uscito il film? Soltanto i critici rock arrivano
a questi libelli di abiezione. Mi vergogno di
aver ceduto a questa umiliante prassi.
E naturalmente di aver dimenticato qualche nome davvero importante: Fred Neil e
Jim Steinman sono i primi che vengono in mente.
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Hai ancora copie del numero uno di Nuova Musica?
Non sono favorevole al collezionismo.
Nuova Musica era una semplice fanzine in bianco e
nero, spedita via e-mail e (per chi richiedeva la versione cartacea) stampata
con un vecchio word processor dello Unix (nroff, per chi c'era...) Quindi
chiunque si puo` fare mille fotocopie in bianco e nero e nessuno potra`
mai dimostrare che non e` la versione originale.
Ho ancora uno stampato e credo di avere ancora da qualche parte il sorgente
Unix. In teoria, pertanto, potrei stamparne quante copie voglio. A parte
la mia congenita ostilita` verso i fenomeni di collezionismo, il problema
e` che in quella fanzine pubblicavo testi originali (sul numero uno mi
sembra che ci fossero i Nirvana). Sarebbe illegale stampare copie senza
l'autorizzazione della casa discografica (ai tempi non mi ponevo questi
problemi perche' Nuova Musica era essenzialmente distribuita gratuitamente
via e-mail). E sono troppo pigro per farlo.
Per la cronaca, il numero uno e` quello dell'Agosto 1992 (sulla copertina
non c'era scritto "Numero Uno" e pertanto qualcuno dei fortunati possessori
non sa di avere il numero uno).
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Perche' hai dato un taglio Americanista alla tua Storia del Rock?
Non so, forse perche' il rock e` un fenomeno Americano? :-)
Ci sono senz'altro stati grandi musicisti rock in Europa, Australia e Giappone,
ma il rock rimane Americano cosi` come il latino rimane romano.
Naturalmente, piu` passa il tempo e piu` diventa un fenomeno internazionale.
E poi cosa vuol dire "Americanista"?
Nel solo sesto volume della mia storia del rock
ci sono tre capitoli sul rock australiano, uno su quello giapponese,
due su quello tedesco, uno su quello della Nuova Zelanda, uno sulla
Scandinavia... ci sono schede su gruppi yugoslavi, belgi, etc. Nel
libro sulla new age ci sono artisti argentini, koreani, indiani,
egiziani, turchi... Mi citi un altro libro che copra queste nazioni?
Hai scritto che "hai la fortuna di vivere dalla parte giusta del globo",
una frase che mi ha fatto rabbrividire.
Stai citando la mia frase fuori contesto. Mi riferivo al fatto che vivo nel
paese in cui il rock (oltre che il blues e il jazz e l'hiphop) e` nato e che
produce piu` del 50% dei dischi del mondo.
Non e` colpa mia se l'America e` l'impero romano dei nostri tempi e tutto
cio` che nasce in America influenza il resto del mondo, dal blues al jazz,
dal rock a Hollywood, dalla televisione all'internet.
La storia del mondo non l'ho fatta io.
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Negli ultimi due volumi della storia del rock e sul tuo website
parli bene soprattutto di complessi che nessuno conosce... favorisci
sempre i musicisti sconosciuti...
Quando scrissi la prima versione della storia del rock, i complessi di cui
parlavo bene (Doors, Grateful Dead, Velvet Underground, Zappa, Beefheart,
Buckley,...) non li conosceva quasi nessuno. Quando scrissi la seconda versione,
quella pubblicata da Arcana, dedicai grande spazio anche ad altri musicisti
che non conosceva quasi nessuno: Tom Waits, Brian Eno, Robert Wyatt, ...
Per non parlare degli ultimi volumi, in cui parlai di musicisti del tutto
sconosciuti come Enya, Nick Cave, Sonic Youth, REM,...
Questi musicisti oggi li conoscono in molti.
Siamo sicuri che i musicisti sconosciuti di cui scrivo oggi non saranno domani
tanto rispettati quanto i Doors e Nick Cave? O semplicemente sono sconosciuti
perche' i grandi artisti raramente finiscono in testa alle classifiche di
vendita?
Il fenomeno e` lo stesso in tutte le arti. Raramente una grande opera d'arte
riscontra subito un grande successo di pubblico. Cio` che riscontra grande
successo di pubblico e` cio` che viene spinto dal marketing.
Ma i pochi che conoscono l'opera d'arte ne nutrono un grande rispetto, e
spargono lentamente la voce, mentre i consumatori che si sono fatti
condizionare dalla campagna marketing si dimenticano presto di quel prodotto.
Yesterday e Obladi Oblada (per citare due dei capolavori dei
Beatles...) furono in testa alle
classifiche di mezzo mondo, ma di anno in anno chi aveva quei disco ne e`
sempre piu` imbarazzato e certamente non va a consigliarli a nessun altro.
Invece chi aveva il primo disco dei Doors ha continuato a parlarne e a
consigliarlo. E statisticamente una percentuale impressionante di coloro
che lo ascoltano negli anni successivi lo trova geniale. Mentre ogni anno
che passa una percentuale impressionante di coloro che ascoltano Obladi
Oblada la trova di una stupidita` abissale. Ogni anno che passa
i Beatles hanno meno fans e i Doors ne hanno di piu`. Sono sempre meno le
canzoni di Michael Jackson che ascolti alla radio, sempre piu` quelle di
Enya che ascolti alla radio.
Secondo te un critico musicale deve scrivere di musicisti che sono gia`
stati resi famosi dalle campagne pubblicitarie, o dei musicisti che non sono
famosi e non lo saranno per vent'anni ma che hanno fatto dischi di grande
valore?
Il 2 febbraio 2002 ho avuto il piacere di ricevere questa email da
"Federico 83":
"A molte rock star vengono attribuiti meriti unicamente perche' sono
famosi. Tu lo dici su Bowie, ma vedi, il fatto e` che quando si va a
guardare la tua classifica ai primi posti io trovo tutti nomi piu` che
celebri: Captain Beefheart, Velvet Underground & Nico, Robert Wyatt,
Popol Vuh, Pere Ubu, Royal Trux, Faust, Nick Cave."
Raramente mi ha fatto
tanto piacere una lettera di critiche. Questi erano, ovviamente, tutti
sconosciuti quando io dedicai loro fiumi d'inchiostro. Adesso c'e` chi
pensa che siano delle star. Mutatis mutandis, siamo sicuri che gli
"sconosciuti" di oggi siano cosi` trascurabili?
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La tua Storia del rock non e` abbastanza obiettiva.
Prima di tutto, il modo migliore di dimostrare a qualcuno che si puo` fare
di meglio e` fargli notare che qualcuno ha fatto di meglio. Mi citi una
storia del rock che ti sembra piu` obiettiva, completa, etc della mia?
Cosi` ho modo di confrontare. (Se non hai consultato altri libri, guarda
la mia bibliografia , che sono poi anche tutti i libri che ho io).
Tutte le storie (del cinema, della letteratura, etc) sono
soggettive. La storia della letteratura italiana di Contini esprime i
pareri di Contini, non certo quelli di Carlo Bo.
Secondo, obiettivita` e` un termine che ha senso soltanto relativamente ai
dati, non ai giudizi. Puoi essere obiettivo quando stili l'elenco dei
dischi pubblicati da un certo musicisti. Ma cosa significa essere
obiettivo quando giudichi quei dischi? Chi e` il depositario del
giudizio obiettivo?
Terzo, piu` soggettivo e` un giudizio piu` mi interessa. Sai quanto me ne
faccio di un libro che scriva semplicemente "e quel disco vendette
324.800 copie" (fatto obiettivo). Mi interessa molto un libro che stronca il mio
disco preferito con un'analisi di due pagine, anche se posso dissentire
sull'analisi, ma comunque mi interessa l'analisi (naturalmente si tratta
di un'analisi soggettiva).
Quarto, di obiettivo nei giudizi ci potrebbe essere soltanto il
giudizio della maggioranza (qualunque altro giudizio e` piu` o meno
soggettivo per definizione). Ti piacerebbe una storia della letteratura
italiana che faccia un referendum fra la popolazione e poi pubblichi
i capitoli:
Leopardi: 345.543 voti che era palloso, 654.220 voti che era un genio;
Manzoni: 8.432.567 voti che era palloso; etc????
Sarebbe la storia piu` obiettiva (nel senso di "non soggettiva")
che sia mai stata scritta.
Il valore dei miei libri in Italia sta forse proprio nell'aver rivelato tanti
gruppi sconosciuti in Italia e ridimensionato tanti gruppi troppo noti in
Italia, e aver pertanto fornito un panorama piu` completo ed equilibrato
della musica rock nel mondo, senza esaltare gruppi mediocri soltanto
perche' sono pubblicizzati in Italia e senza dimenticare gruppi
eccellenti o importanti soltanto perche' non sono pubblicizzati in Italia.
In tal senso, la mia storia del rock e` forse piu` "obiettiva" di quanto pensi.
Ti chiedevo soltanto di essere un po' piu` obiettivo...
No, secondo me quelli come te mi chiedevano di non essere per nulla obiettivo.
Tu avresti voluto una storia del rock che trattava da
capolavori tutti i dischi che hanno rappresentato eventi fondamentali della
tua vita (per ragioni in gran parte indipendenti dalla tua volonta` e
dal loro valore artistico). Insomma, una storia del rock basata non su cio`
che successe, ma basata su cio` che tu ascoltasti (in gran parte funzione
da cio` che veniva distribuito e recensito in Italia).
La tua defizione di "obiettivo" e` "la musica con cui sono cresciuto io".
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I voti e le analisi dei dischi non sono coerenti... Le critiche sono troppo drastiche...
Cerco di trattare il rock come un'arte maggiore. Per ogni musicista (tu mi
citi i Nirvana, ma leggi cio` che ho scritto di Dylan, Hendrix, Zappa,
Doors) cerco di essere "critico".
L'esperienza mi ha insegnato che e` piu` probabile che fra dieci anni
ridimensionero` un disco che non che lo rivalutero`. Insomma, meglio
"abundare" in quella direzione.
Piu` grande e` il gruppo piu` tendo a inferire nelle critiche, forse
semplicemente per controbilanciare tutta la bullshit che scrivono i
giornalisti di regime e far notare ai lettori che quel disco e` bello
e importante ma lungi dall'essere perfetto (e che ce ne sono cento altri in
circolazione che valgono altrettanto anche se non ne parla nessuno). E` lo stesso criterio che
si usa in letteratura, cinema, etc. Tento di farlo anche con la musica rock.
Tutte le mie classifiche e i miei voti sono in fase di revisione. Mettendoli
sul website e` ovviamente piu` facile notare le incoerenze. Anche per me.
Quindi li sto rivedendo. Pero` sono 4000 schede...
(Forse adesso capisci anche perche' gran parte dei critici non ama dare voti...
troppa responsabilita`).
Ho aumentato i voti degli album che sono stati influenti, a prescindere da
quanto piacciono a me. Petrarca mi e` sempre stato sull'anima, ma uno
non puo` omettere i suoi sonetti visto che Shakepseare si e` ispirato
a quelli. Gli Smiths mi fanno addormentare, ma e` difficile seppellirli.
La scheda ti dice cosa ne penso, il voto ti consiglia se averlo o meno.
Criterio ancora da mettere a fuoco...
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Dissento dal giudizio che hai dato su...
Nel complesso, la mia storia del rock tratta 3000 musicisti. Il mio website
ha 5000 schede.
Presi quei 5000 (o quei 3000), su quanti giudizi non concordi?
Se` e` uno solo, beh, e` fenomenale: un solo
dissenso su migliaia di musicisti. Se anche fossero 500 quelli su cui dissenti,
sarebbe sempre una bella percentuale: soltanto il 10% di dissenso.
Insomma, che ci siano una, due, dieci, persino cento divergenze di opinione
mi sembra tutto fuorche' "incredibile" (o "pazzesco", "assurdo", "scandaloso",
gli altri attributi che spargi nella lettera per rinforzare un concetto che
a me sembra un po' inquietante: che non dovrebbero esistere pareri diversi
dal tuo e da quella che tu consideri "la maggioranza").
Come puoi immaginare, ricevo centinaia di email alla settimana, e tutti
esprimono un parere diverso, da quello che mi accusa di essere prevenuto
contro Bowie a quello che mi accusa di essere un fan di Bowie, da quello
che vuole piu` heavy metal e meno cantautori, a quello che vuole piu`
cantautori e meno heavy metal, da quello secondo cui i Queen sono il piu`
grande gruppo del mondo a quello secondo cui i CCR sono il piu` grande
gruppo del mondo, da quello secondo cui ho ignobilmente trascurato il
rock neozelandese degli anni '80 a quello che sostiene che ho ignobilmente
trascurato il folk britannico degli anni '70.
Tutto cio` mi dice soltanto che ogni persona ha la sua visione del mondo,
fatto che, per se, ne' mi turba ne' mi induce a cambiare la mia.
Tieni anche presente che non puoi isolare il mio giudizio su un musicista.
Devi considerarlo nell'ambito delle migliaia di musicisti che ho trattato.
Ognuno ha i suoi standard nel giudicare la musica. Le stesse parole dette
da due persone non dicono necessariamente la stessa cosa. Dipende da cosa
dici degli altri. Non e` detto che il
giudizio che a te e` parso cosi` negativo sia davvero cosi` negativo quando
consideri il modo in cui ho giudicato gli altri musicisti. Tutto e` relativo.
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Non ti piace il genere X.
Puo` darsi. Pero` me l'hanno scritto relativamente a cosi` tanti generi che
alla fine, dovessi dar retta ai lettori, dovrei ammettere che non mi piace
nessun genere musicale.
Secondo me, tutto dipende da come definisci un genere.
Non mi piacciono (traduzione: li considero artisticamente inferiori)
i musicisti che si limitano a proporre gli stereotipi di un genere.
In tal senso, piu` un musicista si mantiene vicino allo stereotipo
di un genere, meno m'interessa. In tal senso, non mi piace nessun genere.
Secondo me i grandi artisti non restano fedeli agli stereotipi di
un genere. Anzi, spesso li inventano loro gli stereotipi di domani,
stravolgendo quelli di ieri. Ma, naturalmente, uno e` libero di scrivere
una storia della musica esaltando coloro che si limitano a copiare gli
stereotipi e stroncando chi si azzarda a superarli. Solo che in tale
maniera la musica rimarrebbe sempre la stessa in eterno.
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Parli eccessivamente bene del genere X.
E` sempre una sorpresa sentirmi accusare di essere troppo generoso,
visto che ho fama di essere severo.
Accertati che non sia tu a essere poco familiare con il genere X.
Forse conosci molto bene altri generi (tipicamente: il super-pubblicizzato
rock britannico degli anni '90) e poco il genere X. Del genere X forse conosci
soltanto i pochi complessi di cui critici come me hanno parlato bene
(fammi indovinare: 5 o 6 al massimo), e non conosci nessuno di quelli di
cui ho parlato male. Di altri generi conosci decine e decine di musicisti,
della maggioranza dei quali parlo male. Tu ne trai la conclusione che io
sono troppo generoso con il genere che conosci di meno, ma forse si tratta
soltanto del fatto che non conosci le decine e decine di musicisti di quel
genere di cui parlo male.
Forse se tu provassi ad ascoltare anche gli altri di quel genere, cosi` come
hai ascoltato i minori di tanti altri generi, ti piacerebbero tanti
musicisti di quel genere di cui ho parlato male, e ne dedurresti
(come infatti capita a tutti gli specialisti del genere X) che sono
non generoso bensi` addirittura prevenuto nei confronti del genere X.
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Ho letto una recensione negativa della tua storia del rock.
Sono state pubblicate un centinaio di recensioni della mia Storia del Rock
(la maggioranza erano positive, per inciso). Non le ho lette tutte e non
avrei ne` tempo ne` voglia di rispondere a tutte.
Alcune mi hanno dato suggerimenti preziosi.
Se ti aspettavi che mi irritassi per la recensione negativa, hai scritto
alla persona sbagliata.
Non mi interessa (e non ho tempo di) fare polemiche.
Il critico che l'ha scritta e` certamente competente, e avra` scritto quello
che ha scritto perche' e` cosi`.
Tieni presente che molti lettori a cui sono piaciuti i miei libri sono
lettori a cui non piacevano le opinioni la maggioranza degli altri critici.
Per definizione, gli altri critici non sono (spesso) d'accordo con quanto scrivo io.
Ho scritto i miei libri per i lettori, non per i critici (e sospetto che
il lettore, che ha pagato diverse lire per comprarli, li ha letti davvero,
mentre molti critici, che li hanno ricevuti gratis, hanno soltanto letto
l'introduzione, sulla quale sono infatti incentrate gran parte delle loro
recensioni, e al massimo un capitolo a caso).
Non mi aspetto naturalmente che le riviste incoraggino i propri lettori a leggermi.
La mia Storia del Rock ha rivelato al pubblico Italiano musicisti che le riviste
avevano trascurato.
Credo che nessuna abbia giubilato nel vedere un libro che si discostava
cosi` tanto dalla propria visione del rock
(da cio` che aveva raccontato per anni ai propri lettori).
E, naturalmente, qualche critico Italiano si sara` anche un
po' indispettito che l'editore abbia commissionato quella storia del rock a me e
non a lui (a ragione, poiche' ce n'erano
tanti abbastanza competenti per farlo, e` capitato a me per puro caso).
Lo stesso genere di reazione sta suscitando il mio website. Non sono molti
gli operatori del settore che si rallegrino per questa mole di recensioni,
non solo gratuite, ma talvolta anche piu` professionali di quelle pubblicate
dalle riviste specializzate. E con giudizi spesso piu` calibrati su
dischi che le riviste salutano come capolavori e che in realta` sono
nella media o persino mediocri.
Francamente, le critiche piu` utili me le hanno fatte i lettori. I lettori
hanno davvero letto i miei libri, e sono davvero competenti di musica rock,
e, ahime`, ci hanno trovato errori e lacune che sarei lieto di poter correggere.
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Ho letto che il critico X ha un'opinione diversa dalla tua...
L'ultima cosa che mi stupisce e` che qualcuno, critico o lettore, abbia
un'opinione
diversa dalla mia. Il critico che hai letto e` certamente competente e avra`
le sue ragioni per scrivere cio` che ha scritto.
Nella stragrande maggioranza dei casi queste lettere si riferiscono al fatto
che io ho parlato "male" di un gruppo o un disco di cui un altro critico ha
parlato "bene". Vi consiglio di fare una piccola statistica prima di
decidere che io e quel critico abbiamo opinioni diametralmente diverse:
di quanti musicisti/dischi lui parla bene? Se lui parla bene del 90% dei
musicisti/dischi
e io soltanto del 10%, forse la differenza e` semplicemente di vocabolario.
Se lui ha dato nove a un disco, e otto a tutti gli altri, e io ho dato
sette a quel disco e sei a tutti gli altri, in realta` abbiamo dato gli
stessi voti. Se lui ha scritto che X e` il migliore di un certo genere,
e io ho scritto che X e` decoroso e gli altri del genere sono indecorosi,
in realta` abbiamo dato lo stesso giudizio. Semplicemente l'abbiamo detto
con parole diverse. Se lui ha dato lo stesso giudizio a X e ad altri cento,
beh, allora devi prima chiedergli quale sia la differenza fra X e gli
altri cento prima di poter confrontare con il giudizio che ho dato io ad X.
Spero ti sia chiaro che in se` il fatto di aver trovato mille critici che
parlano bene di un certo disco non vuol dire molto: ne puoi trovare mille
per ogni disco pubblicato nella storia del rock. Anzi, quelli che ne parlano
bene sono sempre in netta maggioranza rispetto a coloro che ne parlano male
(oserei dire che siamo in meno di dieci in tutto il mondo a parlare male
di cosi` tanti dischi). Quindi per qualsiasi disco tu puoi sempre trovare
molti, numerosissimi, critici che ne hanno parlato bene. Decidi tu se tutti
i dischi pubblicati nella storia del rock sono dei capolavori.
Devi scegliere un critico che a tuo avvisa rappresenta piu` o meno cio` che
a te interessa seguire e fidarti di quello. Se ti fidi della maggioranza
dei critici, finirai per ascoltare tutto di tutto, e alla fine, per ragioni
di tempo, finirai per privilegiare soltanto i musicisti piu` pubblicizzati,
che, per definizione, sono in genere quelli che ricevono il massimo numero
di elogi.
In generale, mi irrita un po' che la gente scriva a me per chiedermi "perche'
non parli bene di X come ne parla il critico C". Mi sembra curioso che la
gente non scriva a quel critico chiedendogli "perche' non parli male di X come
ne parla pieroscaruffi?" E` come dare per scontato che bisogna parlare bene di
tutti, e l'anomalia consiste nell'averne parlato male, non nell'averne parlato
bene. Non lamentatevi poi se i critici tendono a parlar bene di tutti: sono i
lettori a volerlo.
Vorrei anche precisare che, forse, attribuisci uno status "mitico" al critico
di musica rock, uno status che e` un po' esagerato. Il critico letterario e
quello cinematografico tendono a essere un attimino piu` preparati e seri nella
loro professione. Secondo me tu sei un critico di musica rock, cosi` come
quasi tutti quelli che stanno leggendo queste righe. La differenza fra chi
scrive di musica rock e chi legge e` veramente soltanto quella: che alcuni,
come me, scrivono, e altri hanno di meglio da fare nella vita che scrivere.
(Volendo fare i maligni, i critici rock ricevono anche le "veline" dalle
case discografiche che "suggeriscono" loro come recensire i dischi, e cio`
spiega perche' tante recensioni si assomigliano).
Critici rock ce ne sono milioni. E` un po' scorretto considerare "critico"
quello che ha un amico alla rivista che gli lascia pubblicare le
sue recensioni (spesso senza pagarlo) e non quell'altro che e` altrettanto
competente ma non ha voglia o non puo` pubblicare le proprie opinioni.
Il parere del "critico" che stai citando vale, insomma, quanto quello
di tanti tuoi amici (e probabilmente di te stesso) che ascoltano molta musica.
Ci sono certamente anche differenze ideologiche.
I critici che parlano male della mia Storia del Rock sono spesso quelli
che privilegiano le star. E` chiaro che, se ritieni Elvis Presley, i Beatles e
David Bowie grandi musicisti, non troverai molto di tuo gradimento
nella mia Storia del Rock, che privilegia invece i fenomeni "alternativi".
Quando un critico parla "male" della mia Storia del Rock lo fa quasi sempre
riferendosi a una star, raramente a Roy Montgomery o ai Monks, e sospetto
perche' non gli importa molto di chi siano Roy Montgomery e i Monks.
Sospetto abbia letto "soltanto" le pagine dedicate alle star, ovvero l'uno per
cento, e su quello verta il suo dissenso.
Sta diventando di moda sostenere "apprezzo sia gli uni sia gli altri",
come se apprezzare Captain Beefheart costituisca un alibi per canticchiare
i Beatles. Io continuo a pensare, invece, che l'arte e il commercio abbiano
poco in comune, ma so di essere in minoranza.
Dulcis in fundo, e` da trent'anni che gran parte delle mie opinioni vengono
considerate "controverse" (il termine usato piu` spesso e` "assurde").
Dopo qualche anno molte di quelle opinioni "assurde" sono state accettate e
sono anzi diventate delle banalita`.
Fatto che, ovviamente, non mi induce a cambiare quelle di oggi soltanto
perche' qualcuno (critico o meno) dissente.
L'autorevole critico X
La parola "autorevole" viene
quasi sempre usata per indicare un critica che la pensa come chi scrive.
Quindi sospetto che anche per te "autorevole" significhi semplicemente
"la pensa come me". La prima volta che lui la pensa diversamente da te,
temo che quel critico smettera` di essere autorevole.
Sarebbe piu` onesto scrivere semplicemente "io penso che".
Il critico X parla bene di un disco/musicista di cui tu parli male...
Molti critici sono piu` educati di me e non usano parole severe nei confronti
dei dischi che "piacciono di meno" (siamo educati). Io tendo a "stroncarli"
quando non li ritengo validi. Prima di assumere che loro hanno espresso un
parere diametralmente opposto al mio, dovresti fare una media campionata
dei termini che usano loro e di quelli che uso io. Un "fa pena" espresso da me
equivale a un "non e` cosi` male" del mio amico Dario e a un "buono buono"
del mio amico Vincenzo. Dario dice "wow" quando il disco gli piace e
Vincenzo dice "questo vale davvero la pena" quando gli piace. Devi prima
uniformare il vocabolario. Stesso discorso sui voti: il 7/10 di pieroscaruffi
che di quei voti ne da` pochi equivale al 10/10 (o cinque stellette)
di altri critici.
Chissa` che alla fine non abbiamo espresso la stessa opinione, semplicemente con
parole e numeri diversi.
(Se non si fosse capito, questa e` la mia esperienza: quando parlo con un
collega che tende a essere piu` generoso di me, raramente riscontriamo reali
differenze d'opinione).
Molti sostengono che io abbia stroncato Sgt Pepper dei Beatles, ma
un lettore (Mario Camerlo) ha compilato una statistica interessante, chiedendo
a cinque critici Italiani un voto da uno a dieci e poi riportandolo alle loro
medie mensili: il risultato e` stato che tutti meno uno gli hanno dato 7/10
come me, e uno gli ha dato soltanto 6/10.
Dovresti anche fare un'altra media: quanti dischi il critico X ridimensiona
dopo un anno. Ci sono infiniti "capolavori" che l'anno dopo sono diventati
dischi "deludenti".
Proverei anche a contare quanti dischi ti consiglia di comprare il
critico X in un anno. Se sono piu` di venti, mi insospettirei. Neppure la
classica produce venti capolavori all'anno.
(L'oggetto di queste mail e` spesso un musicista molto famoso, di cui
e` difficile parlar male senza offendere la casa discografica che manda
i dischi gratis ai critici musicali. Sara` una coincidenza, ma non mi e`
mai arrivata una lettera di questo genere relativa al fatto che un critico
ha parlato bene di un disco dei Dead C o degli Engine Kid di cui io ho parlato
male, eppure lo faccio spesso).
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Nei tuoi giudizi sui vari artisti ho trovato una grande attenzione all'aspetto
della melodia, ma non altrettanto riguardo ai testi delle canzoni.
Tendo a dare piu` risalto alle musiche perche' generalmente
(Dylan e` un buon esempio) sono quelle che durano di piu` nel tempo.
Non so quanti oggi si ascoltino Masters Of War, che pure commosse
un'intera generazione. Grande testo per quegli anni, ma oggi la canzone
fa semplicemente annoiare.
Soltanto i grandi poeti riescono a scrivere testi che durano nel tempo,
e temo che la musica rock ne vanti pochi.
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Perche' sei cosi` severo? Mi sembra che parli male di tutti.
(Prima di tutto, tu hai letto le mie schede di Smiths e U2: se avessi letto
quelle di Gallon Drunk,
Eat Static e
Pram, per citare altri gruppi britannici,
forse ti sarei sembrato meno severo).
La risposta piu` breve e` che l'esperienza mi ha insegnato a essere severo:
fra dieci anni saranno pochissimi i dischi di cui aumentero` i voti, saranno
tantissimi quelli di cui abbassero` i voti. Vale per tutti i critici musicali
del mondo, e penso che valga anche per te.
La stragrande maggioranza dei dischi che oggi consideri "capolavori" fra
qualche anno (non qualche secolo) ti sembreranno semplicemente noiosi.
Preferisco essere severo oggi che dover cambiare troppi voti domani.
Se qualcuno a questo mondo e' interessato ai miei giudizi, sospetto anche
che lo
sia perche' "parlo male di tutti". Se parlassi bene di tutti, sospetto che
nessuno sarebbe interessato ai miei giudizi.
Parlare bene di tutti serve a mantenere buoni rapporti con le case
discografiche, i distributori, i musicisti stessi.
Parlare male di tutti serve a far risparmiare soldi agli ascoltatori.
Il mio obiettivo primario e` quello di trattare
la musica rock (e cosi' il cinema) come un'arte maggiore, in cui
soltanto chi ha fatto qualcosa di veramente saliente e originale e' degno di
essere considerato un artista importante.
In tutta la letteratura italiana non c'e' un solo scrittore di cui parlerei
bene incondizionatamente. Ce ne sono soltanto tre (Dante, Leopardi, Montale)
di cui parlerei molto bene, e altri tre (Ariosto, Svevo, Pirandello)
di cui parlerei prevalentemente bene.
Non vedo perche' dovrei parlare incondizionatamente bene di un musicista rock
se parlo bene soltanto di sei scrittori italiani.
La ragione per cui un critico di musica classica si mette a ridere quando
qualcuno gli chiede di ascoltare un "capolavoro" di musica rock e' perche'
di tali capolavori ce ne sono migliaia. Ce ne fossero soltanto dieci, penso
che se li ascolterebbe con attenzione.
Se poi questo mio criterio serve anche a far risparmiare soldi ai miei lettori,
tanto meglio.
Chi si compro` tutti i dischi dei Moody Blues o tutti i dischi di country-rock
o tutti i dischi di brit-pop deve maledire tanti critici, ma non me.
Chi si e' fidato dei miei giudizi si e' comprato soltanto un disco di
country-rock, un best dei Moody Blues e un paio di dischi di brit-pop.
Si puo' discutere sulla bonta' delle mie opinioni, ma non sulla bonta'
dei risultati finanziari. :-)
Una volta ho visto che in un newsgroup qualcuno scrivere "persino piero scaruffi
gli ha dato un 8". Secondo te se avesse scritto "persino X gli ha dato un 8",
dove X e' il critico che ha parlato bene di tutti i dischi dei Moody BLues,
di tutti i dischi del country-rock e di tutti i dischi
del brit-pop (al di la` della bravura del critico),
quella frase avrebbe lo stesso significato?
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Hai dato un voto troppo basso a...
I voti di un critico sono relativi a tutti gli altri voti che quel critico da`.
Un 6 non significa nulla se non lo rapporti a tutti gli altri 6 che ho
dato: un 6 significa che quel disco e` tanto consigliato da me quanto
tutti gli altri dischi a cui ho dato 6.
Un critico che da` 9 a quel disco, ma da` 9 anche a Britney Spears, gli
ha dato in realta` un voto piu` basso del mio.
Un 7/10 significa semplicemente che il disco e` migliore di quelli a cui
ho dato 6/10. Etc.
Scrivermi per dire "questo disco merita 7" non significa nulla: un 7 nella tua
scala non e` un 7 nella mia scala.
I tuoi voti sono troppo bassi rispetto a quelli degli altri critici. Un critico
ha dato 8/10 a un disco a cui tu hai dato un 6/10...
Presta attenzione alle medie e al significato di quegli 8: molti critici danno
un 8 a significare "mi e` piaciuto".
Naturalmente se ne danno una dozzina al mese non si aspettano che tu li compri
tutti.
Il mio 8 significa "disco da comprare subito",
e quindi cerco di darne uno o due al massimo tre al mese, e ci sono mesi in
cui non ascolto nessun disco di cui consiglio l'acquisto immediato.
Il mio 9 significa che e` uno dei dischi che consiglio agli appassionati di
classica e di jazz quando mi chiedono "consigliami dieci dischi di musica rock
dalle origini a oggi". E, per definizione, non ce ne dovrebbero essere piu`
di dieci. Un critico che ha dato molti 9 nella sua carriera da' ovviamente un
significato diverso. Il 10 me lo riservo per il primo disco di musica rock
che mettero` insieme ai capolavori della classica e del jazz.
Nella mia scala, ben pochi musicisti hanno fatto piu` di tre dischi che valgono
7/10. Nella scala di qualcun altro, tutti i musicisti hanno fatto almeno tre dischi che valgono 7/10. Semplicemente sono scale diverse.
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La stragrande maggioranza della critica mondiale...
Prima di tutto. La stragrande maggioranza della critica mondiale ignoro`
il primo disco dei Velvet Underground, "Rock Bottom" di Robert Wyatt,
tutti i dischi di Neu, Can, Faust, e gran parte dei dischi che sono nei
primi posti delle mie classifiche.
La stragrande maggioranza della critica mondiale non conosce tuttora Tim
Buckley e ha scoperto Captain Beefheart soltanto da qualche anno.
Mi sembra pertanto ovvio che i miei giudizi non collimano con quelli della
"stragrande maggioranza della critica mondiale", ieri come oggi come domani.
Se ti interessano i giudizi della stragrande maggioranza della critica mondiale,
non capisco bene perche' scrivi a me: hai l'imbarazzo della scelta.
Secondo. Nella "stragrande maggioranza" dei casi,
frasi di questo tipo non sono per nulla chiare.
Prima di usarle uno dovrebbe essere certo di aver fatto una statistica
delle riviste piu` importanti del mondo. Spesso la
"stragrande maggioranza della critica mondiale" significa "le due riviste
di musica che leggo". Con tutto il rispetto per quelle riviste,
non rappresentano necessariamente il pensiero della
"stragrande maggioranza della critica mondiale".
(Le riviste che ritengo piu` autorevoli sono elencate al fondo di
questa pagina).
Attenzione poi a usare riviste che ogni tanto parlano anche male dei dischi.
Molte riviste parlano bene di quasi tutti i dischi. Molti libri parlano
bene di tutti i musicisti. Quei giudizi positivi, ovviamente,
non valgono molto, perche' lo stesso discorso potreste farlo per qualunque altro
musicista del mondo, i cui dischi sono stati altrettanto elogiati da quelle
riviste e da quei libri.
C'e` una grossa differenza fra un critico che promuove pochissimi
dischi come capolavori e un critico che promuove molti dischi come capolavori.
Paragonare i giudizi dei due e` come paragonare le finanze di Bill Gates
e quelle di un operaio della Fiat.
Dulcis in fundo, io ricevo davvero la "stragrande maggioranza" delle riviste
autorevoli del settore, perche' me le mandano gratis, e ho un archivio
ordinato per elenco alfabetico che ha pochi rivali al mondo. Quindi io so
davvero cosa scrive la "stragrande maggioranza della critica mondiale".
Credo che, se tu potessi spulciare il mio archivio, diventeresti uno di
quelli che mi accusa di seguire la maggioranza... una delle critiche a
cui infatti non ho mai obiettato. I miei giudizi sono molto piu` banali
di quanto pensi, se prendi in considerazione una classe critica meno
"maggioritaria" (non quelli che parlano bene di tutti o che non hanno molta
dimestichezza con la storia del rock).
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I tuoi libri non citano nessuna fonte. Da che fonti hai attinto?
E ci sono fonti da cui hai attinto palesemente?
I maligni dicono che copi da altri critici.
La bibliografia venne tolta per decisione dell'editore, non mia (mancanza
di spazio).
La trovi comunque, debitamente integrata,
su questo website.
Molte riviste costituirono un'altra preziosa fonte di
informazioni. Per il quarto volume, a cui ti riferisci, Creem e
Trouser Press furono di gran lunga piu` importanti dei libri, visto
che di libri sulla musica degli anni '80 non ce n'erano.
Per i primi tre volumi avrei voluto anche ringraziare tutti coloro
che mi avevano fornito informazioni di prima mano, in gran parte
musicisti o amici di musicisti, ma quei volumi erano gia` troppo
lunghi e si dovettero omettere tutte le appendici.
Fra il 1985 e il 1995 (prima che diventasse il centro commerciale che e`
oggi) l'Internet e` stata di gran lunga la mia fonte principale d'informazione
(sia i newsgroup sia gli archivi ftp).
In anni recenti certamente la fonte principale e` stata ed e` (nel bene e
nel male) quella delle case discografiche e dei musicisti.
Quasi tutte le biografie e discografie vengono da loro.
Non so se "copio" da altri critici. Credo che i miei libri rappresentino una
media ponderata di cio` che pensa la critica internazionale (chiaramente mi
riferisco alla critica internazionale che ritengo piu` valida).
Sono stato certamente influenzato dai grandi critici di tutto il mondo,
a partire dal nostrano Riccardo Bertoncelli per arrivare all'Ira Robbins
che ha praticamente inventato la critica moderna.
Non conoscevo invece, fino a qualche anno fa, Lester Bangs: sono stati i lettori
a farmi notare che i nostri giudizi sono simili.
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Sei bravo soltanto a criticare.
Il "sei bravo soltanto a criticare" ovviamente lo riferisci ai
musicisti molto pubblicizzati a cui io non ho dato i
voti che i loro responsabili marketing vorrebbero vedere.
Quel "siete bravi solo a criticare" ovviamente non lo riferisci
a nessuno dei dischi che sono in testa alle mie classifiche, no?
Anzi, forse non lo puoi riferire a nessuno dei 400/500
complessi che sono stati nei miei top20
di ciascun anno (40 anni moltiplicato 20 = 800).
Quindi qualifica il tuo "sei bravo solo a criticare".
Volevi dire "sei bravo a criticare i dischi sopravvalutati".
Si`, spero di esserlo (non sono sicuro di esserlo, ma spero).
Non hai scritto l'altra meta`:
"sei bravo a esaltare i dischi sottovalutati".
Per essere obiettivo, dovevi aggiungere anche quella frase.
Altrimenti sembra che stronco tutti i dischi del mondo,
fatto che ovviamente non e` vero.
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Giudichi la musica, ma non "vivi" la musica. Le tue recensioni non hanno
passione... non c'e` emozione, solo freddo raziocinio.
Assolutamente. Spero che sia cosi` (molti hanno scritto il contrario).
Non provo simpatia per nessun musicista rock, e non provo simpatia per la
musica rock in generale. Non ho favoriti. Hendrix era un grande chitarrista,
ma nessun suo disco mi pare un capolavoro, e molti suoi dischi sono di infima
qualita`. I Rolling Stones sono probabilmente il massimo complesso di musica
rock di tutti i tempi, ma ho dato 8 soltanto a uno dei loro dischi, nessun 9
e tante insufficienze. La maggioranza dei dischi Frank Zappa se li poteva
risparmiare. Bob Dylan come poeta non vale gran che'. I Doors hanno fatto
soltanto due dischi che vale davvero la pena di ascoltare. E sto citando
soltanto i massimi. Proprio non nutro nessun affetto per la musica rock.
Non ci sono cresciuto e non mi ci riconosco. Non ho ricordi d'infanzia o
adolescenza legati a questo o quel disco. Se un disco mi sembra originale,
scrivo cosi`. Se mi sembra mediocre, scrivo cosi`.
Vedi anche la risposta successiva.
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Nella tua Storia del Rock ti sei lasciato troppo condizionare dalla tua
passione per la musica... Come ha scritto Feltrinelli, la tua e` una storia
molto "appassionata"...
Vedi la risposta precedente. Mettetevi d'accordo.
(Sospetto che dipenda semplicemente da cosa leggete di mio. Se leggete
testi relativi a musicisti che ritengo eccellenti, vi fate l'impressione che
sono troppo passionale. Se leggete testi relativi a musicisti che ritengo
mediocri, vi fate l'impressione che sono troppo razionale. E, naturalmente,
un altro fattore fondamentale e` se io la penso come te o meno: se non la
penso come te, ci deve essere per forza qualcosa di sbagliato nella mia psiche.)
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Nessuno la pensa come te.
Se pensi che scrivo cio` che scrivo per attirare lettori, sei folle:
mi sembra ovvio che scriverei ben altro.
Chi non gradisce cio` che scrivo non mi legga: e` l'ultima cosa che
mi turba il sonno.
Mi turba il sonno pensare ai 400 dischi che giaccono sulla mia scrivania
perche' non ho ancora avuto il tempo di ascoltarli, e fra cui magari
c'e` qualche capolavoro. Mi turba il sonno quando qualcuno mi segnala
un grande disco che io avevo dimenticato.
Non mi turba il sonno che 6 miliardi di persone si irritino per cio` che
ho scritto. Il tempo dira`.
Direi comunque che molti la pensano come me... dieci anni dopo. Devi soltanto
lasciar passare quei dieci/vent'anni e poi e` impressionante come quasi
tutti si mettono a scrivere le stesse cose di Red Crayola, Neu e Velvet
Underground, anche quelli che ai tempi li considerarono soltanto rumore
o non li considerarono per nulla, ed e` impressionante come quasi tutti si
mettono a scrivere che questo o quel complesso celebre ai tempi era in
realta` una moda effimera, anche quelli che salutarono ogni loro disco
come un capolavoro.
(Per inciso, lettori piu` avveduti hanno scritto che io avrei "copiato"
da altri: forse non e` del tutto vero che "nessuno la pensa come me").
I tuoi giudizi si basano soltanto su personalissimi gusti.
No, spero che non sia soltanto basato su personalissimi gusti.
Dovrebbe essere basato su un'analisi dettagliata
dell'opera e del musicista di cui parlo, e su una vasta conoscenza musicale.
I miei giudizi sono sempre relativi a un'intera arte, se non a un'intera
civilta`.
I gusti "personalissimi" sono di coloro che esprimono giudizi basati su
un'analisi superficiale e su una scarsa conoscenza musicale.
(Secondo me cio` che volevi dire e` che i miei giudizi sono "diversi" da
quelli della maggioranza di chi ascolta musica rock, fatto banale su cui ovviamente concordo. Adesso
decidi tu se sono i miei giudizi o quelli della maggioranza a essere dovuti
a un'analisi superficiale).
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Stroncature dei miei libri
La mia "Storia del Rock" fu un progetto piu` ambizioso di quanto pensassi
quando la scrissi. Venne recensita letteralmente da tutti: riviste
specializzate, quotidiani, settimanali, rotocalchi. La maggioranza
delle recensioni furono positive. Cito di sotto le uniche stroncature di cui
sono a conoscenza.
Quella che piu` mi turbo` fu firmata da Vittore Baroni, pubblicata da
"Rockerilla". Reputo Baroni un grande critico rock a livello
internazionale. Baroni liquido` il mio libro con l'epiteto "un concentrato
di madornali imprecisioni". E aveva ragioni da vendere.
Il "dettaglio" non e` mai stato il mio forte. Sbagliai nomi, date, titoli,
soprattutto nei volumi che non si avvalsero del lavoro di revisione del primo.
Una rivista chiamata (se non erro) "Velvet" pubblico` una sterminata stroncatura
in cui venivo dipinto come fanatico cattolico, comunista, nazista, etc,
praticamente tutto lo spettro ideologico (capita quando uno esprime
opinioni indipendenti).
Si adiro` parecchio perche' avevo dedicato piu` spazio ai Queen che
ai Flamin' Groovies, e perche' avevo dedicato una pagina a Cat Stevens.
(Le giurie che in quegli anni mi assegnarono sette premi nazionali di poesia
si vergognino perche' quell'articolo faceva anche notare come io non sapessi
scrivere in italiano).
Una dozzina di recensioni pubblicate su riviste non musicali sono altrettanto
curiose, perche' meta` mi prendono per marxista e meta` per reazionario.
(Questa mania latina di dover per forza appartenere a un partito...)
(Lo stesso capita ancora con le lettere dei lettori italiani, meta`
dei quali mi ritengono di destra e meta` di sinistra).
Sul "Mucchio Selvaggio" lessi due recensioni del mio libro. Nella prima, tutto
sommato positiva, il fatto buffo e` che venivo trattato come un volenteroso e
promettente debuttante (scrivevo su tante fanzine americane, e in particolare
su "Option", la rivista che, credo, invento` la stampa indipendente
degli anni '80).
Nella seconda il mio
libro veniva definito un "gioco" in cui avevo assemblato schede a casaccio
senza saper bene di cosa parlavo e con giudizi lapidari.
A leggere quella recensione uno si immagina
che le miei analisi fossero brevissime e superficiali
(altri sostenevano che erano logorroiche).
La recensione faceva anche i conti di quanti dischi avrei ascoltato,
concludendo che sarebbe impossibile.
(La matematica era pero` quantomeno curiosa e spero vivamente che
il critico professionista ne abbia ascoltati molti di piu` di me).
Su "Rumore" vidi soltanto la recensione di uno degli ultimi volumi. Il recensore
scherniva il fatto che io avessi parlato di tanti complessi "sconosciuti"
(temo che si riferisse a gente come Husker Du e Replacements), come se l'avessi
fatto per vantarmi di leggere le fanzine piu` oscure (credo invece di aver
trattato soltanto i complessi di cui in quegli anni parlavano le riviste
maggiori, trascurando tanti di cui, ahime`, parlavano
soltanto le fanzine piu` competenti).
Il giudizio piu` severo lo diede pero` Riccardo Bertoncelli, che era stato
il padrino e mecenate dell'opera. Secondo me a Bertoncelli non piacque il poco
(molto poco) che lesse. Gli piacque l'indice.
Come dicevo, gran parte delle recensioni della mia Storia del Rock furono
positive. Non se la prendano coloro che parlarono bene dei miei libri se non
li cito qui. Assumo che chi perde tempo a leggere questa pagina abbia apprezzato
i miei libri (altrimenti non ha veramente nulla da fare, se va a leggersi
persino le critiche ai libri che non gli interessano), e che pertanto sia
piu` interessato alle critiche che ai complimenti.
Una quantita` di lettori mi segnala che questa o quella rivista, questo o
quel critico, con il passare del tempo ha adottato i miei giudizi nonostante
ai tempi li avesse criticati (in certi casi squartati vivi) o ignorati.
Lungi dal dispiacermi, mi fa piacere. Non scrivo libri per fare le gare a
chi vince, ma per diffondere informazione. Mi state dicendo che i miei libri
sono stati utili a qualcuno.
Declino i complimenti: ripeto sempre che quelle
non erano soltanto le "mie" opinioni, ma le opinioni di un'intera classe
critica, e, per l'ennesima volta, io ero per lo piu` all'oscuro che quelle
opinioni avrebbero suscitato tanto scalpore in Italia. Io pensavo (e penso
ancora) di scrivere banalita`. Con il passare degli anni penso che molti si
rendano conto che, in effetti, molte di quelle opinioni "controverse"
(sul rock tedesco, su Captain Beefheart, su Tim Buckley, su Brian Eno,
sugli Slint, sui Royal Trux, o, in negativo, sul Brit-pop, sul grunge, sulla
psichedelia, sul folk europeo, su quello che e`) erano davvero banalita`.
Personalmente, penso quanto segue dei sei volumi della mia storia del rock:
Il primo volume ha il grande merito di aver scritto cio` che tutti sanno
ma tutti hanno paura di scrivere: che Presley e i Beatles sono i personaggi
(non chiamiamoli "musicisti")
piu` sopravvalutati del secolo. Quei giudizi erano la logica conseguenza
dell'assunto: trattare il rock come arte maggiore, non come fenomeno di costume
(difetto di chi c'era cresciuto), non come fenomeno marketing (difetto di
chi conosce soltanto le classifiche di vendita) e non come fenomeno mitologico
(difetto di chi si immedesima nei personaggi).
Ciascun capitolo offre un'introduzione
socio-storica che mancava (e manca ancora) a quasi tutte le storie del rock,
e credo sia un valore non indifferente per capire le origini della musica.
Rimane forse il migliore dei sei volumi.
Il secondo volume ha il difetto di "mitologizzare" gli eroi del periodo
classico, che e` proprio cio` che mi ero proposto di "non" fare.
E` anche scritto da un poeta, non da un critico, e pertanto di difficile
digestione (erano gli anni in cui stavo finendo il
Dialogo degli Amanti).
Bertoncelli fu l'influenza maggiore su questo libro.
Questo volume ha il pregio di fornire le prime analisi dettagliate dei dischi di
Captain Beefheart, Tim Buckley e tanti altri grandi misconosciuti
(Bertoncelli e altri all'estero ne avevano gia` parlato ma senza entrare
troppo nel dettaglio).
Il terzo volume e` scritto da un critico, non da un poeta, e pertanto
manca di passione. Le schede mi sembrano le piu` obiettive dopo quelle del
sesto volume (tragicamente, nel rock "obiettivo" spesso significa "severo").
Il capitolo sul rock tedesco sembra una banalita` oggi ma per quanto ne so
quella fu la prima storia del rock a dedicare un capitolo intero al rock
tedesco. E quel volume venne pubblicato molti anni prima che iniziasse la
riscoperta.
Il quarto volume e` quello che mi piace di meno, ma e` anche quello che
mi costo` lo sforzo maggiore. Non esisteva letteralmente nessun precedente
a cui ispirarsi. L'indice lo dovetti creare io. La selezione dei gruppi da
inserire la dovetti creare io. Posso vantarmi che oggi
quell'indice sembri banale. (Per i volumi precedenti esistevano ovviamente
decine di storie del rock a cui ispirarsi per decidere di chi parlare e come
organizzare i capitoli).
Il quinto e sesto volume sono i meglio scritti e professionali, ma anche
quelli in cui ho perso la mia abilita` nello scrivere "indici". Sono anche i
piu` obiettivi della serie, nel senso che ho usato lo stesso metro per tutti
(come scritto e riscritto, nel sesto volume ci sono molte piu` stroncature
perche' dal quinto tolsi, per ragioni di spazio, molti musicisti di cui
avrei parlato male, mentre nel sesto rimasero tutti).
A giudicare dalle lettere dei lettori, il quarto e il quinto volume esercitarono una notevole influenza in Italia
perche' presentarono decine di grandi musicisti che in Italia erano poco
conosciuti (del fatto io ero piu` o meno ignaro, vivendo ormai da molti anni
in USA). Credo sia anche la ragione per cui alcune riviste specializzate furono
piu` severe con gli ultimi volumi, che presentavano una storia del rock
completamente diversa da quello che uno leggeva sulle riviste italiane
(involontariamente, mi inimicai tutto il settore).
Il sesto volume ha il pregio di presentare diversi
capitoli dedicati ai paesi non anglosassoni. Nella prefazione scrissi che
il rock era sempre meno un fatto britannico e sempre piu` un fatto
internazionale. Basta spulciare una qualsiasi rivista (italiana o meno)
per rendersi conto di quanto questo fenomeno sia reale. Di capitoli sul
rock neozelandese, australiano, giapponese, scandinavo, etc non ne avevo
visti in nessun'altra storia del rock.
(Di primo acchito molti si lessero soltanto i capitoli sul Brit-pop, che era
il fenomeno in realta` meno significativo. Credo che poco alla volta i lettori
abbiano scoperto anche gli altri capitoli, e abbiano capito che forse c'erano
anche Autechre e Pram, nonche' altre 160 nazioni oltre alla Gran Bretagna, e
che forse il Brit-pop era proprio l'unica cosa da non ascoltare).
Cio` che non mi piace degli ultimi due volumi e` lo stile troppo asettico,
manco fossero trattati di scienza cognitiva. E poi un eccesso di nomi e di
date (forse inconsciamente per rimediare alla critica di Baroni).
E` una coincidenza che i sei volumi della Storia del Rock siano
scritti in sei stili completamente diversi. C'e` chi ha sospettato
che siano stati
scritti da sei persone diverse: sono rimasto stupefatto nel leggere
analisi dettagliate delle dialettiche e persino delle psicologie di quelle
presunte "sei persone". Per favore, teniamo i piedi per terra: si tratta
soltanto di una Storia del Rock. Scritta da una sola persona (io) nell'arco di
tanti anni. Ogni volume riflette come quella persona era negli anni in cui lo
scrisse. Tutto qui.
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