- Dalla pagina su Paul Simon di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In breve:
Paul Simon (Newark, 1941) è stato il poeta che meglio ha catturato la psiche della sua generazione. Mentre Dylan era il portavoce delle marce per la pace e dei sit-in nei campus, Simon rappresentava il ragazzo medio, timido e introverso, solitario nella sua cameretta, angosciato dalla sensibilità post-puberale. Simon non scrisse rabbiose canzoni di protesta, ma odi tenere, fragili, eteree e malinconiche, in particolar modo The Sounds Of Silence (1965), I Am A Rock (1966), Mrs Robinson (1968), Bridge Over Troubled Water (1969), The Boxer (1969). Utilizzò i mezzi più semplici e riconoscibili: le armonie vocali e la ballata folk. Li fuse assieme in una struttura austera che aveva la magnifica trasparenza del madrigale e del mottetto. Da solo, Paul Simon (dopo la rottura con Art Garfunkel) spostò l'enfasi sulla musica etnica, ottenendo una sublime fusione tra tradizioni occidentali e tradizioni africane con There Goes Rhymin' Simon (1973), Heart And Bones (1983) e Graceland (1986).


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Bio:
Paul Simon fu il poeta del Greenwich Village che meglio di ogni altro catturò la psiche della propria generazione. Lontano dalle marce della pace e dai sit-in dei campus, Simon usò la musica per esprimere la sensibilità dei ragazzi più emotivi e introversi. Le sue canzoni sono emozioni tenere e sembrano fragili al cospetto della canzone di protesta. Il tono autunnale delle canzoni di Simon & Garfunkel costituiva il rovescio della medaglia del tono arrabbiato e profetico di Dylan. I ragazzi contestavano nei campus ma poi dovevano vedersela con le problematiche sentimentali della post-pubertà.

Musicalmente, Simon & Garfunkel fusero due tradizioni di musica bianca che duravavano dagli anni del dopoguerra: quella dei folksinger e quella delle armonie vocali. Rispetto alla tradizione dei folksinger Simon & Garfunkel erano più dolci e melodici, più vicini ai maestri inglesi e scozzesi. Rispetto alla tradizione delle armonie vocali, i due sfoggiavano uno stile limpido e austero, quasi classificheggiante, influenzato dalla "song" rinascimentale e dai mottetti medievali. Il precedente più immediato era quello degli Everly Brothers, ma il bisbiglio quasi in falsetto di Simon e il serafico controcanto di Art Garfunkel costituivano qualcosa di molto più etereo e persino spirituale.

Simon e Garfunkel, ragazzi di quartiere, esordirono quindicenni nel 1957 con lo pseudonimo Tom and Jerry e ottennero un piccolo hit (Hey Schoolgirl). Poi si separarono per diversi anni, durante i quali Garfunkel studiò architettura e Simon sbarcò il lunario vendendo liriche. Si ritrovarono nel 1962 e nel 1964 ottennero un contratto discografico, grazie al quale registrarono Wednesday Morning 3 AM (Columbia, 1964), una raccolta di cover e di canzoni originali eseguite con l'accompagnamento della sola chitarra acustica; ma erano soltanto due dei tanti imitatori di Dylan, due cantanti folk che si accompagnavano alla chitarra acustica.

Fu grazie al loro produttore, Tom Wilson, uno dei pochi produttori di colore, lo stesso che aveva elettrificato Dylan, che una loro canzone balzò al primo posto delle charts. Wilson aveva sovrapposto al brano acustico originale un arrangiamento con chitarre elettriche, basso e batteria (Hal Blaine alla batteria, Larry Knechtel alle tastiere, Joe Osborn al basso, e tre chitarristi fra cui Joe South).
Così rigenerato, Sounds Of Silence, una denuncia dell'incomunicabilità, divenne il 45 giri più commovente dell'anno (1965). Le liriche furono uno shock emotivo per una generazione di adolescenti violentati dall'aridità della civiltà urbana e più che mai bisognosi di affetto: “And the people bowed and prayed/ to the neon god they made/ and the sign flashed out its warning:/ The words of the prophets are/ written on the subway walls/ and tenement halls/ and whispered in the sound of silence”.
Simon, in Inghilterra a registrare un album di folk, Song Book (CBS, 1965), rimase all'oscuro dell'operazione e soltanto al ritorno scoprì di essere diventato famoso.

Simon imparò la lezione e da quel momento non fece altro che applicare lo stesso procedimento a tutte le canzoni che aveva composto. In effetti gran parte degli hit successivi furono canzoni che aveva originariamente composto prima del 1965 (oppure per il suo disco inglese). Nel giro di pochi mesi scalarono le classifiche anche Kathy's Song (1965), serenata idilliaca per sola chitarra, e I Am A Rock (1966), influenzata dal sound di Blonde On Blonde.
Simon si specializzò in tenere ispezioni nell'animo degli adolescenti in fase post-puberale e in quadretti pittoreschi di vita americana, arrangiati in modo semplice e cantati in un tono fievole dai due cantanti. La loro musica, sempre al confine fra poesia fresca e leggiadra e canzonetta sciatta e banale, esprimeva il malessere dei giovani ricorrendo a immagini ed emozioni laddove Dylan usava visioni e sermoni.

L'idea capitò al momento giusto: più facile e leggero, il loro sound veniva incontro alle esigenze di disimpegno dei giovani che non contestavano, e si accordava con la malinconia esistenziale che turbava i giovani contestatori.

Sounds Of Silence (Columbia, 1966) contiene l'hit e parte del materiale di Song Book, in pratica materiale del 1962-65.

Parsley Sage Rosemary And Thyme (Columbia, 1966), ancora con Hal Blaine e Joe South, è il primo album a mostrare una personalità artistica: Scarborough Fair (1968) apre l'album con il suo delicato intreccio di vocalizzi su un dimesso, tintinnante accompagnamento di clavicembalo, triangoli e chitarra (un capolavoro di produzione dovuto al primo registratore a otto tracce), For Emily dà libero sfogo al romanticismo di Simon, 59th Street Bridge Song è un esperimento naive con i ritmi brillanti, Homeward Bound (1966) fonde il pop con il country delle praterie, Dangling Conversation, A Poem On The Underground Wall e Patterns compongono un più conscio affresco sociale. Nessuna di queste canzoni fa concorrenza agli hit dell'anno prima, ma l'insieme compone un piccolo testamento spirituale di Simon.

Mrs. Robinson (1968), un ritornello beat sul ritmo incalzante delle chitarre e della batteria di Hal Blaine, contribuì ad aumentare il prestigio generazionale del duo, facendo da colonna sonora al film "The Graduate" di Mike Nichols, la storia di un adolescente alienato alla ricerca di un sentimento vero, nella quale si riconobbero decine di milioni di giovani.
America (1968), sottolineata dal ritornello stridulo di un organetto, culminava invece in un enfatico finale sinfonico e preannunciava una maggiore complessità.
Erano le due colonne dell'album Bookends (Columbia, 1968), registrato con Hal Blaine alla batteria e Larry Knechtel alle tastiere, che peraltro contiene anche canzoni sofisticate come Fakin' It, A Hazy Shade Of Winter, At The Zoo, e dimostra le ambizioni del duo in fase di produzione (in particolare gli overdub di canto).

L'apice di arrangiamenti venne raggiunto con il gospel orchestrale in crescendo di Bridge Over Troubled Water (1969), tour de force di produzione (grazie a un registratore a sedici tracce), derivato dalla canzone gospel Mary Don't You Weep (1955) degli Swan Silvertones, che esagerò la formula e che l'anno dopo diede anche il titolo a uno degli album più venduti di tutti i tempi (nove milioni di copie). Sullo stesso album (con Blaine alla batteria) figurano il soul psichedelico The Boxer (1969, una delle prime canzoni registrate a sedici tracce), con una tromba rinascimentale, un effetto percussivo che rende marziale il “la-la la-la-la” del ritornello, e un finale cosmico per sezione d'archi, il folk andino El Condor Pasa, per flauto e orchestrina latina, e il soul da party di Cecilia, apice degli esperimenti ritmici di Simon (con xilofoni, clapping, stomping e grancasse), brani che avevano poco in comune con il resto del folk e del rock di quegli anni. Le canzoni dei Simon & Garfunkel erano diventate celebri per le melodie, ma in realtà si distinguevano dalla massa del rock e del folk soprattutto per il sound elegante, intricato e sofisticato.

Greatest Hits (CBS, 1972) comprende tutti gli hit.

Quando Simon e Garfunkel si separarono, fu quasi una tragedia per i ragazzi che erano praticamente cresciuti passo passo con le loro agiografie adolescenziali.

Simon aveva due doti che ne avevano fatto l'interprete naturale dell'alienazione giovanile: un poetico culto della solitudine e la capacità di esprimere tenera malinconia in musica. Il fervente populismo e il sobrio fatalismo delle sue confessioni toccarono il cuore di buoni e cattivi, come preghiere universali. Nessuno seppe cogliere lo spirito della gioventù media americana di quell'epoca come lui.

Paul Simon era stato la vera anima del duo, di quel "suono del silenzio" che aveva cullato i sogni e asciugato le lacrime di un'intera generazione.

A partire dall'album omonimo del 1972, depresso ed eclettico, Paul Simon continuò da solo a proporre quella forma di easy-listening introspettivo. Libero della pastoie del folksinger e delle armonie vocali, Simon si concentrò su ciò che lo aveva sempre attratto di più: i ritmi e le melodie dei paesi esotici. A ben guardare, molti dei suoi successi erano già influenzati dal terzo mondo. Nella sua opera solista Simon ebbe semplicemente modo di approfondire quell'idea.

Sul primo album figurano così il reggae di Mother And Child Reunion e il il salsa di Me And Julio Down By The Schoolyard, mentre il jubilee di Loves Me Like A Rock, il blues di St Judy's Comet, la solenne American Tune e il ragtime da saloon di Kodachrome impreziosiscono l'eclettico There Goes Rhymin' Simon (Columbia, 1973), che è di fatto un album di musica nera.

Con Still Crazy After All These Years (1975) il magisterio dei suoi arrangiamenti giunse a vertici narcissistici, continuando a produrre canzoni-spettacolo come Fifty Ways To Leave Your Lover.

Nel 1980 Simon scrisse la sceneggiatura e recitò nel film One Tricky Pony, da cui venne tratta Late In The Evening. Nel 1981 Simon e Garfunkel tennero un concerto all'aperto al Central Park di New York che attirò una folla record di 500.000 persone.

I vari alter ego di Simon (il musicologo del folklore esotico, il teenager innocente e sognatore, e il cronista delle tragedie dell'umanità) trovarono un suggestivo punto di equilibrio in Heart And Bones (1983), album sofisticato e maturo che si affida a partiture d'avanguardia (Late Great Johnny Ace) come a doo-wop anacronistici (Renè And Georgette Magritte e che suggella vent'anni di ricerche eterodosse in ballate garbate e discrete come Song About The Moon e Train In The Distance. Ovviamente fu il suo album più criticato e meno venduto.

In realtà era il preludio a Graceland (1986), ciclo di canzoni liriche, commosse e umanitarie, che lo impose definitivamente fra i grandi "autori" della musica senza confini. L'epica apocalittica di Boy In The Bubble, pellegrinaggio affranto fra le macerie dell'umanità, potrebbe essere il suo capolavoro. Il suo testamento spirituale è invece Graceland, luminosa preghiera di redenzione e visione metafisica che mutua la struttura dal country e dal gospel. Una "groove" della giungla, You Can Call Me Al, fece furore persino in discoteca.
Si tratta di composizioni che nascono dall'innesto dello scarno cristallino folk-rock di Simon sul pulsante "funk jive" dei neri sudafricani.

Negotiations (CBS, 1988) è un'antologia.

Nell'arco di vent'anni Simon si è imposto come uno dei più abili e sofisticati scrittori di testi del rock, capace di condensare in pochi versi emozioni tanto semplici quanto universali, caricandole di un'aura al tempo stesso trascendente e profetica. Le sue non sono canzoni, sono parabole bibliche. Quando quella dialettica si è sposata anche a elementi sonori di altre culture, quelle parabole sono diventate ancor più serie.

La delicata introspezione urbana, le umili ma profonde vignette di vita quotidiana, le epiche professioni di sgomento umanitario hanno in comune un intenso senso di compassione per le tragedie, personali e pubbliche, dell'umanità.


(Tradotto da Mauro Jimmy, modificato da Stefano Iardella)

The Rythm of the saints (CBS, 1990) fa alla musica brasiliana ciò che Graceland fece alla musica africana: prende il ritmo, lo trasforma in un’icona culturale e trapianta quest’icona nel tema di semplici canzoni folk e rock. Lo spirito semplice e candido di Simon redime la natura pagana, rituale, primitiva del ritmo e osserva il messaggio universale della civiltà che lo produce attraverso gli occhi di un profeta cristiano. Come in Graceland, i ritmi esistono prima delle canzoni. Simon trascorre due anni assemblando il suo repertorio di ritmi prima ancora di legarli a delle storie. I grooves ipnotici di Obvious Child sono l’essenza dell’album. Can't Run But, Spirit Voices e Further To Fly popolano il ritmo di parole ed effetti sonori, ma non possono sfuggire alla logica di una musica nata come ritmo. Simon, inoltre, non riesce a trasmettere quel toccante requiem per la povertà che è certamente nel suo cuore: canti funebri come Born At The Right Time sembrano artificiali mentre il flusso di coscienza di Boy In The bubble sembrava veramente un pianto per un eden perduto. Questo è un miracolo di produzione, ma non un miracolo di ispirazione.

Nell’agosto del 1991, Paul Simon riesce a battere tutti i record per un concerto dal vivo: 750.000 persone si presentano per sentirlo cantare.

Song For The Capeman (Warner, 1997) è il primo musical di Simon a Broadway (la colonna sonora risale principalmente agli anni ’50).

You're the One (Warner, 1998) abbandona il suo ambizioso progetto sul terzo mondo e riporta Simon a temi semplici, umili e domestici.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Dopo una pausa di otto anni, Simon ha pubblicato Surprise (2006) che ha sostituito i tradizionali arrangiamenti pan-etnici di Simon con le trame complesse e multistrato del produttore Brian Eno (qualcosa di simile a quello che Eno fece per David Bowie negli anni '70). Tuttavia, il tono generale era quello di una calma e pensosa ruminazione domestica, quasi l'opposto del vigoroso e doloroso internazionalismo del passato (Another Galaxy).

La musica di Paul Simon è sempre stata "geografica" nel senso che evocava luoghi in tutto il mondo, alimentati da un costante senso di distanza, e anche geografica nel senso che mappava il territorio emotivo ed esistenziale della sua epoca.
Ciò fu vero a un livello ancor più elevato in So Beautiful or So What (Universal, 2011), un umile affresco con sfumature filosofiche che vagava dall'Africa (The Afterlife) all'India (Dazzling Blue), dalla campagna (Love Is Eternal Sacred Light) al pop (Love and Hard Times).

È difficile salvare qualcosa da Stranger to Stranger (2016), una raccolta di canzoni che sembrano degli avanzi. Cool Papa Bell riecheggia il vero Paul Simon.

In the Blue Light (2018) rivisita vecchie canzoni, per lo più dal suo peggior album, You're the One, con musicisti stellari come Bill Frisell e Wynton Marsalis.

Seven Psalms (2023), pubblicato quando aveva 81 anni, contiene un'unica composizione di 33 minuti in sette movimenti. Il primo salmo, The Lord, evoca sia gli austeri cantautori prog-rock degli anni '70 come John Martyn, sia l'incipit folk malinconico di Stairway to Heaven dei Led Zeppelin. In The Sacred Harp e Wait la strumentazione minimale non aiuta i brani a decollare, rendendoli tutti verbosi. Rimangono in una sorta di trance silenziosa, e il testo quasi li rovina. My Professional Opinion, blues e gospel, è il pezzo più musicale. Il problema principale è che tutte le melodie suonano "déjà vu", evocando lamenti sconsolati degli anni '60 e '70. Il lamentoso secondo salmo Love is like a Braid e il lamentoso Your Forgiveness avrebbero potuto essere presenti su innumerevoli album dei giovani Neil Young o Leonard Cohen (che però li avrebbero fatti meglio). Trail of Volcanoes, in stile indiano, suona come una versione al rallentatore di Paint it Black dei Rolling Stones.


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