Camel
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Camel (1973), 6.5/10
Mirage (1974), 6.5/10
The Snow Goose (1975), 6.5/10
Moonmadness (1976), 6/10
Rain Dances (1977), 7/10
Breathless (1978), 5/10
I Can See Your Home From Here (1979), 5/10
Nude (1981), 6/10
The Single Factor (1982), 5/10
Stationary Traveller (1984), 5/10
Dust And Dreams (1992), 6/10
Pete Bardens: The Answer (1970), 6.5/10
Pete Bardens: Peter Bardens (1971), 4/10
Pete Bardens: Vintage 69 (1976), 4/10
Pete Bardens: Heart To Heart (1979), 5/10
Pete Bardens: Seen One Earth (1987), 5/10
Pete Bardens: Speed Of Light (1989), 4/10
Pete Bardens: White Magic (1990), 5/10
Pete Bardens: Water Colors (1991), 4/10
Pete Bardens: Further Than You Know (1993), 4/10
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Dal 1973 al 1978 i Camel furono uno dei complessi più fantasiosi della stagione britannica del progressive-rock.

Il tastierista Pete Bardens si era fatto le ossa negli ambienti del blues-rock britannico, suonando nei Them con Van Morrison e accompagnando Rod Stewart, e aveva gia` registrato due album solisti: The Answer (Transatlantic, 1970), con Peter Green alla chitarra e esperimenti vocali come I Can't Remember e la musica esoterico/psichedelica di Homage To The God Of Light, e Peter Bardens (Transatlantic, 1971). Formo` gli On nei primi anni '70 con Andrew Latimer alla chitarra. Il gruppo cambio` nome poco prima di registrare l'album di debutto, Camel (MCA, 1973). Il loro progressive-rock discendeva da Genesis, King Crimson, Colosseum, con il sound barocco della Valentyne Suite e il romanticismo pittorico di In The Court Of The Crimson King. Bardens all'organo, al mellotron, al piano e al sintetizzatore domina il sound del gruppo, il cui punto debole e` il canto di Latimer (Slow Yourself Down, Mystic Queen, Six Ate, Separation, Curiosity, Arubaluba, e soprattutto Never Let Go).

Mirage (Deram, 1974) rese il sound ancor piu` semplice. Accanto alle leggiadre Freefall e Supertwister, ci sono due suite in tre movimenti: Nimrodel / The Procession / The White Rider e Lady Fantasy.

The Snow Goose (Deram, 1975) fu invece una suite in sedici brevi movimenti strumentali, che rinuncio` al canto e semplifico` ulteriormente le melodie. Latimer brilla anche al flauto. Tracks: The Great Marsh, Rhayader, Rhayader goes to town, Sanctuary, Fritha, The Snow Goose, Friendship, Migration, Rhayader Alone, Flight of The Snow Goose, Preparation, Dunkirk, Epitaph, Fritha Alone, La Princesse Perdue, The Great Marsh.

Moonmadness (Deram, 1976) sfodera invece un sound denso e altisonante, una grandeur alla EL&P, una ritmica burrascosa alla Yes, e un'elettronica alla Pink Floyd. Al tempo stesso, molti brani denotavano un interesse sempre maggiore per il jazz. Lunar Sea e Song Within a Song sono i vertici del disco.

Richard Sinclair dei Caravan subentro` al basso e al canto per Rain Dances (Decca, 1977), che rimane forse il loro album piu` originale e meglio suonato. Ciascuno dei quattro musicisti suona molti strumenti (in particolare percussioni e tastiere). L'ospite Mel Collins suona sassofoni, flauti e clarinetti. Brian Eno fornisce alcuni suoni elettronici e effetti di studio. Fiona Hibbert all'arpa, Martin Drover al flugelhorn, Malcolm Griffiths al trombone completano quella che e` di fatto una piccola orchestra jazz. First Light, Metrognome, Highways of the sun, One Of These Days I'll Get An Early Night, Skylines, e soprattutto Unevensong, Elke, Rain dances.

Bardens lascio` il gruppo prima dell'uscita di Breathless (Decca, 1978), l'album di Echoes e Rainbow's End, ancora magistralmente suonato (grazie a Mel Collins e Richard Sinclair) ma molto meno sperimentale, anzi quasi pop.

Sostituito Bardens con due tastieristi (Jan Schelhaas e Kit Watkins), e persi sia Collins sia Sinclair, i Camel continuarono sotto la guida del chitarrista Andrew Latimer. I Can See Your Home From Here (Decca, 1979) e` un disco ancor piu` compromesso con la melodia pop e le atmosfere da cocktail lounge (Wait, Remote Romance) benche' sia nobilitato dalla suite di 11 minuti Ice.

Anche Watkins lascio` il gruppo (sostituito da Duncan Mackay) e Nude (Decca, 1981) fu l'ultimo album con Mel Collins, ma il sound e` ancor piu` orchestrale. L'album e` un'unica lunga suite, dalla quale di distaccano alcune canzoni piu` orecchiabili (Nude, Drafted, Captured, Lies).

The Single Factor (1982) annoverava ben cinque tastieristi (Latimer, Mackay, il produttore Hydne Bendall, Anthony Phillips e Francis Monkman degli Sky). Non sorprende che il sound ricordi quello dell'Alan Parsons Group, accoppiato alle melodie degli Electric Light Orchestra (Sasquatch).

Stationary Traveller (1984) e` un concept sul Muro di Berlino, sempre alimentato dal sound apocalittico delle tastiere (Latimer, Ton Scherpenzeel e Hyden Bendall) e dai fiati di Mel Collins, e questa volta aumentato dalla voce di Chris Rainbow, cantante dell'Alan Parsons Group (Pressure points, West Berlin, Fingertips).

Lunar Set (Decca, 2001) e Echoes (Polygram, 1993) sono antologie di tutta la carriera.

Il gruppo si riunira` otto anni dopo per registrare l'ennesimo concept, Dust And Dreams (Camel, 1992), uno dei loro piu` romantici concept album (la seconda parte, composta di otto brani strumentali, e` una suite alla Snow Goose).

Bardens intanto aveva tentato di lanciare una carriera solista con Vintage 69 (Transatlantic, 1976) e Heart To Heart (Arista, 1979), ma presto scomparve dalle scene.

A rilanciarlo nella musica new age, dopo il trasferimento a Los Angeles, furono le armonie elettroniche di Seen One Earth (Cinema, 1987), anche se da Speed Of Light (Cinema, 1989) in poi Bardens ha tentato in tutti i modi di sfondare nel mondo della musica commerciale. Trasferitosi a Los Angeles, ha iniziato a inanellare un disco all'anno in quello stile alla moda. Le orchestrazioni migliori rimangono peraltro quelle per la colonna sonora di White Magic (1990), nata quasi per caso, e quella per il video di Water Colors (Miramar, 1991).

La svolta pop di Further Than You Know (Miramar, 1993) non è stata felice (l'unico brano new age è lo strumentale Sea Of Dreams). Big Sky (1995) è una raccolta di materiale dei primi anni '90.

Bardens e` morto nel gennaio 2002.

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