Canaxis 5 (1969), the first solo album released by Can's
Holger Czukay, wed
electronics and ethnic music, i.e. marked the birth
of electronic world-music.
At the same time,
Czukay's Canaxis 5 (1969) pioneered "sampling" by blending together loops of manipulated found sounds, mostly exotic music (the sources are from Japan, Australia, Vietnam).
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Holger Czukay è forse il massimo teorico dell'elettro-acustica tedesca,
benché nelle sue opere soliste sia raramente riuscito a trasformare le sue idee in vera arte. Se il suo
merito più grande è stato probabilmente quello di aver testardamente voluto mescolare
avanguardia classica e musica rock, elevando il secondo a musica "seria", l'illuminazione più
geniale è stata senz'altro quella della world music, di cui può dirsi precursore e primo
teorico.
Prima ancora che i Can
riuscissero a produrre un disco,
Czukay aveva dato alle stampe un'opera fortemente sperimentale,
Canaxis 5,
destinata a rimanere negli annali della musica popolare elettronica.
Nato nel 1938, Czukay si era laureato in composizione e aveva frequentato
i corsi d'avanguardia di Darmstadt, fra cui quelli di Karlheinz Stockhausen. Nel 1968 diede vita ai Can
con Michael Karoli, Irmin Schmidt e Jaki Liebezeit. Con quel gruppo (ufficialmente nei panni del
bassista, ma in realtà responsabile di gran parte degli arrangiamenti elettronici) avrebbe registrato
alcuni dei dischi più sperimentali della musica rock degli anni '70.
Canaxis 5 (Music Factory, 1969 - Spoon, 1998 -
Revisited, 2007),
il disco che aveva registrato nell'estate del 1968 a Cologne con
Rolf Dammers, manipolando
elettronicamente i suoni tutto da solo, contiene due suite, una per facciata.
Boat-Woman Song è ricavata dà un canto
tradizionale vietnamita, preso pari pari, a cui Czukay sovrappone un flusso elettronico alieno: poco a
poco l'armonia degrada e sfocia in un coro distorto di lamenti senza identità. Anche
Canaxis si svolge attorno a un canto folk, ma qui la deformazione è immediata e radicale:
la voce originale viene moltiplicata e rallentata, proiettata contro decine di specchi sonori posti ad
angolazioni diverse; quel grumo organico e il sibilo elettronico di sottofondo vengono dilatati a dismisura
fino a diventare un'immagine statica e sfocata che vibra all'infinito. La derivazione dal Gesange der
Junglinge di Stockhausen è palese.
La riedizione su CD aggiungera`
Mellow Out, la prima composizione di Czukay (1960).
Czukay abbandona poi per dieci anni la carriera solista e si dedica ai Can,
che in realta` applicano con timidezza soltanto qualcuna delle sue idee.
Finita l'avventura dei Can, Czukay pubblico` finalmente un altro album solista,
Movies (Electrola, 1979),
raccolta di registrazioni casalinghe che,
con brani come Persian Love, di fatto inventava
l'"etno-tecno-dance" della new wave prima dei Talking Heads.
Czukay suono` brevemente anche negli SYPH, una formazione nella vena
"cosmica" dei Tangerine Dream che registro` due album nel
1980 e 1981, PST - SYPH (Captain Trip, 1998).
Quell'umore espressionista applicato al funk cerebrale delle discoteche per
intellettuali origino` un album in collaborazione con
Jah Wobble e Jaki Liebezeit,
Full Circle (EMI, 1981), nonche' un album con il cantante Giapponese
Phew, Liebezeit e Conrad Plank, Phew (Passport, 1981).
L'EP Snake Charmer (Island, 1983) e` un'altra collaborazione fra Czukay e
Wobble.
Czukay compose poi l'"acoustic sound-painting" di
On The Way To The Peak Of Normal (Electrola, 1982),
che e` un'altra collaborazione con Wobble e ricicla materiale registrato
con i SYPH, e gli sketch surreali di
Der Osten Ist Rot (Virgin, 1984),
che usa i collage di nastri per costruire un cabaret Brecht-iano
post-industriale.
Dopo l'incontro con David Sylvian matura la vocazione per la world-music
elettronica e nasce Rome Remains Rome (Virgin, 1986),
che raccoglie una dozzina di canzoni ritmata e cantate, in particolare
Hey Baba Reebop (uno swing da big band detonato dall'elettronica).
Czukay campiona persino il Papa, ma i risultati non sono particolarmente
rivoluzionari.
Un posto di riguardo nella sua discografia occupano anche le due
collaborazioni con David Sylvian,
Plight And Premonition (Virgin, 1988) e
Flux And Mutability (Virgin, 1989),
comprendenti ciascuna due lunghe suite pretenziose. Ancora una volta Czukay, ispirandosi ai Can, a
Stockhausen e a Klaus Schulze, vi esplora il rapporto fra suoni acustici e suoni sintetici, l'ossessione della
sua carriera.
Almeno Plight è degna dei trascorsi di Czukay: il brano fa
perno su un imponente, staticissimo ronzio cosmico delle tastiere che dura dall'inizio alla fine, sul quale si
levano improvvise folate di violini, "gocce" elettroniche riverberate alla Meddle dei Pink Floyd,
gorgheggi di flauto, e così via; la nebulosa si popola di suoni che rivolgono all'infinito, che
cambiano e sfumano lentamente, di sibili e rombi rallentati in un languore esasperante; flussi liberi di
accordi; lunghi e riverberati accordi siderali dell'organo; note di pianoforte ancor più lente,
stanchissime; un rintocco "ecclesiastico" dell'organo sembra risvegliare l'armonia, ma è soltanto
un'illusione.
Ancor più minimale è Flux, per percussioni
leggere, languide onde di elettronica, versi da giungla del corno e sparuti accordi di chitarra, tutto profuso
a casaccio e lasciato fluttuare amorfo, senza peso, impalpabile. Più misticamente new age
Mutability, suonata soltanto da Sylvian (tastiere e chitarre) e Liebezeit (flauto), un "continuum"
sonoro più organico, a un pelo dalla salmodia zen di Kitaro. Tutti brani che hanno come referente
primario la trance, la meditazione, la trascendenza.
Premonition (forse parto di Sylvian più che di Czukay)
è molto meno riuscita: gli eventi che la compongono sono intanto più banali (percussioni,
voci trovate, accordi di pianoforte, strati di sintetizzatori, dissonanze) e poi più disgregati; non
riescono a fondersi in un flusso unico.
A Big, Bright, Colourful World e A New Beginning Is In The
Offing sono ancor più influenzate dal genio teutonico di Czukay (oltre a Liebezeit vi suonano
anche Michael Karoli, altro membro dei Can, e Mark Stockhausen, figlio del compositore).
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