Dalla pagina su Brian Eno di Piero Scaruffi: traduzioni di Stefano Bedetti, Marco Buffetti, Ascanio Borga e Stefano Iardella
(Translation by/ Tradotto da Stefano Bedetti e Stefano Iardella)

Un decennio dopo My Life In The Bush Of Ghosts (Sire, 1980), Eno ha sentito il bisogno di ritornare al medesimo progetto di musica etno-tecno-funk di My Squelchy Life (Opal, 1991), un album abortito e pi tardi realizzato come Nerve Net (Opal, 1992). Il tema centrale viene esplorato in differenti dimensioni. Fractal Zoom mescola i poliritmi Africani con la musica cosmica di Klaus Schulze e la disco music di Giorgio Moroder. A dispetto dell'apparenza funky, l'album si fa notare per il notevole impegno di Eno nella musica jazz. Wire Shock fa affidamento sulla forte presenza Africana (sia al canto che alle percussioni) di un derivato del jazz-rock di Weather Report. Pierre In Mist pare l'eco deformato di un assolo notturno di bebop. Il tema scherzoso di Juju Space Jazz scimmiotta la bossanova. Ali Click una jam di funk-jazz furbetta, guidata dalle tastiere e piena di energia. L'assillante, heavy-conga Distribuited Being evoca il latin-jazz, Don Cherry e John McLaughlin. Altrove (e sembra un album diverso), Eno incline agli aspetti pi duri, pi spaesanti della musica industriale. What Actually Happened suona come un drum'n'bass ante-litteram immerso nella frenesia industrial. My Squelchy Life sovrappone mormorii new-age e la ruvida sincope della dance industriale. Web, possibilmente il pezzo pi potente, una inquietante distorsione reiterata in maniera ossessiva. L'album stato realizzato da Eno su macchinari da studio, assemblando e montando sia suoni elettronici che strumenti elettrici. Ma termina con il definitivo atto di incoerenza, una semplice sonata per pianoforte, Decentre.

Shutov Assembly (Opal, 1992) raccoglie brani scartati dal 1985 al 1990.

Neroli (Opal, 1993) consiste in un'ora di musica ambient ultra-statica.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Apollo (EG, 1983), concepito come colonna sonora per un documentario e uno dei primissimi album a utilizzare il sintetizzatore FM Yamaha DX7, è stato un altro sottile viaggio di Eno verso la microstruttura del suono e le profondità della psiche umana. Fornisce, infatti, la migliore definizione di musica psico-ambientale: dato un paesaggio, descrive l’effetto sulla psiche umana. Eno ha provato un concept su ciò che provano gli astronauti mentre fluttuano senza peso, mentre osservano la Terra alla deriva, mentre si tuffano nel ventre oscuro del cosmo. Il presupposto implicito e la tesi di Eno è che siamo tutti astronauti. Condividiamo tutti le sensazioni del viaggio astrale. È il "nostro" viaggio. Il limite dell'album è che i frammenti sono brevi e inconcludenti. Il gelido stupore di Under Stars, le lievi dissonanze di The Secret Place e la maestosa melodia di An Ending non ci portano da nessuna parte. Esistono semplicemente, intrappolate per l'eternità nel loro stato incompiuto. I grappoli di toni scuri che ruotano lentamente in Matta e i lontani altipiani degli otto minuti di Stars trasmettono le emozioni più inquietanti.
Alcuni brani (in particolare Deep Blue Day e Weightless) tentano una fusione con la musica country basata sulla chitarra; che probabilmente non rientra tra le idee più brillanti di Eno.
(Translation by/ Tradotto da Ascanio Borga e Stefano Iardella)

Spinner (Gyroscope, 1995) una collaborazione con Jah Wobble nella quale Eno probabilmente non ha avuto un ruolo importante.

The Drop (Virgin, 1997) raccoglie 17 banali vignette elettroniche, e costituisce un punto molto basso nella carriera di Eno.
Drawn From Life (Virgin, 2001) una collaborazione con il percussionista Peter Schwalm e un esercito di ospiti eccellenti. I risultati sono per lo pi deludenti: le composizioni sono poco rivoluzionarie e poco accattivanti. I musicisti si comportano come un mucchio di intellettuali viziati che giocano col concetto di "suono" (Like Pictures).

January 07003 - Bell Studies for The Clock of The Long Now (Opal, 2003) segna, in un certo senso, un ritorno alla sua ambient music, tranne che, invece di strutturare un flusso di note di pianoforte, qui Eno manipola suoni di campane. Eno trova una corrispondenza naturale tra la sua ambient music e la "scultura sonora" elettronica. Se il concetto un po' datato (innumerevoli musicisti d'avanguardia hanno gi scoperto le "capacit ambientali" della scultura sonora) Eno riesce ancora a dargli caratteristica emozionale unica.

La nuova collaborazione con Robert Fripp, The Equatorial Stars (Opal, 2004) un esercizio di textures digitali che aggiunge poco al canone di entrambi i compositori. Nel migliore dei casi (Lyra), Eno sta componendo il lussureggiante sottofondo per un seguito di Apollo, mentre Fripp abbandona in gran parte il suo frippertronic e assapora toni puliti e sostenuti. Questo lavoro fa sembrare Eno come un'attempata legenda (di musica rock elettronica) che cerca di raggiungere le nuove generazioni (di musica post-rock digitale) senza veramente appartenervi. Eno stato un prodotto della convergenza tra rock progressivo e hard-rock. Eno stato, prima di tutto, un rivoluzionario ma ancora immerso nel suono del suo periodo, che era fondamentalmente un suono "caldo", umano. Provare a reinventarsi come un mestierante (non un rivoluzionario) nel suono di un altra era (un suono che , per definizione, glaciale e inumano) come vendere la propria anima al diavolo per guadagnare un'immortalit fittizia.


(Testo originale di Piero Scaruffi)

Confermando di aver perso buona parte del suo genio compositivo, Eno pubblica una serie di ballate fiacche e meditabonde su Another Day On Earth (Opal, 2005). La maggior parte di queste sono francamente imbarazzanti per un compositore del suo calibro e si può insinuare siano avanzi che (come molti dei suoi ultimi lavori) si sente quasi costretto a distribuire al pubblico. Discreditandosi ulteriormente, Eno dimostra che anche le più grandi menti commettono errori quando sono loro stesse il soggetto della propria speculazione artistica.

This (citando One Word da Wrong Way Up) è forse la cosa peggiore che ci sia.


(Translation by/ Tradotto da Marco Buffetti)

Everything That Happens Will Happen Today (2008), la seconda collaborazione con David Byrne, è un progetto freddo e chirurgico, portato avanti da un capo all’altro dell’oceano, con pochi coinvolgimenti emotivi. Eno usa tutti i propri assi nella manica per far sembrare le canzoni di Byrne qualcosa di più di semplici ninnenanne. Piacevole ma monotono nei punti in cui la prima collaborazione, permeata dallo spirito del punk e della new wave, era stata sgradevole ma movimentata.

Small Craft on a Milk Sea (Warp, 2010) è una (in gran parte improvvisata) collaborazione con il tastierista Jon Hopkins e il chitarrista Leo Abrahams.

Drums Between the Bells (2011) è una collaborazione tra Eno (che scolpisce la colonna sonora elettronica e manipola le voci) e il poeta britannico Rick Holland (i cui testi vengono letti da amici). L’EP Panic of Looking (2011) aggiunge altre sei canzoni alla collaborazione, sostanzialmente degli scarti, la cui principale caratteristica è essere più poesia che musica.

Lux (Warp, 2012), il primo album solista di Eno dopo Another Day On Earth, apparentemente una continuazione della serie “progetto Music for Thinking” (che include Discreet Music e Neroli), è una suite di 75 minuti in quattro movimenti. Il tocco magico che esibiva nei suoi album classici se n’è andato da molto tempo. La prima parte inizia come un duo da camera per un pianoforte tintinnante e un violino ronzante, ma presto i leggeri, evanescenti scarabocchi del pianoforte assumono un ruolo centrale, ed è qui che l’arte di Eno dei riflessi e delle diffrazioni in lento movimento, l’equivalente in musica degli ultimi quadri di Monet, ha occasione di brillare. La seconda parte si apre con dei droni stonati e quasi dissonanti e le timbriche stridenti rimangono sotto controllo, nonostante un tardo spostarsi nel torpore. La terza parte inizia piuttosto modestamente, ma assume via via l’andamento maestoso di un organo a canne che intona un salmo di chiesa e poi decade dolcemente in radiazioni cosmiche prive di forma. Succede davvero poco nella quarta parte. Un delicato motivo di pianoforte emerge, ma né il suo timbro, né i droni in sottofondo lo rendono particolarmente affascinante. Tutto sommato, vale la pena di ascoltare solo la prima parte. Il resto suona spesso banale, senza ispirazione e, in tutta franchezza, brutto.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Someday World (Warp, 2014) e High Life (Warp, 2014) sono state due collaborazioni con Karl Hyde degli Underworld. Il primo stato l'album peggiore della sua vita, una raccolta di canzoni inette. Alcune (come The Satellites e Man Wakes Up) sembrano scarti di Taking Tiger Mountain By Strategy (1974) di Eno e almeno uno suona come un'imitazione di Peter Gabriel (Who Rings The Bell). Quest'ultimo contiene solo sei canzoni. Return suona come se gli U2 cantassero una delle loro magniloquenti ballate al rallentatore. Time to Waste It sembra un tiepido tributo dalle sfumature africane a My Life in the Bush of Ghosts di David Byrne. Lilac suona come una rivisitazione piuttosto banale della musica techno degli Underworld contaminata con il tipo di ripetizione minimalista dalle sfumature esotiche che Eno impieg con i Talking Heads. Quell'epoca meglio evocata nel funky epilettico di Molded Life, il momento pi energetico dell'album.

The Ship (Warp, 2016) contiene due composizioni ambiziose, e sono altri due fallimenti. Inizialmente, i 21 minuti ondulati di The Ship sembrano pi vicini alla visione cosmica Irrlicht di Klaus Schulze che alla statica non-visione di Eno Music For Airports: musica che vaga attraverso lo spazio galattico. Tuttavia, laddove Schulze era tragico e wagneriano, Eno la sua controparte "leggera": una dolce colonna sonora per un film di fantascienza. Poi le cose peggiorano quando Eno inizia a cantare una sorta di mantra Zen con una lugubre voce di basso. La coda la cosa migliore, poich la musica fluttua via in un paesaggio da sogno. Fickle Sun in tre movimenti un'idea confusa. Il primo movimento una canzone di 18 minuti che sembra improvvisata da un adolescente su un laptop assemblando idee amatoriali trovate casualmente sull'hard disk. L'album si conclude con una cover di I'm Set Free dei Velvet Underground, una delle loro peggiori canzoni di sempre. Qualcuno avrebbe dovuto dire a Eno di smetterla di distruggere la sua reputazione.

Il pezzo di 54 minuti di Reflection (Warp, 2017) era apparentemente solo un esempio della musica che gli utenti potevano generare sul proprio computer con un'applicazione chiamata "Reflection" che produce uno streaming live senza fine. Nellera dellintelligenza artificiale, con i programmi per computer gi in grado di generare ogni tipo di musica pop e non pop, questo suonava terribilmente obsoleto. Fortunatamente la musica era migliore del previsto, visti i precedenti nel catalogo di Eno degli ultimi tempi. Il contrappunto tra rintocchi e sintetizzatori funziona per un po', ma poi diventa un po' troppo intelligente per questo tipo di musica, come se Eno cercasse di trovare un modo per renderlo ancora attuale 40 anni dopo. Non la poesia creata dal pianoforte di Wyatt in Music For Airports, ma la scienza creata da un computer nel salotto di Eno.

Music for Installation (2018) una retrospettica particolare su cofanetto da 6 dischi.

Nel frattempo Eno aveva iniziato anche la carriera di artista visivo, seppure ancora legata alla musica, con Natural Selections a Milano (1990). Nel gennaio 2019 ha debuttato con la sua installazione audiovisiva site-specific su larga scala 77 Million Paintings, originariamente un DVD per "musica visiva" su personal computer del 2006.

Brian Eno ha raggiunto un nuovo minimo con Secret Life (Text, 2023), una collaborazione con il dj e cantautore Fred Again (Fred Gibson).


(Tradotto da Stefano Iardella)

Someday World (Warp, 2014) e High Life (Warp, 2014) sono state due collaborazioni con Karl Hyde degli Underworld. Il primo stato l'album peggiore della sua vita, una raccolta di canzoni inette. Alcune (come The Satellites e Man Wakes Up) sembrano scarti di Taking Tiger Mountain By Strategy (1974) di Eno e almeno uno suona come un'imitazione di Peter Gabriel (Who Rings The Bell). Quest'ultimo contiene solo sei canzoni. Return suona come se gli U2 cantassero una delle loro magniloquenti ballate al rallentatore. Time to Waste It sembra un tiepido tributo dalle sfumature africane a My Life in the Bush of Ghosts di David Byrne. Lilac suona come una rivisitazione piuttosto banale della musica techno degli Underworld contaminata con il tipo di ripetizione minimalista dalle sfumature esotiche che Eno impieg con i Talking Heads. Quell'epoca meglio evocata nel funky epilettico di Molded Life, il momento pi energetico dell'album.

The Ship (Warp, 2016) contiene due composizioni ambiziose, e sono altri due fallimenti. Inizialmente, i 21 minuti ondulati di The Ship sembrano pi vicini alla visione cosmica Irrlicht di Klaus Schulze che alla statica non-visione di Eno Music For Airports: musica che vaga attraverso lo spazio galattico. Tuttavia, laddove Schulze era tragico e wagneriano, Eno la sua controparte "leggera": una dolce colonna sonora per un film di fantascienza. Poi le cose peggiorano quando Eno inizia a cantare una sorta di mantra Zen con una lugubre voce di basso. La coda la cosa migliore, poich la musica fluttua via in un paesaggio da sogno. Fickle Sun in tre movimenti un'idea confusa. Il primo movimento una canzone di 18 minuti che sembra improvvisata da un adolescente su un laptop assemblando idee amatoriali trovate casualmente sull'hard disk. L'album si conclude con una cover di I'm Set Free dei Velvet Underground, una delle loro peggiori canzoni di sempre. Qualcuno avrebbe dovuto dire a Eno di smetterla di distruggere la sua reputazione.

Il pezzo di 54 minuti di Reflection (Warp, 2017) era apparentemente solo un esempio della musica che gli utenti potevano generare sul proprio computer con un'applicazione chiamata "Reflection" che produce uno streaming live senza fine. Nellera dellintelligenza artificiale, con i programmi per computer gi in grado di generare ogni tipo di musica pop e non pop, questo suonava terribilmente obsoleto. Fortunatamente la musica era migliore del previsto, visti i precedenti nel catalogo di Eno degli ultimi tempi. Il contrappunto tra rintocchi e sintetizzatori funziona per un po', ma poi diventa un po' troppo intelligente per questo tipo di musica, come se Eno cercasse di trovare un modo per renderlo ancora attuale 40 anni dopo. Non la poesia creata dal pianoforte di Wyatt in Music For Airports, ma la scienza creata da un computer nel salotto di Eno.

Music for Installation (2018) una retrospettica particolare su cofanetto da 6 dischi.

Nel frattempo Eno aveva iniziato anche la carriera di artista visivo, seppure ancora legata alla musica, con Natural Selections a Milano (1990). Nel gennaio 2019 ha debuttato con la sua installazione audiovisiva site-specific su larga scala 77 Million Paintings, originariamente un DVD per "musica visiva" su personal computer del 2006.

Brian Eno ha raggiunto un nuovo minimo con Secret Life (Text, 2023), una collaborazione con il dj e cantautore Fred Again (Fred Gibson).


Torna alla pagina su Brian Eno di Piero Scaruffi