- Dalla pagina su Paul Haslinger di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Paul Haslinger è, dopo Schulze, il membro dei Tangerine Dream che ha prodotto le più importanti come solista
Haslinger aveva debuttato con Future Primitive (Wildcat, 1994), un album che oscillava dalla violenza estrema alla pace estrema. Future Primitive è un'orgia demoniaca di percussioni abbinata a ritmo funky in stile Talking Heads, un riff heavy metal e urla umane. Il brano successivo è un interludio di flauto e canto, Of Human Bondage, ma poi l'adrenalina ricomincia a salire, mentre il ritmo formidabile di Danc'In-D M'chine è un turbinio di voci umane, respiri pesanti e riff di chitarra. Ancora una volta, questa è seguita da una traccia più dolce, Urban Hypnotics, uno shuffle dance solcato da campionamenti rumorosi e pattern melodici. E, ancora una volta, si imbatte in un vortice di poliritmi malvagi e martellanti, urla, percussioni metalliche e distorsioni elettroniche, Guidance Is Internal.
Poi l'album perde molto slancio, ma Haslinger riesce comunque a lasciare il segno con Saint & Robot, dalle sfumature mediorientali, e con la suggestiva e intrisa di percussioni Nomads In the Age of Wireless.
Anche se non sempre perfetto, l'album definì una volta e per sempre il manifesto artistico di Haslinger.
Haslinger si butta a capofitto nella moda transglobale con una raccolta di
collage tecnologici: World Without Rules (RGB, 1996).
Su tutto troneggiano i poliritmi esotici della title-track,
abbelliti da vagiti mediorientali, rintocchi di koto giapponese, percussioni
indiane e campionamenti di coro verdiano. Desert Diva accentua il ritmo funky,
i gorgheggi della soprano e l'enfasi sinfonica del sottofondo elettronico.
Global Ghetto, pur imperniato attorno a un tema arabo, sferra il ballabile
più travolgente. L'insieme colpisce con la violenza dell'heavy-metal.
Nel frattempo Urban Source Code e Bebop In Baghdad varano un jazz-rock del
"quarto mondo" hasselliano che fa leva sulle frasi afone dei fiati e sul
labirinto di percussioni. La musica sacra dell'estremo Oriente fornisce le
fondamenta per Dismissal Of The Hemisphere, ma viene annegata in un festival
di campanelli tibetani e di tabla. Il canto viene decostruito in un balbettio
inintelleggibile su Asian Blue, e lasciato andare alla deriva in lente ondate
di elettronica, tromba e trombone. Sempre più astratto, il sound perviene alle
cadenze ritualiste di Rainmaker's Dream e ai sospiri elettronici di Le Sens
Du Sens, al finale minimalista di The Closing Of The Circle.
Bisogna leggere le minute di copertina per scoprire che i fiati sono suonati
da Mark Isham e le parti vocali sono affidate a Nona Hendryx...
Forse la sbrigliata fantasia di quel disco si è un po' offuscata su
Score (RGB, 1999), ma l'insieme conserva quel senso di organico e
di magico.
Haslinger imprime questa volta il marchio del jazz ai suoi pastiche elettronici
e poliritmici, a partire da Accidental Measures In Cool,
con la tromba scatenata in un assolo di be bop e la cantante protesa in un
vellutato "scat" senza parole, fino a This Station, una danza strumentale
che fonde molteplici generi in una nuova forma di polifonia ballabile.
Hardboiled Wonderland sembra indicare una liaison con la
"fusion" leggera di Herbie Hancock degli anni '70.
I campionamenti dominano numerosi brani: The Infinite Jest,
un frenetico collage di suoni che da un'ovazione tribale passa a una
fanfara di strada, da un coro di voci femminili si libra in
uno stacco sinfonico, da una sezione di fiati funky precipita in una
vertigine cosmica; The Real Question Is, un'orgia tribale in cui si
mescolano ritmi indiani e africani; e ancora Magheda, un emozionante
documentario di canti folk della savana.
Dal disco emerge un nuovo aspetto della personalità musicale di Haslinger,
un misto di compositore d'avanguardia e di filosofo.
La musica da camera di Fantastic Voyage muta in un jazz-rock cerebrale,
il tetro richiamo della tromba echeggiato dal tema noir delle tastiere.
War In The Heart Of Eden è anche più austera, quasi un piccolo requiem,
una sezione d'archi che s'incrocia a voci della giungla,
il rumore di un elicottero che s'incrocia a un coro celestiale.
Inbetween Nowhere è una
sonata metafisica per pattern minimalista di pianoforte, respiro di cantante
e sinistri rumori di sottofondo.
Il disco è di nuovo suonato in gran parte da Haslinger
con l'aiuto di pochi collaboratori (la tromba del jazzista Bumi Fian,
la voce di Julianna Raye, una tribù dell'Africa orientale,
la chitarra di Charlie Campagna).
L'ambizione del musicista tedesco è smisurata.
Haslinger si ispira in egual misura a Miles Davis e Don Cherry, a Jon Hassell
e David Byrne, a Bill Laswell e Massive Attack.
Caratteristico di Haslinger è quel modo di stipare l'armonia di eventi
elettronici in sordina e di lasciar fluire tutto in una sorta di maestoso
fiume.
Con il soprannome di Coma Virus, Haslinger pubblicò un album di musica ambient, Hidden (Side Effects, 1996), incrociando il suono classico di Brian Eno con moderne interpretazioni "cosmiche" come quelle dei Lightwave.
Lower Than Epsilon, i 17 minuti di Arcana Mundi e Causality sono sofisticati collage di rumori subliminali. The Thirty Seals è l'unico brano che si avvicina all'atmosfera del suo dramma cosmico.
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