- Dalla pagina su Billy Joel di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In Breve:
Billy Joel, la versione americana di Elton John, esaurì le sue ambizioni artistiche con il desolato affresco di Piano Man (1973) e in seguito dedicò la propria carriera a opere più commerciali prese in prestito dal rock'n'roll (It's Still Rock And Roll To Me), brani di spettacoli di Broadway (New York State Of Mind), party music di Tamla (Tell Her All About It, Uptown Girl), gruppi armonici vocali anni '50 (The Longest Time) e ballate pop old-fashion (This Is The Time).


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Bio:
Billy Joel, nato (e cresciuto) a New York nel 1949, esordì in un complesso di progressive-rock, gli Hassles (UA, 1968), e poi formò il duo degli Attila (Epic, 1970).

Il suo primo solo album, Cold Spring Harbor (Gulf & Western, 1971 - Philips, 1974), era influenzato soprattutto da Elton John (She's Got A Way).

Trasferitosi a Los Angeles, si rivelò nel 1973 con l'epica folk di Piano Man, che, a differenza di quelle di moda qualche anno prima, era arrangiata per pianoforte, armonica e fisarmonica. Il lungo brano traccia con accenti sofferti un quadro desolante dell'alienazione urbana. Oltre a quel classico, l'album Piano Man (Columbia, 1973) contiene altre ballate ambiziose come Captain Jack e The Ballad Of Billy The Kid.
Joel continuò a esplorare quel genere con Los Angelenos e The Mexican Connection su Streetlife Serenade (1974), che concluse la sua esperienza a Los Angeles.

Joel tornò a New York e registrò Turnstiles (1975). Nei panni del cantautore di vita metropolitana, che in realtà deve molto ai musical di Broadway, Joel cesellò l'orchestrale New York State Of Mind e Say Goodbye To Hollywood (reminescente dei girl-group di Phil Spector).

La serenata da night club Just The Way You Are è il pezzo forte di The Stranger (1977), l'album con cui divenne una star, sempre prendendo a modello il pianista/ cantante per eccellenza, Elton John.

Attraverso My Life, su 52nd Street (1978), che imita sfacciatamente lo stile di Paul McCartney e dei Beatles, il rock'n'roll di It's Still Rock And Roll To Me, da Glass Houses (1980), e la synth-dance di Pressure, da The Nylon Curtain (1982), Joel giunse all'esuberante party-music di Tell Her All About It (ancora reminescente del Tamla-soul) e Uptown Girl (reminescente dei Four Seasons), su An Innocent Man (1983), forse il suo album migliore, un esplicito tributo alla civiltà degli anni '50 (The Longest Time è un coro a cappella a ritmo di schiocchi di dita).

La romantica This Is The Time, da The Bridge (1986), e We Didn't Start The Fire, una filastrocca polemica a ritmo duro e frenetico, da Storm Front (1989), danno la misura della varietà di materiali arcaici che Joel può elaborare per costruire hit. Sul secondo figurava anche la più seria Shameless.

Greatest Hits Volume I & II (CBS, 1985) raccoglie le hits dell'epoca d'oro.
Gli farà seguito la raccolta Greatest Hits Volume III (1997).


(Tradotto e integrato da Stefano Iardella)

Fantasies & Delusions (Sony, 2001) è una raccolta di brani per pianoforte composti da Billy Joel nello stile della musica classica (una suite in tre movimenti per pianoforte, tre valzer, ecc.) ed eseguito dal pianista koreano Richard Joo.
Nella migliore delle ipotesi è ridicolo, e si noti che l'etichetta, la Sony, aveva pubblicato questo orribile album nello stesso anno in cui aveva cancellato una serie di lavori di Gyorgy Ligeti.
Nonostante tutte le sue posizioni anti-pop star, Billy Joel incarna tutto ciò che c'è di sbagliato nel mondo della musica.

Nel 2007 pubblica i primi due inediti dal 1993, Christmas in Fallujah, scritto da Joel ed eseguito da Cass Dillon, e All My Life, dedicato alla sua terza moglie.
Serviranno altri 17 anni prima di un nuovo singolo, Turn The Lights Back On (2024).


- Torna alla pagina su Billy Joel di Piero Scaruffi -