Summary
The exotic element was central to the music of
Stephan Micus, as was the entire
cultural world of the Far East.
Implosions (1977) is more than
an erudite version of Popol Vuh's Hosianna Mantra. In pieces such as
As I Crossed A Bridge Of Dreams, a gentle psalm for sitar, guitar and voice, Micus sets zen philosophy to hypnotic quasi-ambient music.
That form of languid Eastern-western chamber music for small orchestra of ethnic instruments was further explored on Koan (1981) and Wings Over Water (1982), and articulated in more and more virtuoso combinations.
Ocean (1986), Micus' definitive symphony of timbres, led to the
more abstract soundscapes of Twilight Fields (1987), which is
static music for droning instruments and found objects, and
Music Of Stones (recorded in 1988), which collects, literally, improvisations
for resonating stones.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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Stephan Micus (1953) esordi` con Arhaic Concerts (Caroline C1517, 1976),
che usciva quando la grande stagione del rock elettronico in Germania era
da tempo tramontata.
Aveva fatto parte della generazione "hippie", quella che aveva viaggiato
in Marocco (nel 1969) e in India (nel 1971).
tedeschi del rock d'avanguardia, quando la musica cosmica ha ormai fatto il suo tempo e il pubblico
manifesta una sensibilità più raffinata. Invece di limitarsi a speculare sul fascino esotico
delle musiche orientali, Micus ne studia gli strumenti, si appropria dei loro timbri, sperimenta
accostamenti che sono fuori dalla loro tradizione.
Il suo capolavoro rimane forse la suite As I Crossed A Bridge Of
Dreams,
su Implosions (march 1977 - Japo, 1977),
un dolce salmo per sitar, chitarra elettrica e voce che ricorda
l'Hosianna Mantra dei Popol Vuh ma ricorrendo a una più erudita escursione di culture.
Micus vi sfoggia il suo "picking" assorto e sognante e il suo canto di derivazione persiana, ma soprattutto
un senso dell'improvvisazione che è più occidentale che orientale, più
raziocinante che mistico, più narrativo che contemplativo.
Altrettanto radicale e mistica è
Till The End Of Time (june 1978 - ECM 1993),
con
un trepido lamento della cornamusa "kortholt" sul tripudio di rintocchi per tre strumenti a corda: cetra,
chitarra e arpa. Più banale il salmo indiano di The Song Of Danijar, ancora all'insegna
del suo stile concettuoso al sitar (su Behind Eleven Deserts).
La melodica Sambodhi
Music, in coppia con Deuter, e la spagnoleggiante Salinas Dance,
su
Behind Eleven Deserts (Wind, 1979 - Verabra 1990),
sono le sue opere più fruibili in questa direzione di musica meditativa.
La musica dei dischi successivi, sempre più elegante ed eccentrica,
farà sembrare oleografiche e naif le opere degli esordi.
Koan (ECM, 1981), un balletto che ebbe la premiere nel 1977,
soprattutto la seconda parte (per cetra e flauto shakuhachi),
di un languore estenuante, la terza (per sarangi, liuto rabab, shakuhachi, bodhran, anklung), incalzante e
sincopata, e la quinta (per cetra, chitarra, shakuhachi), dagli accenti di nuovo spagnoli, ma quanto
più tenebrosa, inaugura il periodo "da camera", che culmina in
Wings Over Water (october 1981 - Japo, 1982), una
suite in sei parti cesellata da chitarre, sarangi, nay (flauto egiziano), cetra e decine di vasi di fiori. Le
composizioni sono ora non solo più estese, ma anche più organiche, meno episodiche. Al
tempo stesso l'orchestrazione è calcolata accuratamente per giostrare al massimo sui timbri degli
strumenti, sulle pause della partitura, sullo spirito solenne che anima l'arte di Micus.
Listen To The Rain (july 1983 - Japo, 1983 - ECM 1993),
con la lunga For Abai And Togshan,
apre un periodo più radicale, all'insegna degli strumenti a corda. Se qui Micus impiega tre dilruba
e quattro chitarre spagnole, in East Of The Night e For Nobuko,
entrambe
East Of The Night (january 1985),
si diletta invece alle chitarre a 10 e 14 corde che costruisce in casa.
Con
Ocean (january 1986)
Micus realizza forse la fusione più perfetta di
timbri, fra cetra, dulcimer, nay, shakuhachi, sho (un organo a bocca): la prima parte è un lamento
mediorientale accompagnato da una briosa sarabanda di sei dulcimer e un nay; la seconda inizia con un
ipnotico assolo di shakuhachi sul fischio subsonico di quattro sho e poi si inoltra in una jam improvvisata
per tutto l'ensemble; la terza parte è la più sperimentale, tutta giocata sulle pause e sui
tintinnii in cascata dei dulcimer; la quarta parte è un assolo di sho.
Addirittura in Twilight Fields (november 1987) suona vasi di fiori accordati e su
Music Of Stones (recorded in 1988 - ECM, 1989)
gli strumenti principali sono grosse rocce di granito. L'obiettivo è
sempre quello di generare musica meditativa e cerimoniale di grande suggestione.
Twilight Fields (november 1987 - ECM, 1987)
è tipica dei pregi e dei difetti della sua arte:
gran parte della suite è pura musica di sottofondo, che concede poco se ascoltata per il suo valore
intrinseco, ma il quarto movimento, sospinto da un dulcimer, è una danza incalzante di grande
presa emotiva e il quinto movimento (per soli shakuhachi e cetra) è una delle trance zen
più intense della sua carriera.
Le sei improvvisazioni per "pietre risonanti" non sono né meno
pretestuose né meno affascinanti. Nella prima (per pietre e shakuhachi) il rombo di sottofondo non
ha molta parte nelle evoluzioni del flauto, ma nella quarta le pietre sono sole, a dar vita a uno dei concerti
per strumenti percussivi più insoliti di sempre.
La lunga suite di
Darkness And Light (february 1990 - ECM, 1991)
e To The Evening Child (february 1992 - ECM, 1992), che esperimenta con le steel drums,
hanno continuato senza grandi emozioni l'ascetica musica da camera per strumenti esotici,
filosofia zen e partiture ipnotiche di Micus.
Micus ha la dote di saper inventare le forme di musica più
fantasiose ricorrendo al minimo dei mezzi, e di saper sfruttare quel minimo con la malizia di un veterano
della meditazione.
Storicamente Micus è stato importante per il coraggio con cui
impiegò le combinazioni più svariate di strumenti, mescolando senza pudori strumenti
occidentali e strumenti orientali. Non solo ciò aiutò a riscoprire la musica acustica e a
divulgare i timbri degli strumenti orientali, ma favorì la nascita della moderna world-music da
camera, che è tanto austera e "seria" quanto quella classica e se ne differenzia unicamente
perché non pone limiti agli strumenti che vi possono partecipare.
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