- Dalla pagina sugli Steely Dan di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In Breve:
Negli anni '70, gli Steely Dan, un'invenzione del pianista Donald Fagen (Passaic, 1948) e del bassista Walter Becker (New York, 1950), due cantautori newyorkesi, coniarono uno stile elegante e rilassato, ideale per il relax in soggiorno, fondendo pop, jazz, soul e blues, e poi lo abbellirono con dissonanze di chitarra, cambi di tempo e testi eruditi. Il loro successo fu in parte dovuto al produttore Gary Katz, a cui va attribuito il caratteristico suono "pulito" dei loro dischi. Come solista Donald Fagen ha pubblicato album molto più creativi e originali, dimostrando di essere molto più di un intrattenitore cocktail-lounge.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi, completato da Stefano Iardella)

Bio:
Gli Steely Dan, un'invenzione del pianista Donald Fagen e del bassista Walter Becker (entrambi scrittori di canzoni di New York, che avevano già pubblicato una colonna sonora), coniarono uno stile elegante e rilassato, da salotto, che fondeva pop, jazz, soul e blues e lo abbelliva con liriche erudite, dissonanze chitarristiche e cambi di tempo (merito anche del produttore Gary Katz, a cui si deve il caratteristico sound "pulito" dei loro dischi). Nonostante la sua intellettuale austerità, Can't Buy A Thrill (ABC, 1972) fruttò due piccoli hit, Do It Again e Reeling In The Years (assolo chitarristico di Elliott Randall), ma il sound era ancora influenzato dai compagni di scuderia Three Dog Night (Midnight Cruiser, Kings, Dirty Work).

Countdown To Ecstasy (ABC, 1973) fu l'album che li emancipò dal resto della scena musicale: King Of The World, Bodhisattva, My Old School (assolo chitarristico di Jeff Baxter), Show Biz Kids proponevano pop-jazz da camera. Il formato era quello dell'easy-listening, ma il contenuto era quello della musica d'avanguardia.

Pretzel Logic (ABC, 1974), su cui canta anche Michael McDonald (futuro Doobie Brothers), accentuò l'elemento jazz e scodellò la canzone più orecchiabile della loro carriera, Rikki Don't Lose That Number. Ma praticamente tutte le canzoni offrono qualcosa di diverso: Night By Night, Monkey In Your Soul, Through With Buzz, Any Major Dude, Pretzel Logic.

Gli Steely Dan divennero celebri anche per le maniere un po' snob con cui evitavano concerti e interviste e tutto l'apparato della "stardom".

Formalmente impeccabili, cesellati da fior fiore di session-men, Katy Lied (1975), con Black Friday, Daddy Don't Live, Doctor Wu, Chain Lightning, Throw Back The Little Ones, The Royal Scam (1976), l'album più tetro del gruppo (Haitian Divorce) ma con la buffa disco-music di Kid Charlemagne (che peraltro contiene un assolo formidabile di Larry Carlton), e Aja (1977), quasi barocco, con Black Cow (un coro gospel che si trasforma in fraseggio pop, chitarra ska e strumento a fiato jazz) Peg (assolo chitarristico di Jay Graydon), Deacon Blue (una ballata che arriva a otto minuti tramite un brillante assolo di sax), Josie, Home At Last (una melodia blues con sfumature di corno), the eight-minute Aja (uno shuffle jazz guidato dal pianoforte con una jam strumentale piuttosto improbabile di chitarra, xilofoni e fischio, rinforzata da un assolo di sassofono), imposero un nuovo standard di riferimento per la musica pop.

Il vellutato Gaucho (MCA, 1980) chiuse la loro carriera con le raffinate divagazioni di Hey Nineteen, Babylon Sisters, Time Out Of Mind, Gaucho, e con un altro ballabile esteso e swingante, Glamour Profession.

Spesso fastidiosamente levigate, impostate attorno a melodie banali, decorate di piccoli interventi strumentali da pensionato del jazz, leggere fino alla trasparenza della muzak (per non parlare dei testi, un concentrato di presunzione letteraria), elastiche e gommose per essere digeribili da tutti, le canzoni degli Steely Dan rappresentano quanto di più deleterio il "re-alignment" degli anni '70 abbia proposto, interpretando alla perfezione lo spirito qualunquista del borghese medio che anteponeva la "qualità della vita" alle istanze rivoluzionarie. In pratica, rispolverarono l'easy-listening degli anni '50 per la generazione del Watergate. Mutatis mutandis, era la stessa filosofia ed era lo stesso sound. Ma, in quel genere reazionario che porta a Michael Jackson e a Mariah Carey, furono davvero degli "artisti", o quantomeno degli "autori".


(Tradotto da Stefano Iardella)

Dopo la separazione del gruppo (Becker era notoriamente tossicodipendente), Fagen registrò due album, distanti undici anni l’uno dall’altro.
The Nightfly (Warner, 1982) è una raccolta dolce e sentimentale di musica intima, la quintessenza dell’arte degli Steely Dan, costruita intorno a un collegamento con le sue origini, alla Pete Townshend. L'abile produzione di fiati, sintetizzatori, pianoforte e coro maschera l'allegra ballata soul IGY, che rende omaggio sia a Stevie Wonder sia a Sting, il funk fibrillante alla Talking Heads di Green Flower Street, il paesaggio sonoro afro-jazzy di New Frontier, il dialogo botta e risposta di The Nightfly, il funk caraibico di The Goodbye Look, il finale swing soul-jazz di Walking Between Raindrops e, sparse in tutto l'album, armonie vocali che rimandano ai quartetti degli anni '40 e '50 (Ruby Baby, Maxine). Gli unici inconvenienti sono la voce di Fagen (poco originale e spesso forzata) e le melodie (piuttosto derivative).

L'album successivo di Fagen, il concept di otto canzoni Kamakiriad (Reprise, 1993), fu un lavoro sottile e psicologico, il progetto più ambizioso della sua carriera fino a ora. Il ritmo funky e il falsetto isterico di Trans-Island Skyway o gli accattivanti canti di Springtime e Florida Room sono piuttosto banali, ma il modo in cui Countermoon fonde James Brown, Prince, il suono di una big band e un coro gospel, o l'atmosfera dolcemente sincopata dei sette minuti di Snowbound, o il canto fratturato e il coro impennato su jam leggere di Tomorrow's Girls, riscattano qualunque cliché venga utilizzato: semplicemente rovesciandolo. Anche la più rimbalzante Teahouse On The Tracks vanta una sofisticata interazione di coro vocale e fanfara di fiati che ribalta la situazione della disco-music. Gli otto minuti di On The Dunes sono un mini-concerto astratto di timbri e pause per una contenuta meditazione dell'anima nella vena di Stevie Wonder.

Decade (MCA, 1985) è un’antologia dei successi.

Il duo si riformò per Two Against Nature (Giant, 2000) che ritorna al tipico suono degli Steely Dan con Gaslighting Abbie e che vanta il tour de force di West of Hollywood.
Everything Must Go (Warner, 2003) è meno ispirato sebbene ancora prodotto in modo impeccabile (Godwhacker, Green Book).

Morph the Cat (Reprise, 2006) di Fagen è un affresco di New York dopo i drammatici attacchi terroristici del'11 settembre 2001. Fagen ha difficoltà nel rendere il senso di paranoia attraverso una musica pop elegante che fondamentalmente è proprio un antidoto a qualsiasi tipo di paranoia.

Walter Becker è morto a New York nel 2017 per un tumore all'esofago, all'età di 67 anni.


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