- Dalla pagina su Johnny Thunders di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

Johnny Thunders (New York, 1952) e la sua coorte di travestiti, i New York Dolls, suonarono un rock'n'roll furioso e orecchiabile nel loro album di debutto, New York Dolls (1973). La loro estetica trash discendeva dai Rolling Stones e dai Velvet Underground, ma il loro ritmo frenetico derivava dai rocker degli anni '50 e dalle surf band dei primi anni '60, mentre le loro melodie inneggianti provenivano dagli Who e dagli Animals. Ma ciò che li rendeva minacciosi era la potenza di fuoco (tutti gli strumenti venivano suonati come armi automatiche) e l'atteggiamento (non esattamente in linea con il clima di riallineamento prevalente).
Thunders avrebbe poi formato gli Heartbreakers, che erano, in sostanza, una versione aggiornata dei New York Dolls per la generazione punk. Le canzoni di L.A.M.F. (1977) erano degli slogan e l'album nel suo complesso era un diario personale.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Johnny Thunders è una delle figure più importanti del rinascimento rock and roll degli anni '70 che porterà al punk-rock. Oltre a fungere da cinghia di trasmissione fra il rock decadente dei Velvet Underground, il rock oltraggioso degli Stooges, il glam-rock di Marc Bolan, e l'hardcore, Thunders aggiornò a una nuova era la figura del looner/looser disperato che è tipica della cultura Americana, e che avrebbe funto da fondamenta morale per il decennio successivo. Perseguitato, come tanti altri eroi del rock, dalla stessa figura di maledetto che si era costruito, Thunders fu costretto a rimanere coerente fino alla morte con il suo isolamento.

Rivalutando il rock duro e sporco degli anni '60, quelli ancora intrisi di beat, e lanciando il rock per omosessuali, Thunders contribuiti` in modo determinante all'emancipazione del rock decadente dagli stereotipi dell'istrionismo fine a se stesso.

I New York Dolls furono il complesso di travestiti per eccellenza. Si formarono a New York nel 1971 (quando gli Actress di Johnny Thunders incontrarono il cantante David Johansen) nei club più equivoci di New York.
Il gruppo copiava e accentuava il look e il sound dei Rolling Stones, con Johansen a imitare le pose oltraggiose di Mick Jagger. Ma la potenza di fuoco era di un altro ordine di grandezza: la veemenza ritmica di Jerry Nolan era l'equivalente sonoro di una crisi epilettica, Arthur “Killer” Kane vomitava suoni cupi dal basso nello stile di Bo Diddley, e Syl Sylvain (Mizrahi) duellava a suon di sciabolate heavy-metal con il sarcasmo pietroso della chitarra di Johnny Thunders.
Il loro rhythm and blues era dilaniato da scariche di nevrosi alla Stooges e da un preciso intento al massacro in stile MC5.
I pezzi aggredivano con cadenza elementare e incalzante, forti di ritornelli da anthem corali e da uno spirito esecutivo selvaggio e feroce.
Il primo album, New York Dolls (Mercury, 1973), allinea un repertorio terrificante di riff supersonici, di distorsioni epilettiche, di urla sgolate.
Una facciata tutta impeto e propulsione, scalmanata e trascinante (Thrash, con i coretti beat, Bad Girl, il rock and roll vertiginoso di Subway Train, la tribale Private World, Jet Boy, con un elettrizzante assolo a ritmo di clapping) e una facciata tutta veleno e perversione, tormentata e lancinante (l'epilettica Personality Crisis, la marziale Looking For A Kiss, la ballad velenosa Vietnamese Baby) costituiscono nell'insieme il più depravato e avvincente affresco del sottobosco delinquenziale newyorkese, sono otto capolavori infuocati che spazzano via anni di rifiuti sonori e fanno da ponte fra underground e punk. Truci e oltraggiosi, i quattro travestiti riportano alla ribalta il sound chitarristico dei Sixties, i riff epidermici e le distorsioni selvagge, i ritmi tribali e i ritornelli epici.
Disadattati urbani per antonomasia, i New York Dolls potevano vantarsi di aver inventato la New York del vizio che tenne a balia la New York violenta dei punk.
Il loro magnetismo animale dilagò nei club notturni e ispirò una nuova generazione di teenager ribelli; ma il gruppo si sciolse dopo il mediocre Too Much Too Soon (Mercury, 1974), che fa leva soprattutto sulle covers.

Il cantante David Johansen, tipico esponente del teppismo depravato del Lower East Side, diede con David Johansen (Blue Sky, 1978) forse l'ultima gemma del genere decadente, un album che continua la saga suburbana del vecchio complesso con Girls, Funky But Chic, Frenchette, Donna, Cool Metro, eseguiti in un possente stile da bar-band.
Dopo due album più commerciali, riscattati soltanto dal lungo inno di Flamingo Road, su In Style (1979), e dall'heavy metal di My Obsession, su Here Comes The Night (1981), Johansen si convertì al synth-pop con Sweet Revenge (Passport, 1984), che sfoggia il rap parodistico King Of Babylon e l'anthem guerrigliero Heard The News.
Johansen finirà a cantare swing, calypso, rhythm and blues e cabaret della nostalgia sotto lo pseudonimo di Buster Poindexter (RCA, 1987), forte degli arrangiamenti di Joe Delia e di un sorprendente crooning latino.

Nel frattempo Thunders aveva formato gli Heartbreakers, con Nolan alla batteria e il giovane Richard Hell al basso, i quali indovinarono ancora un disco di rock and roll mozzafiato che della violenza urbana proietta la frenesia e gli istinti più bradi.
Benché più direttamente autobiografico e più sentimentale, l'album L.A.M.F. (Track, 1977), che sta per “like a mother fucker”, non rinuncia all'indole sadica e disperata dei New York Dolls, e l'impatto dei brani è ancora stordente: una valanga di suoni bestiali in progressione. Il clou è rappresentato dagli slogan melodici cantati in coro tutto d'un fiato al termine di scorribande furibonde: Born To Lose (l'autoritratto) e Chinese Rocks (di Richard Hell), minacciosa e reboante. Il metodo consiste in una frenesia epilettica che sfocia in ritornelli epici come quelli di Get Off The Phone, All By Myself, One Track Mind.br/> E i riempitivi sono cadenze vertiginose per danze scalmanate (Baby Talk, I Wanna Be Loved) o spavalde filastrocche beat (I Love You). La veemenza di questo disco è la testimonianza più diretta dello spirito che infervorava i club di New York alla vigilia dell'era punk. Quei riff e quei ritornelli elementari, scaraventati a velocità pazzesche sul frastuono generale degli strumenti, annunciavano una rivoluzione profonda nel modo di concepire il rock (concisione, assenza di virtuosismi, drumming martellante).
L'album venne pubblicato in una versione orrenda.

Purtroppo gli Heartbreakers non riuscirono mai a pubblicare un altro album regolare e, dopo aver inciso il dimesso So Alone (Real, 1978) a proprio nome (che contiene Great Big Kiss, Leave Me Alone, You Can't Put Your Arms Around A Memory), Thunders svanì nel nulla, provato dall'eroina e dall'incomprensione. Negli anni seguenti la sua discografia si arricchì di album registrati dal vivo che riciclavano all'infinito il vecchio materiale.
L'EP In Cold Blood (New Rose, 1983) contiene due nuovi classici, Diary Of A Lover e In Cold Blood.
New Too Much Junkie Business (ROIR, 1983), metà live e metà in studio, contiene di nuovo Diary Of A Lover e In Cold Blood, oltre a Too Much Junkie Business e So Alone.
L'EP Diary Of A Lover (PVC, 1984) duplica Diary Of A Lover e In Cold Blood e aggiunge Endless Party. Que Sera Sera (Jungle, 1985) duplica Endless Party e aggiunge almeno Little Bit Of Whore.
Hurt Me (New Rose, 1984) è un album acustico, forse il più sincero di Thunders, nobilitato soprattutto dal grido di dolore di Hurt Me.
Copy Cats (Restless, 1988) è una raccolta di covers e Gang War (Zodiac, 1990) un album registrato con il chitarrista degli MC5, Wayne Kramer.
Sono dischi in cui Thunders sfoga la sua passione per i Rolling Stones e che lo riportano su un piano più umano, senza travestimenti.
Il caos discografico verrà dileguato grazie al doppio antologico Born Too Loose (Jungle, 1999), che raccoglie tutti i classici.


(Tradotto e integrato da Stefano Iardella)

Johnny Thunders è morto in un hotel di New Orleans nell'aprile del 1991, all'età di 38 anni, a causa di un'overdose (ma la famiglia sostenne che fosse stato ucciso).
Jerry Nolan è morto di ictus nel gennaio del 1992, all'età di 45 anni.

I due membri rimamenti dei New York Dolls riformarono la band e pubblicarono One Day It Will Please Us To Remember Even This (2006), in gran parte un album di Johansen, l'altrettanto valido ma deja-vu Cause I Sez So (2009), e il non altrettanto valido Dancing Backward in High Heels (2011).

Sylvain è morto a causa di un tumore nel gennaio 2021, all'età di 69 anni.
Johansen, affetto dal 2020 da un tumore cerebrale, è morto nel febbraio 2025, all'età di 75 anni.


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