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Gli Attrition appartengono alla seconda generazione della musica industriale
Britannica. Formati nel 1981 a Coventry da di Martin Bowes e Julia Waller,
si fecero largo nella folla di sperimentatori con una musica un po' puerila
che pero` poco alla volta assunse connotati piu` seri.
Il gruppo esordi` con una colonna sonora, originariamente disponibile soltanto
su cassetta: This Death House (Adventures in Reality, 1982 - Third Mind, 1987 - Projekt, 1995 - Two Gods, 2008).
Quella rarita` venne ristampata cinque anni dopo dalla label degli
Attrition, e una nuova versione rimasterizzata nel 1994 da Bowes stesso
ha visto la luce su compact disc.
Il disco contiene soltanto due lunghe suite di venti minuti ciascuna, in linea
con quella che era la prassi dei primi Throbbing Gristle. In retrospettiva,
le loro suite erano piu` psicologiche e meno tecnologiche di quelle degli altri
musicisti industriali. Crawling vive dei sordi rumori che spuntano a
intermittenza sul torpido serpente di droni elettronici che lentamente si
trasforma in una bufera tenebrosa: non capita quasi nulla, e, quando capita,
e` poco piu` di nulla; ma cio` che non capita, quel sottofondo in muto
crescendo (quasi un bolero al rallentatore), e` tutto.
Le percussivita` poliritmiche, martellanti, metalliche che sono caratteristiche
della musica industriale dominano invece la partitura di Dead Of Night.
Questa volta a farne un caso a parte e` l'inusitata violenza delle timbriche:
l'alienazione decadente dei Throbbing Gristle e` qui travolta da un approccio
alla Nietsche, in cui il superuomo cavalca le macchine e le piega a un
cerimoniale di autodistruzione.
Cinque brani strumentali derivati da This Death House, semplicemente
riadattati all'humus ambientale degli anni '90, verranno raccolti su
Ephemera (Hyperium, 1994).
Deliverance e The Voice Of God sono i primi singoli del 1984, i brani che
li impongono all'interno della scena industriale.
The Attrition of Reason (Third Mind, 1984) (Projekt, 1994) segno`
l'esordio ufficiale su album.
Bowes comincio` a partire da questo album a sfruttare la voce femminile,
secondo uno standard che era piu` quello del synth-pop che quello della
musica industriale. E infatti il nuovo sound degli Attrition sarebbe stato
meglio chiamarlo "synth-pop dissonante" che "musica industriale". I minimalismi
delle tastiere su Day I Was Born hanno piu` che altro l'effetto di creare
un'atmosfera da incubo freudiano (e cosi` il sassofono alla Clock DVA).
Le partiture piu` sperimentali, come Behind Innocence Lies, si riallacciavano
alla Death House, ma con minor convinzione di esecuzione.
I balletti robotici (Beast Of Burden e soprattutto lo strumentale
Take A Walk) rispettano la stessa strategia
di puntare sull'effetto psicologico, piu` che sulla ballabilita`; anche se
non bastano i rumorini in primo piano e i continui cambi di ritmo a risolvere
in maniera compiuta il contrasto fra meccanicismo e straniamento.
Non molto meglio facevano nello stesso anno i singoli Deliverance e The Voice
Of God, i loro singoli.
L'EP The Voice Of God (Third Mind, 1985) che e` compreso nel CD mostra gli
stessi limiti, sia nel campo della canzone elettronica (Next Day) sia in
quella del balletto meccanico (Across The Divide).
A pesare sul disco sono l'imperizia del leader, che dimostra quanto
le suite "industriali" dovessero all'incapacita` dei compositori di scrivere
musica decente, e l'approssimazione della cantante, entrambi dilettanti
alle prime armi.
La progressione verso il gotico ballabile, iniziata nel 1985 con il singolo
Shrink Wrap, prese velocita` con
Smiling At The Hypogonder Club (Third Mind, 1985) (Projekt, 1994).
Bowes mise a fuoco la sua strategia di avvicinamento al synth-pop con
Look At The Hedonist, il cui incedere esotico fonde tanto il lato decadente
quanto quello gotico del movimento. I rosari moribondi alla Feel The Backlash
e Pendulum Turns sono pero` monotoni e prevedibili, quando non scadono in
sceneggiate melodrammatiche come Mind Drop.
L'unico brano che si solleva sopra la mediocrita` e` My Eyes, con la sua tenue
filigrana di pianoforte e bisbigli (non a caso un non-ballabile).
Comprende anche il singolo Shrinkwrap, che riesce persino a peggiorare le
cose.
Sul successivo
In The Realm Of The Hungry Ghosts (Third Mind, 1987) (Projekt, 1994),
l'acquerello psico-ambientale di Vigil e Marianne's Dream
riporto` Bowes alla dimensione
atmosferica che meglio gli si confa`. Ma Bowes, testardamente alla ricerca
di una sua via al synth-pop, preferiva ancora sprecare le sue risorse nel
passo classicheggiante di un madrigale come Into The Waves, nella
cadenza androide di In Your Hand
tutti tentativi riusciti soltanto a meta`, minati alla base dall'amatorialita`
del mezzo e dalla scarsa originalita` del fine.
Bowes trova la misura giusta comunque con il lungo dramma da camera di
Surge And Run, su un sottofondo di musica cerimoniale esotica (ancora una
volta una specie di bolero mutilato). E affonda finalmente gli artigli
del miglior gotico nel tetro requiem di The Last Refuge.
La versione su CD
comprende anche l'EP Future Tense del 1987, con la toccata e fuga sperimentale
di Which Hand e la tragica Adam & Eve.
Il 1988 fu l'anno della rivincita per Bowes, grazie all'album
At The Fiftieth Gate (Antler, 1988) (Projekt, 1995).
Un uso piu` calibrato delle
tastiere (con cruciali aiuti esterni), l'impiego di campionamenti e di riff
di chitarra, e in generale un atteggiamento meno presuntuoso,
diedero subito i loro frutti.
Dal singhiozzante kammerspiel di My Friend Is Golden (anche su singolo)
alle pesanti sincopi industriali di Death Truck,
dall'atmosfera decadente di Milano fino alla fragorosa title-track,
il disco rivela proprio l'equilibrio e la maturita` che mancavano alle opere
precedenti. I singoli episodi lasciano ancora a desiderare, ma il progetto
d'assieme comincia ad assumere una sua fisionomia.
E lo scintillante ballo per discoteche gotiche di Haydn, influenzato dai
Sisters Of Mercy, rappresenta un vertice sicuro della carriera degli Attrition.
La versione su CD comprende i singoli Haydn del 1988 e Turn To Gold del 1989. Il primo verte
tutto sul brano eponimo, uno dei loro assi. Il secondo sfodera una almeno
tre diamanti: Sideways Glance, un'altra delle loro danze piu` seducenti,
la piu` complessa To The Devil (con persino passi caraibici) e Take Five.
Il 1988 fu pertanto l'anno d'oro di Bowes.
Quel sound professionale chiudera` la parabola con l'album
A Tricky Business (Contempo, 1991) (Projekt, 1995).
Le frasi in staccato che avevano fatto capolino nel disco precedente fungono
da protagoniste per il sound professionale di Thin Red Line e
Something In My Eye (i due singoli).
Bowes ha finalmente coronato il suo sogno di coniare
un synth-pop "d'autore", un pop che vive di suspence soprannaturale, di
violente scosse sismiche, di effetti marziali e della sua recitazione
distaccata. I vertici di questo montaggio sonoro sono
l'arrangiamento classicheggiante di A Girl Called Harmony
e la partitura di Legitimate Sun, per solfeggi alla Berio e cori "verdiani".
L'orientaleggiante Under The Bridge e il loop minimalista di Resurrection
chiudono il disco su note di ulteriore rinnovamento.
Recollection 84-89 (Projekt, 1990) e` un'antologia che raccoglie qualche
rarita` apparsa soltanto su
compilation (come la demoniaca Monkey In A Bin del 1987) e brani tratti
da tutta la produzione ante 1990 del gruppo.
Il duo tornera` negli anni '90, maturati e rifiniti in chiave gotica, con
Hidden Agenda (Hyperium), e con le cinque suite ambientali di
Ephemera, remix del vecchio Death House.
Bowes raggiunge il suo apice formale nel campo del ballabile
robotico-industriale su 3 Arms And A Dead Cert (Hyperium, 1996).
I vagiti di Julia Waller sono diventati uno strumento aggiuntivo, cosi` come
la viola che fa fugaci e spettrali apparizioni un po' dappertutto.
Il disco si apre all'insegna di un ritmo piu` duro, quasi techno, quello di
White Men Talk, gorgheggi di soprano su un'incalzante drum machine e con il
sottofondo romantico della viola, e litanie sinuose, vagamente mediorientali,
di elettronica. Cosmetic Citizen incalza con un ritmo piu` agile e leggiadro,
ma non meno travolgente, e un canto piu` classico, che sembra diretto da
Berio. Proprio il trattamento delle voci diventa protagonista di buona parte
dell'album, a partire da One Of These Mornings, forse l'esperimento piu`
complesso, nonostante il suo aspetto superficiale di techno meccanico.
I due temi di ricerca del disco, i ritmi e le voci, passano in secondo piano
rispetto a quelli che sono i veri tour de force, verso la fine, apposti
quasi come distratte appendici, ma invece documenti di una lucida follia
compositiva. Bowes inventa il gotico d'avanguardia nel kammerspiel dissonante
di Predicament e nella piece dadaista della title-track, brani che si servono
dei gesti sonori piu` svariati e spericolati. Il secondo prende forma poco a
poco attraverso un magma di gorgheggi d'opera, minimalismi di violini e cadenze
stralunate fino a culminare in un crescendo solenne e apocalittico.
E non a caso la raccolta si chiude con un Prelude di musica da camera per
archi.
E cosi`, completando una progressione che si e` spinta ben al di la` di quanto
Bowes aveva pianificato, Etude (Projekt, 1997)
e` praticamente un album di musica classica.
In realta` i brani sono ripresi dai dischi precedenti. Sono semplicemente
arrangiati nel modo in cui aveva senso arrangiarli fin dall'inizio.
La chiave di volta e` stata l'assunzione del violinista Franck Dematteis,
gia` presente in 3 Arms. Ne scaturisce una musica fatta di eleganza e
malinconia. E la convinzione che Bowes avesse sprecato una cariera.
L'EP Eternity (Projekt, 1997)
remixa semplicemente in forma ballabile quattro dei brani contenuti
su Etude, e ne rappresenta quindi la versione profana. Spicca I Am in
versione house.
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