Blondie


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Blondie (1976.5), 6/10
Plastic Letters (1977), 5/10
Parallel Lines (1978), 6.5/10
Eat To The Beat (1979), 6/10
Autoamerican (1980), 6/10
Hunter (1982), 4/10
No Exit (1999) , 4/10
The Curse (2003), 4/10
Panic of Girls (2011), 3/10
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Summary.
Blondie defined a fusion of disco hedonism and punk aesthetics that would be influential throughout the following decade, despite the fact that In The Flesh (1976), Heart Of Glass (1978), Dreaming (1979), Atomic (1979) and Call Me (1980) were simply slick disco-music sung in a decadent tone.
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La bionda vamp Deborah Harry, reduce da una mediocre carriera di cantante rock alla fine degli anni '60 (canta una delle canzoni dell'album folk Wind In The Willows del 1968), conduceva una altrettanto mediocre esistenza di commessa e manicure prima che il suo corpo venisse scoperto dalla rivista "Playboy". La pin-up, che nel frattempo era diventata cameriera al Max's, contrasse amicizie importanti, e nel 1973 ottenne un ingaggio in un complessino capitanato da Fred Smith e Chris Stein. Quest'ultimo formo` nel 1975 un gruppo specificamente per lei, i Blondie. Coinvolta nelle follie notturne dell'epoca, grazie alla sua immagine da "Marylin Monroe del punk" e al pop fresco e immediato della banda, Blondie divenne in breve una delle attrazioni principali del locale. X Offender (Private Stock, 1976) e soprattutto il "lento" sensuale In The Flesh (Private Stock, 1976) trasformarono il pretesto visivo in fatto musicale.

Blondie (Private Stock, 1976), forte di entrambi i singoli e di Rip Her To Shreds, fece epoca per via di quel sound di compromesso, troppo levigato per essere punk e troppo rozzo per essere pop, ispirato maliziosamente a colonne sonore, balli funk e vecchie melodie di Broadway. Stein veniva pero` coniando un idioma di disco music per punk che sposava l'esistenzialismo dei nuovi maledetti con la necessita` di far ballare gli avventori del locale, un "disco-punk" che si avvaleva anche delle eccitanti pose erotiche della cantante. Il tastierista Jimmy Destri riusciva a fondere mirabilmente i dogmi della disco-music e quelli del garage-rock.

Dopo un fallito Plastic Letters (Chrysalis, 1977), nonostante il moderato successo dei singoli Denis, Kidnapper e Presence Dear, i Blondie si ripresero prontamente con Parallel Lines (Chrysalis, 1978), che ancorava il trio Harry-Stein-Destri a musicisti provetti e a un produttore stagionato. Le charts cedettero del tutto davanti alla sensuale e atmosferica disco-music di Heart Of Glass, mentre Hanging On The Telephone, Sunday Girl e I'm Gonna Love You Too contribuivano ad alimentare il mito della femme fatale.

Il successo internazionale giunse con la travolgente esuberanza degli hit del 1979, Dreaming e Atomic, sottolineati da un trash-organ in stile psichedelico e cantati con la foga cinica e naive delle filastrocche dei girl-group, resi scintillanti dal trattamento in studio e pervasi dal fatalismo piu` consono alla "blank generation". Sono loro i pilastri di Eat To The Beat (Chrysalis, 1979), le cui Union City Blue e Shayla sarebbero altrimenti mediocre canzoni pop.

Nei due anni successivi i Blondie puntarono soltanto a ripetere quel successo di discoteca, prima con Rapture, tratto dal loro album piu` ambizioso, Autoamerican (Chrysalis, 1980), e poi con il singolo Call Me, prodotto da Giorgio Moroder.

Debbie Harry pubblico` il suo primo album solista, Koo Koo (Chrysalis, 1981 - Razor & Tie, 1999), e la loro saga si concluse malinconicamente con Hunter (Chrysalis, 1982). Dopo l'infarto di Stein, Harry si ritiro` a fare l'attricetta per il cinema "off".

Debbie Harry tornera` con album solisti sempre meno originali: Rockbird (Geffen, 1986), con French Kissing e I Want You; Def Dumb & Blonde (Chrysalis, 1989), con l'hit I Want That Man e Maybe For Sure; e Debravation (Sire, 1993), una confusa sfilata di generi musicali.

Con i Blondie nacque la discoteca moderna, che unisce il fervore sperimentale, l'entusiasmo strumentale e il canto distaccato all'alta tecnologia e al costume punk.

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Deborah Harry also sang in the Jazz Passengers in 1994.

No Exit (Beyond, 1999) is a mature album by a mature band, but it sounds somewhat artificially, like a bunch of songs that somebody had forgotten in a drawer. Screaming Skin is ska, Dig Up The Conjo is disco, Under The Gun is cowpunk, and Boom Bom In The Zoom Zoom Room is pop-jazz. Harry sings everything with diligent competence.

The Curse (Epic, 2003) was a senile attempt at still sounding youthful, toying with the new styles of popular music without ever truly connecting with the zeitgeist.

Panic of Girls (2011) tried to ride the wave of the 1980s revival with the embarrassing result of proving that the new-new-wave was smarter than the original new wave.

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