Blondie defined a fusion of disco hedonism
and punk aesthetics that would be influential throughout the following decade,
despite the fact that In The Flesh (1976), Heart Of Glass (1978),
Dreaming (1979), Atomic (1979) and Call Me (1980)
were simply slick disco-music sung in a decadent tone.
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La bionda vamp Deborah Harry, reduce da una mediocre carriera di cantante rock
alla fine degli anni '60 (canta una delle canzoni dell'album folk Wind In The Willows del 1968),
conduceva una altrettanto mediocre esistenza di commessa
e manicure prima che il suo corpo venisse scoperto dalla rivista "Playboy".
La pin-up, che nel frattempo era diventata cameriera al Max's, contrasse
amicizie importanti, e nel 1973 ottenne un ingaggio in un complessino capitanato
da Fred Smith e Chris Stein. Quest'ultimo formo` nel 1975 un gruppo
specificamente per lei, i Blondie.
Coinvolta nelle follie notturne dell'epoca, grazie alla sua immagine da
"Marylin Monroe del punk" e al pop fresco e immediato della banda, Blondie
divenne in breve una delle attrazioni principali del locale.
X Offender (Private Stock, 1976) e soprattutto il
"lento" sensuale In The Flesh (Private Stock, 1976) trasformarono
il pretesto visivo in fatto musicale.
Blondie (Private Stock, 1976), forte di entrambi i singoli e di
Rip Her To Shreds,
fece epoca per via di quel sound di compromesso,
troppo levigato per essere punk e troppo rozzo per essere pop, ispirato
maliziosamente a colonne sonore, balli funk e vecchie melodie di Broadway.
Stein veniva pero` coniando un idioma di disco music per punk che sposava
l'esistenzialismo dei nuovi maledetti con la necessita` di far ballare gli
avventori del locale, un "disco-punk" che si avvaleva anche delle eccitanti pose
erotiche della cantante.
Il tastierista Jimmy Destri riusciva a fondere mirabilmente i dogmi della
disco-music e quelli del garage-rock.
Dopo un fallito Plastic Letters (Chrysalis, 1977), nonostante il moderato
successo dei singoli Denis, Kidnapper e Presence Dear,
i Blondie si
ripresero prontamente con Parallel Lines (Chrysalis, 1978), che
ancorava il trio Harry-Stein-Destri a musicisti provetti e a un produttore
stagionato. Le charts cedettero del tutto davanti alla sensuale e atmosferica
disco-music di Heart Of Glass, mentre
Hanging On The Telephone, Sunday Girl e
I'm Gonna Love You Too contribuivano ad alimentare il mito
della femme fatale.
Il successo internazionale giunse con la travolgente esuberanza
degli hit del 1979, Dreaming e Atomic, sottolineati da un
trash-organ in stile psichedelico e cantati con la foga cinica e naive delle
filastrocche dei girl-group, resi scintillanti dal trattamento in studio e
pervasi dal fatalismo piu` consono alla "blank generation".
Sono loro i pilastri di Eat To The Beat (Chrysalis, 1979), le cui
Union City Blue e Shayla sarebbero altrimenti mediocre canzoni
pop.
Nei due anni successivi i Blondie puntarono soltanto a ripetere quel successo
di discoteca, prima con Rapture, tratto
dal loro album piu` ambizioso, Autoamerican (Chrysalis, 1980),
e poi con il singolo Call Me, prodotto da Giorgio Moroder.
Debbie Harry pubblico` il suo primo album solista,
Koo Koo (Chrysalis, 1981 - Razor & Tie, 1999),
e la loro saga si concluse malinconicamente con Hunter (Chrysalis, 1982).
Dopo l'infarto di Stein, Harry si ritiro` a fare l'attricetta per il cinema
"off".
Debbie Harry tornera` con album solisti sempre meno originali:
Rockbird (Geffen, 1986), con
French Kissing e I Want You;
Def Dumb & Blonde (Chrysalis, 1989),
con l'hit I Want That Man e Maybe For Sure;
e Debravation (Sire, 1993), una confusa sfilata di generi musicali.
Con i Blondie nacque la discoteca moderna, che unisce il fervore sperimentale,
l'entusiasmo strumentale e il canto distaccato all'alta tecnologia
e al costume punk.
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