Il cantante e chitarrista Chuck Schuldiner formo` i Death
(inizialmente Mantas) in Florida nel 1983 con il chitarrista Rick Rozz e il
batterista Kam Lee. Influenzato dalla letteratura "gotica" e dai
culti voodoo e santerici del luogo, Schuldiner ebbe l'idea di accoppiare un
thrash ancor piu` brutale e veloce di quello degli Slayer a temi cupamente
sanguinari cantati con un tono cavernoso e demoniaco (antitetico rispetto al
falsetto passionale dell'heavymetal da classifica).
Schuldiner conio` la frase "death metal" per definire quel nuovo genere, ma
al principio la cosa passo` inosservata, tanto che nel 1985 la formazione si
spense. Schuldiner riformo` i Death a San Francisco con il chitarrista John Hand
e il batterista Chris Reifert.
Il primo album, Scream Bloody Gore (Combat, 1987), era destinato a
diventare il manifesto del genere. Ambientati i temi dei suoi film preferiti in
scenari immaginari di violenza e distruzione, Schuldiner poteva delirare di
morti infernali, mutilazioni sadiche, cerimoniali neri e sacrifici sanguinari
senza essere accusato di effettismo, ma al contrario potendo vantare uno
spessore intellettuale insolito per l'heavymetal. Il genere "death" nasceva
insomma piu` come riflessione sul e interiorizzazione del macabro, che non come
mera esibizione di esso. Tanto piu` che il modo di suonare del trio, vuoi per
imperizia vuoi per scelta, era davvero amatoriale: Infernal Death fa pensare
a un girotondo per bambini spastici che abbiano messo le mani su strumenti rock.
Da quelle premesse anti-eroiche scaturisce un sound che vive di torrenziali
bordate collettive, di improvvise accelerazioni epilettiche,
ma tutt'altro che inascoltabile (Zombie Ritual e Torn To Pieces sono
persino melodici).
Perso Reifert (rimasto a San Francisco con gli Autopsy),
Schuldiner e Rozz assorbirono la sezione ritmica dei Massacre (Bill Andrews e
Terry Butler) per il successivo Leprosy del 1988, dedicato questa
volta alle tragedie dell'umanita` (passate, presenti e future), ma, di nuovo,
non in senso esplicito, bensi` nel senso di interiorizzarne l'essenza malefica.
E' come se Schuldiner si calasse di volta in volta nei panni di una vittima
e cantasse dal suo punto di vista, con quel registro da Oltretomba in quel
frastuono di scariche di alta tensione.
Le sceneggiate piu` terribili (sottolineate dalla musica piu` "thrash"), come
Left To Die e Open Casket, sono cosi` persino epiche, trascendono il genere
ambendo a messaggi universali (e talvolta a vere e proprie allegorie) di paura
e disperazione (in tale direzione gli assoli di chitarra in Born Dead
costituiscono un capolavoro di accompagnamento drammatico, l'analogo del "coro"
in una tragedia greca).
L'impatto e` estremamente violento, grazie anche al ritmo terrificante che la
formazione riesce a tenere dall'inizio alla fine (i poliritmi mozzafiato della
title-track saranno un modello per i posteri).
Al tempo stesso, pur conservano un roccioso baricentro espressivo, Schuldiner
sperimenta in tutte le direzioni, assorbendo con disinvoltura persino
il passo da vaudeville di Forgotten Past.
Formalmente perfetto, e` questo il capolavoro dei Death.
Sostituito Rozz con James Murphy (ex Agent Steel), il nuovo quartetto
chiuse la trilogia con Spiritual Healing (1990), dedicato questa volta al
crimine (comprese la speculazione e la predicazione televisiva).
Il potenziale tecnico della formazione e` certamente aumentato, gli assoli sono
piu` creativi e le armonie piu` compatte, ma le composizioni (anche la lunga
title-track) denotano una certa stanchezza. Schuldiner sfoggia la solita
statura di smaliziato entertainer nelle minacciose annunciazioni di
Genetic Reconstruction e Within The Mind.
Per Human (Relativity, 1991)
Schuldiner arruola il bassista Steve DiGiorgio
dei Sadus e Paul Masvidal e Sean Reinert (entrambi dei Cynic).
Se i tre album della trilogia analizzavano il mondo, Human e` invece
introspettivo. L'album passera` alla storia del death perche' concede
piu` spazio alla melodia e alla tecnica.
Individual Thought Patterns (1993) allinea DiGiorgio, Andy
LaRocque dei Kink Diamond (chitarra) e Gene Hoglan dei Dark Angel (batteria).
Schuldiner sperimenta nuovi modi di fare
"death", decostruendo e ricostruendo gli stilemi del genere, e lasciando alla
fine l'impressione quasi di un campionamento di stereotipi "death". I brani non
violenti ma tumultuosi della maturita` esaminano i disordini mentali con un
piglio a meta` fra il filosofico e lo psicotico.
I rintocchi marziali di Mentally Blind, il ritornello chitarristico di
Nothing Is Everything, gli arrangiamenti "progressivi" di The Philosopher,
le architetture drammatiche di Jealousy,
l'assolo "romantico" di Trapped In A Corner, diretti a un pubblico piu`
ampio, aprono invece il "death" a tutta una serie
di commistioni, ma lasciano anche la sensazione di confusione e di sfocato.
L'album e` comunque una delle pietre miliari del "progressive death" che
prende piede quell'anno con Pestilence e Atheist.
Alla fine del 1993 Ralph Santolla ha gia` preso il posto di LaRocque.
Il "death metal" e` stato in effetti l'invenzione privata di
Schuldiner, che cercava semplicemente una forma artistica in cui esprimere la
sua tormentata (ma tutt'altro che esibizionista o sensazionalista) personalita`.
Tutti i dischi dei Death sono in effetti dei dischi solisti di questo Nietzsche
dell'heavymetal, determinato ad esplorare i recessi piu` depravati dell'animo
umano. I suoi riff scolpiti nella carne e i suoi vocalizzi sgolati hanno creato
uno stereotipo universale.
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