Death In June


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The Guilty Have No Pride, 5/10
Burial, 5.5/10
Nada, 5/10
The World That Summer, 6/10
Brown Book, 7/10
Wall Of Sacrifice, 6/10
But What Ends When The Symbols Shatter, 6/10
Rose Clouds Of Holocaust, 6/10
The Black Whole Of Love, 5/10
Kapo, 5/10
Take Care & Control , 6.5/10
Operation Hummingbird , 6/10
All Pigs Must Die , 5/10
Alarm Agents (2004), 3/10
The Rule of Thirds (2008), 4/10
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I Death In June vennero formati nel 1980 dal chitarrista Douglas Pearce e dal cantante Tony Wakeford sulle ceneri dei Crisis, gruppo punk della prima ora (No Town hall, Livin' UK 79 e Hymns Of Faith).

Il nuovo complesso esordi` con i singoli Heaven Street (1981), propulso da un battito quasi disco, e State Laughter (1982) nella scia del dark-punk dei Joy Division.

Il mini-album The Guilty Have No Pride (NER, 1983), che raccoglieva il materiale inciso e registrato fino allora, chiari` peraltro che il gruppo apparteneva soltanto cronologicamente a quel movimento. Il tribalismo incalzante di All Alone In Her Nirvana, il carillon muto di The Guilty Have No Pride e le ballate morbose di Till The Living Flesh Is Burned (rullo marziale di tamburi, coro di morti, rumori di sottofondo, declamazione enfatica), e Nothing Changes facevano presagire una cultura ben piu` sofisticata dei loro colleghi vampiri. Not Guilty And Proud (NER, 2002) contiene i primi singoli e questo mini-album.

La meta` registrata in studio di Burial (Leprosy Discs, 1983), l'altra meta` essendo un live di dubbio valore, inizio` una parabola che li avrebbe portati sempre piu` lontani da quelle premesse. Black Radio e` una piccola jam sperimentale che sovrappone una tromba jazz da film giallo, uno strimpellio minimalista alla Feelies e un tribalismo alla Sisters Of Mercy. Il gruppo e` ancora incerto e lo dimostra alternando una canzone di protesta acustica in stile Bob Dylan (Death Of The West) a uno sterile esercizio di ballabile gotico (Fields). I brani piu` arditi (Nirvana, un "dub" onirico alla Mark Stewart, e Sons Of Europe, psicodramma per squillo di tromba e tamburi marziali), rimangono incompiuti.

La progressione verso l'atmosfera continua comunque nel 1984 con gli eccellenti singoli Cathedral Of Tears (1983) e l'ipnotica/catastrofica She Said Destroy (1984). Sul secondo figura anche un altro piccolo gioiello, Doubt To Nothing.

Wakeford lascio` il gruppo per formare Sol Invictus e Pearce rimase padrone assoluto dei Death In June. Dopo l'incontro con David Tibet, Pearce trovo` la sua vera vocazione, di "nero" sacerdote dedito a cupe ballate crepuscolari come Torture Garden (la loro prima collaborazione, con coro gregoriano e declamazione alla Jim Morrison), Born Again (1985) e la melodiosa Come Before Christ And Murder Love (1985).

Nada (NER, 1985 - NER, 1990) e` pertanto la prima vera opera di Death in June. Pearce vi sfoga la sua nuova vocazione "messianica". Fields Of Rape (una ballata distorta come nella prassi psichedelica) e C'Est Un Reve (una cantilena tribal-industriale) sono forse gli episodi piu` accattivanti, ma si tratta ancora di esperimenti molto naive. In realta` la nuova fase e` ancor piu` ossessionata (liricamente) dalla morte, ma quel senso della morte tenta di esprimersi in toni (romantici, decadenti, surrealisti) piu` maturi e originali (Crush My Love), per quanto inferiori siano talvolta i risultati. La ristampa del disco comprende anche The Calling, Last Farewell, The Torture Garden, Doubt To Nothing, tratti da EP e compilations.

The World That Summer (NER, 1986) esaspero` la simbiosi con David Tibet (qui mascherato dietro lo pseudonimo Christ 777), ottenendo risultati alterni in Rule Again, Break The Black Ice (liquido pianismo jazz, organo gospel, declamato Brecht-iano), e Blood Victory (proposti tanto in versione cantata quanto solo strumentale). Piu` sperimentali i quindici minuti di Death Of A Man.

E` di quella stagione anche il singolo To Drown A Rose (NER, 1987), sorta di litania alla Cure bisbigliata all'unisono da una voce maschile e una voca maschile. Brown Book (NER, 1987 - Soleilmoon, 2007), da alcuni considerato il capolavoro, faceva un ricorso esasperato all'iconografia bellica e trionfava in sermoni blasfemi come The Fog Of The World. Rimasto praticamente solo (nonostante il supporto di Tibet, John Balance dei Coil, Ian Read dei Sol Invictus e altri), Pearce si rifugiava sempre piu` nel suo spleen "maledetto", cantando depresso e fatalista le sue meste considerazioni sulla condizione umana come We Are The Lust e Runes And Men. Ormai lontanissimo tanto dal gotico quanto dal ballabile, Pearce diventa cantautore, e soprattutto "autore", di una musica folk futurista.
Tutte queste canzoni e` che sono prive di batteria e l'arrangiamento e` spesso soltanto di chitarra acustica e al massimo qualche tamburello o rumore, tanto che sembrano talvolta parodie (non troppo distanti dalle filastrocche di un David Peel).

Da quell'intelletto malato scaturi` il delirio espressionista di Wall Of Sacrifice (NER, 1989), in particolare la lunga title-track. Bring In The Night e` scritta con Boyd Rice, che Pearce ha aiutato a registrare Music Martinis & Misanthropy (NER, 1990), e l'apocalittica Hullo Angel con Tibet. Fall Apart e In Sacrilege sono le ballate melense che sembrano costituire il cuore del disco. La bambinesca Giddy Giddy Carousel dovrebbe costituire il picco filosofico del disco, ma e` semplicemente banale. L'album, che e` tutto sommato il piu` difficile del gruppo, anche se sempre di una banalita` allucinante rispetto al resto della musica rock, sembra segnare la fine dei Death In June. Pearce si sente vuoto, inerte.

Passeranno infatti tre anni prima che quel lavoro cosi` radicale abbia un seguito, con But What Ends When The Symbols Shatter (NER, 1992), forte delle amare parabole di Daedalus Rising e This Is Not Paradise (entrambe con Tibet) e di una produzione estremamente stilizzata. Non a caso He's Disabled sembra un gospel ossessivo di Nick Cave e Little Black Angel rimanda alle cantilene dei folksinger del Greenwich Village e Hollows Of Devotion ha persino accenti "dylaniani". C'e` poco di musicale e ancor meno di originale in questo nuovo corso, di cui Death Is The Martyr Of Beauty potrebbe essere il manifesto estetico (una delicata melodia di pianoforte e la chitarra acustica che batte il ritmo, la voce suadente lievemente rifratta, un controcanto in sottofondo, un'atmosfera di attesa e confusione). La drum machine e` stata sotterrata e la chitarra acustica e` adesso protagonista. Il problema e` che dopo qualche canzone questa sequela di lamenti malinconici diventa un po' monotona (una tromba spagnoleggiante che spunta da Mourner's Bench ridesta dal sopore). La But What Ends When The Symbols Shatter che chiude il disco con un'imitazione di Leonard Cohen arriva troppo tardi, e uno si domanda perche' che i tamburelli e il coro (qui usati a meraviglia) non siano intervenuti prima.

Dopo opere di questa statura, e il live monumentale Something Is Coming (NER, 1993), l'album registrato dopo il trasloco in Australia, Rose Clouds Of Holocaust (NER, 1995), e` una mezza delusione, nonostante i colpi di reni di Rose Clouds Of Holocaust (una versione fiabesca di Leonard Cohen), Luther's Army (duetto fra una tromba funerea e un baritono fatalista), The Accidental Protege (litania quasi catatonica con tocchi minimi di tastiere e un oboe asettico), Symbols of the Sun. L'arrangiamento e` ancora minimale fino alla monotonia, in gran parte affidato alla chitarra acustica (di cui Pearce non e` certo un virtuoso), ma quei pochi interventi di strumenti dell'orchestra lasciano l'impronta.

Di The Black Whole Of Love e` saliente piu` che altro la confezione criminale (un 12", un 10", un 7" e un CD contenenti di fatto la stessa musica); e il 10" Occidental Martyr (NER, 1995) e` semplicemente una rielaborazione di Rose in versione ridotta e parlata.

Pearce, intriso di umori mitteleuropei degli anni '20, sembra rivivere le tragedie dell'umanita` in ogni nota della sua musica. Se non tutto brilla (molto poco per la verita`), la sua opera rimane un'analisi sottile dell'ossessione di morte.

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Death In June went in hybernation for a while as Pearce recorded the single Leopard Flowers and the album Heavent Sent (Twilight Command, 1996) (credited to Scorpion Wind, but actually a collaboration with Boyd Rice and John Murphy) and Kapo (NER, 1997), a collaboration with Strenght Through Joy's Richard Leviathan.

Discriminate (NER, 1997) is a two-CD career anthology.

Die Schuldigen Und Der Nebel (NER, 1998) reissues The Guilty Have No Pride and the live Night And Fog in one CD.

Pearce found a natural ally in Der Blutharsch's Albin Julius, another fan of military music, of Wagner and Beethoven. Their Take Care & Control (NER, 1998) marked a neoclassical return of sort, with threatening and mauling compositions like Kameradshaft and November Man. The sunny ballads of Rose Clouds are replaced by gloomy symphonies of teutonic weltanschauung, and musical soundtracks of Freud/DeSade nightmares.

The mini-album Operation Hummingbird (NER, 2000) veers towards a lighter, smoother, warmer, more domestic sound. Gone are the furious beats and sharp edges of the early days. Gorilla Tactics is a sarcastic sketch, while Kapitulation, Flieger and (mainly) Hand Grenades And Olympic Flames revisit Der Blutharsch's pomp. Winter Eagle and The Snow Of The Enemy are repetitions of Death In June's main themes.

Heilige (NER, 2000) is a live performance.

All Pigs Must Die (NER, 2001) is not Death In June's most experimental album, and far from being a consistent work at all. Half of it is a humble collection of humble ballads (All Pigs Must Die, Tick Tock, Disappear In Every Way, The Enemy Within, We Said Destroy It, Flies Have Their House). None is particularly interesting. The other half is slightly more adventurous, a little more industrial and a little more melodramatic (With Bad Blood, No Pay Day). But thousands of musicians could make a record like this.

Alarm Agents (NER, 2004) is a confused, unfocused and clumsy collaboration with Boyd Rice.

The Rule of Thirds (NER, 2008) is a collection of songs for vocals and guitars (no keyboards, drums, horns) that lack identity.

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