Mars, that released only one EP in 1980, played the ultimate "wall of noise".
Their songs were the musical equivalent of nerve gas, of nuclear radiation,
of volcanic lava colliding with ocean waves.
It wasn't just improvised distortion: it was anarchic cacophony.
The vocalist vomited undecipherable phonemes while
the instruments were horribly being skinned and banged.
It was the soundtrack of the apocalypse, a documentary of the
extreme convulsions of a dying race.
But their brief, disconnected spasms were painful meditations on
post-industrial civilization.
If English is your first language and you could translate the Italian text, please contact me.
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I Mars si formano nel 1978 a New York nel contesto della "no wave" che
rimette in discussione il concetto di armonia rock.
La formazione comprende
Mark Cunningham, cantante e bassista che suona "negativamente" anche il corno,
Sumner Crane, chitarrista distruttivo, cantante nevrastenico e autore delle
liriche (che spesso sono semplici urla), Lucy "China Burg" Hamilton,
seconda chitarrista, e Nancy Arlen, percussioni.
Il loro progetto di provocazione sonora trapela subito
inequivocabile: trasferire in rock il repertorio dell'avanguardia acusticamente
piu` insopportabile. I Mars si fanno cosi` portavoce di un sound "nervino",
dove gli strumenti suonano straniati, il ritmo e` rallentato o accelerato al
massimo, la voce e` bava di demente.
Distorcono, dissonano, improvvisano.
3E e 11000 sono le loro prime registrazioni, sconnesse
elucubrazioni sulla civilta` elettronica dell'informazione.
Poi vengono i quattro rantoli post-apocalisse sulla compilation
No New York (Antilles, 1978), che ne fanno un mito della no wave:
Tunnel (un minuto tremendo di radiazioni nucleari, squarciato dallo
scat-vomito del cantante),
Hairwaves (una nenia ipnotica e narcotica, scordature casual di chitarra
e un raspare ipocondriaco del basso),
Helen Fosdale (sventagliate di pizzichi di chitarra, un verso
monocorde e psicotico ripetuto all'infinito con foga animalesca, ritmo
tribale)
e Portorican Ghost.
L'ultimo documento del gruppo e` L'EP Mars (Lust, 1980), che
contiene cinque spaventosi capolavori di distruzione armonica.
NN End e` un'altra esplosione atomica, un rumore di seghe e trapani
violentemente sconnesso sostenuto da epilessi di distorsioni chitarristiche
e da un battito orrendo della batteria.
Scorn impiega invece ritmi e rumori metallurgici, a cui aggiunge il
mugolio di un corno.
Outside Africa e` una preghiera inintelleggibile recitata da una voce
femminile agonizzante su un caos di scordature e battiti casuali.
Monopoly
e` addirittura un duetto fra voce maschile e femminile, che non si sa quale piu`
orribile, mentre la chitarra compie la sua peggior distorsione.
Immediate Stages Of Erotic, la "suite" per voci dilaniate e strumenti
esasperati della seconda facciata, affonda gli artigli nel subconscio erotico,
referente sottinteso di tutte le loro convulsioni, ma non cambia di molto
le coordinate musicali: le voci eiaculano spruzzi di materia sonora
(tossi, guaiti, vocali dilatate e spasimi atroci), le chitarre sibilano
alle estreme frequenze, il tam-tam conduce la danza a ritmo frenetico, tutto
circola e ritorna, si sprigiona e si consuma, in una pantomima grottesca della
pulsione sessuale.
Col passar del tempo, e con la dipartita delle due ragazze, il gruppo tende a
diventare un duo che si avvale di saltuarie collaborazioni da parte di
musicisti del giro "no", magari dei cugini DNA o Teenage Jesus.
Cunningham si specializza
ai corni, mentre Crane, cantante sgraziato come pochi, impara a suonare
anche piano e percussioni. Il sound, originariamente basato sulle tre voci
(terza e piu` stridula quella di China Burg) e sulle distorsioni, diventa
un baccanale di corni e percussioni allo stato brado.
John Gavanti (Hyrax, 1980 - Atavistic, 1998), che si avvale anche
di Arto Lindsay e Ikue Mori,
e` il primo ed unico album del nuovo corso, un'operetta rock ad
episodi composta da Crane che, parafrasando liberamente il Don Giovanni, si
pone come piccola Odissea "negativa". Racconta le peripezie fiabesche ed
eroicomiche dell'omonimo giovanotto, una parodia della parodia di Coati Mundi
(l'eroe "disco-rap" di Kid Creole) in viaggio attorno al mondo. Meno cacofonica ma altrettanto
caotica, la musica dirige verso il free jazz, concedendo, come sempre, ampio
spazio all'improvvisazione. Il canto declamato e recitante un po' goliardico
si fa largo nella tumultuosa e sconclusionata trama dell'accompagnamento.
La piece non fa altro, in realta`, che trasferire il loro primitivismo
anarchico in campo sinfonico: l'ouverture e` "suonata" da un ensemble di
musicisti che accordano il proprio strumento; nel primo quadretto chitarra,
violoncello e corno emettono suoni piu` o meno coerenti per accompagnare
il "climax tragico" del racconto; il terzo pannello ("a bordo della nave",
dice la didascalia) e` un cicaleccio soffuso di fiati free jazz; e poi vengono
un salsa sgangherato in un grottesco accumulo di stonature;
un folk-blues ubriaco; un micro-concerto per cluster pianistici;
un lied per pianoforte e violino; una fanfara tanto epica quanto fuori tempo;
e cosi` via.
Mark Cunningham (corno) e Lucy Hamilton (clarinetto) vararono poi i
Don King (Doublevision, 1984 - Atavistic, 1997),
trio sui generis con Arto Lindsay alla chitarra.
L'album contiene la lunga Revelry, esemplare del loro selvaggio
crossover di folk, dub, jazz, rhythm and blues.
Fra i dischi postumi che tentarono di far luce su una delle vicende piu`
irregolari della storia del rock, va segnalato almeno il
Mars Live (Disques du Soleil et de l'Acier, 1993), con una
sterminata versione di NN End.
Mars 78+ (Atavistic) contiene tutte le registrazioni ufficiali.
La musica dei Mars evocava scenari apocalittici: cortei carontei di dannati in
marcia da una riva all'altra nel buio perpetuo della metropolitana, folle di
moribondi sfigurati e mutilati che agonizzano nei gironi dell'Inferno-metropoli,
rovine di una jungla tecnologica in cui esseri primitivi barcollano feroci e
disperati, corrosi da miasmi radioattivi.
E' una musica che vive di collassi ritmici, di urla gutturali emesse per pochi
secondi, di continuum di spasimi e lacerazioni chitarristici, di ronzii cosmici
ad alta frequenza, di pulsazioni barbare e primordiali, di dissonanze in
rapida espansione.
Nell'osservanza piu` bieca dei principi dell'alea "cageana",
in questa musica vige la casualita` dei movimenti sonori.
Quello dei Mars era l'act piu` selvaggio e trasgressivo della no wave.
Nulla di simile era mai stato osato negli annali della musica. Ma nulla di
tutto cio` fu degno del termine "musica".
Rivisitando il free jazz nell'ottica
catastrofica e industriale dei Neu, e sostituendo l'impeto wagneriano
di questi con le prassi del teatro dell'assurdo e con lo spirito volgare
del punk, i Mars impressero un'accelerazione determinante alla tradizione
didascalica della musica delle macchine che era iniziata con [Ionisation] di
Varese.
Mark Cunningham riprendera` la carriera di musicista dopo essersi trasferito
in Spagna, con album sperimentali come
Blood River Dusk.
The Complete Studio Recordings (Important, 2005) compiles all
32 minutes of music that they recorded.
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