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Con i Fall e pochi altri complessi, i Mekons di John
Langford sono diventati una delle istituzioni del rock alternativo britannico;
ma, come per i Fall e tanti altri complessi blasonati, la statura morale del
gruppo non sempre si e` riflessa in un pari livello artistico. Langford e`
sempre stato un musicista incostante, sedotto ora dal rock and roll degli Who
ora dal folk-rock dei Fairport Convention, e in ultimo dal country-rock
di Nashville quando non persino dal techno. In nessun genere e` riuscito
a realizzare opere compiute, anche se ogni suo concerto dal vivo e` uno
spettacolo perche' una ventina di canzoni trascinanti sono facili da pescare
nel suo repertorio.
I Mekons vennero a galla subito dopo l'esplosione del punk-rock britannico,
alla fine degli anni '70, in quel di Leeds, uno degli epicentri piu` prolifici
del fenomeno. Dei gruppi di Leeds che contribuirono al rinnovamento del genere,
furono fin dall'inizio fra i piu` politici e in assoluto i piu` eclettici.
Con inni anarchici come
Never Been In A Riot (gennaio 1978),
Where Were You (novembre 1978) e
Work All Week (settembre 1979), i Mekons si misero alla testa del
punk-rock politicizzato.
L'album Quality Of Mercy Is Not Strnen (Virgin, 1979) divenne
cosi` un vero e proprio monumento del rock indipendente britannico: non
contavano tanto le melodie pop di
Like Spoons No More e What, o numeri demenziali da musichall
come What Are We Going To Do Tonight e
Trevira Trousers,
baccanali indegni come Beetroot o rimasugli di punk-rock
come Dan Dare, ma lo spirito (amatoriale e trasandato) con cui erano
stati suonati e registrati.
Subito dopo, pero', John Langford muto` rotta, scoprendo la vocazione per il
dance-pop, sia pure in una versione ideologicamente militante e musicalmente
creativa.
Sono di questa seconda fase Teeth (marzo 1980), Snow (aprile 1980),
l'album Devils Rats And Piggies (Red Rhino), This Sporting Life
(ottobre 1981) e il terzo album It Falleth Like Gentle Rain From Heaven (CNT, 1982).
La crisi del gruppo spinse Langford a formare i Three Johns (un trio piu` una
rhythm-box). Dopo il singolo del 1982 (English White Boy Engineer, tribale e
minaccioso, doppiato dalla demenziale Pink Headed Bug), nel giro di un anno
(1983/84) erano usciti ben tre EP: il vorticoso disco-punk di Men Like
Monkeys, doppiato dal singhiozzante "blues-a-billy" di Rooster Blue;
il boogie alla Lou Reed di A.W.O.L.; il rock and roll dagli accenti gotici
di Do The Square Thing.
un dance-rock pesantemente industriale con stridenti inflessioni garage,
L'album del 1984, Atom Drum Bop (Abstract), sfogo` libidini piu` pop
(Teenage Nightingales To Wax, Firepits, Do Not Cross The Line), riuscendo
ad accoppiare mordente politico e accessibilita` melodica.
A quel punto tornarono in scena i Mekons.
L'EP English Dancing Master (CNT) del 1983 aveva gia` lasciato
intravedere qualche novita` significativa:
Mr Confess sposava folk e drum-machine; Ro Country Dance era un quadriglia
sotto forma di synthpop; Parson's Farewell era l'unico anello di congiunzione
con il passato. Il nuovo corso prese l'abbrivo da li'.
L'album Fear And Whiskey (Sin, 1985), uno dei migliori della loro
carriera, e` un disco di country-rock, come se fosse stato registrato in un
granaio degli Appalachi, con il violino di Susie Honeyman che danza da un capo
all'altro, ma soprattutto con il loro solito piglio da ubriaconi impenitenti
e straccioni di periferia.
Chivalry ha il piglio epico degli inni proletari,
Flitcraft e` un valzer sgangherato,
Country e` un altro inno grottesco a ritmo galoppante di pow-wow
pellerossa, mentre Last Dance restituisce un minimo di dignita` al
disco con una canzone relativamente seria e orecchiabile.
Il pezzo migliore e` pero` quello che non c'entra nulla, il voodoobilly
sincopato di
Hard To Be Human Again, cantato nel solito tono corale epico/titanico
e accompagnato da twang sinistri.
Due EP dello stesso periodo rovesciano sui punk altri valzer e ballate:
Crime And Punishment e Slightly South Of The Border.
Album ed EP verranno raccolti su Original Sin (Twin Tone, 1988).
Nel frattempo i Three Johns davano alle stampe il bluesrock Zowee (1985),
che sembra uscito da Safe As Milk (Captain Beefheart), la ballata esistenziale
alla Bryan Ferry Death Of A European (1985), l'anthem di punkrock Brainbox
(1985) e il bluesrock operatico di Sold Down The River (1986).
L'album The World By Storm (Abstract) ripete` l'exploit del primo, con
King Car, Demon Drink e Torches Of Liberty e lo stesso piglio polemico.
Il 1986 e` anche l'anno di Edge Of The World (Sin), il nuovo album dei Mekons,
aumentati adesso anche da una cantante femminile, Sally Timms
(che aveva registrato un album sperimentale con Pete Shelley dei Buzzcocks), come si conviene
a tutti i gruppi di country sudista; e infatti il sound si arricchi` di spezie
tex-mex e cajun. Hello Cruel World l'omaggio al proprio passato.
Il successivo Honky Tonkin' (Sin, 1987), ormai in pieno revisionismo, si fregiava anche
delle tastiere di Rob Warby, per effetto delle quali le atmosfere erano meno
campestri e piu` patetiche.
A parte qualche sketch da vaudeville (I Can't Find My Money, Sympathy For
The Mekons), la parte "seria" del disco era strutturata in:
ballate country a
sfondo filosofico (Hole In The Ground e Charlie Cake Park), elegie solenni
alla Dylan (If They Hang You e Kidnapped, quasi un rifacimento di
Blowin In The Wind) e depresse narrazioni all'incrocio fra Randy Newman e
Leonard Cohen (Prince Of Darkness e Gin Palace).
Insomma i toni drammatici prevalevano su quelli comici.
So Good It Hurts (Twin/Tone, 1988) preme sull'acceleratore del
rock and roll (Fantastic Voyage, Ghosts Of American Astronauts)
e assimila anche la musica caraibica (Johnny Miner).
I Mekons diventano cosi` una versione piu` folk dei Clash e
Dora riluce di un folkrock piu` maschio.
Proprio dai Clash riparte Rock'N'Roll (Twin Tone, 1989),
in particolare Someone. Anzi Memphis, Egypt e` addirittura un
rock and roll nel rozzo stile sudista, mentre Amnesia e
Blow Your Tuneless Trumpet sono due assordanti ballate
hardrock alla Warren Zevon. Timms, che rappresenta l'anima country del gruppo,
prende coraggio e spazia dal versante comico (Club Mekon) a quello
tragico (I Am Crazy).
Ritornano intanto i Three Johns, che erano rimasti in ombra dopo i singoli
Never And Always (1987) e Downhearted Blues (1988) e l'album
The Death Of Everything (Caroline), con accenni poco convinti di
Fall (King Is Dead) e glamrock (Fast Fish).
Il nuovo album dei Three Johns, Eat Your Sons (Tupelo, 1990),
non migliora le cose, ma aggiunge almeno un classico al repertorio:
l'indemoniata Black Heart, degna dei Sisters Of Mercy.
Langford si concede qualche vacanza, fra cui quella con Brendan Croker nei
Dim Subbooteyo a suonare world-music senza capo ne` coda.
Con
Curse (Blast First, 1991) i Mekons riassumono gli esperimenti
(etnici e hardrock)
dei dischi precedenti. Il complesso assimila anche il techno, e accentua l'enfasi
sulle melodie.
Il loro forte (per via di una strumentazione eterogenea e suonata in maniera
eterodossa) sono le fanfare, che diventano dei pandemoni fragorosi. L'incedere
di Blue Arse e` il piu` forsennato ed assordante, con una cadenza pachidermica
e i fiati feroci come le chitarre dell'heavymetal.
La title-track caracolla ubriaca in un limbo fra cajun (con tanto di
fisarmonica), rhythm and blues (con tanto di sezione di fiati e pianoforte
da saloon) e tex-mex (con tanto di "ahy-ahy").
Piu` in linea con il loro passato punk sono le sonorita` e il portamento dello
ska di Funeral e del reggae di 100% Song, nelle quali si possono ancora
intravedere tracce di Clash.
Nel campo della satira i Mekons pennellano soprattutto Authority,
sostenendo un coro spiritual con un poderoso riff di heavymetal.
Meno riuscite le ballate di Timms (anche il rinascimentale Waltz).
Il gruppo mastica ormai un po' tutti i generi, e all'eclettismo unisce
una rara eleganza di esecuzione e produzione.
Da Millionaire (una delle loro composizioni piu` orecchiabili di sempre)
a Dear Sausage l'album I Love (Quarterstick, 1993)
lascia intendere che
i Mekons vorrebbe diventare i Fleetwood Mac degli anni '90, con Timms nei
panni di Stevie Nicks e un sound che vira verso il poprock da alta classifica
(con i leader sono rimasti soltanto Greenhalgh e Honeyman).
Langford comanda ancora la ciurma nei momenti piu` aggressivi, nel boogie
sferragliante con tanto di armonica di Special (alla Los Lobos o Little Feat)
o nella danza grottesca di Honeymoon In Hell (con echi dei Clash); ed e'
questo l'anello di congiunzione con il passato: l'inno corale, arrabbiato e
cadenzato di Wicked Midnight e` figlio bastardo del punkrock.
La vera conquista del disco e` il ritmo, che non e` piu` ne` rock ne` country
ne` reggae ma una sintesi di tutti: esemplare St Valentine's Day, che alterna
la melodia folk di Timms a un ritmo fortemente sincopato, dub e funky, a echi
dei Clash piu` epici nel canto di Langford e a schitarrate alla
Crimson And Clover.
Persa la violinista Susie Honeyman e assunto un nuovo batterista,
Retreat From Memphis (Quarterstick, 1994) li riporta invece nel mondo punk da cui erano partiti,
con in primo piano il baccano dissonante delle chitarre e i riff potenti di
rock and roll.
O, perlomeno, abbandona il sound sofisticato degli ultimi dischi (le
ambizioni pop di Timms sono qui rappresentate da Lucky Devil) e recupera
quello piu` amatoriale, da garage, degli anni '60: in Eve Future, l'inno
corale di turno, sembra di ascoltare i Tremeloes in versione punk; e
Soldier riporta ai motivetti naif dell'era hippie.
C'e` spazio anche per la canzonaccia goliardica di Never Work, sempre in uno
stile piu` da pub che da grande arena, e per il rap comico di One Bad Dream,
che corona la loro esplorazione dei ritmi neri. Il disco e` pero` svogliato e
sfocato.
Nel frattempo Langford a Chicago ha messo su anche i Killer Shrews (Enemy, 1993), formazione
con il bassista Tony Maimone (Pere Ubu) e il chitarrista
Gary Lucas.
Per i Waco Brothers di To The Last Dead Cowboy (Bloodshot, 1995) scomoda
Dean Schalbowske dei
Wreck e Tom Ray dei Bottle Rockets: la musica e`
il country piu` country di Nashville (If You Don't Change Your Mind
merita di diventare un classico) ma il forte del gruppo rimangono le baraonde
punk-rock (Too Sweet To Die, Bad Times).
La collaborazione con Johnny Cash,
Misery Loves Company (Scout), esce a nome Jonboy Langford & The Pine
Valley Cosmonauts.
Sally Timms, a sua volta, registra
Someone's Rocking My Dreamboat (1988) e
The Land Of Milk And Honey (Feel Good All Over, 1995), una raccolta di cover eseguite con l'accompagnamento di
musicisti di Chicago.
Con questi dischi Langford si pone alla testa del movimento "insurgent country"
di Chicago.
A conferma del periodo di distrazione, se non di crisi bella e buona,
nel 1996 esce Pussy King Of The Pirates, un concept realizzato in
collaborazione con la romanziera Kathy Acker che segna il rientro di Honeyman.
Il gruppo e` distribuito fra Chicago (Langford e Timms) e Inghilterra
(il fisarmonicista Rico Bell, il chitarrista Tom Greenhalgh, la bassista Sarah
Corina, la violinista Susie Honeyman).
John Langford alla riscossa: resosi conto che i suoi Mekons
come gruppo di rock
and roll possono soltanto aspirare a una parte da comparsa nel panorama
americano, ha deciso di reinventarli in vesti piu` tecnologiche.
Potremmo chiamarlo "l'effetto Chumbawamba".
Me (Touch And Go, 1998) e` doppio, a testimonianza
delle ambizioni di quest'uomo cosi` prolifico. Enter The Lists pasticcia
con i campionamenti, le drum-machine e le tastiere elettroniche, alla ricerca
del sound alla moda.
Il falso raga di Narrative e il falso "hare krishna" di Come And Have A Go
rinnovano semplicemente il loro sound di sempre all'insegna
di queste coordinate. Ci sono le stesse melodie goliardiche e gli stessi riff
pungenti di chitarra. La differenza e` che i ritmi sono da ballo, la
produzione e` cristallina e l'arrangiamento e` infiorettato di bizzarrie
elettroniche.
I Mekons riprogrammano in maniera post-postmoderna
il rhythm and blues degli anni Cinquanta con Down e
il rap con Tourettes.
Ma lungo il cammino incespicano in cosi` tanti brani mortalmente noiosi che
riesce difficile ascoltare tutto l'album.
Il risultato e` men che decoroso. I Mekons della senilita` sono musicisti
smaliziati che pero` continuano ad avere lo stesso difetto: per ogni canzone
decorosa ne spremono altre dieci di riempitivo.
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