Expanding on an intuition by the humble hardcore band
D.R.I.,
"speed-metal" was invented by Metallica.
They began under the auspices of punk desperation, which they vented with the
epileptic fits of Kill 'Em All (1983). The jugular shrieks
(James Hetfield), the aerial raids by the guitars
(Kirk Hammett, who had replaced original member Dave Mustaine, and
Hetfield's rhythm guitar), the relentless rhythm
(Danish-born drummer Lars Ulrich, bassist Cliff Burton) created a sense of
suffocation that simply got worse as the album proceeded from
Hit The Lights to Metal Militia. However, there were countless
stylistic tours de force mimetized concealed in songs such as
Pulling Teeth and Seek & Destroy, and
the anthemic Four Horsemen
already belonged to another age.
That age was officially inaugurated by
Ride The Lightning (1984), a work that documented
the metamorphosis of "thrash-metal" (in which all instruments were "thrashed"
with no attention for detail or for harmony) into "speed-metal"
(in which melody,
guitar solos, tempo shifts and song dynamics began to prevail).
Suddenly, the lengthy and intricate pieces of Master Of Puppets (1986)
exhibited an elegant, glossy sound that was more appropriate for classical music
than for rock'n'roll. The balance between supersonic instrumental prowess,
narrative ingenuity and romantic urgency had only a few precedents in the
realm of progressive-rock. The band's constant evolution led to the
pretentious and austere And Justice For All (1988) and to the
classy pop-metal of Metallica (1991), a pensive work that introduced
mid-tempo ballads and chamber strings, and that crowned their quest for
the gravest atmosphere with Enter Sandman.
If English is your first language and you could translate the Italian text, please contact me.
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Inventori dello speed metal, i Metallica del batterista danese Lars Ulrich e dei
chitarristi James Hetfield e Kirk Hammett riportarano l'heavy metal, che stava
diventando un genere "mainstream", alla sua natura originaria di musica
eversiva. Incorporando la frenesia e il nichilismo del punkrock, il loro
heavy metal reagi` al "glamour" falsamente volgare che dominava la scena, e
divenne la colonna sonora della generazione X, cosi` come il rock and roll degli
Who (che immetteva altrettanta violenza nel Merseybeat della "Swinging London")
lo era stato della generazione mod.
Il gruppo, formatosi a Los Angeles, porto` alle estreme
conseguenze le intuizioni di trent'anni di rock violento. Nel momento in cui
l'heavy metal stava diventando uno dei generi di maggior successo commerciale,
e l'attrazione fissa della MTV, i Metallica si misero alla testa
dell'opposizione, recuperando al genere la sua aura di musica anti-establishment
in termini mediati dal punk rock piu` hardcore.
Fu il nastro No Life 'Til Leather (1982) a renderli un fenomeno da
culto presso gli headbanger dell'Hollywood Strip, grazie alla carica selvaggia
di Jump In The Fire e Seek And Destroy.
Pochi mesi prima dell'uscita del primo album Hammett (ex Exodus)
subentro` al chitarrista
originario Dave Mustaine (andato nel frattempo a formare i
Megadeth).
Fanno epoca sull'album Kill 'Em All (Megaforce, 1983 - Elektra, 1987)
il sound scuro e disperato e il tono squillante delle chitarre a
guidare l'assalto sonoro.
Hit The Lights definisce lo standard:
battito epilettico della batteria,
foga ossessiva del cantante,
assoli vertiginosi che esasperano il rock and roll,
e continue scariche abrasive di basso e chitarre.
L'anthem Four Horsemen ha accenti piu` solenni:
il ritmo rallenta e il ritornello s'impenna in una vera melodia, mentre
le chitarre animano il racconto con continui cambi di tema e con assoli
sempre piu` spumeggianti.
Le mitragliate di Whiplash riportano al clima incendiario di
Hit The Lights, ma reso ancor piu` violento ed essenziale.
La quadriglia selvaggia di Phantom Lord tiene alta la tensione mentre
il canto delira gotico e psicotico.
No Remorse rallenta in una poderosa cadenza da panzer, ma il cantante
continua la sua predica altisonante. Le chitarre dilagano incontrollabili.
Metal Militia infligge l'ultimo colpo con un'altra
elettrizzante scossa di chitarre.
Motorbreath (tutta a passo di carica e chiusa da un assolo supersonico)
e la forsennata Seek & Destroy
(un riff zoppicante alla Hendrix che coagula in uno staccato ossessivo)
danno anche la misura delle qualita` tecniche del gruppo.
Pulling Teeth, aperta da due minuti di distorsione melodica del
basso di Cliff Burton, si lancia in una serie di distorsioni galattiche su un incalzante
rock and roll della batteria.
Questi brani maestosi,
che si reggono sul rombo marziale del basso di Cliff Burton, sul martellare
frenetico di Ulrich e sulle sventagliate stridule di chitarra alla Richie
Blackmore, alternate a trascinanti passi di carica,
diedero il la` a tutto il movimento.
Piu' controllato e meditato, Ride The Lightning (Megaforce, 1984) fu
musicalmente anche piu` vario e maturo, ricco da un lato delle solite galoppate
mozzafiato di Hammett (Fight Fire e` forse il suo capolavoro) e
dall'altro di ballate orrifiche piu` convenzionali
(la melodica For Whom The Bells Toll,
l'acustica Fade To Black), da un lato di slam-dance sempre vertiginose
(Trapped Under Ice) e dall'altro di lunghe sarabande di caos assordante
(i nove minuti dello strumentale Ktulu).
Reagendo alle sceneggiate volgari e borghesi del glam-metal che dominava
la scena di Los Angeles, i Metallica avevano fuso il metallo melodico con la
velocita`, l'impeto e le liriche apocalittiche del thrash-punk.
Tre decenni di scienza del riff "duro", da Rumble a You Really Got
Me, si sublimano nelle furibonde scorribande di Hammett e Ulrich.
L'album Master Of Puppets (Elektra, 1986), nonostante il boicottaggio
metodico esercitato dai media nei loro confronti, divenne un best-seller, forte
di testi piu` impegnativi, di una forma piu` articolata di canzone (tre brani
superano gli otto minuti) e di un arrangiamento (per loro) quasi barocco, tanto
negli anthem epilettici come Battery quanto nelle bordate cingolate
di Leper Messiah e Thing That Should Not Be, tanto nella melodica
ballad Welcome Home quanto nell'incandescente baccanale di Disposable
Heroes. Protagonista assoluta e` la chitarra, vera "voce" del sound.
Hetfield sfida la memoria di Page nei glissando romantici di
Master Of Puppets e seppellisce Van Halen in tutta una serie di acrobazie
incendiarie infilate un po' dappertutto come atti di terrorismo guerrigliero,
anche se poi gigioneggia nel nuovo show strumentale di Orion.
And Justice For All (Elektra, 1988), con un nuovo bassista al posto di
Burton (morto in un incidente stradale nel 1986), consacro` nell'Olimpo dell'heavy metal
questo loro "art-metal" creativo che ignora le regole commerciali del genere
e indulge invece in complesse architetture di stilemi free-form, anche se
l'album in se` eccede in enfasi e truculenza (la title-track, Frayed
Ends Of Sanity), in teatralita` e melodrammaticita` (One,
praticamente un rifacimento di Fade To Black),
in espedienti "narrativi" (i riff a singhiozzo, i ritmi marziali)
replicati fino alla nausea, ritrovando pathos ed epos soltanto nello strumentale
di turno, To Live Is To Die (ormai al limite dei dieci minuti).
Metal Militia, Four Horsemen, Fight Fire,
For Whom The Bell Tolls, Battery,
Master Of Puppets, Disposable Heroes,
One, To Live Is To Die
e gli altri capolavori dei primi dischi fanno dei Metallica una delle formazioni
piu` importanti del decennio e di Master Of Puppets uno dei dischi piu`
influenti.
Metallica (Elektra, 1991), l'album "nero", sfodera un altro dei loro
capolavori, e uno dei piu` magniloquenti, Enter Sandman (cadenza panzer,
progressione da manuale delle chitarre, ritornello grezzo e sfrontato, ponte
strumentale che alimenta la tensione drammatica, ritornello, coda),
e rovista ancora nei recessi piu` oscuri dell'animo umano
(Of Wolf And Man, My Friend Of Misery),
ma in generale segna l'inizio di una regressione
verso un suono piu` umano: soltanto tre brani sono a ritmo "thrash".
Al tempo stesso il gruppo si prepara un futuro meno "nero" con la delicata
ballata esistenziale The Unforgiven, orchestrata in maniera suggestiva
dalle chitarre e consacrata da una melodia struggente, e la patetica
Nothing Else Matters, chiaramente innestata sul corpo del folk
britannico e arrangiata con una nurtrita sezione d'archi (fino a ricordare
Nights In White Satin dei Moody Blues). I Metallica sono al limite del
pop metal, ma con la classe di un'orchestra di musica classica.
Abbandonata la sperimentazione intellettuale del disco precedente, il gruppo
sembra invece riscoprire il valore della melodia e le atmosfere gotiche:
l'imbonitore metafisico di Sad But True
fanno leva su un sound psicologico invece che su pallottole arroventate.
Dietro le truci schitarrate di Don't Tread On Me si celano addirittura
le arie del vaudeville, del Gran Guignol, dei musical di Broadway.
Cosi` anche The God That Failed.
Affiorano persino tracce di raga nel "dirge" esistenziale di
Wherever I May Roam (e ancora una volta l'asse portante e` un riff
monumentale ma non epilettico)
The Struggle Within chiude su toni militari e con un ritorno alle
scudisciate di Kill 'Em All.
E' il lavoro meno spettacolare della loro carriera:
la tremenda macchina sonora dei Metallica sembra trattenuta, fatta funzionare
sotto giri.
Mettendo ordine nel caos, dando un senso all'insensato, i Metallica perdono
la loro forza maggiore: quel riflettere sonicamente sulle origini, la struttura
e il fine ultimo del Dolore. La loro estetica del Male e` sempre stata piu`
profonda della media, affidata in gran parte a una sottile percezione della
frattura fra il bisogno e il rifiuto, fra la promessa e la delusione, fra
l'attesa e la consapevolezza; della condizione umana di "dismisura", di
aberrante, di parossistico; ma quell'ansia aveva le sue radici proprio nel
caos (morale prima ancora che musicale), nel rapporto complesso fra tensioni
fortissime e irrazionali. La capacita` di identificarsi con l'"io" della
massa di adolescenti alienati e abusati adesso viene meno proprio perche' quelle
tensioni sono state livellate e, alla fine, negate.
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Load (Elektra, 1996), the first studio album in five years
(and 79 minutes of it!), is quintessential Metallica, to the point that
heavy metal's most revolutionary band becomes an ultra-conservative act when
it comes to its own style. Each album is different in details, but very
similar in overall scope. Here the melodic style of Metallica
(the ethereal and atmospheric Until It Sleeps,
the mid-tempo elegy Hero The Day,
the country-rocker Mama Said) keeps the sound
accessible to the masses, while only the 10-minute The Outlaw Torn
delves into progressive-metal.
Between the lines, one hears more of a
southern boogie accent in Ain't My Bitch,
perhaps the most radio-friendly of the batch
(and relatively light by Metallica's standards),
the slow-burning blues 2x4,
Poor Twisted Me, a shuffle in the manner of
Norman Greenbaum's Spirit In The Sky,
and in the Rolling Stones-ian blues Ronnie)
that may simply indicate the advancing age of the members.
Worse: the Deep Purple-ian, syncopated King Nothing,
the lengthy, anthemic Bleeding Me,
the solemn, gothic The House Jack Built
pack a bunch of cliches with the imagination of a third-rate Metallica imitaror.
Metallica's music has evolved subtly, from a ponderous tank to a slim
submarine. But this album is mainly disappointing: a lot of filler to
embellish a few melodic ideas, while the power of previous albums seems to
have been reduced to a repertory of derivative moves.
Reload (Vertigo, 1997) collects songs that did not make it to the
previous album. All of Metallica stereotypes are present and...
overly familiar (Slither and Bad Seed quote past Metallica
classics). On the other hand, the leftovers highlight the quiet side of
Metallica, sliding from the blues-rock of Fuel to the
mid tempo of The Memory Remains, from the
power-ballad Where The Wild Things Are to the
folk-rock of My Eyes.
Metallica seem to have reached a point of saturation. After that album of
leftovers, they released an album of covers, Garage Inc (Vertigo, 1998),
and a live with the San Francisco Symphony (Vertigo, 1999).
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(Translation by/ Tradotto da Gualtiero Sbandi)
Load (Elektra, 1996), il primo album in studio dopo 5 anni (e 79 minuti di durata!) e' un concentrato
dei Metallica, al punto che la piu' revoluzionaria band heavy-metal diventa un gruppo
ultra-conservatore quando approda al proprio stesso stile. Ciascun album e' differente nei dettagli,
ma molto simile nella prospettiva d'insieme. Qui lo stile melodico dei Metallica (l'eterea e
d'atmosfera Until It Sleeps, l'elegia mid-tempo di Hero Of The Day, il country-rock di Mama Said)
rende il sound accessibile alle masse, mentre solo i 10 minuti di The Outlaw Torn frugano nel
progressive-metal. Fra le righe, si ascolta piu' di un accento boogie sudista in Ain't My Bitch, forse la
piu' radiofonica del lotto (e relativamente leggera per i standard dei Metallica), il blues a fuoco basso
di 2x4, Poor Twisted Me, un artificio alla maniera della Spirit In The Sky di Norman Greebaum, e
Ronnie, blues alla Rolling Stones. Tutti segni dell'eta' avanzante dei membri. Peggio: la Deep
Purple-iana, sincopata King Nothing , il lunghissimo inno Bleeding Me, la solenne, gotica The
House Jack Built impacchettano un coacervo di cliche' con la fantasia di un imitatore dei Metallica
di serie C.
La musica dei Metallica si e' evoluta sottilmente, da un pesante carro armato a un leggero
sottomarino. Ma quest'album e' nel complesso deludente: molto stucco per decorare poche idee
melodiche, mentre la potenza degli album precedenti sembra essersi ridotta a un repertorio di mosse
derivate.
Reload (Vertigo, 1997) raccoglie le canzoni che non sono finite sul precedente album. Tutti i
stereotipi dei Metallica sono presenti... e troppo familiari ( Slither e Bad Seed citano vecchi classici
dei Metallica). Dall'altro lato, i scarti mettono in evidenza la facciata piu' tranquilla dei Metallica,
scivolando dal blues-rock di Fuel al mid tempo di The Memory Remains, dalla power-ballad
Where The Wild Things Are al folk-rock di My Eyes.
I Metallica sembrano essere giunti al punto di saturazione. Dopo quell'album di scarti, hanno
pubblicato un album di cover, Garage Inc (Vertigo, 1998), e un live con la San Francisco
Symphony (Vertigo, 1999).
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St Anger (Elektra, 2003) was their worst record yet.
This is an album that was designed to suck. And it succeeded.
Death Magnetic (2008),
the first to feature Robert Trujillo on bass,
was a decent product of a band that at least spent some time figuring out
what to play, but most songs were annoyingly reminiscent of previous items
of their catalog, with only a few generating excitement beyond competence.
It is not a coincidence that the production was the most aggressive
of their career, as if trying to disguise creative weakness with sheer loudness.
That Was Just Your Life opens the album with an
elegantly varied guitar workout, from syncopated to panzer-like.
The End Of The Line is a guitar and bass showcase, recapitulating their technique of smooth transitions and high drama.
A bit rougher, The Judas Kiss indulges in a
complex narrative format with frequent changes.
The power ballads is where experience helps the most:
The Day That Never Comes
(blessed with another galactic guitar-bass coda) and especially
The Unforgiven III, that shows the three stage to Metallica's take off: piano and violin, repetitive bluesy guitar, power riff.
The emotional journey from the visceral shout of
All Nightmare Long
(with the guitar that alternates syncopated and galloping styles)
to the final hysterical roar of My Apocalypse feels light-weight
despite the profusion of technical prowess (or precisely because of it).
Broken Beat & Scarred is the song that sticks closer to the Metallica
canon (but also the most predictable).
It is almost refreshing to hear the influence of post-rock on the
ten-minute instrumental Suicide and Redemption
(pomp built via fractured guitar melody, manic repetitions and breathless crescendoes) but it comes
a decade after
dozens of metal bands had incoporated post-rock in their routines.
Lengthy songs of great instrumental sophistication, but little substance.
Lulu (Warner, 2011) was a failed collaboration between
Lou Reed and
Metallica
(see the Lou Reed page).
The EP Beyond Magnetic (2011) collects leftovers from the sessions of
Death Magnetic (2008).
Other than Atlas Rise it is hard to save anything from the
78-minute double-disc Hardwired To Self-Destruct (2016), a collection of
generic riffs, solos and beats structured in epic-length compositions of
little substance.
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(Translation by/ Tradotto da Niccolò Bargellini)
St. Anger (Elektra, 2003) è il loro peggior
album.
Death Magnetic (2008), il
primo album con Robert Trujillo al basso, è un prodotto
decente di una band che ha almeno speso tempo per decidere cosa suonare,
ma la maggior parte delle canzoni sono comunque
noiose reminiscenze di altri prodotti
del loro campionario, e
solo alcune generano eccitazione oltre la loro competenza. Non è una coincidenza che la produzione sia la più aggressiva
della loro
carriera, come se si potesse mascherare la debolezza creativa con il puro volume. That Was Just
Your Life apre l'album con un lavoro chitarristico
elegantemente vario, si passa dal
ritmo sincopato a quello di un carrarmato.
The End Of The Line è uno spettacolo di chitarra
e basso che ricapitola la loro tecnica fatta
di dolci transizioni e dramma elevato. Un po'
più grezza, The Judas Kiss si sofferma su
un complesso formato narrativo con frequenti cambi. L'esperienza aiuta di più
nelle power ballads: The Day That Never Comes (benedetta con un'altra coda galattica di basso e chitarra) e soprattutto The Unforgiven III, che mostra le tre fasi
del decollo dei Metallica: piano e violino, chitarra blues ripetitiva, riff potente. Il viaggio
emotivo dall'urlo viscerale di All Nightmare Long
(con la chitarra che alterna stile sincopato e cavalcate) al ruggito finale isterico di My Apocalypse suona leggero nonostante
la profusione di prodezza tecnica (o, più precisamente, per colpa di questa).
Broken Beat & Scarred è la canzone che
più si abbina
al canone dei Metallica (ma
è anche la più prevedibile). E' quasi rinfrescante
sentire l'influenza del post-rock sulla strumentale di dieci minuti Suicide and
Redemption (sfarzo costruito
attraverso spigolose melodie di chitarra,
ripetizioni maniacali e
crescendo mozzafiato) ma arriva
un decennio dopo dozzine di gruppi
metal che già avevano incorporato il post-rock nelle loro abitudini. Lunghe canzoni con grande ricercatezza strumentale, ma scarsa sostanza.
Lulu (Warner, 2011) rappresenta
una collaborazione fallita tra i
Metallica e Lou Reed. L'EP Beyond Magnetic (2011) raccoglie avanzi dalle sessioni di Death Magnetic (2008).
A parte Atlas Rise, è difficile salvare qualcosa dal doppio disco della durata di
78 minuti Hardwired To Self-Destruct (2016), una collezione di riff generici, assoli e ritmiche strutturati in lunghe, epicheggianti composizioni ma dalla poco sostanza.
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