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I NOFX di Fat Mike (bassista e cantante) si presentarono nella scena hardcore
di Hollywood con il
singolo The PMRC Can Suck On This (Fat Wreck, 1986) e l'album
Liberal Animation (Fat Wreck, 1988) come dei tipici, e non
particolarmente originali, punk politici dell'era Reagan.
Here Comes The Neighborhood e` praticamente l'unica canzone dell'album
che non si limiti a strillare e strillare e strillare.
Il chitarrista Eric Melvin e il cantante e bassista Fat Mike
sono punk che non esitano ad infiorettare i loro anthem con armonie
vocali doo-wop o andature esageratamente reggae. Quando il trucco funziona,
ovvero quando il complesso e` in vena di architettare combinazioni magistrali
di riff e ritornelli, ne sortiscono composizioni esilaranti;
quando non funziona, i loro album si afflosciano.
Il sarcasmo mordace di quegli esordi venne poco a poco rimpiazzato da ritornelli
fischiettabili sui successivi
S&M Airlines (Epitaph, 1989), che sfoggia assoli di chitarra, tracce di
ska (Life O'Riley) e di reggae (Professional Crastination),
e
Ribbed (Epitaph, 1991), che comprende persino una parodia degli anni '50
(New Boobs) e una ballad (Together In The Sand, scritta pero`
dal chitarrista Izzy Drew Lynn).
Nonostante cio`, e nonostante i continui miglioramenti del chitarrista Eric
Melvin, il gruppo fatico` per anni a farsi un nome.
Resuscitati dall'EP The Longest Line (Fat Wreck), e in particolare
dalla parodia reggae Kill All The White Man, gli NFOX hanno trovato
finalmente la loro vera voce sul quarto album,
White Trash, Two Heebs & A Bean (Epitaph, 1992). In particolare
la comica Please Play This Song On The Radio rivitalizzato
finalmente la loro carriera. Gli accenti ska e "oi" di Bob continuano
la riforma del loro hardcore.
Con El Hefe alla tromba e alla seconda chitarra
(in evidenza anche su Johnny Appleseed) il gruppo
ha trovato quel quid che rende unico il sound e
il loro "lounge core" (come l'ha definito Mike Fat stesso) e` diventato una
delle "novita`" della scena di Los Angeles.
Le filastrocche di Punk In Drublic (Epitaph, 1994) balzano cosi`
all'attenzione di un pubblico molto piu` ampio e Fat Mike si afferma fra i
massimi punk redenti della generazione di Evan Dando.
Il passo e` sempre epilettico, ma
il canto e` limpido in primo piano a urlare i ritornelli orecchiabili di
Leave It Alone,
a rifinire le armonie vocali degne del beat di The Cause,
o a rinverdire l'epica corale dell'"oi" in The Brews.
Fra agiografie tragicomiche di adolescenti punk
(Lori Meyers, Happy Guy)
e arringhe politiche (Don't Call Me White)
il gruppo si permette persino di confondere andatura reggae, trombone da
Salvation Army e piglio da Fall in Dig,
e di cesellare una buffa novelty come My Heart Is Yearning, in cui si
susseguono un assolo di tromba jazz, un ritmo caraibico e un canto da opera.
Non e` soltanto il melodismo di Quass e Punk Guy
a catapultare gli NFOX ai vertici delle classifiche
punk-pop, e` anche la varieta` stilistica.
Sempre piu` succube della personalita` di Fat Mike,
Heavy Petting Zoo (Epitaph, 1996)
indulge in slogan socialisti e commentari puerili, inveendo contro i buoni ed
esaltando i cattivi, sputando giudizi a destra e sinistra con il caratteristico
linguaggio da portuale. Ma, nella mischia di male parole
(Freedom Lika Shopping Cart, The Black And White e similia),
il gruppo si fa irretire
dallo ska clownesco dei Rancid in Philty Phil Philanthropist
("there's something grand about being nothing"), Liza
(con tanto di fanfara di tromba), e
Whatever Didi Wants (a due passi dal musichall), e trova
tempo per una power-ballad come August 8th.
L'hardcore e` ormai un ricordo sbiadito.
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