Orchestral Manoeuvres In The Dark
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Sugar Tax , 4/10
Liberator , 4/10
Universal , 4/10
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Gli OMID (Orchestral Manoeuvres In The Dark) furono fra i complessi che inventarono e definirono il synth-pop, l'arte di comporre ritornelli orecchiabili su una base elettronica ballabile. Lo fecero in un'era in cui sentivano ancora gli echi della new wave e pertanto i loro primi brani conservano l'espressionismo della "blank generation".

Stanziati a Liverpool, Andy McCluskey e Paul Humphreys, provenivano dalla musica industriale (la moda intellettuale di quegli anni) e dai Kraftwerk, ma presto scoprirono il pop futurista di Roxy Music e Ultravox.

Il primo materiale, raccolto sugli album Orchestral Manoeuvres In The Dark (DinDisc, 1980) e Organisation (DinDisc, 1980), sfrutto` i trucchi di quella scuola (cadenze robotiche, canto straniato, tastiere glaciali) per pennellare ballad sentimentali e malinconiche, a meta` strada fra decadentismo ed esistenzialismo. A far colpo furono i ritornelli di facile presa come Electricity e Enola Gay, due mini-sinfonie ultra-melodiche e ultra-patetiche dell'alienazione che rimarranno fra i capolavori del pop futurista. Sul primo album figura anche Messages, molto meno felice, e le piu` sperimentali Dancing e The Messerschmitt Twins. Ma gli esperimenti si trovano soprattutto sui retro dei singoli: Betray My Friends e Taking Sides Again sarebbero stati brani maggiori sui dischi di tanti musicisti industriali dell'epoca.

Architecture & Morality (Virgin, 1981) fu piu` che altro un saggio di arte di produzione, che tocca l'apice nelle melodie struggenti, orchestrate per tintinni di synth e per coro di solfeggi, di Souvenir e Joan Of Arc. She's Leaving non era meno orecchiabile, mentre The New Stone Age e Sealand continuavano a giocare con lo studio di registrazione. La marziale Maid Of Orleans (1982) continuo` la serie dei singoli.

Gli eccessi barocchi di Dazzle Ships (Virgin, 1983), in particolare Genetic Engineering e Radio Waves, costarono loro parecchio in termini commerciali, ma Time Zone, Radio Prague e Dazzle Ships furono l'ultimo tentativo di proporsi come musicisti sperimentali. Telegraph, in compenso, e` la quintessenza del synth-pop.

Con il perfezionarsi della tecnica di produzione venne, infatti, anche la virata verso la discoteca: Tesla Girls, Locomotion e l'eterea fanfara caraibica di Talking Loud And Clear fecero di Junk Culture (Virgin, 1984) un contenitore di potenziali hit, piu` che un'opera d'arte (ma anche uno dei loro album piu` coraggiosi).

Dai ritmi metronomici della discomusic e dal melodismo sintetico dei passaggi strumentali ebbe origine la canzone sofisticata della meturita`: So In Love e Secrets, le gemme di Crush (Virgin, 1985), nonche' If You Leave, subito diventata un classico del romanticismo da "cuore infranto", We Love You, Shame e Forever Live And Die, su Pacific Age (Virgin, 1986).

Il singolo Dreaming (1988) sembro` mettere fine al complesso, ma invece McCluskey resuscito` da solo la sigla del complesso per Sugar Tax (Virgin, 1991), che pero` soffre dell'assenza del partner: l'eterea fragilita` dei bei tempi viene sostituita da fragorose sonorita` da discoteca in canzoni effervescenti come Sailing Of The Seven Seas e Pandora`s Box. Liberator (Virgin, 1993) e` piu` che altro un tributo a Barry White e alla stagione della disco-music in generale.

Universal (Virgin, 1996), decimo album, ha ridato lustro alla ditta, grazie ai suoi superbi arrangiamenti elettronici e alle decorose melodie di Universal e The Boy From The Chemist Is Here To See You. Questa volta McCluskey, se non altro, ci prova davvero: ritorna al rock psichedelico con New Head e Very Close To Far Away, e mette tutto cio` che puo` nelle ballad, le piu` bizzarre del synth-pop: il Victory Waltz, If You're Still In Love With Me per quartetto d'archi e addirittura il Gospel Of St. Jude per coro gospel.

Immerse nel clima pseudo-espressionista di un cabaret decadente aggiornato all'era nucleare, capaci di rievocare stati d'animo da loser e da loner in chiave adolescenziale, attraverso arrangiamenti vocali ed elettronici scrupolosamente deprimenti ma al tempo stesso commoventi, le ballate degli OMID hanno rifondato l'easy-listening. Ricorrendo alla stasi dei mantra, ai cori gregoriani, ai crescendo d'effetto, ai ritmi marziali e soprattutto a frasi melodiche "cantate" in contrappunto dal synth, il duo ha saputo vendere commercialmente un decennio di esperimenti sulla forma canzone, da Eno agli Ultravox.

Gli OMID costituirono un anello di congiunzione fondamentale nella lunga strada che ha portato dalla teorizzazione del futurismo da parte di Brian Eno all'assimilazione in quella teoria dello spirito punk da parte degli Ultravox e da questi alla commercializzazione di massa da parte del synth-pop.

The Singles (Virgin, 1998) e` l'antologia migliore.

Riformatisi dopo 14 anni in pieno boom del synth-pop revival, pubblicheranno il mediocre History of Modern (2010).

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