Il complesso di Graham Parker costitui` forse il piu` reboante e autentico reperto
del rhythm and blues populista che usci` dai pub inglesi degli anni '70.
Parker si affermo` presto come la versione punk di Bruce Springsteen, tutto
enfasi, rabbia e ribellione.
Howling Wind (Mercury, 1976),
facendo leva su ritmi vibranti e chitarre sferzanti
(merito anche degli accompagnatori, i Rumour, capitanati da Brinsley Schwarz
in persona), mise in luce la grinta passionale e il bieco romanticismo di
Parker
con un tono vernacolare e in un clima da sottoscala (fiati ficcanti e piano
boogie) che sembravano scomparsi dopo gli anni '60 dei Rolling Stones e degli
Yardbirds.
I Rumour eccellevano soprattutto nel nevrastenico rhythm and blues
di White Honey e Lady Doctor, e nel rock and roll esuberante
di Back To Schooldays.
La ballata reggae di Don't Ask Me Questions e i luminosi apologhi
di Gypsy Blood e Soul Shoes completavano il panorama.
Back Door Love, sul coevo Heat Treatment (Mercury, 1976),
il grande New York Shuffle e
Watch The Moon Come Down, su Stick To Me (Mercury, 1977),
completarono la serie
dei classici robusti e corposi.
Parker disponeva pero` di un registro vocale piu` vicino a quello del teppista
di strada che a quello dello shouter nero, e riusciva infatti a cesellare anche
salmi angosciosi come il reggae Don't Ask Me Questions (sul primo album),
il soul latino Fool's Gold (sul secondo) e la lunga
Heat In Harlem (sul terzo).
Parker maturo` una volta che il polverone punk si dileguo` e gli consenti`
di trovare una voce piu` personale.
Squeezing Out Sparks (Arista, 1979), il suo capolavoro, e` segnato da una
incontenibile rabbia esistenziale. Il sound di
Local Girls
e` diretto, duro, cinico e
incalzante, un rock pieno e maturo, suonato da un complesso solido come la Band,
e cantato con un tono incisivo che, abbandonato il sarcasmo adolescenziale, si
rivela come ibrido del soul sanguigno di Van Morrison, del folk arrabbiato di
Dylan, del country introverso di Neil Young e della veemenza proletaria di
Springsteen, come dimostrato dall'appassionata arringa antiaborzionista di
You Can't Be Too Strong.
Il repertorio si arricchisce di pagine molto piu' personali, come
Passion Is No Ordinary Word,
You Can't Be Too Strong,
Protection e Discovering Japan.
Negli anni '80 Graham Parker rimane un po' in sordina. Up Escalator
(Stiff, 1980) e` una profonda delusione dopo l'ottimo Squeezing Out Sparks:
Endless Night e No Holding Back puntano in direzione del melodramma
esagitato, nel tentativo, un po' patetico, di farne lo Springsteen britannico.
Le ballad Temporary Beauty, su Another Grey Area (Arista, 1982),
Just Like A Man e Life Gets Better, su The Real Macaw (Arista, 1983),
e Break Them Down, su Steady Nerves (Elektra, 1985),
Don't Let It Break You Down, su The Mona Lisa's Sister (RCA, 1988),
ristabiliscono quel tono medio arrabbiato e piccolo borghese che era stato
la chiave di volta del successo di Parker. Ma gli album del periodo sono
pieni di inutili riempitivi.
Il decennio si chiude con Human Soul (RCA, 1989), e sembra quasi che la carriera di
Parker ricominci da zero. La compagine, capitanata nuovamente da Schwarz,
scodella un rhythm and blues (quando non ska, swing e rockabilly)
granitico e fantasioso. Cio` che manca sono
soltanto le buone composizioni: a parte Big Man On Paper le canzoni di
Parker non hanno succo, e la suite della seconda facciata e` soltanto
autoindulgente.
Struck By Lightning (RCA, 1991) e` un po' il suo Nebraska,
l'album della catarsi e della saggezza, per lo piu`
acustico, intimista, semplice, rurale, laconico. Dal lungo valzer di
She Wants So Many Things che apre le danze alle solenni ballate di
Children And Dogs e The Kid With The Butterfly Net, Parker celebra
soprattutto se stesso.
Burning Questions (Capitol, 1992), in cui sembra rifare il verso al
Costello pop-soul (Platinum Blonde),
e le meditazioni romantiche di 12 Haunted Episodes (Razor & Tie, 1995)
continuano una carriera
che e` sempre stata in chiave minore, ma che scorre adesso
nell'indifferenza generale, anche da parte di coloro che avevano salutato
il musicista come un grande del rock britannico.
Data la scarsa attenzione prestatagli da critica e pubblico, sorprende che
nel 1996 escano ben sei album di Parker, fra ristampe, tributi e antologie.
Acid Bubblegum (Razor & Tie, 1996) e` il vero nuovo album, amaro
e arrabbiato come ai bei tempi
(Girl At The End of The Pier, Turn It Into Hate).
Your Country (Bloodshot, 2004) is quintessential Parker, with no
disguises and no excuses, a populist rocker of the old school.
At best, Songs of No Consequence (Bloodshot, 2005) is the album of
a bunch of amateurs imitating
Big Star. At worst, it is the album of
an aging songwriter that ran out of topics a long time ago.
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