The dark-punk movement peaked with the abstract, conceptual, dub-drenched sound of
Public Image Ltd, the band formed by
Johnny "Rotten" Lydon after the Sex Pistols split up, and featuring
bassist Jah Wobble and guitarist Keith Levene.
First Issue (1978) announced a new form of music: ponderous rhythm,
distorted guitar, demented screams.
Metal Box (1979), re-released as
Second Edition (1980), is the album that turned punk-rock into chamber music.
By slowing down the tempo in a vein similar to dilated acid-rock, and
sprinkling Lydon's psychotic monologues with deformed
echoes of Jamaican, Middle Eastern and African music,
the combo injected a disturbing sense of loneliness and fear
into their extended, loosely-structured pieces.
That praxis reached claustrophobic intensity on
Flowers Of Romance (1980), an album featuring Martin Atkins on drums but
lacking Wobble on bass. Lydon's muezzin-like invocations played a "call and
response" game with an expanded ethnic instrumentation that felt equally at
home with funk syncopation and found noise.
The album's funereal lieder roamed Freudian and exoteric labirynths. Lydon,
bard of the psychic depression, set his nihilistic lyrics to a harrowing
maelstrom of estranged sounds.
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I Public Image Ltd furono il complesso piu` rappresentativo del "dark-punk",
il rock atmosferico dai connotati sinistri
che prese il sopravvento sul punk-rock alla fine degli anni '70.
Formati da Johnny "Rotten" Lydon (l'ex cantante dei
Sex Pistols),
non solo riuscirono a creare le atmosfere piu` inquietanti (piu` claustrofobiche
che gotiche), ma, facendo leva
su una formazione che in realta` contava musicisti di grande livello
tecnico e intellettuale, coniarono anche uno stile completamente originale
al confine fra rock e dub.
Piuttosto che crogiolarsi soltanto nel macabro, i P.I.L. spaziarono
in tutti gli stadi dell'alienazione. La loro, lungi dall'essere semplicemente
"rock gotico", fu una musica psicologica dilaniata da tormenti interiori.
Lydon era cresciuto e con lui era cresciuta la sua musica.
L'angoscia che i Sex Pistols avevano espresso urlando a squarciagola si
espresse nei P.I.L. attraverso lunghi psicodrammi immersi in atmosfere sinistre.
La ribellione brada e selvaggia dei Sex Pistols, che gia` celava un terrore
cosciente e impotente,
divenne delirio paranoico e profezia di apocalisse.
La violenza verbale contro il potere divenne denuncia di un angoscioso
futuro tecnologico, un potere ben piu` minaccioso.
La sceneggiata pubblica (il divismo e lo scandalo) dei Sex Pistols viene
sostituita dai P.I.L. con una maniacale indagine della psiche collettiva.
Invece che procedere dall'interno verso l'esterno (dalla rabbia individuale
verso l'oltraggio pubblico) l'operazione dei P.I.L. procede dall'esterno verso
l'interno (dall'alienazione del popolo metropolitano verso l'angoscia
individuale).
Lydon recupera la sua "public image" per un arduo e doloroso cerimoniale
privato.
La prima formazione accostava caratteri e stili apparentemente incompatibili
ma che finirono invece per complementarsi a meraviglia.
Il basso monolitico e cupamente dub di
Jah Wobble (John Wordle)
era portato alla sperimentazione e alle sonorita` etniche.
La chitarra di Keith Levene (gia` nella prima formazione dei
Clash) evocava lontananze sinistre con un picking
al limite dell'acid-rock piu` dilatato. La
batteria tribale di Tim Walker conferiva un tono da cerimoniale macabro.
E su tutto si stendeva il canto psicotico e disperato di Lydon.
L'insieme incuteva paura, ma una paura esistenziale, la paura di vivere, non
quella di morire. Un senso acuto di solitudine e di desolazione sovrastava
le loro tenui armonie.
Le brevi violente scariche epilettiche di Never Mind sottendono
lunghe distese di grigio quotidiano.
First Issue (Virgin, 1978) rappresenta una chiara linea di
demarcazione all'interno dell'avventura punk: al di qua la violenza cieca,
al di la`
la psicanalisi dell'alienazione. Al progetto partecipano diversi tipi di
ispirazione: lo scherzo zappiano dance-psichedelico di Fodderstompf,
il ritualismo auto-flagellatorio di Theme (il manifesto del nuovo corso:
urla demenziali, chitarra straziata, ritmica pesante),
e Public Image, ultimo residuo di hardcore anthemico.
Con questi sinistri monologhi
Lydon tocca il fondo della depressione esistenziale, si aggira senza meta
in preda a una "noia terminale" per un universo che si e` ridotto a
un tunnel buio e deserto.
I P.I.L. danno un capolavoro del genere dark punk con Metal Box (1979),
ristampato come doppio LP intitolato Second
Edition (1980).
La prima parte comprende cinque lunghi brani esangui,
caratterizzati dal rumore basso e continuo, dalla cadenza ossessiva
e martellante, dalla voce sgraziata che sembra sgretolarsi in una lenta agonia
fra le macerie di un cataclisma. Sono dilaniati de profundis per l'umanita`:
Swan Lake, un lancinante gemito arabico che risuona su un incalzante ritmo
funk; Memories, ballabile funk-reggae condito di orientalismi;
Optones, ballata nevrotica nel caos di dissonanze;
Careering, arido tecno-pop "industriale"; e la cantilena anemica di
Albatros (dieci minuti), visione desolata di perdizione eterna.
Lydon sprofonda nell'abulia, incupisce il rumore della sua musica fino a
farne nulla piu` che una pulsazione, disturbata appena da qualche altro
rumore di passaggio. La voce, sempre in primo piano, rimane cosi` totalmente
"sola": puo` gridare, piangere o cantare, ma sempre inesorabilmente sola.
I suoi lugubri deliri diffondono echi che vagano nella desolazione universale
di un'ideale "Wasteland" del dopo-punk.
La seconda parte presenta invece un uso accentuato del sintetizzatore,
brani piu` ballabili (il tecno-pop di Socialist,
il music-hall androide di Chant,
la danse macabre di Graveyard,
e soprattutto il lied astratto di Bad Baby)
e qualche strumentale (il sinfonico ed epico Radio 4).
Second Edition plasma la forma da camera del punk. Il nuovo sound
ipnotico e danzabile, costuito a strati di synth, a spasimi di basso,
sostiene i ritorni oltretombali ora demoniaci ora infantili del canto,
puntellato dalle fitte dissonanti della chitarra.
La maturazione di Lydon prosegue con Flowers Of Romance (Virgin, 1981),
che da un lato smorza l'impatto ritmico, rinunciando
al sostegno marcato del basso (Jah Wobble ha
avviato una carriera solista), e assorbendo le velleita`
"africane" del nuovo batterista Martin Atkins,
mentre dall'altro estende la gamma degli strumenti
(il batha, il violino, la cornamusa, le percussioni africane).
Cosi` scarnificato e rarefatto, il suono di Four Enclosed Walls conferisce
piu` enfasi al canto da muezzin di Lydon, menestrello dell'alienazione.
Su questo canovaccio si snoda il disco, ancora improntato alla disperazione
(il cerimoniale funebre di Phenagen prende il titolo da una marca di
barbiturici).
Scampoli di sedute orientali (campanelli cinesi, tribalismo pellerossa,
mantra tibetani, nenie arabe, sitar-ismi indiani) suscitano il magico dai
labirinti freudiani e lisergici di Flowers Of Romance e di Phenagen.
Lydon ha bisogno di suoni idonei alle sue orrifiche elucubrazioni
sull'esistenza e li va a cercare tanto nella musica etnica primitiva quanto
in quella elettronica poiche' sa quanto piu` straniante ne sia l'effetto
combinato
(vedi Hymie's Him, muto e forsennato crogiuolo di percussioni ed elettronica).
L'altra ascendenza nascosta di Lydon, l'avanguardia colta, continua ad
essere dosata in pochi frammenti di tape-music, di minimalismo, di fasce
sonore, puntellando peraltro intere atmosfere, come accade con
i rumori di Francis Massacre e Under The House,
nei quali un ritmo sfrenato supporta messaggi interstellari,
lamenti orientali, sincopi funky e clap-music "reichiana".
I "fiori" di Lydon si affiancano agli altri di Baudelaire, che dello spleen
fu primo e supremo invasato sacerdote. La danza propiziatoria di
Flowers Of Romance, con il suo cascame di simboli esoterici, e`
il breviario del nichilismo "lydoniano" e il suo massimo anelito
metafisico.
La musica di Lydon e di Levene e` una delle piu` austere del rock
degli anni '80.
Nei brani dei PIL la creativita`, il professionismo e l'ideologia convergono
verso una meta che e` tutto fuorche' entertainment. Di qui i tre anni di stasi
discografica, interrotta soltanto dal singolo
This Is Not A Love Song
(1983), che ripropone un climax ancora intenso, anche se compromesso da
tentazioni commerciali.
This Is What You Want (Elektra, 1984) perde Levene ed e` una perdita
che si fa sentire.
In piena celebrazione del decennale punk,
Album (Elektra, 1986) sfodera un cast stellare (Ginger Baker
alla batteria,
Steve Vie alla chitarra, Bill Laswell
al basso, Ryuichi Sakamoto alle tastiere
e Ravi Shankar al violino),
a conferma che Lydon e` innanzitutto un grande direttore d'orchestra.
In pieno revisionismo punk,
il sound dei nuovi P.I.L. e` commerciale anche se non rinuncia a denunciare con
spleen affettato il male sconfinato dell'animo umano. L'anthem FFF,
il jingle-jangle alla REM di Rise, il tribalismo "hendrixiano" di
Fishing e l'heavy metal di Home
segnano la definitiva adesione a moduli piu` commerciali.
Album segna la definitiva adesione di Johnny Lydon a moduli piu` commerciali.
Lydon si era sempre circondato di musicisti sopraffini:
Keith Levene
(chitarra), Jah Wobble (basso) e Jim Walker (batteria) per il primo album;
Martin Atkins (batteria) per il secondo e terzo; e cosi` via.
Al crescere del quoziente di talento era pero` diminuito lo sforzo sperimentale.
Happy (Virgin, 1987), con John McGeoch dei Magazine alla chitarra e Bruce Smith dei
Rip Rig & Panic alla batteria, si concentra sul ballabile da discoteca,
tentando di ritagliare anche ai P.I.L. una loro nicchia. A nobilitarlo, piu'
che i fiacchi ritornelli, o gli scontatissimi ritmi funky, sono gli
arrangiamenti, un po' straniati ma molto nevrotici, come dei B52's appena
dimessi da un ospedale psichiatrico.
I fiati rhythm and blues e il coro da bar sport di Seattle
(che dovrebbe essere l'anthem velenoso di turno, ma e` soltanto un buon rap
da discoteca), le sincopi funky-soul di Body, gli accordi di chitarra blues
di Hard Times, il coro gospel di Rules And Regulations,
il riff di boogie e le fanfare messicane di Fat Chance Hotel
vivacizzano un paesaggio sonoro che non e` il massimo dell'avanguardia.
La stessa formazione venne impiegata per il successivo 9 (Virgin, 1989).
Se i brani del disco precedente erano punteggiati di arrangiamenti
eccentrici, quelli di 9 li stratificano: accumulano uno sull'altro
tastiere elettroniche, riff di chitarre, corali femminili, sezioni d'archi,
sezioni di fiati, percussioni tribali. Il disco si situa agli antipodi della
rabbia disperata dei Sex Pistols e della crisi depressiva dei primi P.I.L.:
Happy e` una festosa celebrazione di edonismo in musica. Ancora il coro
femminile accorre a infiorettare la latineggiante (e un minimo piu` grintosa)
Disappointed e a simulare il sound delle Pointer Sisters in Like That.
Il singolo "ecologico" Don't Ask Me e` un altro successo (nel 1990).
Chi pensava che Lydon avesse toccato il fondo ha modo di ravvedersi
quando esce That What Is Not (Elektra, 1991), pomposo e irritante (Cruel il singolo).
Questi ultimi dischi hanno fatto ridimensionare tutta l'opera di questo
eminente ciarlatano.
Dal barbaro e selvaggio affronto punk dei Sex Pistols al grottesco dadaismo
del primo dei P.I.L., dall'incubo "dub" di Second Edition al rock del
suicidio di Flowers Of Evil, Lydon ha compiuto una delle parabole
piu` provocatorie della storia del rock.
Ogni disco e` stato una piccola delusione per i fans del
precedente, anche se (soprattutto se si pensa che) da qualche parte e` sempre
rimasto lo spirito originale, ribelle e iconoclasta, di Johnny Rotten;
ma come murato vivo.
Lydon ha sempre speculato su un immaginario paleo-cristiano che accoppia
martirio e profezia dell'apocalisse. I P.I.L. sono stati il
veicolo di espressione artistica per questa sua fobia cosi` come i Sex Pistols
ne erano stati il veicolo di espressione edonista.
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