The Pixies, led by
vocalist Black Francis (real name Charles Thompson, but later better known as
Frank Black) and guitarist Joey Santiago,
created another reference standard with their eccentric garage-pop
that subverted many cliches of the rock song.
Bassist Kim Deal co-wrote some of the best material.
Introduced by the ebullient EP Come On Pilgrim (1987), a stunning
stylistic excursion that ranged from demented exotica to irreverent
roots-rock a` la Violent Femmes,
their eclectic talent blossomed on Surfer Rosa (1988). A
triumph of the imagination, it took punk-rock to places where it had never
been before. Black Francis' slightly psychotic howl and Deal's shimmering
warble met Pere Ubu's tortured exuberance, without sacrificing too much to
intellectual abstraction. In fact the songs were anchored in the familiar
structures of hard-rock and power-pop. It was, mainly, an
exercise in controlled violence.
More focused and tighter, Doolittle (1989) was simply a formidable
display of impeccable songwriting by a team of highly creative musicians.
After Bossanova (1990), a failed experiment with easy-listening,
Trompe Le Monde (1991), basically a Francis solo,
partially returned to the verve of the early days, but, overall, the last
two albums were to the first two albums what the music-hall is to the
garage.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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I Pixies sono stati una delle formazioni piu` importanti degli anni '80,
influenti su gran parte del rock alternativo del decennio successivo.
Formati a Boston nel 1986, con Black Francis, ovvero Charles Thompson
al canto, Joey Santiago
alla chitarra, David Lovering alla batteria e Kim Deal al basso, i Pixies
ebbero il
grande merito di rinnovare uno degli idiomi piu` abusati della musica popolare
bianca: il garage-rock. Lo fecero trasmettendo a quel genere, fondato
sull'energia brada e sulla melodia immediata, il cervello dello studente medio di college, e cioe` la
passione per l'eccentricita`, le spigolosita` dell'arte intellettuale, la
prospettiva post-moderna, lo humour dei dormitori e un pizzico di alienazione.
a fondere un garage-pop melodico e incalzante con armonie caotiche e dissonanti.
L'Ep Come On Pilgrim (Elektra, 1987) presenta un gruppo capace di
scorazzare fra le novelty (due demenziali filastrocche
"messicane" come Vamos (con gelido assolo di Santiago) e Isla De Incanto, con frenetici tempi da
quadriglia alla Violent Femmes) e di immergersi nei
raga dei Velvet Underground (Ed Is Dead),
capace di drogarsi con le
nevrosi elettriche di Neil Young (Holiday Song) e di danzare alle
baldanzose progressioni dei Pere Ubu (Levitate Me, uno dei loro
vertici), di eccitarsi
con il country-blues travolgente dei Gun Club (Nimrod's Son) e di
perdersi nel delicato equilibrio di distorsioni "acide", tempi blues e ska di
I've Been Tired.
Deal apre l'Ep in maniera solenne, con il valzer di Caribou,
che coniuga i toni piu` epici della psichedelia, le urla piu` schifate del punk
e le danze hare-krishna.
Contesi fra hardcore, cow-punk, folk-rock e acid-rock, i Pixies
sembrano aver trovato la sintesi dei piu` "consumati" linguaggi del rock
moderno. Il loro sound e` al tempo stesso orecchiabile e dissonante, facile
e complesso.
Surfer Rosa (Elektra, 1988) e` destinato a rimanere il loro capolavoro,
e uno dei capolavori del decennio intero, uno dei dischi piu` influenti del
suo tempo.
Quasi ogni canzone fa discorso a se stante. E` difficile trovare un denominatore
comune, al di la` dell'estrema creativita`, e del solito piglio scanzonato.
Le canzoni sono canzoni, ma sembrano l'antitesi della canzone poiche' sono
sempre deflagrate da contrasti estremi, in maniera talvolta erudita e talaltra
demenziale.
I Pixies ripartono ancora una volta dal garage-rock psicotico dei Pere Ubu, con
l'incidere stentoreo e nevrotico di Bone Machine, gridato in coro
angosciato e trafitto da un riff distorto, stridulo e ossessivo.
Il piglio surreale dei Pere Ubu, in versione piu` mattacchiona e melodica,
impronta anche la gag di River Euphrates, canticchiata a mezza voce da
Deal su una martellante cadenza boogie.
Le trovate del gruppo sono innumerevoli, come se facessero a gara a sfregiare
le melodie nel modo piu` turpe.
Quasi tutti i brani, peraltro, sono attraversati da una sottile vena
auto-parodistica
di ascendenza Violent Femmes, che ne deforma ulteriormente la semantica,
fino a Oh My Golly, goliardicamente scandita da una chitarra acustica.
Cio` che cattura l'immaginario dei teenager e` soprattutto la capacita`di
stipare miscele incendiarie di hardcore, heavy metal e hard-rock
dentro le gracili strutture armoniche del power-pop. I loro ritornelli, talvolta
davvero elementari, sono sempre sventrati da una logica intrinsecamente
violenta, da urla e distorsioni maniacali, da cadenze da cardiopalmo, da
una foga assordante. Ogni ritornello porta con se' una violenza inusitata.
L'epilettica scorribanda ska di Something Against You,
cantata (rantolata) dentro un filtro e trafitta da riff sguaiati,
l'inno epicamente disperato alla Sex Pistols di Broken Face,
lo stralunato pow-wow e sabba valpurgico di Cactus (con il riff di
Groover dei T. Rex),
il voodoobilly travolgente, propulso in coro, di Tony's Theme,
hanno in comune il tono enfatico e caustico di Thompson e le ritmiche
allucinate degli altri.
Il capolavoro e` forse Gigantic,
una ballata melodica composta e cantata da Deal nello stile delle cantautrici,
ma poi scaraventata contro un muro di distorsioni alla Blue Cheer.
Ma forse ancor piu` suggestiva e` Where Is My Mind, altro subdolo
esercizio di violenza controllata, una ballata che incrocia
il Donovan di Hurdy Gurdy Man e il Neil Young di Harvest,
e li infilza in "acidi" riff di chitarra, ma soprattutto leva da profondita`
metafisiche un sinistro gorgheggio femminile.
Nessuno era mai riuscito come loro a fondere il demenziale e l'epico della
musica rock.
Il quartetto e` in gran forma. Thompson strilla nella maniera piu` psicotica,
Santiago crivella tutte le armonie senza pieta`, la sezione ritmica e` una
tempesta continua.
I Nirvana prenderanno la rincorsa proprio da questo disco.
Per effetto di inflessioni hard-rock piu` pronunciate, l'atmosfera di
Doolittle (Elektra, 1989) e` ancor piu` opprimente e spasmodica.
Le armonie si sono fatte piu` lineari, meno eccentriche. Lo humour pervicace
dei primi dischi e` tramutato in cinica determinazione.
Il manifesto del nuovo corso sono Debaser, un boogie abrasivo con le
progressioni solenni degli Stooges, e Wave Of Mutilation, un semplice
ritornello power-pop scandito in maniera marziale.
E` uno stile molto piu` a fuoco, che piu` avanti sortisce le robuste ballate di
No 13 Baby e Gouge Away.
A regnare e` soprattutto la melodia, come dimostrano anche
Here Comes Your Man e There Goes My Gun.
Anche in questo formato piu` attillato la personalita` "mostuosa" di Thompson
ha comunque modo di dilagare, come dimostra subito nel delirio psicotico di
Tame (bilanciato da un altro boogie sfrenato),
nella ballata sardonica alla Lou Reed di Monkey Gone To Heaven,
nella lugubre litania di Silver.
La buffonaggine dei primi tempi e` semmai condensata nella
solita girandola di pow-wow, girotondi e voodoobilly, da I Bleed
a Dead.
Anche le gag eccentriche (lo sbrigliato vaudeville di Mr Grieves,
soprattutto il surf canticchiato di La La Love You)
si sono in qualche modo normalizzate, lasciando in
superficie lo humour ed eliminando il caos e le spigolosita` delle armonie.
Joey Santiago cesella uno dei suoi migliori assoli in Hey.
Piu` disimpegnato e organico, questo album perde qualcosa dello smalto
irriverente di Surfer Rosa, ma guadagna certamente in coesione e
orecchiabilita`.
L'arte dei Pixies e` fra le piu` innovative della canzone post-punk.
Un'idea musicale semplice viene improvvisamente catapultata agli estremi sonori
da una fionda micidiale di power-trio e poi annodata ad altre due o tre
idee collaterali. L'effetto e` violento e straniante, al confine fra la
"danza moderna" dei Pere Ubu e il folk trasgressivo dei Violent Femmes.
Con Surfer Rosa e Doolittle i Pixies entrano a far parte
dei classici.
Questi dischi li rivelano come i maggiori discendenti dei Pere Ubu, dei
quali imitavano l'arte di comporre ballate violente e tormentate
partendo da una base rock and roll ma detonandola con ogni sorta di
irregolarita`. Rispetto ai maestri, i Pixies possono vantare un sound piu`
roccioso, che spesso flirta con l'hardrock, ma d'altro canto dovevano denunciare
a loro volta strutture armoniche meno aperte.
La sensazione che lasciano entrambe le opere e` quella di raccolte di frammenti,
di incompiuti, di idee a seguire. Per quanto geniali e sublimi, non sembrano
quasi mai giungere a una conclusione, e fanno sospettare che, senza i muri di
distorsioni e le altre molteplici attrazioni/distrazioni che li animano,
sarebbero semplici canzoncine di powerpop.
Si tratta comunque di due lavori capitali, di due trionfi della fantasia, di
due festival dell'eccentrico, in cui il quartetto profonde una cornucopia di
idee. Cio` che li rende unici e` il fatto di essere innanzitutto un complesso
di rock "duro", a differenza di quasi tutti i gruppi che in passato avevano
sperimentato con la forma-canzone del rock (quasi sempre partendo dal pop,
dalla musica leggera, o semplicemente da forme astratte).
I Pixies sono i primi a compiere questo livello di sperimentazione sui riff
di heavymetal, sulle cadenze dell'hardcore, sulle urla del garage-rock, e
a farlo riuscendo a non perdere un grammo del potenziale esplosivo di queste
musiche.
Ma gia` su Doolittle era avvertibile una drastica virata. Se le trovate erano
talvolta tirate per i capelli e la violenza rude delle chitarre sembrava qua
e la` nascondere la mancanza di una vera ispirazione, Francis spostava l'enfasi
del sound verso gli arrangiamenti e le melodie.
La mano di Steve Albini (produttore) aveva forse aiutato il primo disco
a raggiungere quei livelli di angoscia e ferocia.
Per certi versi e` Doolittle il capolavoro dei Pixies, per altri e`
l'inizio della decadenza.
Da Gigantic a Debaser, da Something Against You a Tame questi maelstrom
sonori hanno comunque elevato lo standard con cui dovranno misurarsi tutte le
generazioni future di complessi rock-psichedelici.
In parallelo, da Where Is My Mind e Caribou
a Monkey's Gone To Heaven e Wave Of Mutilation, si era venuto definendo un
alter ego melodico e soffice del loro sound.
(Una terza linea evolutiva e` quella "demenziale", che corre da Vamos a
Tony's Theme a La La Love You).
Ed e` questa seconda personalita` a prendere il sopravvento su Bossanova
(Elektra, 1990): il trucco che era riuscito sui dischi precedenti diventa qui
un imbarazzante equivoco. Le canzoni con i migliori ritornelli, Velouria
(che ruba la melodia a Summer In The City dei Lovin' Spoonful),
la briosa Allison e Dig For Fire sono forse all'altezza del
passato (anche se non certo di Surfer Rosa), ma il resto
annaspa in un easy listening scarsamente incisivo, che sembra avere come modello
Roger Waters.
Opera che si apre con due novelty (lo strumentale alla Morricone di
Cecilia Ann e una Rock Music ruggita in un registro alla AC/DC),
e che qua e la` accenna ancora a passi di "danza moderna" alla Pere Ubu
(Is She Weird e Hang Wire), ha tutti i sintomi della crisi di
identita`: la classe non scarseggia, la fantasia neppure, ma manca una
direzione.
L'album e` forse il minore dei Pixies.
Deal, che era stata l'autrice di Gigantic, rimane un po' in disparte
(cesella soltanto la magica Blown Away): prevale la gestione dittatoriale
di Francis.
Trompe Le Monde (Elektra, 1991) e` infatti tutto suo. L'album fonde
i due alter ego del complesso e li spinge all'estremo. Da un lato si ascolta
cosi` un gruppo di rock duro (dalle tracce di AC/DC in Planet Of Sound
fino all'hardcore psicotico di Sad Punk),
dall'altro un gruppo pop (dalla blanda Motorway To Roswell fino al
trascinante power-pop di Alec Eiffel),
ma sempre stravagante e a suo modo comico. Nessuna canzone rispetta i canoni
dei generi a cui fa finta di appartenere. E` un gioco continuo di incastri, di
travestimenti, di illusioni, di equivoci, di scambi di personalita`.
I Pixies raramente impersonano qualcun altro (i Clash in U Mass,
i T.Rex in Palace Of The Brine), per lo piu` impersonano
"pirandellinianamente" tutti e nessuno.
Forse Black trova la sua vera vocazione, per giusto qualche secondo, nel filone
psichedelico/umoristico a cui appartengono brani ancor piu` irregolari del
solito come il jug esotico di Lovely Day,
lo sketch da musichall di Navajo Know,
l'acquerello surreale di Bird Dream Of The Olympus Moon,
il girotondo della title-track cantato da Deal. E` soltanto una fugace visione,
ma per un momento Black veste i panni del saltimbanco hippie ed e`
elegantissimo.
Frank Black dara` poi vita a una brillante
carriera solista, mentre Santiago e Lovering formeranno i Martinis e Deal
si rivelera` il talento piu` autentico con i
Breeders.
Wave Of Mutilation (4AD, 2004) is a career retrospective, coinciding
with a Pixies reunion.
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