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I Queensryche, formati a Seattle nel 1981, esordirono
nel 1983 con un EP (per la 206 Records) che contiene quattro brani
rivoluzionari: i toni reboanti e tenebrosi di Queen Of The Reich si
inseriscono nella tradizione post-hardrock dei Blue Oyster Cult, ma profumata
di aromi "progressivi"; nella folle galoppata di Nightrider si sfogano i loro
istinti violenti e notturni;
e il loro sound atmosferico si sublima nella maestosa armonia di
The Lady Wore Black, avvolta in volute di metafisica angoscia.
L'oscuro simbolismo delle liriche mette subito i Queensryche al riparo
dalle mode del tempo.
Chris Degarmo, chitarrista e principale compositore, pone l'accento su
strutture dinamiche, altamente drammatiche, mai sensazionaliste.
I riff di Degarmo, in effetti, assomigliano piu` agli assoli spaziali di
synth del techno-rock che alle sventagliate "macho" dell'heavymetal.
E le armonie a due chitarre (Michael Wilton alla seconda) sono tutti fuorche'
i duelli infuocati del genere. Geoff Tate, cantante dal registro acuto e dal
fraseggio elastico,
strilla invasato come si conviene, ma anche disperato come un reietto.
La potenza di quell'esordio viene modulata nei modi nervosi e futuribili
dei Rush sul primo album, The Warning (EMI), del 1984. Viene alla luce
Wilton, che impone un passo piu` solenne; e trionfano gli arrangiamenti
orchestrali. Nascono cosi` la title-track e Take Hold Of The Flame, i due
manifesti del nuovo corso, mentre Degarmo firma En Force, un altro hardrock
immerso in atmosfere quasi da messa, e il scintillante rock and roll di
Deliverance ricorda le loro origini. Ma il futuro del gruppo si intravede
nei momenti di piu` forte tensione (NM 156 e Before The Storm) e nelle
partiture sinfoniche della conclusiva Roads To Madness, che tendono a
placare gli istinti aggressivi e ad affogarli in una musica semmai apocalittica.
Non stupisce cosi` che il gruppo pervenga al sound gelido di Rage For Order,
le cui Walk In The Shadows straripano di trucchi di produzione,
ma raramente riescono anche a coinvolgere. Svetta su tutto il resto il piglio
ritualistico di Gonna Get Close To You (che pero` non e` firmata da loro...).
Chiude il disco una dimessa ballata, I Will Remember, come ormai consuetudine.
Su quella falsariga nel 1988 esce il ben piu` ambizioso, e loro insuperato
capolavoro, Operation: Mindcrime,
album concept che racconta la storia di Mary, una prostituta,
Doctor X, l'istigatore di un movimento eversivo, e Nikki, un
adolescente succube di Doctor X e innamorato di Mary (che lo lascera` e si fara`
suora, ma sara` uccisa dal folle Doctor X). Fin dall'inizio altamente
spettacolare di Anarchy-X e dall'epico slogan di Revolution Calling
si avverte che il gruppo ha imparato ad usare i mezzi a propria disposizione
e li ha messi al servizio di una causa piu` nobile dell'AOR.
A rendere avvincente l'opera e` il passo trascinante dei quadri, che si
succedono senza pausa, dalla title-track (sincopata e ruggente in stile Free)
a Speak, da Spreading The Disease alla supersonica The Needle Lies.
Ma passano alla storia soprattutto i
momenti piu` funerei e operatici, come Suite Sister Mary e
Eyes Of A Stranger, meditazioni titaniche che si avvalgono di grandi melodie.
Grazie alla combinazione dell'uno e dell'altro aspetto, il disco diventa un
bestseller.
L'eccellente qualita` della produzione comincia pero` a minare l'efficacia
della musica, che suona sempre piu` artificiale e monotona, sul doppio album
Empire del 1990, fino a trasformare il crooning di Tate in un'auto-parodia.
Questa sorta di "je accuse" contro la societa` "orwelliana" che rappresenta
un ritorno alla realta` dopo il viaggio high-tech di Operation: Mindcrime,
si alimenta in realta` di pop da classifica, come nella marziale e pomposa
title-track e nella power-ballad melodrammatica di
Jet City Woman, che daranno luogo ad altrettanti singoli di successo.
A parte l'angosciata Best I Can, nel solco dei Queen, che e` arrangiata in
maniera classicheggiante e il cui epico ritornello e` sostenuto da un poderoso
riff di hardrock, le canzoni melense di questo disco, compresa la delicata
meditazione di Silent Lucidity e la "coda" filosofica di Anybody Listening,
segnano il nadir artistico del gruppo.
I Queensryche sono ormai diventati una fabbrica di canzoni dal marchio
inconfondibile, in maniera non troppo diversa dai Pink Floyd (con Degarmo
nei panni di Gilmour).
I loro album sono sempre curatissimi, meditati fino alla paranoia.
Partiti dal "dark metal" dei Judas Priest, i Queensryche sono approdati a
un rock progressivo e melodico di ottima fattura, anche se talvolta privo
di emozioni.
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